domenica 23 marzo 2014

Venerdì 28 marzo 2014


Sembra essersi di_usa l'infondata idea che la globalizzazione possa portare ad un mercato mondiale, dotato di un’inesauribile disponibilità di commodities agricole, dal quale attingere inde_nitamente e spesso a condizioni convenienti, nonostante le speculazioni _nanziarie e l'instabilità o volatilità dei prezzi. Le nostre agroindustrie alimentari sono state giustamente libere di importare queste commodities a condizioni vantaggiose. Contestualmente gli agricoltori hanno dovuto invece sostenere costi di produzione sempre più alti e sempre meno competitivi rispetto a quei prezzi.
In questa situazione la nostra agricoltura ha _nito per essere ingiustamente considerata trascurabile e destinata ad un triste futuro. Si sta registrando nell’Unione Europea la progressiva - e per lo più irreversibile - perdita annuale della Super_cie Agricola Utilizzata (SAU) che, secondo l’Accademia dei Georgo_li, è stata di 14 milioni di ettari negli ultimi venti anni. Sembra incredibile che non ci si accorga come anche la nostra agroindustria potrebbe andare incontro agli stessi rischi, qualora continuassero a venir meno i suoi originali motivi di successo, basati sull'impiego di prodotti agricoli di qualità e di grande considerazione, legati ai territori di origine.
In tale realtà globale si inquadra lo stato di crisi dell'olivicoltura pugliese, che in quest'ultimo periodo deve far fronte, in provincia di Lecce, anche ad una nuova _topatia, caratterizzata da disseccamenti estesi e rapidi della chioma delle piante, che determinano il deperimento delle stesse.
Per garantire il rilancio del settore, assicurando un equo reddito ai nostri produttori, occorre necessariamente
de_nire il ruolo, l’organizzazione e gli obiettivi dell’olivicoltura pugliese.
Alla base di tutto diviene necessario il rinnovamento delle aziende olivicole attraverso il ricambio generazionale, che è il più importante elemento da perseguire nella politica di innovazione del settore. Occorre de_nire, altresì, un nuovo modello di organizzazione economica capace di mettere insieme i piccoli e medi produttori, rendendoli protagonisti e arte_ci del loro futuro.
Per tale motivo è necessario sensibilizzare i produttori e le loro Organizzazioni a de_nire scelte strategiche comuni per l'olivicoltura pugliese che abbiano come obiettivo, da un lato la razionalizzazione della fase produttiva con la diminuzione dei costi di produzione e l’aumento della qualità del prodotto, dall’altro la concentrazione in una sola struttura commerciale, in modo da di_ondere un'unica immagine dell'olio extra vergine di oliva pugliese da valorizzare, promuovere e quindi commercializzare con un solo brand.
Tale percorso potrà essere favorito dalla recente approvazione della riforma della PAC per il periodo di programmazione 2014-2020 che prevede, fra le altre misure, maggiori e più importanti compiti a favore degli Organismi associativi.
In vista del processo che porterà le competenti Istituzioni italiane a delineare le scelte applicative nazionali per quanto riguarda la nuova PAC per i prossimi anni, occorre esortare i responsabili della politica agricola a livello nazionale e regionale a compiere delle scelte compatibili con le esigenze di rilancio e di crescita del sistema olivicolo pugliese, considerata l’importanza economica, territoriale, ambientale e sociale che il settore riveste.
L’applicazione del pacchetto di riforma della PAC nel nostro Paese deve rappresentare l’occasione per salvaguardare, valorizzare ed assicurare prospettive favorevoli alla nostra olivicoltura.
Occorre, quindi, fare sistema e creare stretti collegamenti tra ricerca scienti_ca, imprese, _nanza ed Istituzioni, così da assecondare più e_cacemente l’innovazione, indispensabile per la valorizzazione e competitività del settore olivicolo.
Difendere l’olivicoltura vuol dire preservare una ricchezza formidabile che altri Paesi cercano di sviluppare, valorizzare e utilizzare per far crescere la propria economia e per il miglioramento della qualità della vita.
Ciascuno di noi dovrà, comunque, essere consapevole delle proprie responsabilità, a cominciare dalle scelte strategiche che opereremo anche per rispetto delle future generazioni, le quali non mancheranno di giudicare criticamente, con il distacco dell’analisi storica, la coerenza delle nostre azioni rispetto agli obiettivi pre_ssati.

CAMPAGNA FINANZIATA CON IL CONTRIBUTO DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’ITALIA REG. CE 867/08
MODIFICATO DAL REG. UE 1220/11 ANNUALITÀ 2013/2014

Giulio Sparascio
Presidente CIA Lecce

Benedetto Accogli
Presidente APOL Lecce

domenica 9 marzo 2014

Ulivi, il batterio killer arriva dal Costa Rica

Ulivi, il batterio killer
arriva dal Costa Rica

di Daniela Pastore

LECCE - La spietata killer degli ulivi salentini, Xylella fastidiosa, ha una gemella omozigota in Costa Rica.È stata identificata su un oleandro in un giardino di San Josè, la capitale della repubblica centroamericana. Un’intercettazione scientifica importante, che fornisce un solido indizio sulla «rotta» che il batterio ha compiuto per arrivare agli ulivi salentini, causando la morte di centinaia di migliaia di alberi.

Le ricercatrici Maria Saponari e Giuliana Loconsole, assieme all’intera èquipe dell’Istituto di virologia vegetale del Cnr di Bari, diretto da Donato Boscia, sono state impegnate in un lavoro frenetico negli ultimi mesi per individuare l’identikit genetico del batterio.

«Impronta digitale» che, messa a confronto con quelle inserite nella banca dati dell’università californiana di Riverside, ha portato alla straordinaria rivelazione, annunciata da Boscia venerdì durante il convegno scientifico nell’ambito della kermesse «Extravergine@lecce2014.it».

Oltre a dare una dritta sulla provenienza, la presenza della pestifera gemellina di «Xylella» in Costa Rica, ha fornito altre importanti conferme scientifiche.

Innanzi tutto, è stata avvalorata l’intuizione del pool di ricercatori baresi sul fatto che la fonte andava cercata nell’area in cui è presente questo genotipo del batterio (Xylella è in realtà una subspecie di Pauca), ovvero in America Centro-Meridionale. Aver trovato la gemella su un oleandro di un giardino di San Josè ha poi dimostrato che nonostante questo albero non ospiti solitamente la «Pauca», accoglie di buon grado il genotipo in questione, già classificato dai ricercatori come una variante atipica della «Pauca».

La fastidiosa «caraibica», dopo un viaggio di migliaia di chilometri (a bordo di una pianta ornamentale?), trovandosi a tu per tu per con gli ulivi salentini, ha avuto una sorta di attrazione fatale. Ed anche questo è un «unicum».

È infatti la prima volta che questa variante del batterio attacca l’ulivo.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/ulivi-il-batterio-killer-arriva-dal-costa-rica-no700482