giovedì 31 dicembre 2009

Capodanno: va di moda l'agriturismo


Capodanno: va di moda l'agriturismo(Teleborsa) - Roma, 28 dic - Saranno circa 145mila gli italiani che trascorreranno la notte piu' lunga dell'anno in agriturismo, con un aumento del 20 per cento rispetto allo scorso anno. Notizie diffuse sulla base delle indicazioni dell'associazione agrituristica Terranostra che sottolinea l'aumento soprattutto dei giovani che scelgono la tranquillità delle campagne facendosi tentare dalle golosità gastronomiche tradizionali presenti sulle tavole imbandite degli agriturismi, senza farsi sconvolgere dalle chiassose feste in piazza e dalle lunghe serate delle discoteche.La riscoperta della natura, ma soprattutto della voglia di stare insieme per comunicare, che il silenzio della campagna a tavola certamente favorisce, sembrano essere dunque apprezzati anche dalle giovani generazioni che spesso in piccoli gruppi di amici scelgono gli agriturismo, che hanno adeguato la propria offerta alle nuove esigenze. A differenza delle altre destinazioni l'alloggio in agriturismo - secondo Terranostra - viene solo raramente scelto ricorrendo alle agenzie di viaggio, mentre prevalgono nettamente la ricerca internet, guide o pubblicazioni specializzate e il passaparola informatico, oltre che le precedenti esperienze personali. A farla da padrona è la montagna anche per la copiosa caduta della neve: le prenotazioni sono molto positive per le aziende situate nei pressi degli impianti sciistici. Buone anche le presenze negli agriturismi vicini alle città d'arte, ai centri di interesse storico e culturale e agli impianti termali. Nelle festività di fine anno gli operatori del settore sono impegnati ad offrire agli attenti consumatori servizi e ristorazione di qualità, pur mantenendo i prezzi sostanzialmente stabili. La maggior parte delle aziende li ha mantenuti invariati rispetto allo scorso anno.

STEFÀNO: “ANNO NERO PER AGRICOLTURA, MA PUGLIA REGGE"


STEFÀNO: “ANNO NERO PER AGRICOLTURA, MA PUGLIA REGGE"
L’assessore regionale, Dario Stefàno, scrive agli agricoltori pugliesi e traccia un bilancio dell’anno del sistema agricolo pugliese: che, nonostante la crisi, ha retto bene il confronto sul mercato

LECCE - L’assessore regionale alle risorse agroalimentari, Dario Stefàno, prende carta e penna e scrive agli agricoltori pugliesi, per commentare la chiusura di un “anno duro” per il settore, che ha visto l’agricoltura pugliese “misurarsi con numerose avversità che hanno messo a dura prova la tenuta del sistema”. “Un sistema – sottolinea Stefàno - che rivela alcune criticità su cui per troppo tempo non si è lavorato a sufficienza. Penso alla eccessiva frammentazione, con una estensione inferiore ai 2 ettari che caratterizza il 60% delle 250mila imprese pugliesi, o alla elevata senilità, con un imprenditore under 35 ogni 10 over 65. Un sistema che in questi anni non è stato accompagnato verso una migliore organizzazione dell’offerta, partendo dagli elementi aggregativi già presenti: il sistema cooperativistico e delle cantine sociali, per esempio”. Ma non solo: secondo l’assessore regionale il sistema ha dovuto subire una congiuntura particolarmente complicata che “associata ai primi esiti di una globalizzazione senza regole” ha scatenato elementi di criticità da cui è stato molto difficile difendersi, tra cui la volatilità dei prezzi “accompagnata da una permeabilità dei controlli su tutto il territorio di questa Europa allargata”, che ha introdotto “fattori di concorrenza impropria che ci hanno esposto ad una competizione troppo spesso sleale”. “Nonostante tutto questo – afferma Stefàno -, però, il nostro sistema ha saputo tenere. Si, perché, anche in questo nefasto 2009 abbiamo raccolto risultati importanti”. Tra questi, il consolidamento di nuove esperienze, tra cui il Polo della trasformazione del pomodoro nella Capitanata, o il raddoppiarsi della produzione lorda vendibile del comparto ortofrutticolo, o i numerosi riconoscimenti ottenuti dai prodotti pugliesi: “Fra tutti – afferma - il sistema vitivinicolo, capace di vincere le sfide più dure, in competizione con sistemi ben più ‘blasonati’, grazie a quella qualità che se fino a qualche tempo fa era impensabile, oggi fa del nostro vino il miglior ambasciatore della Puglia nel mondo”. Questo sistema, secondo Stefàno, necessita di supporto, per la ristrutturazione complessiva del comparto, per essere all’altezza del compito far crescere l’Agroalimentare del Mezzogiorno, che “ha bisogno di sinergie tra filiere simili che sino ad oggi si sono misurate con la incomprensibile conflittualità di politiche regionali di territori confinanti”. Per far questo, però, sono necessarie le istituzioni, le imprese ed organizzazioni di rappresentanza: “Abbiamo il dovere – chiarisce - di leggere la crisi non solo come una minaccia ma anche come una grande opportunità. E dunque, le risorse comunitarie devono servire a costruire le filiere sul nostro territorio, perché solo portando qui gli anelli della catena produttiva a maggior valore aggiunto, possiamo restituire redditività alla impresa agricola”. “Come pure – prosegue -, dovranno servire allo start up dei distretti produttivi, garantendo protagonismo a questo nuovo strumento di politica industriale anche attraverso una migliore integrazione delle programmazioni regionali dei fondi comunitari, al momento poco collegate l’una all’altra”.Stefàno assicura il proprio impegno e la propria determinazione per il nuovo anno per favorire la crescita del sistema agricolo: “Certo mi preoccupa il rischio di un ‘semestre bianco’ al quale un Ministro (Zaia, ndr) impegnato nella vicenda elettorale quale candidato presidente della sua Regione ci potrà esporre”; ma, l’assessore si dice “convinto che le potenzialità del mondo agricolo pugliese sono molte di più degli elementi di debolezza”.
Fonte

mercoledì 30 dicembre 2009

REGOLARE L'IMPIEGO DI SANSA, DISSEQUESTRATO IL TERRENO


REGOLARE L'IMPIEGO DI SANSA, DISSEQUESTRATO IL TERRENO
Non è stato convalidato il sequestro del terreno effettuato nella giornata di ieri dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce, in località “Yala”. Le sanse umide impiegate come ammendante

PARABITA – Non è stato convalidato il sequestro del terreno effettuato nella giornata di ieri dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce, in località “Yala”, nei dintorni di Parabita. Il responsabile era stato segnalato alla Procura della Repubblica, con ipotesi di reato fra cui gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi, composti nel caso in questione da sanse umide, il getto pericoloso di cose (rappresentato, nel caso in specie, dagli odori molesti che si sarebbero sprigionati) e l’omessa richiesta di autorizzazioni amministrative per lo scarico delle acque di dilavamento dei piazzali. Questo quanto contestato, dopo un sopralluogo dei militari specializzati in reati ambientali, insieme a quelli della stazione locale. La sansa sarebbe dunque partita da un frantoio oleario, sempre nei dintorni di Parabita, e versata nel terreno. In realtà, le sanse umide non costituiscono un rifiuto, come previsto dal decreto ministeriale numero 152 del 6 luglio del 2005, se impiegate in agricoltura, ma un ammendante per il terreno e possono essere distribuite, previa comunicazione al sindaco del Comune, sui terreni, nella quantità di 80mc per ettaro, per migliorane la struttura e favorirne la fertilità. Da qui, la decisione del Tribunale di restituire il terreno ai legittimi proprietari, non rilevando ipotesi di reato.

Servizio Caccia e Pesca: prelievo in deroga Anno 2009/10


Servizio Caccia e Pesca: prelievo in deroga Anno 2009/10
Approvato dalla Giunta regionale il provvedimento che disciplina il prelievo in deroga per l’annata 2009/2010, al fine di prevenire gli ingenti danni alle colture causati da esemplari di fauna selvatica appartenenti alla specie “storno” (sturnus vulgaris). ... continua

Mer, 30 Dicembre 2009 @ 11:44 » «

L'Espresso del 7 gennaio 2010: I ribelli della terra sono quelli che hanno deciso di alimentarsi meglio, per leggere tutto clicca qui





Salento inesplorato: biodiversità della macchia, gariga e pseudosteppa


Salento inesplorato: biodiversità della macchia, gariga e pseudosteppa
di Antonio Bruno *
Già Ippocrate (460 a.C.) nel suo libro "Le arie, le acque e i luoghi" affermava la stretta interazione fra l'uomo e l'ambiente, dove la salute del primo era influenzata da quella del secondo. La nostra vita è distratta da suggestioni di ogni tipo, provenienti dall'affanno delle rivalità, c'è la necessità di affermarsi e, una volta che ciò sia accaduto, dall'urgenza di difendere ciò che tanto faticosamente si è conquistato, salvo poi a rendersi conto che non ne valeva la pena. Tutto questo da fare che abbiamo, dalla mattina alla sera, di ogni santo giorno della settimana, impedisce a tutti noi di conoscere habitat naturalistici di elevato pregio, quali la macchia, la gariga e la pseudosteppa.
Nemmeno sentito parlare vero?
Anzi è come se vi vedessi, con l'espressione interrogativa e, mentre vi grattate la testa, ecco che riuscite a fare venire a galla, dalla memoria più profonda, le ultime notizie della steppa, che con ogni probabilità risalgono allo Zecchino d'oro del 1968, quando un paffuto bambino con i capelli biondi a caschetto, cantava di un cosacco di nome Popoff che, appunto, vagava nella Steppa sconfinata.
Questi habitat sono comuni nel nostro Salento e se cominciamo a osservarli con attenzione, se lo faremo davvero, (si! dico a te! Comincia a mettere in conto di farti una passeggiata oggi, come diceva Alberto Manzi “Non è mai troppo Tardi”) e appunto, come scrivevo prima, se lo faremo, potremo ammirare una grandissima varietà di specie vegetali e animali che vivono e si nutrono in questi ambienti (la macchia, la gariga e la pseudosteppa presentano grandissima biodiversità) soprattutto prendendo atto che anche se tutti noi conosciamo il bosco come ambiente naturale sappiamo anche che nel Salento e nella Puglia è raro che accada quello che accadde a Pollicino, ovvero di perdersi nel bosco, ed è per questo che i bambini del Salento non hanno molliche di pane in tasca, perché? Come perché? Ma se sappiamo tutti che ciò che rimane dei boschi di una volta è stato imprigionato in pochissimi e ristretti territori tanto che, chi va in giro con le molliche in tasca, sono i boschi, per non perdersi nel Salento antropizzato e pieno di fotovoltaico e rullanti pale eoliche. Ecco perché è interessante l'osservazione di questi ambienti che assumono un fascino particolare dal punto di vista paesaggistico. Vi invito a immaginare adesso questo scenario: un' ampia radura poi una macchia sempreverde popolata da arbusti e piante di forma diversa ora addensate ora rade, poi qua e la Querce isolate, insomma uno spicchio di cielo in terra. Ma noi siamo troppo presi dal successo e dalla voglia di prevalere uno sull'altro per avere tempo per questo Paradiso. Non è vero? Ci sono comunque delle controindicazioni all'Inferno degli uomini, massimo grado dell'evoluzione, perché in tali luoghi ci sono esseri viventi che noi, con sufficienza, giudichiamo inferiori, che il Paradiso se lo godono e sono uccelli, insetti e piccoli mammiferi.
Ma specificamente cos'è la pseudosteppa? E' presente in Salento nelle zone pianeggianti, che precedentemente erano state destinate alla coltivazione dei cereali e delle foraggere. Come tutti sappiamo la situazione è tale che, molte di queste terre, non si coltivano più e, senza l'azione dell'uomo e delle sue macchine ancestrali come l'aratro, ecco che la natura torna a farla da padrona con le specie spontanee che, finalmente senza alcun contrasto, possono svilupparsi rigogliosamente. Anche nelle popolazioni vegetali c'è una evoluzione, come nelle popolazioni animali, infatti in questo ambito, presuntuosamente, noi essere umani ci siamo auto proclamati il punto di maggiore evoluzione, mentre la pseudosteppa rappresenta il punto di inizio e di minore evoluzione delle popolazioni vegetali. Le piante erbacee che vivono in questo ambiente sono basse e riescono a sopravvivere in condizioni di siccità e di assenza di sostanze nutritive possono essere annuali o perenni e queste ultime possiedono organi di riserva sotterranei, hanno un ciclo biologico breve che si svolge nelle stagioni che nel nostro Salento sono più favorevoli alla vita delle piante ovvero l'autunno, l'inverno e la primavera perché d'estate, con l'assenza delle precipitazioni atmosferiche, è a tutti noto il prevalere incontrastato del secco e del giallo. Ce l'ho negli occhi, che scrutavano il paesaggio dal finestrino, quando da bambino tornando dalla visita ai miei zii a Chiavenna (Provincia di Sondrio) dove tutto era verde e lussureggiante, giungevo in Salento con il treno monotonamente carico di emigranti di ritorno dalla Germania che penetrava in un territorio in cui tutto era secco, morto, con i colori giallo e marrone a farla da padroni, in uno sfavillante rigoglio del deserto senza piante. La famiglia di piante più diffusa nella pseudosteppa è quella delle graminacee, molto diffuso è il genere Stipa (da cui deriva il termine steppa). Ci sono le Orchidee spontanee che in primavera ci riservano bellissime fioriture.
Continuo questo viaggio che vuole essere una proposta per voi esploratori ex scout o giovani marmotte, che ancora avete un cuore che palpita e che rimane alla ricerca della perduta felicità. Continuo a scrivere per voi sognatori delle mille avventure in terre inesplorate e cacciatori di scoperte inimmaginabili affinché al più presto, io vi consiglio ora, prendiate per mano i vostri figli e vi mettiate in viaggio a 200 metri da casa vostra alla scoperta del tesoro che circonda tutti noi e che io chiamerò Salento inesplorato. Per premio se seguirete i miei consigli e andrete in giro in Salento potrete incontrare la gariga che si trova nelle zone rocciose, dove quando è secco periodicamente ci sono incendi. La gariga (da ‘garrigue’, il nome francese della quercia spinosa) rappresenta una forma degradata della macchia ed è caratterizzata da vegetazione bassa e sporadica con larghi tratti di terreno nudo affiorante, composta da piccoli arbusti e suffrutici, spesso di tipo aromatico. La gariga contiene una grande diversità floristica ed è un habitat tipico per numerose specie di orchidee. Ulteriori stadi di degrado della gariga conducono alla steppa, con un soprassuolo erbaceo a prevalenza di graminacee. La gariga è formata da specie arbustive molto basse, quasi tutte sempreverdi, ricche di spine o di oli essenziali aromatici, tanto da renderle poco appetibili e resistenti al morso delle capre e delle pecore. Sono presenti interessanti specie arbustive ed erbacee perenni con proprietà aromatiche ed officinali: dominano i Cisti, il Camedrio, il Timo serpillo, l’Issopo meridionale, la Santoreggia Pugliese.
Infine la macchia mediterranea che è a tutti più nota ed è presente in modo diffuso lungo le zone di confine e nelle ampie zone marginali dove si è sviluppata indisturbata. La macchia è una formazione vegetale più evoluta o meglio, meno degradata, rispetto alla gariga ed è caratterizzata da un denso strato ed intricato arbustivo, per lo più sempreverde, in cui si perde l'individualità di ogni singola pianta, che lascia poco spazio persino alle piante erbacee; manca un vero strato arboreo. Anche le specie che normalmente hanno un tale portamento assumono in questo ambiente un
aspetto cespuglioso. Sono presenti il Lentisco, Ginestra spinosa, le Filliree, l’Erba corsa, i
Cisti, l’Olivastro, il Leccio, il Perastro. (In altre stagioni fioriscono l’Iris, il croco ecc)
Cara lettrice o lettore, ecco terminato il tuo viaggio all'interno delle mie povere parole. Faccio il Dottore Agronomo e ti ho comunicato la meraviglia e lo stupore che mi prende ogni volta che entro in contatto con la natura del Salento, ogni volta che ho un rapporto quasi “fisico” con la nostra meravigliosa e bella terra. Dico sempre a mia figlia Sara che non deve fidarsi delle parole, che sono i suoni che vengono fuori dalla gola e che formano il linguaggio articolato e, meno che mai, deve fidarsi della linea che si torce e che forma le lettere dell'alfabeto in cui si trasforma il linguaggio articolato. Lo stesso dico a voi che avete avuto la pazienza eroica di leggere le mie parole sin qui, non fidatevi, abbandonate il libro, il giornale o il computer, uscite fuori, andate in prossimità dei vostri paesi o città e abbandonatevi all'osservazione di ciò che ci circonda. Davvero è un'esperienza unica e lo sarà ogni volta se continuerete a farlo: è già il risveglio alla realtà e lo sarà per il resto della vita.
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
Bibliografia
L’importanza della conoscenza e tutela della biodiversità pincipale risorsa del nostro territorio pubblicato su Brecce 2007
Filippo Bussotti, Claudio Piccini, Beti Piotto, Claudio Cervelli LA MACCHIA MEDITERRANEA: LA VEGETAZIONE E IL SUO RAPPORTO CON L’UOMO

martedì 29 dicembre 2009

I canali di bonifica corridoi di biodiversità


Importanza della conservazione nei paesaggi culturali del paesaggio agrario del Salento Leccese attraverso i canali di bonifica corridoi di biodiversità
di Antonio Bruno*

Ho seguito un seminario tenuto dalla Dott.ssa Rita Accogli dell’Orto Botanico dell’Università di Lecce. L’Orto Botanico tutela la biodiversità del Salento e lo fa raccogliendo e propagando le specie vegetali. Il Salento è CERNIERA BIOGEOGRAFICA tra Oriente e Occidente.
Le Specie Vegetali presenti in Italia sono 7.050, in Puglia 2.076 NEL SOLO SALENTO CI SONO 1.400 SPECIE VEGETALI che rappresentano 2/3 della Flora della Puglia 1/3 della Flora dell’intera Penisola Italiana.
Su 1400 Specie Vegetali nel Salento 150 sono PIANTE ALIMURGICHE (Erborinare o erborare o erborizzare è il termine comunemente utilizzato per indicare la raccolta di piante erbacee spontanee commestibili).
In Puglia abbiamo 180 Specie vegetali a rischio di Estinzione e di queste 32 sono Specie Endemiche (che sono diffuse solo nel territorio del Salento). E’ in atto un nuovo Diluvio Universale? C’è necessità di un’Arca per salvare dall’estinzione esseri viventi? E se si, che cosa possiamo fare noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali per contribuire a salvare le Specie vegetali e animali a rischio?
La superficie boschiva della Puglia rappresenta meno del 5 % del territorio regionale (Rossi, 1988) ed è costituita prevalentemente da isolate e degradate fitocenosi, fatta eccezione di alcune estese formazioni boschive di latifoglie decidue del Subappennino Dauno, di Gravina di Puglia e del Gargano. Le cause di questa situazione sono correlate al marcato aumento demografico che si è verificato in Puglia a partire dal XVI secolo d. C. che ha determinato la crescente occupazione delle superfici di vegetazione spontanea con colture agrarie, dapprima estensive, poi intensive e via via sempre più specializzate, come ad esempio mandorlo, vite e ulivo (Amico, 1950). Lo stato di generale regressione degenerativa (Falinski, 1986) che contraddistingue la maggior parte della vegetazione spontanea può essere funzionalmente correlato agli effetti della capillare diffusione dei metodi produttivi fondati sulla moderna tecnologia, in particolare nel corso del XX secolo (Pignatti, 1988). L'Uomo, infatti, abbinando l'informazione tecnologica ad un'elevata disponibilità di energia fossile, ha drasticamente alterato gli habitat naturali e sconvolto i meccanismi cibernetici degli ecosistemi, che, caratterizzati da flussi della materia sempre più lineari, inevitabilmente sono andati incontro a degrado (Naveh, 1982a, 1982b; Pignatti, 1988).
Nonostante le formazioni forestali della Puglia si presentino generalmente di ridotte dimensioni, isolate e degenerate, esse rivestono un ruolo di primaria importanza nella conservazione del patrimonio genomico regionale autoctono. Tali isole di vegetazione boschiva, infatti, dislocate in diversi distretti climatici e quindi notevolmente differenziate per composizione specifica e struttura (Macchia e Lorenzoni, 1988), sono rappresentative dei principali tipi vegetazionali forestali del territorio regionale. La loro tutela e l’adozione di programmi di conservazione condotti secondo rigorosi principi scientifici rappresentano il presupposto basilare per la salvaguardia della biodiversità regionale.(M. Terzi, L. Forte, F. Macchia, V. Cavallaro Conservazione del patrimonio genomico forestale in Puglia)

L'estremo meridionale (Salento) è dominato da un macroclima tipicamente mediterraneo caratterizzato dalle più miti temperature invernali regionali e dalla più accentuata aridità estiva. Ne consegue che le essenze arboree dominanti sono essenzialmente sclerofille sempreverdi fra cui le più rappre-sentative sono Quercus coccifera L. e Q. ilex L., che un tempo, dovevano costituire estesi boschi e boscaglie in tutta la parte meridionale del Salento, compresa tra Lecce e capo Santa Maria di Leuca (Sabato, 1972; Bianco et al., 1990). A nord di Lecce, lungo la pianura di Brindisi, le formazioni a Q. coccifera si riducono progressivamente per dar posto a quelle a Q. ilex (Vita e Macchia, 1973; Bianco et al., 1991). Questa vegetazione boschiva oggi è completamente sostituita da colture specializzate o rifugiata in piccole e limitate aree rocciose difficilmente utilizzabili per la coltivazione o su aree costiere lontane dai centri abitati.

Lungo la fascia costiera del versante ionico, sulle sabbie dunali sono presenti estese pinete a Pinus halepensis Miller, che penetrano anche nell’entroterra.
Noss e Scott (1997) affermano che una gestione frammentaria del territorio, che consideri specie, risorse e siti indipendentemente dal loro contesto ecologico, non è più difendibile né scientificamente né politicamente e propongono l'adozione di criteri di gestione del territorio basati sull’ecosistema. Del resto, considerato che l'evoluzione della diversità biologica di un livello trofico influenza quella dei livelli superiori e che i suoi effetti controllano quella dei livelli inferiori (Whittaker, 1972), sembra ragionevole considerare i sistemi ecologici come un insieme di componenti funzionalmente correlate e adottare programmi di conservazione incentrati su essi, piuttosto che su loro singole entità specifiche o soltanto su determinati gruppi funzionali. Focalizzare gli sforzi di conservazione sull’intero ecosistema con un approccio olistico, significa salvaguardarne l'intero contingente specifico, comprendendo in tal modo anche i gruppi sistematici di livelli d’organizzazione inferiori, come ad esempio batteri e funghi che difficilmente potrebbero essere oggetto di conservazione specifica (Noss e Scott, 1997; Odum, 1988).
In Puglia, la diversità di eco-sistemi forestali, individuabili attraverso le differenti tipologie vegetazionali, è costituita dalle seguenti unità principali (Forte et al., 2000):
a) formazioni a macchia mediterranea;
b) boscaglia e/o arbusteto caducifolio tipo shi-bljak;
c) pinete a Pinus halepensis Miller;
d) querceti a Quercus ilex L.;
e) boschi misti di sempreverdi e caducifolie a do-minanza di Quercus ilex L. e Fraxinus ornus L.;
f) bosco e boscaglia a Quercus coccifera L.;
g) querceti a Quercus trojana Webb;
h) bosco e boscaglia a Quercus pubescens Willd. s.l.;
i) querceti submesofili a Quercus cerris L. e/o Quercus frainetto Ten.;
j) querceti mesofili a Quercus cerris L.;
k) faggeti della fascia di vegetazione inferiore;
l) formazioni arboree ripariali edafiche;
m) formazioni arbustive ripariali edafiche.
Nell'ambito di queste tipologie di ecosistemi, in Puglia, sono presenti delle cenosi forestali considerate d’interesse prioritario a livello comunitario (Direttiva 92/43/CEE, allegato I).
In Puglia, la designazione delle aree naturali protette non tiene conto dell’organizzazione sistemica e gerarchizzata della natura, oggi ampiamente accettata come caratteristica centrale nella Ecologia e nella Scienza della Vegetazione (Naveh, 1982a), che suggerisce di utilizzare il bacino idrografico come la minima unità da prendere in considerazione negli studi funzionali degli ecosistemi (Odum, 1988) e di partire da una pianificazione del territorio su vasta scala, almeno regionale (Forman, 1995), per coordinare, successivamente, con essa i programmi di conservazione a livello locale.
Uno dei compiti a cui è chiamata la nostra società è quello di tutelare la diversità biologica che è denominata biodiversità e che è costituita dagli animali e dalle piante che popolano il nostro territorio (biodiversity hotspots, sensu Wilson, 1992).
Gli scienziati si sono poi occupati particolarmente delle aree che sono poco interessate dalla presenza degli uomini ovvero dall'antropizzazione.
In genere queste aree sono quelle che sono protette dalla legge. Di queste aree si sono occupati gli studiosi di ecologia del Paesaggio che di biogeografia e i progressi effettuati dagli studiosi hanno comportato una revisione dei modelli delle Aree Protette. Infatti nella concezione scientifica si è passati dal considerarli “Santuari della Natura” per lo più isolati dal contesto territoriale a prenderli in considerazione quali elementi fondamentali (nuclei) di una struttura più complessa definita rete ecologica (Noss, 1987).
Più volte ho invitato chi mi legge e ancor più chi ascolta le mie opinioni nelle nostre lunghe chiacchierate tra colleghi, a guardare il nostro territorio attraverso le immagini provenienti dai satelliti e oggi disponibili a tutti con Google Earth. Tutti abbiamo più volte rilevato che la Natura del nostro Territorio è agricoltura, meglio sarebbe dire che l'agricoltura attraverso i millenni ha modificato il Paesaggio in quasi tutto il nostro territorio e che questa modificazione è oggi l'ambiente in cui viviamo e la natura si presenta a noi sotto la forma di Paesaggio Agrario.
Gli studiosi hanno definito i paesaggi culturali come aree in cui l’influenza antropica è rilevante a causa delle alterazioni dell’uso del suolo, per la sostituzione delle comunità biologiche e per il notevole input di energia
sussidiaria apportata (Renato Massa, Marco Baietto, Luciana Bottoni, Emilio Padoa-Schioppa 2004).
Naveh e Lieberman (1984), classificando i paesaggi in base al grado di antropizzazione, evidenziano questi aspetti, ed
inseriscono i paesaggi agricoli a metà strada tra i paesaggi urbani, a totale o quasi dominio antropico, e quelli naturali.
E da pochissimo che gli studiosi cominciano ad occuparsi di conservazione della biodiversità nei paesaggi culturali e ciò perché è sotto gli occhi di tutti che il PAESAGGIO AGRARIO è gravemente minacciato.
L'agricoltore è sempre meno presente nel territorio e ciò causa il degrado dello stesso, si riducono gli allevamenti degli animali domestici e sono sempre meno le coltivazioni erbacee che tradizionalmente erano legate al nostro paesaggio
ma ci sono anche trasformazioni all'interno della società che comportano cambiamenti di attività lavorativa. C'è anche quello che chiamiamo ricorso alla monocoltura e alle varietà ormai sempre meno varietà per essere unicità con abbattimento della flora e fauna collegata alle varietà e colture che non vengono più praticate.
Ma ancora una sono costretto a riprendere il tema che più mi è caro ovvero che nel nostro Salento se non ci fossero quelle poche riserve naturali nelle aree umide di natura intesa come non toccata dall'uomo ci sarebbe molto poco da tutelare. Ma quando parliamo di natura e di sua tutela dobbiamo mettere al centro della nostra discussione la realtà delle cose ovvero che il territorio è stato utilizzato per l'agricoltura che l'ha modellato e per questo motivo per salvaguardare i Paesaggi Culturali c'è la necessità e l'urgenza di TUTELARE IL PAESAGGIO AGRARIO proprio a questo proposito gli ecologi hanno ormai compreso che non è possibile costruire una rete ecologica esclusivamente con l'utilizzo dei paesaggi naturali e con le foreste.


Figura 1 Modello di rete ecologica nella quale è compreso corridoio di biodiversità come specificato nella pubblicazione di Conservation International, 2001.

(fig. 1): In un opuscolo dell’organizzazione Conservation International, 2001 si legge di un corridioi di biodiversità “un mosaico di usi compatibili del territorio che connette aree naturali attraverso il paesaggio” . E da qui la mia idea di considerare corridoi di biodiversità i canali della rete idrografica della Provincia di Lecce, questi collegano il Paesaggio agrario e sono appunto sede di biodiversità. Dalla mia osservazione dei canali presenti in Salento ho ottenuto informazioni circa i rapporti tra avifauna e canali i canali in quanto corridoi di biodiversità potranno comportare una tutela della stessa in tutto il territorio a patto che si realizzi una tutela del Paesaggio Agrario che sia in effetti una tutela dell’agricoltore.
E' noto a tutti che l’ambito dei bacini endoreici della piana salentina, occupa una porzione molto estesa della Puglia meridionale, che comprende gran parte della provincia di Lecce ma porzioni anche consistenti di quelle di Brindisi e di Taranto. Fra questi il più importante è il Canale
Asso, caratterizzato da un bacino di alimentazione di circa 280 Km2 e avente come recapito finale un inghiottitoio carsico (Vora Colucci) ubicato a nord di Nardò (LE).
Non sempre i reticoli idrografici che convogliano le acque di deflusso verso i recapiti finali possiedono chiare evidenze morfologiche dell’esistenza di aree di alveo; frequenti, infatti, sono i casi in cui le depressioni morfologiche ove detti deflussi tendono a concentrarsi hanno dislivelli
rispetto alle aree esterne talmente poco significativi che solo a seguito di attente analisi morfologiche o successivamente agli eventi intensi si riesce a circoscrivere le zone di transito delle piene.
Dove invece i reticoli possiedono evidenze morfologiche dell’alveo di una certa significatività, gli stessi risultano quasi sempre oggetto di interventi di sistemazione idraulica e di correzione di tracciato.
Nel Salento meridionale, una fascia più o meno ristretta di territorio al bordo dei deboli rilievi collinari delle Serre è caratterizzata dalla presenza di reticoli idrografici con rapido sbocco a mare, come quello del Fiume Idro e del Canale Minervino, presso Otranto, e quelli di alcune incisioni fluviocarsiche, di brevissimo percorso ma profondamente incassate, paragonabili a piccoli canyon, che defluiscono nel settore più meridionale della penisola salentina stessa (ad es., il “Vallone del Ciolo”, presso Gagliano del Capo o le incisioni che intersecano l’abitato di Leuca).
Per un maggiore sviluppo planimetrico, ma anche per una più estesa sistemazione idraulica, si caratterizzano i corsi d’acqua del canale del Raho e del Canale Samari, a sud di Gallipoli.
Merita infine segnalare la presenza di diffuse opere di bonifica in prossimità della costa in corrispondenza dei territori di Porto Cesareo, e Ugento (bacini a marea), Otranto (laghi Alimini) e Melendugno (area delle Cesine).

L'idrografia del territorio del Salento è estremamente modesta a motivo di due concomitanti fattori: caratteristiche geomorfologiche dei terreni e clima della regione. Il primo fattore è caratterizzato dalla natura fondamentalmente calcarea dei terreni salentini e da una quasi diffusa sensibile permeabilità, per cui nessun corso d'acqua riesce a stabilizzarsi. Il secondo fattore, che concorre a tale povertà di corsi d'acqua, è la scarsa piovosità che appunto caratterizza il clima mediterraneo, predominante in tutto il Salento. In più l'irregolare piovosità nel corso dell'anno, con alcune punte nei mesi invernali e di magra, se non addirittura di siccità, nel periodo estivo. Di converso le precipitazioni meteoriche, seppure modeste rispetto alla media nazionale, per la diffusa permeabilità suddetta, alimentano le acque sotterranee di cui il Salento è ricco, formando consistenti falde con caratteristiche idrogeologiche assai variabili da zona a zona.
Per la mia esperienza ho potuto osservare 127 canali realizzati con modalità costruttive diverse (in terra o in roccia non rivestita, oppure rivestiti con pietrame a secco o in calcestruzzo ed in alcuni casi costeggiati da stradelle di servizio).
Tali canali, che si sviluppano per una lunghezza complessiva di 423 Km e attraversano i territori di 32 Comuni della Provincia di Lecce.
fig. 2

Per questo motivo ho concentrato la mia attenzione al Salento e nel lavoro del Prof. Paolo Sansò e del dott. Gianluca Selleri “CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA DEGLI INGHIOTTITOI CARSICI (VORE) DELLA PROVINCIA DI LECCE CHE SI RIPORTA DI SEGUITO E IN CUI si distingue la presenza di 8 aree endoreiche con verso di deflusso omogeneo (fig. 2), separate da linee spartiacque poco evidenti sul terreno o da aree, coincidenti normalmente con estesi affioramenti di rocce carbonatiche, dove non esiste un drenaggio superficiale organizzato.
Nel perimetro delle 8 aree esistono diversi reticoli che per lo più terminano in corrispondenza di inghiottitoi carsici. I singoli bacini idrografici si sviluppano prevalentemente sulle unità non carbonatiche e poco permeabili del Pleistocene medio – superiore (Depositi Marini Terrazzati); il deflusso delle acque invece avviene normalmente verso settori dove affiorano rocce carsificabili o dove le coperture non carbonatiche si assottigliano.
Area 1
La più settentrionale tra le aree a deflusso endoreico del Salento (area 1) non ricade nel territorio amministrativo della Provincia di Lecce. A settentrione è delimitata da una linea spartiacque di importanza regionale che passa poco a Nord del ciglio del Limitone dei Greci e divide quest’area da un esteso settore della Piana tarantino – brindisina a deflusso esoreico, attraversato da alcuni tra i più importanti solchi erosivi del Salento (Canale Cillarese, Canale Reale, ecc.). A Sud l’area 1 è adiacente ad un settore dove non esiste un drenaggio superficiale organizzato.
Nel perimetro dell’area 1 sono presenti 14 solchi fluviali non gerarchizzati e di sviluppo modesto, orientati grossomodo in direzione N-S o NW-SE, perpendicolarmente alla scarpata del Limitone dei Greci. I solchi fluviali si sviluppano quasi integralmente sulle rocce non carbonatiche del Pleistocene medio e superiore. Il deflusso avviene verso i quadranti meridionali; i solchi erosivi terminano nel perimetro di depressioni chiuse localizzate ai piedi del Limitone dei Greci dove sono presenti degli inghiottitoi carsici più o meno visibili.
Al piede della scarpata infatti affiorano le Calcareniti di Gravina o i calcari cretacei ricoperti discontinuamente da sedimenti pedogenizzati, poco permeabili, ascrivibili al complesso dei Depositi Marini Terrazzati.
Area 2
L’area 2 è delimitata dalle altre aree endoreiche contermini da linee spartiacque più o meno evidenti; essa si estende quasi integralmente sui depositi non carbonatici del Pleistocene medio e superiore e ricade solo marginalmente nel territorio amministrativo della Provincia di Lecce
In quest’area il deflusso avviene verso i quadranti settentrionali, grossomodo verso il piede di una blanda e discontinua scarpata compresa tra San Donaci e Villa Baldassarri. Questa scarpata, orientata NO-SE, è in continuità morfologica con la più evidente scarpata detta Limitone dei Greci. In quest’area sono presenti un reticolo principale ben gerarchizzato costituito dal Canale Lamia, dal Canale Iaia e dal Canale 14 Bocche, ed alcuni solchi fluviali più o meno brevi erettilinei che terminano all’interno di inghiottitoi carsici poco prima della confluenza con il Canale 14 Bocche. Le incisioni solo localmente sono bordate da scarpate fluviali alte e ben evidenti.
Il corso d’acqua principale termina nel perimetro della Palude Balsamo, un’area depressa dove si aprono alcuni inghiottitoi più o meno visibili; sul fondo di questa depressione affiorano depositi del Pleistocene medio e superiore poco potenti, sul bordo nord-orientale invece affiorano le calcareniti del Pleistocene inferiore.
Gli inghiottitoi carsici presenti in questo settore sono complessivamente allineati lungo una stessa direttrice orientata NW-SE in coincidenza della quale si sviluppa anche il Canale 14 Bocche. Questa direttrice probabilmente corrisponde ad una lineazione tettonica.
Area 3
L’area 3 è delimitata dalle altre aree endoreiche contermini da linee spartiacque più o meno evidenti; in quest’area il deflusso avviene verso i quadranti orientali, grossomodo verso il piede di una lunga ed evidente scarpata arcuata di probabile origine tettonica, allungata tra Cellino San Marco e San Cesario di Lecce. La scarpata è modellata nel tratto settentrionale in depositi sabbiosi ascrivibili al complesso dei Depositi Marini Terrazzati e nel tratto meridionale sulle unità cretacee, oligoceniche, mioceniche e del Pleistocene inferiore.
Nell’Area 3 sono presenti 4 lunghi reticoli poco gerarchizzati e poco incisi ed alcuni brevi solchi il cui andamento è stato probabilmente condizionato dall’intervento antropico. L’incisione più importante è il Canale della Lacrima. I solchi fluviali si sviluppano quasi integralmente sulle rocce non carbonatiche del Pleistocene medio e superiore; quelli meridionali sono orientati circa E-W o SW-NE, quelli più settentrionali, tra cui anche il Canale della Lacrima, sono orientati NW-SE. I solchi più brevi terminano direttamente all’interno di inghiottitoi carsici; quelli più lunghi invece terminano nel perimetro di conche poco estese dove normalmente sono presenti diversi punti assorbenti più o meno visibili. I punti assorbenti si trovano lungo il limite stratigrafico tra le unità del Pleistocene medio e superiore e le unità calcaree del Cretaceo e del Pleistocene inferiore.
Area 4
L’area 4 si estende tra Salice Salentino e San Pancrazio, è delimitata dalle altre aree endoreiche contermini da linee spartiacque più o meno evidenti. In quest’area la idrografia superficiale è poco organizzata, esistono, infatti, pochi solchi fluviali, brevi e poco gerarchizzati. Gli inghiottitoi carsici si aprono per lo più in aree con drenaggio superficiale poco o per nulla organizzato. Il bacino idrografico più esteso è quello che afferisce alla Vora Madre.
Area 5
L’area 5 è delimitata dalle altre aree endoreiche contermini poste a SE da linee spartiacque più o meno evidenti; a NE, a SW ed a Ovest invece questa zona è circoscritta da alcuni rilievi bordatida scarpate di faglia o da antiche ripe di abrasione marina. Verso Nord, tra Nardò e Copertino, è delimitata da un’area a deflusso non organizzato. Nell’area 5 il deflusso avviene verso NE.
In questo settore esiste un importante reticolo gerarchizzato rappresentato dal Canale Asso e dalle incisioni che vi confluiscono ed alcuni solchi erosivi che terminano all’interno di inghiottitoi carsici poco prima della confluenza con il Canale Asso (per esempio il Canale Sirgole che termina nell’inghiottitoio denominato Vora Marsellona). Sono presenti anche modesti solchi erosivi del tutto indipendenti dal Canale Asso ma con verso di deflusso analogo, come ad esempio quello che termina nell’inghiottitoio denominato Vora di Seclì. I solchi fluviali si sviluppano quasi integralmente sulle rocce non carbonatiche del Pleistocene medio e superiore.
Il Canale Asso termina poco a Nord di Nardò all’interno di una vasta area depressa dal contorno poco evidente, dove affiorano le unità calcaree del Cretaceo, del Miocene e del Pleistocene inferiore; nel perimetro di questa depressione si aprono diversi inghiottitoi fra cui il più importante è quello denominato Vora Colucce. Lungo il tratto terminale della incisione, nei pressi di Nardò, si aprono altri inghiottitoi più o meno visibili. Diversi punti assorbenti poco attivi o inattivi si trovano anche al di fuori dell’area depressa, in settori adiacenti posti immediatamente a Nord ed a Est. Molti di questi inghiottitoi sono segnalati da De Giorgi (1922).
Il reticolo idrografico del Canale Asso si può suddividere da monte verso valle in tre tratti separati dalla congiungente i centri abitati di Aradeo e Sogliano Cavour e dalla Strada Statale n.101. Il tratto più alto è composto di numerosi solchi erosivi ben incisi e delimitati da scarpate fluviali alte fino a 10 metri; questi solchi inizialmente hanno tutti direzione N-S o NNW-SSE e si sviluppano sui sedimenti sabbioso limosi del Pleistocene medio, poco permeabili. Grossomodo poco più a Nord della congiungente Aradeo - Sogliano Cavour queste incisioni confluiscono in due ampi solchi, orientati circa NW-SE. La incisone settentrionale si sviluppa per lunghi tratti lungo il contatto tra i calcari cretacei e le calcareniti del Pleistocene inferiore; il canale meridionale si sviluppa in prossimità o lungo il limite tra i sedimenti del Pleistocene medio e le calcareniti del Pleistocene inferiore. All’altezza della strada che unisce Galatone e Galatina i due solchi confluiscono. La incisione è ampia e delimitata da scarpate ben evidenti modellate prevalentemente nelle calcareniti del Pleistocene inferiore, alte fino a 6 –7 metri e poco inclinate. Sono presenti diversi ampi meandri abbandonati o tagliati.
Il talweg è inciso nelle alluvioni sabbioso limose di colore rossastro che riempiono parzialmente l’incisione.
All’altezza della S.S. 101 l’incisione afferisce ad una paleofalesia relitta sulla quale terminano altri brevi solchi erosivi e una antica diramazione dello stesso Asso che si innesta sull’alveoattuale all’altezza di Masseria Doganieri. Questo vecchio corso è attualmente inattivo e si trova ad una quota di poco superiore rispetto all’alveo attuale.
A valle di questa scarpata la incisione perde completamente la sua evidenza morfologica e si sviluppa con tratti grossomodo rettilinei su una superficie piatta; l’alveo è antropico ed in esso confluiscono numerose scoline e canali di drenaggio. Lungo il Canale Paduli che rappresenta l’ultimo tratto del Canale Asso, è presente un bacino di espansione di circa 750 ettari che durante il periodo invernale permane per lungo tempo allagato.
Area 6
Nell’area 6 il deflusso delle acque superficiali avviene verso NE nella parte meridionale e verso NW in quella settentrionale. Quest’area si estende approssimativamente tra Galatina e Montesano Salentino; è delimitata verso oriente dalla scarpata di faglia di altezza variabile che borda la dorsale Maglie - Castiglione d’Otranto, ad occidente invece è suddivisa dalla zona 5 e dalla zona 7 da linee spartiacque più o meno evidenti.
Nel perimetro dell’area 6 esistono 6 reticoli gerarchizzati ed alcuni solchi rettilinei. Le incisioni principali terminano nel perimetro di aree depresse poco estese dove sono presenti diversi punti di assorbimento più o meno visibili. Piccoli inghiottitoi possono essere presenti anche lungo l’alveo di alcune incisioni.
I tratti più alti di questi solchi sono incisi sui depositi poco permeabili e non carbonatici del Pleistocene medio, hanno andamento rettilineo o ondulato ed in alcuni casi sono presenti dei veri e propri meandri. L’alveo è delimitato da basse scarpate alte pochi metri. Sono presenti anche delle valli ampie, con scarpate poco inclinate; in questo caso l’alveo di magra è inciso nelle alluvioni.
I segmenti terminali dei reticolo sono modellati sulle calcareniti del Pleistocene inferiore ed hanno andamento angolare o rettilineo, spesso condizionato dall’intervento antropico; gli alvei sono stati regolarizzati e sono privi di alluvioni.
A valle degli inghiottitoi cui afferiscono queste incisioni si sviluppa un sistema di solchi di erosione fluviale inattivi o parzialmente attivi (valli morte), con andamento meandreggiante. Questo sistema di “valli morte” è composto da diversi tratti incisi sulle calcareniti del Pleistocene inferiore o sulle calcareniti mioceniche, delimitati da basse scarpate verticali e parzialmente colmati da alluvioni sabbioso limose; questi segmenti sono separati da ampi avvallamenti allungati concordemente alla direzione di deflusso, dove affiorano limi sabbiosi quarzosi di colore rossastro e non esiste un alveo ben definito.
I tratti di valli morte più lunghi e continui si trovano tra Botrugno, Corigliano d’Otranto e Cutrofiano, all’altezza di Sogliano Cavour e nei pressi di Galatina. Questo ultimo segmento è ilpiù settentrionale ed afferisce ad una scarpata degradata corrispondente probabilmente con una paleofalesia i cui tratti si possono osservare tra Galatina e San Pietro in Lama. Il tratto di valle morta di Galatina si trova ad una quota topografica non concordante con quella dei tratti più meridionali, essendo leggermente sollevato rispetto agli altri.
Le valli morte tagliano doline e depressioni chiuse. Un caso chiaro di sovraimposizione è rilevabile nei pressi di Masseria Schiatta tra Maglie e Cutrofiano.
Area 7
L’area 7 si estende grossomodo tra Collepasso e Ruffano. É delimitata dalle altre aree endoreiche contermini da linee spartiacque più o meno evidenti; a Ovest invece confina con un’area a deflusso non organizzato, coincidente con gli estesi affioramenti di calcari cretacei della Serra di Supersano – Ruffano. Sono presenti 3 reticoli idrografici principali ed alcuni solchi meno sviluppati. Queste incisioni sono orientate prevalentemente da NE verso SW e da Nord a Sud. Solo il solco fluviale che termina nell’inghiottitoio denominato Vora Fau si sviluppa da SE a NW parallelamente alla scarpata di faglia della Serra di Supersano - Ruffano.
Il deflusso è centripeto rispetto alla estesa depressione tettonica di Supersano e Ruffano. Questa depressione è delimitata ad Ovest dalla scarpata di faglia della Serra di Supersano – Ruffano, dove affiorano i calcari cretacei e le Calcareniti di Gravina, ad Est da una scarpata circa rettilinea modellata sulle sabbie limose del Pleistocene medio, a Nord da una scarpata poco evidente con andamento ondulato, modellata sulle sabbie limose del Pleistocene medio. A Sud la depressione perde gradualmente la sua evidenza morfologica.
Nel perimetro della depressione affiorano sedimenti di probabile origine colluviale poco permeabili; una fitta rete di canali di bonifica e scoline convoglia le acque confluite in quest’area verso gli inghiottitoi carsici che si aprono al piede della scarpata di faglia della serra.
Nel settore settentrionale di quest’area endoreica, in località Sombrino, è stato effettuato nella seconda metà del 1800 uno dei primi interventi di bonifica idraulica realizzati in Provincia di Lecce (De Giorgi, 1882).
Area 8
L’area 8 rappresenta un esteso settore del Salento occidentale compreso grossomodo tra la Serra di Sant’Eleuterio a Est e la Serra di Castelforte a Ovest. Questa zona è delimitata verso mare da linee spartiacque più meno evidenti che la separano da settori costieri a deflusso esoreico e verso l’interno è bordata da aree con una idrografia superficiale disorganizzata.
Nell’area 8 il verso di deflusso non è omogeneo (nel settore meridionale per esempio è ben evidente un’area a deflusso centripeto) ed i reticoli idrografici sono poco organizzati; i solchierosivi terminano in corrispondenza di inghiottitoi carsici o si perdono nel perimetro di aree depresse.
L’incisione più sviluppata ha un andamento grossomodo E-O; il tratto iniziale di questo solco è modellato sulle calcareniti del Pleistocene inferiore mentre il tratto terminale è inciso sulle sabbie del Pleistocene medio. Il solco termina nel perimetro di un’area depressa a Est del centro abitato di Melissano.
Le singole incisioni che compongono la rete idrografica endoreica del Salento non sono coeve e mostrano di avere avuto una evoluzione contraddistinta da fasi e caratteri morfodinamici differenti.
La emersione disomogenea che il Salento ha subito durante il ciclo sedimentario dei Depositi Marini Terrazzati e la estesa presenza sulle superfici emerse di depositi terrazzati non carbonatici e poco permeabili rappresentano i principali fattori che hanno condizionato la genesi e l’evoluzione della rete idrografica.
La dinamica attuale di questi corsi d’acqua è controllata dalla estesa scopertura erosiva della superficie carsificata fossilizzata durante il ciclo sedimentario dei Depositi Marini Terrazzati e dall’asseto geomorfologico ed idrogeologico che i settori a deflusso endoreico hanno assunto nel corso del Pleistocene superiore. Questo assetto è contraddistinto dalla presenza del limite geo-idrologico che separa le aree di affioramento delle rocce non carsificabili e scarsamente permeabili del Pleistocene medio-superiore (Depositi Marini Terrazzati) dalle aree dove le rocce calcaree più antiche affiorano o sono discontinuamente ricoperte da questi sedimenti e favorisce l’afflusso in questi settori di cospicui volumi di acque allogeniche (Selleri et alii, 2002) e la riattivazione del paleocarso.
L’applicazione delle politiche di mitigazione del rischio idrogeologiche e di tutela del territorio declinate attraverso la sostenibilità ambientale si riscontra nel nelle strategie di azione previste dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale con l’obiettivo “Convergenza”. Tra gli assi prioritari dello strumento si evidenzia l’asse 2 “Uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali ed
energetiche per lo sviluppo” che comprende il macrosettore “Difesa del Suolo” che prevede come obiettivi prioritari:
– la realizzazione di un sistema di governo e di presidio del territorio diffuso ed efficiente, sviluppando politiche di prevenzione e mitigazione dei rischi naturali a rapido innesco e garantendo la tutela e il risanamento del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico della Regione, attraverso il finanziamento degli interventi previsti dal PAI e dagli altri rilevanti strumenti di pianificazione nelle aree che presentano maggiore livello di rischio.
– la protezione del suolo e le fasce costiere dall’inquinamento e dal degrado.
Ulteriore possibile campo di applicazione delle politiche citate risulta la definizione del programma triennale degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico del territorio regionale previsto dall’art.10 della L.r. 19/2002.


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Dott.ssa Rita Accogli dell’Orto Botanico dell’Università di Lecce – Seminario presso l'Istituto Pedagogico di MAGLIE (LE)
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prof. Paolo Sansò dott. Gianluca Selleri “CARATTERIZZAZIONE GEOMORFOLOGICA DEGLI INGHIOTTITOI CARSICI (VORE) DELLA PROVINCIA DI LECCE

* *Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).

Otranto. Cibo… non solo sapori


Otranto. Cibo… non solo sapori

Si terrà ad Otranto dal 29 dicembre al 2 gennaio 2010, presso il Castello Aragonese, la rassegna enogastronomica di prodotti tipici locali "Cibo… non solo sapori", promossa dalla Regione Puglia, assessorato all'Agricoltura, Area Politiche per lo Sviluppo Rurale. La manifestazione si apre con un convegno "Enoturismo. Realtà e prospettive", dove prenderanno parte esperti del settore, i quali parleranno delle strategie di valorizzazione dei prodotti tipici e delle possibilità di sviluppo del turismo gastronomico. Martedi 30 dicembre alle ore 17 sarà aperta al pubblico una degustazione gratuita di prodotti tipici pugliesi, dal tema "Formaggi, salumi e vini". Il 1° gennaio 2010, sempre a partire dalle 17.00, degustazione gratuita dal tema "Festa del cibo pugliese". Il 2 gennaio, alle 17.00,suonerà il chitarrista Riccardo Calogiuri per la prima parte della sua performance musicale. Alle 17.30 sarà presentato il libro "An Appetite for Puglia" di Christine Smallwood. A seguire, alle 18.00, seconda parte della performance del chitarrista Calogiuri e alle 18.30 degustazione di prodotti tipici.
Informazioni
Luogo: Castello Aragonese

Telefono: Comune di Otranto 0836.806212
Fonte

Bari - Crisi agricola, Stefàno ospite a Verona de L'Informatore Agrario


Bari - Crisi agricola, Stefàno ospite a Verona de L'Informatore Agrario
Stefàno ospite della redazione de L’Informatore Agrario: “Zaia ha usato le risorse delle Regioni per finanziare il Fondo di solidarietà”“Siamo esposti al rischio di vedere deflagrare una vera bomba sociale ed è per questo che non ci risparmieremo nel chiedere al governo di fare di più”. Così il coordinatore degli assessori all’agricoltura delle Regioni italiane, Dario Stefàno, si è espresso durante la sua visita a L’Informatore Agrario, parlando della crisi che coinvolge il settore agricolo nazionale.Stefàno si è recato appositamente a Verona, rispondendo all’invito del neo direttore Antonio Boschetti, anche con la volontà di sensibilizzare personalmente il più importante organo di stampa specializzata nazionale sulle difficili condizioni dell’agricoltura.“Siamo tutti d’accordo nell’affermare che molte delle nostre aziende agricole in un futuro non troppo lontano – ha dichiarato Stefàno – saranno costrette ad attraversare il guado, a lasciare l’agricoltura professionale”.“In questi termini – ha precisato il direttore del settimanale Boschetti - si sono espressi numerosi autorevoli esponenti del mondo agricolo, come lo stesso ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, in occasione di una sua precedente visita nella nostra redazione”.“Il problema – ha continuato Stefàno – è decidere se vogliamo gestire questo processo o se vogliamo lasciare il settore agricolo in balia del mercato e degli eventi. In questo caso ci troveremmo ad affrontare una vera e propria emergenza sociale. Soprattutto al Sud dove, a fronte di un peso ancora rilevante dell’agricoltura in termini occupazionali, si ha da un lato una estrema frammentazione delle aziende, che risultano pertanto più esposte al rischio di cessazione dell’attività, e dall’altro un mercato del lavoro più rigido con scarse possibilità di riassorbimento della manodopera fuoriuscita dal settore primario”.“Ma il problema non è solo del Sud – ha aggiunto il direttore Boschetti – perché anche gli imprenditori del Centro-Nord hanno bisogno di essere accompagnati e di capire che l’agricoltura sta cambiando, anzi è davanti ad una svolta epocale che li vede loro malgrado protagonisti. L’apertura delle frontiere e la riduzione del bilancio comunitario destinato all’agricoltura ridurrà ineluttabilmente il livello di protezione e costringerà gli operatori del settore a reinventarsi imprenditori. Ciascuno, in base al territorio dove si trova ad operare e alle dimensioni aziendali, dovrà individuare la ricetta giusta (accordi di filiera, attività connesse, specializzazione, ecc.) per creare nuova marginalità nell’ambito della propria attività imprenditoriale”.L’assessore Stefàno ha ricordato, poi, l’Ordine del Giorno votato all’unanimità dalla Conferenza Stato Regioni nella sua ultima riunione del 17 dicembre, con cui si richiama il ministro Zaia e il Governo alle proprie responsabilità, ad ulteriore conferma che la situazione di crisi coinvolge l’intera agricoltura della Penisola.“Nella Finanziaria – ha aggiunto Stefàno – non c’è traccia di provvedimenti anticrisi. Nonostante le dichiarazioni del Ministro le risorse messe a disposizione dell’agricoltura non sono aggiuntive né reali. Sono per lo più fondi che erano già nella disponibilità del settore primario e che le Regioni, d’intesa con il Governo, avevano deciso di destinare ad interventi nelle singole filiere”.“Basti pensare al Fondo di solidarietà nazionale – ha proseguito Stefàno - . Gli 800 milioni di euro previsti in tre anni provengono in gran parte dalle disponibilità destinate all’agricoltura dalle Regioni. Le risorse fresche stanziate da Zaia sono solo 52 per il 2010, 17 per il 2011 ed altri 17 per il 2012. Ma le Regioni non intendono farsi strappare dalle mani queste risorse: a gennaio ribadiremo la nostra posizione al Ministro e questo metterà a nudo la mancata copertura delle misure licenziate con la Finanziaria”.
Fonte

AGRICOLTURA: COLDIRETTI PUGLIA, UNA ANNATA A TINTE FOSCHE


AGRICOLTURA: COLDIRETTI PUGLIA, UNA ANNATA A TINTE FOSCHE

AGI) -Bari, 29 dic. -"Una annata agraria dalle tinte fosche, con picchi di eccellenza in termini di qualita', quantita' in alcuni casi ridimensionata e prezzi dei prodotti agricoli da profondo rosso.Nonostante tutto l'agricoltura pugliese, con i suoi 2 miliardi e 651 milioni di euro di Produzione Lorda Vendibile (PLV), soprattutto grazie alla buona performance del comparto orticolo, conferma le sue enormi potenzialita' e il contributo determinante per l'intera economia regionale". Il presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni non ha nascosto i problemi di un settore primario che nel 2010 vedra' comunque presentare, da parte dell'organizzazione, almeno 12 PIF (Progetti Integrati di Filiera del Programma di Sviluppo Rurale) che allo stato attuale dei lavori impiegano gia' oltre 110 milioni di euro di investimento, rivolti ai comparti cerealicolo, olivicolo, vitivinicolo, ortofrutticolo, lattiero - caseario, floricolo e zootecnico da carne". "Coldiretti Puglia ritiene indispensabile l'istituzione di un tavolo di confronto - ha precisato il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - per coordinare i controlli che devono divenire la parola d'ordine delle attivita' dei prossimi mesi, perche' anche nel 2009 l'agricoltura pugliese - cosi' come nel resto d'Italia - e' risultata fortemente danneggiata direttamente ed indirettamente dalle speculazioni sui prezzi e da frodi e sofisticazioni dei prodotti agroalimentari. Sul fronte politico - istituzionale, invece, abbiamo auspicato ed abbiamo accolto con favore quanto previsto dal bilancio regionale per il 2010, con un recupero di 13 milioni di euro, destinati a favorire l'accesso al credito per le imprese agricole, anche se riteniamo indispensabile individuare strumenti di intervento ancora piu' diretti sui bilanci aziendali".

lunedì 28 dicembre 2009

Il Dottore Agronomo Messina denuncia: Sette milioni di tonnellate di ecoballe e discariche circondano i produttori di formaggi




Il Dottore Agronomo Messina denuncia: Sette milioni di tonnellate di ecoballe e discariche circondano i produttori di formaggi

BUFALA & MONNEZZA
La spazzatura di Napoli inquina le campagne I caso dell'azienda lemma assediata dai rifiuti
di Valentina d'Amico
E’ finita l'emergenza rifiuti in Campania, ha dichiarato in conferenza stampa il sottosegretario Guido Bertolaso il 17 dicembre scorso al termine del Consiglio dei ministri che ha emanato un decreto legge in materia. E vero, se fine dell’emergenza significa il formale passaggio delle competenze dal Commissario straordinario a Regione e Province, come prevede il decreto. Ma questi lunghi 15 anni hanno provocato un tale disastro al territorio campano cui difficilmente, Regione e Province, riusciranno a rimediare.
FORMAGGI E RIFIUTI.
Basta andare nelle campagne del casertano per capirlo. E nessuna storia lo chiarisce meglio di quella dell'azienda bufalina Cesare e Giulio lemma , di Pastorano, provincia di Caserta, patria del caratteristico formaggio filante. La famiglia lemma vanta due primati: quello di gestire il primo caseificio al mondo ad aver trasformato il latte di bufala in mozzarella, ricotta, provola e buffo; e quello di prima azienda ad aver introdotto la mungitura meccanica. Un'azienda che esporta in tutto il mondo, con standard di qualità massimi certificati dall'americana Food & Drug Administration, e un fatturato di quasi 8 milioni di euro al 30 novembre 2009. Un'azienda che in altri Paesi e contesti verrebbe trattata con i riguardi che spettano all'eccellenza. L'ASSEDIO.
Fra le tante battaglie intraprese, una dura ormai da un anno e mezzo. Da quando i lemma hanno scoperto che un sito per l'assemblaggio di pannelli fotovoltaici era stato trasformato in stoccaggio di rifiuti speciali con il beneplacito di Regione e Provincia e la benedizione della chiesa locale. La storia comincia nel 2000, quando su un terreno vicino, la Curia di Capua ottiene la concessione edilizia per realizzare i capannoni per i fotovoltaici, che nel 2005 cede alla società Esogest Ambienti srl, di Casapulla, che si occupa invece della gestione integrata dei rifiuti liquidi e solidi. La società chiede e ottiene senza tanto penare le autorizzazioni per convertire l'attività. Regione e Provincia infatti esprimono parere favorevole di compatibilità ambientale, senza compiere alcun sopralluogo tecnico necessario per acquisire una più approfondita cognizione dei contesto . Lo dice il Tribunale amministrativo regionale al quale diciotto mesi fa si sono rivolti i lemma insieme ad altri imprenditori bufalini della zona, una volta smascherato l'inganno, ben coperto. Il decreto regionale di autorizzazione dell'impianto, infatti, dopo mesi dall'adozione e fino al ricorso al Tar, non era stato ancora pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione. Il contesto di cui parla il tribunale è quello di un territorio sin dall'antichità definito felix per la fertilità del terreno spiega Giuseppe Messina, Dottore Agronomo, funzionario del ministero dello Sviluppo economico, negli anni Novanta vicesindaco di Caserta. Una zona che ospita più dell'80 per cento del patrimonio bufalino italiano, prima per la produzione di fragole, di nettarine, seconda per la produzione di ciliege. Conta ben 13 prodotti fra lgp, Dop e Doc, tre marchi di acque minerali conosciute in tutto il inondo dice Messina. Il Tar ha dato ragione agli imprenditori annullando i decreti istituzionali, ma per un anno e mezzo (la sentenza del tribunale è del 6 febbraio 2008) è rimasto tutto bloccato al Consiglio di stato che solo l'11 dicembre scorso ha ascoltato la Esogest che aveva proposto appello insieme alla Regione. La nostra terra dice Manuela Vigliotta è preda di continui attacchi concentrici. Qui non è solo un fatto di camorra, ma anche di mala politica, di interessi industriali. Come si fa a competere? .
QUINDICI CILOMETRI.
L'obiettivo è scongiurare che si estenda anche a queste terre delicatissime quella invasione di ecoballe e di tonnellate di rifiuti sversati appena 15 chilometri più in là, nei vari impianti eredità del quindicennio dell'emergenza. Fino alle ultime discariche previste dal governo nel 2008 per legge, quindi senza alcun accertamento tecnico preventivo - afferma Lorenzo Tessitore del Coordinamento regionale rifiuti (Co.re.ri) per far fronte proprio all'emergenza, così ci è stato detto . Per capirsi dice il Dottore Agronomo Messina il tutto sta in due Comuni, San Tammaro e Santa Maria La Fossa. Si dice, in un Comune abbiamo fatto un impianto, poi faremo una discarica in un altro. Ma si presuppone che gli impianti distino fra loro centinaia di chilometri . Invece sono appena 320 metri quelli che separano il sito di stoccaggio di Ferrandelle nel Comune di Santa Maria La Fossa, da quello di compostaggio di San Tammaro che è affiancato alla discarica Maruzzella 1 e al sito di stoccaggio Maruzzella 2 . Alle spalle c'è la nuova discarica Maruzzella 3 , da un milione 600 mila metri cubi. E la più grande in regione, aperta con un'ordinanza del presidente del Consiglio nel 2008, la stessa che sempre a San Tammaro ha previsto anche un sito di stoccaggio delle ecoballe da bruciare nel costruendo inceneritore di Santa Maria La Fossa, su cui la magistratura avrebbe scoperto la longa manus del clan dei Casalesi. Un chilometro e mezzo più avanti ci sono altre due discariche, Parco Saurino 1 e 2 , e la vasca di Parco Saurino 3 mai utilizzata.Alle spalle, lo Stoccaggio di ecoballe di Pozzobianco. Insomma, nel ventricolo sinistro della produzione di elezione dell'agricoltura casertana afferma Messina sono state allocate 6-7milioni di tonnella te di rifiuti Italia, e in Campania, che costituiscono un bubbone avissirno per l'economia, il territorio e l'ambiente. È evidente - dice Tessitore - che l'emergenza non è stata affatto risolta, solo spostata dalle città alle campagne .
Sette milioni di tonnellate di ecoballe e discariche circondano i produttori di formaggi
L’Azienda lemma invece di essere valorizzata e protetta, è costretta a sorvegliare pezzo pezzo il territorio confinante, per evitare che vi installino impianti di stoccaggio di rifiuti, anche speciali e quindi più pericolosi che possono inquinare il terreno, l'aria, l'acqua.
Fonte
Il Fatto Quotidiano Direttore Antonio Padellaro di martedì 29 dicembre 2009

Fondi Ue per lo sviluppo rurale: Liguria,Piemonte e Veneto i primi beneficiari e in gennaio si decide per le altre regioni

Fondi Ue per lo sviluppo rurale: ln gennaio si decide per le altre regioni

Liguria,Piemonte e Veneto i primi beneficiari.
ln gennaio si decide per le altre regioni
Fondi Ue per lo sviluppo rurale
di MATTEO FORNARA (Rappresentanza a Milano della Commissione Europea )
E’ di oltre quattro miliardi e mezzo l'importo supplementare per le economie delle zone rurali e per l'agricoltura appena stanziato nel bilancio dell'UE dell'anno che si conclude. Tra le regioni italiane maggiormente interessate da queste novità ci sono, oltre a quelle meridionali, Liguria, Piemonte e Veneto. La decisione raccoglie le proposte presentate dagli Stati membri e dalle regioni per l'utilizzo dei finanziamenti per la ripresa economica e di altri trasferimenti nel quadro della politica agricola comune: ripresa economica, crisi del settore lattiero-caseario e lotta ai cambiamenti climatici sono i settori di intervento sostenuti maggiormente. In gennaio ci saranno nuove decisioni per le altre regioni. intanto, per il Piemonte i 41,7 milioni di euro stanziati ora sono ripartiti tra gli interventi nel settore lattiero-caseario, che,ottiene la busta pi grande (11,1 milioni di euro), poi la gestione delle risorse idriche (10,9), lotta ai cambiamenti climatici (8,9 milioni), tutela della biocliversità (5,5), le infrastrutture per la banda larga (4,7) e infine le energie rinnovabili (600.000 euro). La Liguria avrà nove milioni di euro ripartiti tra tutela della biodiversità (3 milioni e mezzo di euro), gestione delle risorse idriche (2,4 milioni), lotta ai cambiamenti climatici (1,4), banda larga (1,3) e le energie ririnovabili, con mezzo milione. Infine, il Veneto. in totale sono 47,4 milioni, tra settore lattierocaseario (19,1 milioni), cambiamenti climatici (10,5), acqua (8,3), energia rinnovabile (5,7) e banda larga (3,9).
La commissaria europea per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha commentato: L'attuale situazione economica e ambientale richiede interventi, non solo nelle città ma anche nelle campagne. A livello europeo abbiamo preso iniziative risolute e multiformi. Ora spetta agli Stati membri e alle regioni utilizzare questo denaro in maniera oculata. Nel periodo compreso fra ottobre e dicembre sono stati modificati 80 piani di sviluppo rurale, tra i quali quelli di Piemonte, Liguria e Veneto. I fondi aggiuntivi si possono usare nel settore agricolo e nel settore ambientale e nelle infrastrutture a banda larga per le zone rurali su biodiversità, gestione delle risorse idriche, lotta ai cambiamenti climatici e ristrutturazione del settore lattiero-caseario. Lo sviluppo delle infrastrutture a banda larga resta una priorità, con 350 milioni di euro supplementari. Per la lotta al cambiamenti climatici gli investimenti vanno a settori come l'agricoltura di precisione, la riduzione dell'uso dei fertilizzanti, un migliore stoccaggio del letame, il miglioramento dell'efficienza energetica grazie all'utilizzo di materiali da costruzione che riducono la perdita di calore, le pratiche di gestione del suolo, l'imboschimento, le misure di protezione dalle inondazioni costiere e dell'interno. Sulla gestione sostenibile delle risorse idriche, le risorse vanno alle tecnologie per il risparmio idrico, le riserve idriche, le tecniche di produzione a basso consumo di acqua, gli impianti per il trattamento delle acque di scarico nelle aziende agricole e nei settori della trasformazione e della commercializzazione, la creazione di argini naturali e il recupero di zone umide. Altro settore d'intervento, quello delle fonti energetiche naturali e rinnovabili: gli agricoltori europei potranno investire nella produzione di biogas a partire da rifiuti organici, nella produzione di energia rinnovabile da biomasse agricole o forestali e nelle colture energetiche perenni. Verrà intensificata la creazione in ambiente rurale di infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile utilizzando biomassa, energia solare ed eolica e fonti di energia geotermica. Sulla biodiversità, si interviene sulla conservazione della diversità genetica, la produzione integrata e biologica, le modifiche nell'uso del suolo, la costruzione/gestione di biotopi/habitat e la creazione di zone di prateria. Infine, per il settore lattiero-caseario gli investimenti degli Stati riguarderanno, fra l'altro, i miglioramenti della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, vari tipi di sostegno agli investimenti connessi alla produzione lattiera (incluso il sostegno per il rispetto delle norme comunitarie recentemente introdotte) nonché l'innovazione. Solo un ridotto numero di programmi di sviluppo rurale resta ancora da modificare. L'approvazione di tali modifiche dovrebbe quindi avvenire nel corso della prossima riunione del comitato per lo sviluppo rurale, prevista per gennaio 2010.

Nino Marmo (An-Pdl) chiede una una manovra complessiva a favore dell'agricoltura pugliese


Nino Marmo (An-Pdl) chiede una una manovra complessiva a favore dell'agricoltura pugliese
Una è finalizzata alla “ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole”, l’altra prevede interventi per la costituzione e il funzionamento di consorzi e società consortili di garanzia collettiva

di La Redazione
Il consigliere regionale e comunale di An-Pdl Nino Marmo ha prodotto una manovra complessiva di salvaguardia e promozione dell’agricoltura pugliese, con l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio regionale per la riduzione e consolidamento del debito previdenziale e due pdl, presentate a seguito di impegni assunto in Consiglio. Una è finalizzata alla “ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole”, l’altra prevede interventi per la costituzione e il funzionamento di consorzi e società consortili di garanzia collettiva fidi”. L’ordine del giorno”impegna il presidente e la Giunta regionale tutta a chiedere al Governo nazionale, ai presidenti del Consiglio dei ministri, del Senato, della Camera dei Deputati: A) di esperire ogni azione possibile affinché vengano reperiti i fondi necessari per avviare un processo di consolidamento della situazione debitoria delle imprese agricole e cooperative e per la realizzazione di una sanatoria mediante ravvedimento, che comporti la regolarizzazione di tutti gli obblighi di natura fiscale e tributaria del mondo agricolo, attraverso il pagamento, rateizzato, al massimo del 15-20% delle somme effettivamente dovute; B) di avviare ogni iniziativa possibile che porti i livelli contributivi della previdenza agricola nazionale a quelli degli altri Stati europei che sono notevolmente più bassi di quelli italiani; C) di sostenere la urgenza e necessità di una riforma globale del sistema previdenziale agricolo. L’ordine del giorno impegna altresì “il presidente e la Giunta regionale ad attivare ogni iniziativa, rimodulando le misure previste dal Piano di sviluppo regionale per la costituzione: di un fondo regionale di rotazione per lo stoccaggio di prodotti agricoli; di misure volte alla realizzazione di strutture di stoccaggio, gestite da consorzi di OP di prodotto; di misure per avviare un piano olivicolo regionale teso all’ammodernamento degli impianti esistenti”. La pdl “Ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole” dà la possibilità alle imprese agricole che vogliono beneficiare delle agevolazioni previste, di presentare un piano di ristrutturazione aziendale dove indicare le passività, contratte entro il 31 dicembre 2009, da consolidare. Le esposizioni finanziarie per le quali potranno essere concessi benefici sono operazioni pluriennali di credito agrario e fondiario contratte a tasso ordinario o comunque a tasso superiore a quello agevolato ottenibile con il provvedimento in esame; altre esposizioni debitorie relative all’esercizio dell’attività agricola, da certificare con idonea documentazione. L’ammontare massimo dei finanziamenti, che godono dei contributi regionali sugli interessi, è di 200mila per gli imprenditori individuali e di 800mila per gli organismi associativi. Gli imprenditori agricoli individuali e le società di persone possono ammortizzare i finanziamenti in questione in 15 anni per gli importi fino a 200mila e in 20 anni per importi superiori. Gli organismi associativi beneficiari del contributo possono ammortizzare i finanziamenti in 15 anni per importi fino a 800mila e in 20 anni per importi superiori. I finanziamenti così concessi godranno di un periodo di tre anni di preammortamento. Durante tale periodo, i soggetti beneficiari non potranno fruire di altri interventi creditizi assistiti dal concorso regionale nel pagamento degli interessi. Il concorso regionale sugli interessi è pari al 1,5% per cento del tasso di riferimento delle operazioni di credito agrario di miglioramento vigente alla data di stipula del contratto di mutuo. Lo stesso concorso d’ammortamento sarà riconosciuto per il periodo di preammortamento. Un “fondo di rotazione” appositamente istituito garantirà le operazioni di credito previste nella pdl. Con lo stesso fondo di rotazione, allo scopo di favorire e promuovere iniziative per la tutela economica della produzione agricola, anche mediante operazioni di stoccaggio e conservazione di prodotti agricoli saranno concessi, attraverso cooperative e loro consorzi, ed associazioni di produttori agricoli, acconti ai soci conferenti. Per dette operazioni saranno istituiti tre centri di stoccaggio, in relazione alle grandi aree della Regione, del Salento, della Terra di Bari - per la provincia di Bari e la provincia di Barletta-Andria-Trani - e della Capitanata, la cui gestione sarà affidata a consorzi di organizzazioni di produttori. La pdl che prevede interventi per la costituzione ed il funzionamento di consorzi e società consortili di garanzia collettiva fidi disciplina la promozione e la costituzione, nel settore agricolo, di Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi), che hanno come scopo sociale a) a prestazione di garanzie alle imprese agricole, singole ed associate, per facilitare l’accesso al credito; b) la prestazione di servizi per il reperimento, l’utilizzo e la gestione delle risorse finanziarie. I Confidi, che perseguono le finalità di cui al precedente articolo 1, devono essere costituiti da imprese agricole di cui all’art. 2135 del codice civile; avere base regionale o provinciale o interprovinciale; avere natura giuridica di primo o di secondo grado; essere regolati da uno statuto; eleggere la sede operativa nel territorio della Regione Puglia; perseguire fini di mutualità fra le imprese aderenti;concedere garanzie ed agevolazioni con valutazioni indipendenti dal numero delle quote sottoscritte o versate da ciascun socio. Ai Confidi possono aderire, quali soci sostenitori, amministrazioni pubbliche ed organismi associativi privati. Lo statuto dei Confidi deve stabilire, fra l’altro, che il consiglio di amministrazione deve essere composto, per almeno i due terzi, da imprese agricole La Giunta regionale può concedere contributi per la formazione o la integrazione dei fondi rischi e del patrimonio di garanzia destinati a prestare alle imprese agricole socie le garanzie per l’accesso al credito e al finanziamento da parte dei soggetti che esercitano l’attività creditizia e finanziaria ai sensi del testo unico 1 settembre 1993, n.385 e successive modifiche; contributi per agevolare l’attività di assistenza e di consulenza tecnica e finanziaria a favore delle imprese associate;può concedere il concorso nel pagamento degli interessi sui prestiti e sui finanziamenti, assistiti dalle garanzie prestate dai Confidi, concessi alle imprese socie. Il contributo da erogarsi è commisurato: al valore del patrimonio di garanzia e dei fondi rischi sottoscritti dai soci effettivi e sostenitori; all’importo complessivo delle operazioni di finanziamento, garantire dai confidi, ed effettivamente definite e in essere alla chiusura dell’esercizio precedente la data di presentazione della domanda. Il concorso pubblico della regione comporta per il credito a breve termine, una durata massima di dodici mesi nel rispetto della normativa e degli orientamenti comunitari vigenti al momento della concessione; per il credito a medio termine, una durata massima di cinque anni ed il rispetto dei criteri di ammissibilità, delle limitazioni, delle esclusioni e dei divieti previsti dalla normativa comunitaria vigente al momento della concessione, che disciplina gli aiuti agli investimenti nelle aziende agricole, singole ed associate. Copertura finanziaria: 13 milioni di euro, prelevando le somme necessarie dal capitolo 1110045 upb 6.5.01. “Fondo di riserva per le reiscrizioni dei residui passivi perenti del bilancio autonomo”.

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PROVINCIA: VOTO UNANIME SULLA PARTECIPAZIONE NEI GAL


PROVINCIA: VOTO UNANIME SULLA PARTECIPAZIONE NEI GAL
Il Consiglio di Palazzo dei Celestini ha deliberato di approvare gli atti costitutivi dei sei Gruppi di azione locale salentini, aderendovi. L'assessore Pacella: "Far crescere insieme il territorio"


Il Consiglio provinciale, questa mattina, all’unanimità, ha deliberato di approvare gli atti costitutivi dei sei Gal (Gruppi di azione locale): Terra d’Arneo, Capo di Santa Maria di Leuca, Valle della Cupa, Isola Salento, Serre Salentine, Terra d’Otranto, e di aderire agli stessi. Voto unico e coeso, dunque, per questo provvedimento, l’unico all’ordine del giorno, sulla cui utilità si è soffermato l’assessore provinciale all’agricoltura Francesco Pacella.“La presenza della Provincia di Lecce in tutti i sei Gal – ha dichiarato l’assessore Pacella - costituisce un chiaro segnale del ruolo che questa amministrazione vuole intraprendere, dando un contributo importante negli indirizzi e nelle strategie di sviluppo che si andranno a delineare all’interno della programmazione 2007/2012. La Provincia è disposta ad assumere gli impegni e gli eventuali incarichi necessari a garantire il successo delle iniziative di crescita rurale e culturale in un ottica di sistema strategicamente integrato che si consoliderà con la costituzione dei Gal di cui questo atto deliberativo è condizione necessaria”.Nel Piano di sviluppo rurale è inserito anche il programma “IV Leader”, il cui obiettivo, è favorire la realizzazione dei Piani di sviluppo locale a sostegno delle aree rurali della Regione Puglia. I soggetti promotori di tali piani a livello territoriale, sono i Gruppi di azione locale che devono attuarli con la partecipazione e il coinvolgimento degli attori locali, cioè amministrazioni locali, imprese, giovani, istituti di istruzione, associazioni, eccetera.

LEGGILO SU PAESE NUOVO


Su Paese Nuovo

L’Agricoltura, il paesaggio ed il governo del territorio: valutazione ambientale strategica (di Antonio Bruno)


domenica 27 dicembre 2009

L’Assessore Stefano a Giuggianello per la “Notte Verde” annuncia un confronto a Verona con il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali Luca Zaia


L’Assessore Stefano a Giuggianello per la “Notte Verde” annuncia un confronto a Verona con il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali Luca Zaia
di Antonio Bruno
Una bella iniziativa stasera a Giuggianello. La notte verde con prodotti tipici e con un seminario sulle Biomasse il tutto alla presenza dell’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Dott. Dario Stefano. La prima annotazione è la Sala gremitissima di persone che dimostra un attenzione e un interesse notevole sulle questioni del territorio e la sua valorizzazione e salvaguardia. Ha introdotto il dibattito, il sindaco di Giuggianello, Giuseppe Pesino c’è stata poi una vera e propria relazione dell’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno e successivamente il Dottore Agronomo Andrea Panico ha illustrato con grande chiarezza e competenza cosa siano le Biomasse hanno concluso il seminario interventi dei manager e dei progettisti. I lavori sono stati coordinati con competenza e professionalità dall’ingegnere ambientale Sara Rizzo.Tra tutte, la Relazione che più mi ha colpito per la chiarezza e per il modo diretto e franco in cui si è svolta, è stato proprio quella dell’Assessore che riferendo della Legge Regionale n. 31 del 21 ottobre 2008, che stabilisce le norme relative la produzione di energia da fonti rinnovabili e per la riduzione di immissioni, ha sottolineato lo sforzo e le difficoltà che la Regione ha dovuto superare nel legiferare. Poi con altrettanta chiarezza ha detto che tale norma prevede che un territorio viene ritenuto idoneo ad ospitare una centrale a Biomasse se il 70% delle stesse viene prodotto in quel territorio aggiungendo che ,il Comune di Giuggianello, deve essere consapevole che c’è la necessità di avere nel territorio comunale una Filiera Corta al fine di promuovere la riduzione della immissione in atmosfera di sostanze incidenti sulle alterazioni climatiche indotte dalle produzioni industriali.L’Assessore Dario Stefano ha continuato riferendo che la Puglia è regione leader in materia di bioenergia, soprattutto per quanto riguarda l’eolico e il solare. Con 58 campi eolici ha conquistato il primato a livello nazionale per potenza installata, 861,7 MW e produce circa 1.310 MWh pari al 27% dell’energia nazionale ottenuta dal vento. Sul solare fotovoltaico con 2.496 impianti la Puglia è solo quinta tra le regioni della Penisola, ma prima per potenza installata, 53,3 MW, e per MWh prodotti.Salutando ha dato la notizia che si recava in aeroporto per prendere il volo alla volta di Verona dove ha sfidato in un incontro Luca Zaia Ministro per le Politiche Agricole e Forestali presso la sede dell’Informatore Agrario, il più prestigioso e antico giornale tecnico dell’Agricoltura Italiana. Un in bocca al lupo all’Assessore Stefano per questa trasferta, e l’augurio di una ritrovata solidarietà Nazionale tra i due uomini politici che favorisca il territorio della nostra Penisola senza escludere nessuno.

sabato 26 dicembre 2009

Se l'Europa decide quello che mangiamo


Se l'Europa decide quello che mangiamo
di PIERO OSTELLINO
L’Unione Europea sta mettendo a punto i «profili nutrizionali», ossia una lista di prodotti alimentari che, per le loro caratteristiche, sono considerati poco salubri. E' l'ennesimo esempio di quella «tirannide della salute» che sta diventando una delle tante manifestazioni dello «Stato etico», dove i burocrati decidono della nostra libertà. A sostegno delle ragioni dirigistiche dei burocrati c'è l'isteria salutistica La comunità scientifica e, in sott'ordine, l'industria alimentare sono in fibrillazione. Ma tutto lascia prevedere che lo saranno presto anche i consumatori. La storia incomincia il 25-27 aprile del 2006 a Maiorca, dove un seminario del Nutritional Characterisation of Foods: Science-based Approach to Nutrient Profile, promosso dall'International Life Science Institute, fissa l'agenda per lo sviluppo di «profili nutrizionali» da parte dell'Unione europea; che, a sua volta, dà vita a un programma, il Functional Food Science in Europe, per l'identificazione delle interazioni fra cibo e funzionalità fisiche. I «profili nutrizionali» sono, in buona sostanza, degli indicatori di prodotti che, per le loro caratteristiche, sono considerati poco salubri. Oggi, nelle confezioni oltre alla composizione sono elencate le calorie ingerite per quantità di prodotto. Lo scopo di tali indicazioni prescritte dal Regolamento dell'Ue in vigore è di mettere il consumatore al riparo da produzioni «oggettivamente» dannose per la sua salute e fuori legge, e di informarlo sulle conseguenze «soggettive» (come il rischio di sovrappeso) dell'ingestione di quelle di legge, non nocive. La prospettiva aperta dall'introduzione dei «profili nutrizionali» è che come già sui pacchetti di sigarette: «fumare danneggia gravemente la salute» e quant'altro potrebbe tradursi in una sorta di intrusione nei gusti personali del consumatore che finirebbe anche col danneggiare l'industria alimentare. Non è, infatti, neppure da escludere, di questo passo, l'interdizione, per direttiva comunitaria, della pubblicizzazione, se non addirittura della commercializzazione, di certi prodotti. In sede di discussione per l'approvazione del Regolamento, i «profili nutrizionali» erano stati dapprima bocciati ma, successivamente, reintrodotti (nell'art. 4), per le insistenze dei funzionari della Commissione e del Consiglio, alle quali il Parlamento ha ceduto. Un emendamento presentato in Commissione, che ne propone la cancellazione, è attualmente sul tavolo del Presidente in attesa di essere trasmesso al Parlamento. L'iniziativa dell'euro-burocrazia solleva, a questo punto, due questioni. Una di merito, l'altra di metodo, peraltro fra loro connesse più di quanto possa sembrare. Sul merito non è concorde la comunità scientifica ed è preoccupata l'industria alimentare per le ricadute che politiche maldestramente restrittive dell'Ue avrebbero sui costi di produzione e sui prezzi di vendita. Sul metodo, le riserve nascono dall'incidenza che tali restrizioni avrebbero, oltre che sulla libertà di intrapresa economica (produzione e mercato), sulle libertà di scelta individuali. Sotto il profilo scientifico, i criteri di determinazione dei «profili nutrizionali» dovrebbero essere omogenei, valere indistintamente per tutti; non dovrebbero, quindi, essere influenzati dalle differenze geografiche, dalle caratteristiche soggettive del consumatore (sesso ed età), dai suoi livelli sociali e educativi. Ma non è così, col risultato che persino il pane e i biscotti sono poco raccomandabili secondo certi profili (l'Usa ealth Claim Scheme e il FSA Scoring Scheme for cDbildren). Neppure sotto il profilo sociologico è concorde la comunità scientifica. Lo stesso concetto di snack - come «fuori pasto», che non dà adito a un giudizio di valore, e come «categoria di alimento» cui, invece, è associato quello (negativo) di obesità infantile non è univoco. Non c'è alcuna prova statistica che ci sia una associazione diretta fra l'obesità e il consumo di snack, mentre è piuttosto l'ambiente sociale nel quale il bambino nasce e cresce a scongiurarla ovvero a provocarla (i bambini di madri sovrappeso sono spesso anch'essi sovrappeso). Né se ne può fare carico agli spot televisivi, che contribuiscono, indubitabilmente, a incrementare la vendita dei prodotti, ma non necessariamente al loro consumo; un test su 96 bambini fra i 6 e i 10 anni ha di- mostrato che, a parità di esposizione alla Tv, ne abbiano o no riconosciuta la pubblicità, il consumo di snack è stato lo stesso. La questione di metodo è se debbano essere i burocrati di Bruxelles a decidere che Cosa debbano. e possano, mangiare i cittadini europei, ovvero se debbano, e possano, essere loro stessi, in quanto Individui responsabili, a deciderlo, ancorché sulla base di informazioni che consentano di farlo con cognizione di causa e autonomamente. A sostegno delle ragioni dirigistiche dei burocrati europei c'è quella che è stata chiamata «la tirannide della salute», cioè la convinzione sull'onda dell'universale isteria salutistica, foriera di una vita pi lunga e migliore che spetti alla collettività (Stato nazionale, Unione europea, comunità internazionale) educare lo sprovveduto Individuo, raddrizzandolo, se necessario anche con la frusta della legge. Lo aveva già detto Hitler che i cittadini tedeschi del Terzo Reich avevano «il dovere di essere sani». E' lo Stato etico. che ha sostituito il governo dei filosofi di Platone con quello di medici, nutrizionisti, personal trainer. A sostegno delle ragioni dell'autonomia degli Individui c'è semplicemente il principio di libertà. Da una parte, quella liberale, c'è l'idea che i diritti individuali preesistano al Contratto sociale che consente agli uomini di evitare la guerra di tutti contro tutti, di costituire nel consenso lo Stato e di vivere in armonia. E' la precondizione della democrazia liberale come l'abbiamo conosciuta finora, dove i «vizi privati» nella fattispecie, la gola non sono un reato ma, a volte, per dirla con Mandeville, generano persino «pubbliche virt » come, in questo caso, attraverso la presenza di un florida industria alimentare che li soddisfa e, al tempo stesso, dà lavoro a migliaia di uomini. Dall'altra c'è l'idea opposta, quella dei burocrati, che sia invece il Contratto sociale a generare i diritti individuali. E' il ritorno (capovolto) al Leviatano, dove non sono neppure pi i cittadini come è nell'opera di Hobbes che si spogliano dei loro diritti individuali per delegarne l'esercizio all'autocrate, ma è addirittura il Contratto stipulato con lo stesso autocrate che genera i loro diritti. La garanzia di una vita pi lunga e migliore diventa il diritto, da parte del Leviatano europeo, di controllare i modi di vita dei suoi cittadini e di condannarne, per legge, ivizi. Ma non è questa l'Europa nella quale vogliono vivere gli europei.
Piero Ostellino
postellino@corriere.it
Il dittatore nazista Adolf Hitler sosteneva che i cittadini tedeschi del Terzo Reich avevano «il dovere di essere sani»
Platone Lo Stato etico ha sostituito il governo dei filosofi di Platone con quello di medici, nutrizionisti e personal trainer attenti alla forma fisica
Hobbes Nel Leviatano, l'opera pi famosa di Hobbes, i cittadini si spogliano dei loro diritti individuali per delegarne l'esercizio all'autocrate Hitler
Fonte
Corriere della Sera del 27 dicembre 2009