Corriere Scienza. Una equipe di genetisti e botanici italiani ha scoperto in Turchia il primo frumento " addomesticato "
E l' uomo si fece contadino
Ma la rivoluzione del neolitico fu innescata da un' idea " divina "
Una equipe di genetisti e botanici italiani ha scoperto in Turchia il primo frumento "addomesticato" E l'uomo si fece contadino Si chiama "mezzaluna fertile" e meglio non potrebbe essere definita. Nella grande regione, che si estende in Medio Oriente dalla Palestina fino alla parte occidentale dell'Iran, si ebbe lo sviluppo delle prime forme di agricoltura, all'incirca 9 mila anni prima di Cristo. Ebbene, oggi si ha la ragionevole prova che in una limitata zona montuosa di questa sterminata regione a mezzaluna si compi' l'addomesticamento del Triticum monococcum, uno dei progenitori delle prime varieta' di grano coltivate dall'uomo in maniera organizzata. La zona e' rintracciabile sulla carta intorno alle montagne del Karacadag, nella odierna Turchia sudorientale. La scoperta si deve a un gruppo di genetisti e botanici italiani, guidati da Francesco Salamini, direttore del Dipartimento della fisiologia e del miglioramento delle piante del Max Planck Institut, di Colonia, che ha lavorato in collaborazione con l'Istituto sperimentale di cerealicoltura di Sant'Angelo Lodigiano, in Lombardia. Il metodo di ricerca e' consistito nello studio, con le tecniche dell'analisi genetica e in particolare del cosiddetto DNA fingerprinting con cui si indaga il materiale molecolare del patrimonio genetico e lo si mette a confronto, di una serie di varieta' (oltre 250) di Triticum selvatico rintracciate dentro e fuori la "mezzaluna fertile" e un piu' ristretto numero (meno di 70) di assortimenti coltivati di quella specie. Salamini e i suoi collaboratori hanno rilevato, tra le varieta' selvatiche, 11 con caratteristiche molecolari in tutto simili a quelle coltivate; e queste 11 sono appunto circoscritte nell'area del Karacadag. Il Karacadag turco e' dunque una delle regioni del pianeta da cui e' probabile che piu' di 10 mila anni fa abbia cominciato a compiersi quella prodigiosa trasformazione che fece dell'uomo cacciatore - raccoglitore un agricoltore stanziale. Jared Diammond, studioso americano che ha commentato la scoperta dalle colonne di "Science", sottolinea come, a stare alle indagini genetiche, le differenze tra la varieta' selvatica e quella coltivata razionalmente sono molto piccole e circoscritte a limitate parti del DNA. Differenze che tuttavia danno luogo a modificazioni di vitale importanza dal punto di vista della coltivazione: il Triticum coltivato ha semi molto piu' pesanti e grossi che lo rendono assai piu' produttivo. E si tratta di modificazioni che sono intervenute, secondo lo schema della variazione e della selezione tipiche del processo evoluzionistico, in modo del tutto inconsapevole per i primi coltivatori del Karacadag e in tempi relativamente brevi, non piu' di 100 - 200 anni, sostiene Salamini. Tutto cio', insieme ad altre coltivazioni essenziali di cui si e' trovato traccia nelle regioni della "mezzaluna fertile" (il cece, alcuni tipi di piselli, l'olivo, l'uva), fece si' che gli abitanti potessero disporre di considerevoli quantita' di cibi ricchi di proteine, grassi, carboidrati; elementi essenziali per una alimentazione completa. E proprio la maggiore disponibilita' alimentare avrebbe favorito lo sviluppo demografico che caratterizzo' quelle popolazioni in quel particolare periodo e che poi le spinse a migrare verso altre regioni, e in special modo verso l'Europa. Ma la rivoluzione del Neolitico fu innescata da un'idea "divina" E comparve anche una nuova ideologia religiosa Il Triticum ritrovato a Karacadag, nella Turchia sudorientale, ci racconta dove e quando l'uomo riusci' ad addomesticare il primo frumento, cioe' invento' il modo di far produrre alla terra il cibo di cui aveva bisogno. Questa conquista, insieme all'inizio dell'allevamento, e' uno dei cardini di quella che e' ormai nota come "rivoluzione neolitica". E di rivoluzione si tratto', sia per gli effetti immediati (disponibilita' alimentare svincolata dall'"offerta" spontanea della natura), che per quelli a piu' lungo termine (come ad esempio la sedentarizzazione dei gruppi umani e la trasformazione del territorio) le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi. La nostra storia attuale, insomma, porta ancora il marchio di quell'antica rivoluzione, nel bene e nel male. Una delle conseguenze meno palpabili, ma di portata straordinaria sul piano culturale, fu la nascita di una nuova visione dell'universo metafisico che sfocio' nella comparsa di una nuova ideologia religiosa espressa da nuovi simboli. La concatenazione tra questi eventi e' largamente accettata e puo' essere cosi' sintetizzata: addomesticamento dei vegetali e degli animali, sedentarizzazione, produzione di scorte alimentari, nascita dei primi villaggi, nuove ideologie religiose indotte dai cambiamenti suddetti, eccetera. Ma se sugli "ingredienti" di questa rivoluzione sono tutti d'accordo, qualche dubbio c'e' invece sulla successione degli eventi suddetti e qualcuno avanza il dubbio che spesso si confondano le cause con gli effetti. Sostenitore di una revisione delle tappe della "rivoluzione neolitica" e' Jacques Cauvin che espone la sua tesi nel libro "Nascita della divinita' e nascita dell'agricoltura" appena pubblicato dalla Jaca Book. Gia' il titolo dichiara l'idea di Cauvin: la nuova visione metafisica dell'uomo del Neolitico non fu la conseguenza di un nuovo e diverso rapporto con la natura, ma - al contrario - fu proprio la formazione nella mente dell'uomo di una nuova visione metafisica a dare avvio a quella serie di comportamenti che produssero la "rivoluzione neolitica". Per sostenere la sua tesi Cauvin presenta una rassegna delle piu' recenti ricerche nella "mezzaluna fertile" e fa notare come sino a ora si sia cercato di rintracciare "il fatto di natura che ha potuto spingere l'uomo a ricorrere, per sopravvivere, all'agricoltura e all'allevamento". Questo modello "materialista" secondo Cauvin ha condizionato le domande poste ancora piu' delle risposte. E poi fa notare una serie di incongruenze come, ad esempio, "l'evidente ritardo della domesticazione rispetto alla comparsa, avvenuta quindicimila anni fa, di un'ambiente climaticamente e botanicamente favorevole", la nascita di villaggi stabili ben prima della nascita dell'agricoltura, la comparsa di figurine di divinita' neolitiche prima del Neolitico conclamato. Insomma, niente di concreto costrinse gli uomini dell'ultimo Paleolitico a cambiare vita; lo fecero quando nella loro mente s'affaccio' un'idea nuova, "divina" e rivoluzionaria...*
Gaudenzi Giuseppe, Domenici Viviano
Pagina 23(11 gennaio 1998) - Corriere della Sera
E l' uomo si fece contadino
Ma la rivoluzione del neolitico fu innescata da un' idea " divina "
Una equipe di genetisti e botanici italiani ha scoperto in Turchia il primo frumento "addomesticato" E l'uomo si fece contadino Si chiama "mezzaluna fertile" e meglio non potrebbe essere definita. Nella grande regione, che si estende in Medio Oriente dalla Palestina fino alla parte occidentale dell'Iran, si ebbe lo sviluppo delle prime forme di agricoltura, all'incirca 9 mila anni prima di Cristo. Ebbene, oggi si ha la ragionevole prova che in una limitata zona montuosa di questa sterminata regione a mezzaluna si compi' l'addomesticamento del Triticum monococcum, uno dei progenitori delle prime varieta' di grano coltivate dall'uomo in maniera organizzata. La zona e' rintracciabile sulla carta intorno alle montagne del Karacadag, nella odierna Turchia sudorientale. La scoperta si deve a un gruppo di genetisti e botanici italiani, guidati da Francesco Salamini, direttore del Dipartimento della fisiologia e del miglioramento delle piante del Max Planck Institut, di Colonia, che ha lavorato in collaborazione con l'Istituto sperimentale di cerealicoltura di Sant'Angelo Lodigiano, in Lombardia. Il metodo di ricerca e' consistito nello studio, con le tecniche dell'analisi genetica e in particolare del cosiddetto DNA fingerprinting con cui si indaga il materiale molecolare del patrimonio genetico e lo si mette a confronto, di una serie di varieta' (oltre 250) di Triticum selvatico rintracciate dentro e fuori la "mezzaluna fertile" e un piu' ristretto numero (meno di 70) di assortimenti coltivati di quella specie. Salamini e i suoi collaboratori hanno rilevato, tra le varieta' selvatiche, 11 con caratteristiche molecolari in tutto simili a quelle coltivate; e queste 11 sono appunto circoscritte nell'area del Karacadag. Il Karacadag turco e' dunque una delle regioni del pianeta da cui e' probabile che piu' di 10 mila anni fa abbia cominciato a compiersi quella prodigiosa trasformazione che fece dell'uomo cacciatore - raccoglitore un agricoltore stanziale. Jared Diammond, studioso americano che ha commentato la scoperta dalle colonne di "Science", sottolinea come, a stare alle indagini genetiche, le differenze tra la varieta' selvatica e quella coltivata razionalmente sono molto piccole e circoscritte a limitate parti del DNA. Differenze che tuttavia danno luogo a modificazioni di vitale importanza dal punto di vista della coltivazione: il Triticum coltivato ha semi molto piu' pesanti e grossi che lo rendono assai piu' produttivo. E si tratta di modificazioni che sono intervenute, secondo lo schema della variazione e della selezione tipiche del processo evoluzionistico, in modo del tutto inconsapevole per i primi coltivatori del Karacadag e in tempi relativamente brevi, non piu' di 100 - 200 anni, sostiene Salamini. Tutto cio', insieme ad altre coltivazioni essenziali di cui si e' trovato traccia nelle regioni della "mezzaluna fertile" (il cece, alcuni tipi di piselli, l'olivo, l'uva), fece si' che gli abitanti potessero disporre di considerevoli quantita' di cibi ricchi di proteine, grassi, carboidrati; elementi essenziali per una alimentazione completa. E proprio la maggiore disponibilita' alimentare avrebbe favorito lo sviluppo demografico che caratterizzo' quelle popolazioni in quel particolare periodo e che poi le spinse a migrare verso altre regioni, e in special modo verso l'Europa. Ma la rivoluzione del Neolitico fu innescata da un'idea "divina" E comparve anche una nuova ideologia religiosa Il Triticum ritrovato a Karacadag, nella Turchia sudorientale, ci racconta dove e quando l'uomo riusci' ad addomesticare il primo frumento, cioe' invento' il modo di far produrre alla terra il cibo di cui aveva bisogno. Questa conquista, insieme all'inizio dell'allevamento, e' uno dei cardini di quella che e' ormai nota come "rivoluzione neolitica". E di rivoluzione si tratto', sia per gli effetti immediati (disponibilita' alimentare svincolata dall'"offerta" spontanea della natura), che per quelli a piu' lungo termine (come ad esempio la sedentarizzazione dei gruppi umani e la trasformazione del territorio) le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi. La nostra storia attuale, insomma, porta ancora il marchio di quell'antica rivoluzione, nel bene e nel male. Una delle conseguenze meno palpabili, ma di portata straordinaria sul piano culturale, fu la nascita di una nuova visione dell'universo metafisico che sfocio' nella comparsa di una nuova ideologia religiosa espressa da nuovi simboli. La concatenazione tra questi eventi e' largamente accettata e puo' essere cosi' sintetizzata: addomesticamento dei vegetali e degli animali, sedentarizzazione, produzione di scorte alimentari, nascita dei primi villaggi, nuove ideologie religiose indotte dai cambiamenti suddetti, eccetera. Ma se sugli "ingredienti" di questa rivoluzione sono tutti d'accordo, qualche dubbio c'e' invece sulla successione degli eventi suddetti e qualcuno avanza il dubbio che spesso si confondano le cause con gli effetti. Sostenitore di una revisione delle tappe della "rivoluzione neolitica" e' Jacques Cauvin che espone la sua tesi nel libro "Nascita della divinita' e nascita dell'agricoltura" appena pubblicato dalla Jaca Book. Gia' il titolo dichiara l'idea di Cauvin: la nuova visione metafisica dell'uomo del Neolitico non fu la conseguenza di un nuovo e diverso rapporto con la natura, ma - al contrario - fu proprio la formazione nella mente dell'uomo di una nuova visione metafisica a dare avvio a quella serie di comportamenti che produssero la "rivoluzione neolitica". Per sostenere la sua tesi Cauvin presenta una rassegna delle piu' recenti ricerche nella "mezzaluna fertile" e fa notare come sino a ora si sia cercato di rintracciare "il fatto di natura che ha potuto spingere l'uomo a ricorrere, per sopravvivere, all'agricoltura e all'allevamento". Questo modello "materialista" secondo Cauvin ha condizionato le domande poste ancora piu' delle risposte. E poi fa notare una serie di incongruenze come, ad esempio, "l'evidente ritardo della domesticazione rispetto alla comparsa, avvenuta quindicimila anni fa, di un'ambiente climaticamente e botanicamente favorevole", la nascita di villaggi stabili ben prima della nascita dell'agricoltura, la comparsa di figurine di divinita' neolitiche prima del Neolitico conclamato. Insomma, niente di concreto costrinse gli uomini dell'ultimo Paleolitico a cambiare vita; lo fecero quando nella loro mente s'affaccio' un'idea nuova, "divina" e rivoluzionaria...*
Gaudenzi Giuseppe, Domenici Viviano
Pagina 23(11 gennaio 1998) - Corriere della Sera
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