venerdì 25 dicembre 2009

Colture alternative al tabacco


Coltivare fronde in alternativa al tabacco: è una possibilità concreta suffragata dai risultati di una sperimentazione condotta dal Cra-Cat di Scafati con riferimento alle province di Benevento e Caserta, da sempre interessate alla solanacea.Anche in queste aree, caratterizzate dalla presenza di modeste disponibilità di acqua a uso irriguo, ha spiegato Francesco Raimo del Cra-Cat di Scafati nel corso di un incontro che si è tenuto a Benevento, è possibile coltivare specie da fronde grazie all’utilizzo di forme di irrigazione localizzate ad alta efficienza.Nella provincia di Benevento, come ha illustrato lo sperimentatore, sono state confrontate alcune specie tradizionalmente coltivate in provincia di Salerno e Napoli, quali aralia, aspidistra e E. pulverulenta var. “baby blue” con altre specie quali Asparagus pyramidals e Asparagus medeoloides, di recente introduzione nelle composizioni floro-vivaistiche.Benevento, confronto con areali tipiciPer quanto riguarda l’aralia (il numero di foglie commerciali raccolte è riportato in figura 1), si può notare che la produzione commerciale è risultata discreta se comparata con areali tipici quali quelli della provincia di Napoli e Salerno. L’aspidistra, pur non manifestando particolari problemi fitopatologici, ha dato risposte produttive certamente più basse specialmente se comparata alle aree dell’agro nocerino- sarnese (fig. 2). Per quanto riguarda l’Eucalyptus, le piante coltivate all’aperto hanno manifestato un ottimo sviluppo vegetativo, fornendo una massa di materiale commerciale certamente in grado di competere con le piante allevate in altri areali di coltivazione.L’Asparagus medeolides si è dimostrato abbastanza resistente al freddo, anche se il suo ciclo è stato piuttosto lento, per cui i festoni hanno raggiunto lunghezze sufficienti solo alla fine del periodo autunnale. Le piante alla raccolta venivano recise a pochi cm al di sopra del colletto e iniziavano a emettere la nuova vegetazione nel mese di giugno. Dalle prove effettuate si è visto che la coltivazione nei quattro anni ha mostrato un buono sviluppo, anche se al quarto anno il numero di steli per festone è diminuito, le maggiori dimensioni si sono registrate a due anni dall’impianto.Impianti protetti e non inprovincia di CasertaIl campo utilizzato per la prova in provincia di Caserta era ubicato nel comune di S. Felice a Cancello. L’impianto è avvenuto sia in tunnel coperto con rete ombreggiante al 50%, sia in pieno campo con: Aucuba, Myrtus e Pittosporum; mentre A. medeoloides è stata trapiantata solo sotto rete ombreggiante al 75%.I risultati ottenuti, anche se derivati da un solo biennio di prove, hanno permesso di confermare la scarsa adattabilità di Aucuba japonica in coltivazioni all’aperto, mentre non si sono avute differenze sostanziali nello sviluppo sottoponendolo ai diversi livelli di concimazione provate sotto rete ombreggiante. In Pittosporum tenuifolium, le piante all’esterno hanno raggiunto uno sviluppo inferiore a quelle sotto rete ombreggiante, mentre i diversi livelli di concimazione impiegati non sembrano aver provocato grosse differenze di sviluppo. Nel caso del mirto la coltivazione all’aperto o sotto rete nel M. tarentina non ha mostrato differenze nello sviluppo, al contrario del M. communis che ha mostrato un maggior sviluppo sotto rete ombreggiante.
Carlo Borrelli - Colture Protette
PER APPROFONDIRE
Colture Protette n.10/2009

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