Siamo in tanti e amiamo la campagna, siamo agricoltori per passione
Una ricerca condotta da Nomisma con Vita in Campagna fornisce una prima valutazione di un fenomeno che sfugge alle statistiche nazionali, ma che risulta estremamente diffuso nelle campagne italiane e cioè quello degli agricoltori amatoriali (hobby farmer). Si tratta di persone impegnate in altri settori economici o anche di pensionati accomunati tutti dalla passione per la coltivazione della terra
L’Italia non è solamente terra di poeti, santi e navigatori, ma anche di agricoltori per passione: questo è quanto ci viene da dire osservando i risultati dell’indagine svolta da Nomisma (società
di studi economici) in collaborazione con Vita in Campagna e Fieragricola di Verona, che saranno presentati il 5 febbraio prossimo a Verona, in occasione di Fieragricola (presso il Centro servizi della Fiera stessa, in sala Puccini, alle ore 10).
Dall’indagine si evince che le aree rurali sono sempre più interessate dalla presenza di persone che decidono di vivere in campagna e di svolgere attività di tipo agricolo. Questo interesse sta assumendo particolare rilevanza oggi, in un momento in cui la crisi economica porta molte persone a riscoprire la bontà e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto. Ci si è accorti del fatto che nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare, che potremmo definire l’agricoltore amatoriale (hobby farmer), che si caratterizza per il possesso di un piccolo terreno agricolo che coltiva nel tempo libero, in quanto la sua attività principale, dal punto di vista lavorativo (e di tempo), è al di fuori del settore agricolo stesso.
Attenzione però a non confondere questa «nuova figura» con quella dell’agricoltore part-time: quest’ultimo, infatti, benché dedichi meno del 50% del suo tempo all’attività agricola, si configura sempre come agricoltore e viene periodicamente censito dall’Istat (dalle cui rilevazioni risulta che in Italia il 70% di coloro che conducono un’azienda agricola svolge un’attività part-time).
Chi è l’agricoltore amatoriale (hobby farmer)? Alla figura dell’agricoltore amatoriale (hobby farmer), così come emerge dai risultati dell’indagine, sono riconducibili principalmente persone
che non hanno un impiego lavorativo di carattere ufficiale in agricoltura, ma che anzi sono impegnate a tempo pieno in altri settori economici – impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, ecc. – o pensionati. Tutti sono accomunati non solo dal piacere di produrre in proprio frutti ed ortaggi da consumare in famiglia o da regalare agli amici, ma anche dal desiderio di stare all’aria aperta, di risparmiare nell’acquisto delle derrate alimentari
e di consumare prodotti più sani e genuini. Le coltivazioni più praticate dall’agricoltore amatoriale sono quelle di ortaggi, piante da frutto, vite e olivo. Molto spesso poi queste produzioni vengono trasformate in confetture e marmellate, conserve, vino, olio (ovviamente su piccola scala). Anche i piccoli allevamenti trovano posto in queste «minifattorie», in particolare di avicoli, conigli,
capre e api. Le dimensioni medie dei terreni coltivati si aggirano su 1,3 ettari circa (spesso comprendenti anche parti a bosco); tali terreni vengono gestiti secondo logiche rivolte soprattutto al mantenimento ambientale e paesaggistico e più in generale alla tutela del territorio. Si tratta di benefici sottostimati o addirittura non riconosciuti dal punto di vista della collettività che sfugge alle statistiche nazionali, ma che risulta estremamente diffuso nelle campagne italiane e cioè quello degli agricoltori amatoriali (hobby farmer). Si tratta di persone impegnate in altri settori economici o anche di pensionati accomunati tutti dalla passione per la coltivazione della terra che però permettono, assieme al contributo preponderante dell’attività propriamente agricola, una conservazione degli spazi rurali i cui vantaggi finiscono con il ricadere sull’intera popolazione.
Quanti sono gli agricoltori amatoriali (hobby farmer)? Dalla ricerca risulta che gli agricoltori amatoriali, per il fatto di non essere agricoltori professionisti o part-time, in gran parte non vengono
contattati dall’Istat nei vari censimenti generali dell’agricoltura. Ed è quindi dai due ultimi censimenti dell’agricoltura dell’Istat che dobbiamo partire per rispondere al quesito. Confrontando i dati relativi alle superfici agricole rilevate dall’Istat nel censimento del 1990 e in quello del 2000 si evidenzia una diminuzione di quasi 1,8 milioni di ettari; nello stesso tempo si nota che le aziende agricole diminuiscono di circa 430.000 unità.
Dove sono finiti gli 1,8 milioni di ettari di superficie agricola? Al di là dei possibili e concreti casi di abbandono della terra, non è pensabile che circa 1,8 milioni di ettari siano stati tutti destinati
alla cementificazione o allo sviluppo di aree urbane e industriali. Questa convinzione è supportata dai dati forniti dai ricercatori del progetto europeo «Corine Land Cover» che, interpretando le immagini provenienti dal satellite, evidenziano, per lo stesso arco di tempo (1990-2000), un calo delle superfici agricole di soli 143.000 ettari contro i quasi 1,8 milioni di ettari, prima citati, dell’Istat. In altre parole, questo significa che la superficie agricola non più rilevata dal censimento dell’Istat non è scomparsa, ma ha solamente cambiato possessore, passando dagli agricoltori ad altri soggetti «estranei» al settore agricolo.
Dire quindi quanti sono gli agricoltori amatoriali (hobby farmer) non è facile, ma gli appassionati dell’agricoltura e della campagna potrebbero aggirarsi intorno a un milione.
Denis PantiniNomisma
Una ricerca condotta da Nomisma con Vita in Campagna fornisce una prima valutazione di un fenomeno che sfugge alle statistiche nazionali, ma che risulta estremamente diffuso nelle campagne italiane e cioè quello degli agricoltori amatoriali (hobby farmer). Si tratta di persone impegnate in altri settori economici o anche di pensionati accomunati tutti dalla passione per la coltivazione della terra
L’Italia non è solamente terra di poeti, santi e navigatori, ma anche di agricoltori per passione: questo è quanto ci viene da dire osservando i risultati dell’indagine svolta da Nomisma (società
di studi economici) in collaborazione con Vita in Campagna e Fieragricola di Verona, che saranno presentati il 5 febbraio prossimo a Verona, in occasione di Fieragricola (presso il Centro servizi della Fiera stessa, in sala Puccini, alle ore 10).
Dall’indagine si evince che le aree rurali sono sempre più interessate dalla presenza di persone che decidono di vivere in campagna e di svolgere attività di tipo agricolo. Questo interesse sta assumendo particolare rilevanza oggi, in un momento in cui la crisi economica porta molte persone a riscoprire la bontà e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto. Ci si è accorti del fatto che nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare, che potremmo definire l’agricoltore amatoriale (hobby farmer), che si caratterizza per il possesso di un piccolo terreno agricolo che coltiva nel tempo libero, in quanto la sua attività principale, dal punto di vista lavorativo (e di tempo), è al di fuori del settore agricolo stesso.
Attenzione però a non confondere questa «nuova figura» con quella dell’agricoltore part-time: quest’ultimo, infatti, benché dedichi meno del 50% del suo tempo all’attività agricola, si configura sempre come agricoltore e viene periodicamente censito dall’Istat (dalle cui rilevazioni risulta che in Italia il 70% di coloro che conducono un’azienda agricola svolge un’attività part-time).
Chi è l’agricoltore amatoriale (hobby farmer)? Alla figura dell’agricoltore amatoriale (hobby farmer), così come emerge dai risultati dell’indagine, sono riconducibili principalmente persone
che non hanno un impiego lavorativo di carattere ufficiale in agricoltura, ma che anzi sono impegnate a tempo pieno in altri settori economici – impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, ecc. – o pensionati. Tutti sono accomunati non solo dal piacere di produrre in proprio frutti ed ortaggi da consumare in famiglia o da regalare agli amici, ma anche dal desiderio di stare all’aria aperta, di risparmiare nell’acquisto delle derrate alimentari
e di consumare prodotti più sani e genuini. Le coltivazioni più praticate dall’agricoltore amatoriale sono quelle di ortaggi, piante da frutto, vite e olivo. Molto spesso poi queste produzioni vengono trasformate in confetture e marmellate, conserve, vino, olio (ovviamente su piccola scala). Anche i piccoli allevamenti trovano posto in queste «minifattorie», in particolare di avicoli, conigli,
capre e api. Le dimensioni medie dei terreni coltivati si aggirano su 1,3 ettari circa (spesso comprendenti anche parti a bosco); tali terreni vengono gestiti secondo logiche rivolte soprattutto al mantenimento ambientale e paesaggistico e più in generale alla tutela del territorio. Si tratta di benefici sottostimati o addirittura non riconosciuti dal punto di vista della collettività che sfugge alle statistiche nazionali, ma che risulta estremamente diffuso nelle campagne italiane e cioè quello degli agricoltori amatoriali (hobby farmer). Si tratta di persone impegnate in altri settori economici o anche di pensionati accomunati tutti dalla passione per la coltivazione della terra che però permettono, assieme al contributo preponderante dell’attività propriamente agricola, una conservazione degli spazi rurali i cui vantaggi finiscono con il ricadere sull’intera popolazione.
Quanti sono gli agricoltori amatoriali (hobby farmer)? Dalla ricerca risulta che gli agricoltori amatoriali, per il fatto di non essere agricoltori professionisti o part-time, in gran parte non vengono
contattati dall’Istat nei vari censimenti generali dell’agricoltura. Ed è quindi dai due ultimi censimenti dell’agricoltura dell’Istat che dobbiamo partire per rispondere al quesito. Confrontando i dati relativi alle superfici agricole rilevate dall’Istat nel censimento del 1990 e in quello del 2000 si evidenzia una diminuzione di quasi 1,8 milioni di ettari; nello stesso tempo si nota che le aziende agricole diminuiscono di circa 430.000 unità.
Dove sono finiti gli 1,8 milioni di ettari di superficie agricola? Al di là dei possibili e concreti casi di abbandono della terra, non è pensabile che circa 1,8 milioni di ettari siano stati tutti destinati
alla cementificazione o allo sviluppo di aree urbane e industriali. Questa convinzione è supportata dai dati forniti dai ricercatori del progetto europeo «Corine Land Cover» che, interpretando le immagini provenienti dal satellite, evidenziano, per lo stesso arco di tempo (1990-2000), un calo delle superfici agricole di soli 143.000 ettari contro i quasi 1,8 milioni di ettari, prima citati, dell’Istat. In altre parole, questo significa che la superficie agricola non più rilevata dal censimento dell’Istat non è scomparsa, ma ha solamente cambiato possessore, passando dagli agricoltori ad altri soggetti «estranei» al settore agricolo.
Dire quindi quanti sono gli agricoltori amatoriali (hobby farmer) non è facile, ma gli appassionati dell’agricoltura e della campagna potrebbero aggirarsi intorno a un milione.
Denis PantiniNomisma
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