Solo l' agricoltura che è diretta dal Dottore Agronomo e Dottore Forestale può salvare l' ambiente
di Antonio Bruno
Ormai tutti noi abbiamo in casa Google Earth e possiamo tutti ammirare le immagini scattate dal satellite. Molte volte ci siamo divertiti a guardare il tetto di casa nostra. Ma se guardiamo il Mediterraneo, il grande lago salato, ecco che ci accorgiamo che l’Italia è riconoscibile intanto per la sua ormai più volte richiamata forma a stivale ma soprattutto perché il suolo si presenta coltivato in ogni parte. Non ci sono che poche macchie di foresta e anche questa è opera dell’uomo e della sua laboriosità nei millenni. Nel mondo, i nostri colleghi Dottori Agronomi e Dottori Forestali, hanno ben presente questo tanto che affermano che se ci sono problemi da risolvere nel campo dell’agricoltura e dell’ambiente basta venire in Italia ed ecco che tutto si dissolve anche perché le diverse latitudini del nostro paese con le conseguenti diverse condizioni climatiche, da quelle tipiche del Nord Europa a quelle delle zone aride del Mediterraneo, hanno diverse tecniche di gestione del territorio, dell’ambiente e del suolo.
Il collega Salvadori Del Prato Ottavio affermava in un suo scritto per il Corriere della Sera : “L' ambiente naturale italiano e' essenzialmente un ambiente agricolo: e' il verde delle piante coltivate che ossigena la nostra aria, non quello delle foreste che non ci sono. La struttura del territorio e' affidata non agli equilibri naturali, ma alle pratiche attuate dagli agricoltori. Basti pensare alle sistemazioni di colline che prevengono gli smottamenti; a quella delle balze montane, che ritarda la caduta delle acque a valle; all' insieme delle canalizzazioni. Questo sistema di regolazione ambientale ha cominciato a cedere con l' abbandono delle campagne (20% della popolazione attiva in agricoltura nel ' 50, meno del 5% oggi) e con una politica economica che ha messo in secondo piano la produzione agricola in confronto a quella industriale e terziaria (20% in meno della superficie coltivata negli ultimi trent' anni). L' abbandono ha interessato prevalentemente i territori marginali, montani o collinari, ma non ha risparmiato neppure le aziende di pianura. I gradoni di montagna, i muri a secco che organizzavano i pascoli, i boschetti di castagno e roverella che venivano puliti, tagliati e regimati dai contadini sono stati abbandonati; le colline, non più coltivate, si sono trasformate in calanchi erosi senza nessuna tenuta del terreno; i canali non sono più in grado di smaltire le acque. Oggi si parla tanto di ambiente, di conservazione geologica, di regimazione delle acque, ma si dimentica una cosa fondamentale: in Italia l' ambiente e' agricoltura. Se si vuole conservare il primo occorre salvare l' altra.”
Parole del 1995, sagge parole del collega solo che per farlo occorre sviluppare un nuovo tipo di rapporto tra l’uomo e la natura, l’uomo e l’ambiente, cioè una nuova cultura. Per lunghi periodi il mondo della ricerca scientifica, ha ignorato i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali che per lavoro sanno come funziona l’agricoltura che come detto in Italia è l’ambiente, e ha continuato a descrivere ambienti e non a studiare come funzionava l’ambiente, gli interessi scientifici completamente travolti dagli aspetti naturalistici, importanti, perché stanno alla base, trascurando però gli aspetti economici, etici, estetici che sono materia di lavoro quotidiano dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. Le due culture erano nettamente separate per quanto riguardava l’analisi ambientale, che in realtà coinvolge l’ambiente umano e nell’ambiente umano la storicizzazione della natura che è appunto l’agricoltura.
Il mondo produttivo proiettato verso la crescita economica illimitata con l’obiettivo della quantità, ha fatto un falò di tradizioni, di valori, di considerazioni che non fossero di tipo quantitativo, e ha generato la mentalità del consumismo di una produttività ad oltranza; una mentalità nella quale la natura ha perso quella identità che aveva nelle vecchie civiltà rurali diventando merce da usare per la crescita economica, e la conservazione della natura è diventata un sottrarre risorse alla gente, al profitto, alla crescita economica.
Accanto a discipline scientifiche che si occupano di questo o di quel settore dell’ambiente, per esempio la chimica ambientale, la geologia ambientale, l’economia ambientale, sì sviluppa l’ecologia, la disciplina scientifica che studia i processi del funzionamento dell’ambiente e gli ambienti presi nella loro globalità, e l’ecologia agraria è materia dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Bisogna prendere atto che i processi del funzionamento dell’ambiente sono strettamente legati all’azione delle buone pratiche agricole e queste sono patrimonio delle Scienze Agrarie materie di cui sono depositari i Dottori Agronomi e Dottori Forestali, è giunto il tempo di affidare a questi professionisti l’ambiente della nostra Penisola prima che sia troppo tardi.
di Antonio Bruno
Ormai tutti noi abbiamo in casa Google Earth e possiamo tutti ammirare le immagini scattate dal satellite. Molte volte ci siamo divertiti a guardare il tetto di casa nostra. Ma se guardiamo il Mediterraneo, il grande lago salato, ecco che ci accorgiamo che l’Italia è riconoscibile intanto per la sua ormai più volte richiamata forma a stivale ma soprattutto perché il suolo si presenta coltivato in ogni parte. Non ci sono che poche macchie di foresta e anche questa è opera dell’uomo e della sua laboriosità nei millenni. Nel mondo, i nostri colleghi Dottori Agronomi e Dottori Forestali, hanno ben presente questo tanto che affermano che se ci sono problemi da risolvere nel campo dell’agricoltura e dell’ambiente basta venire in Italia ed ecco che tutto si dissolve anche perché le diverse latitudini del nostro paese con le conseguenti diverse condizioni climatiche, da quelle tipiche del Nord Europa a quelle delle zone aride del Mediterraneo, hanno diverse tecniche di gestione del territorio, dell’ambiente e del suolo.
Il collega Salvadori Del Prato Ottavio affermava in un suo scritto per il Corriere della Sera : “L' ambiente naturale italiano e' essenzialmente un ambiente agricolo: e' il verde delle piante coltivate che ossigena la nostra aria, non quello delle foreste che non ci sono. La struttura del territorio e' affidata non agli equilibri naturali, ma alle pratiche attuate dagli agricoltori. Basti pensare alle sistemazioni di colline che prevengono gli smottamenti; a quella delle balze montane, che ritarda la caduta delle acque a valle; all' insieme delle canalizzazioni. Questo sistema di regolazione ambientale ha cominciato a cedere con l' abbandono delle campagne (20% della popolazione attiva in agricoltura nel ' 50, meno del 5% oggi) e con una politica economica che ha messo in secondo piano la produzione agricola in confronto a quella industriale e terziaria (20% in meno della superficie coltivata negli ultimi trent' anni). L' abbandono ha interessato prevalentemente i territori marginali, montani o collinari, ma non ha risparmiato neppure le aziende di pianura. I gradoni di montagna, i muri a secco che organizzavano i pascoli, i boschetti di castagno e roverella che venivano puliti, tagliati e regimati dai contadini sono stati abbandonati; le colline, non più coltivate, si sono trasformate in calanchi erosi senza nessuna tenuta del terreno; i canali non sono più in grado di smaltire le acque. Oggi si parla tanto di ambiente, di conservazione geologica, di regimazione delle acque, ma si dimentica una cosa fondamentale: in Italia l' ambiente e' agricoltura. Se si vuole conservare il primo occorre salvare l' altra.”
Parole del 1995, sagge parole del collega solo che per farlo occorre sviluppare un nuovo tipo di rapporto tra l’uomo e la natura, l’uomo e l’ambiente, cioè una nuova cultura. Per lunghi periodi il mondo della ricerca scientifica, ha ignorato i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali che per lavoro sanno come funziona l’agricoltura che come detto in Italia è l’ambiente, e ha continuato a descrivere ambienti e non a studiare come funzionava l’ambiente, gli interessi scientifici completamente travolti dagli aspetti naturalistici, importanti, perché stanno alla base, trascurando però gli aspetti economici, etici, estetici che sono materia di lavoro quotidiano dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. Le due culture erano nettamente separate per quanto riguardava l’analisi ambientale, che in realtà coinvolge l’ambiente umano e nell’ambiente umano la storicizzazione della natura che è appunto l’agricoltura.
Il mondo produttivo proiettato verso la crescita economica illimitata con l’obiettivo della quantità, ha fatto un falò di tradizioni, di valori, di considerazioni che non fossero di tipo quantitativo, e ha generato la mentalità del consumismo di una produttività ad oltranza; una mentalità nella quale la natura ha perso quella identità che aveva nelle vecchie civiltà rurali diventando merce da usare per la crescita economica, e la conservazione della natura è diventata un sottrarre risorse alla gente, al profitto, alla crescita economica.
Accanto a discipline scientifiche che si occupano di questo o di quel settore dell’ambiente, per esempio la chimica ambientale, la geologia ambientale, l’economia ambientale, sì sviluppa l’ecologia, la disciplina scientifica che studia i processi del funzionamento dell’ambiente e gli ambienti presi nella loro globalità, e l’ecologia agraria è materia dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Bisogna prendere atto che i processi del funzionamento dell’ambiente sono strettamente legati all’azione delle buone pratiche agricole e queste sono patrimonio delle Scienze Agrarie materie di cui sono depositari i Dottori Agronomi e Dottori Forestali, è giunto il tempo di affidare a questi professionisti l’ambiente della nostra Penisola prima che sia troppo tardi.
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