Intervista
al Dottore Agronomo Antonio Bruno: Biodiversità Agricola e Sostenibilità
Intervistatore: Dottor Bruno, può darci un quadro
generale sulla biodiversità agricola e sull'uso delle specie vegetali nel
mondo?
Dott.
Antonio Bruno: Certamente.
I ricercatori stimano che nel pianeta ci siano circa 250.000-300.000 specie di
piante superiori, cioè piante vascolari. Di queste, circa 7.000 specie sono
utilizzate per scopi alimentari. Tuttavia, nonostante questa ricchezza, ci
concentriamo su un numero estremamente ridotto di specie per soddisfare il
nostro fabbisogno calorico. In effetti, il 50% delle calorie che consumiamo a
livello globale deriva solo da tre colture: grano, riso e mais. Aggiungendo
altre nove colture, arriviamo a un totale di dodici specie che soddisfano la
maggior parte delle nostre necessità alimentari.
Intervistatore: Questo sembra un numero molto
ridotto di specie utilizzate rispetto alla biodiversità disponibile. Quali sono
i rischi connessi a questa limitazione?
Dott. Antonio
Bruno: È vero,
l'utilizzo di così poche specie presenta dei rischi. La causa principale di
questa concentrazione va ricercata nella Rivoluzione Verde, che ha focalizzato
la ricerca sul miglioramento genetico di poche colture di base, come grano,
riso, mais e patate. Questo ha sicuramente contribuito a ridurre la fame nel
mondo, ma ha anche portato a una drammatica riduzione della diversità agricola.
Questa limitazione del “portafoglio” di colture ci espone a rischi, sia in
termini di resilienza dei sistemi agricoli che di sostenibilità.
Intervistatore: Può fare un esempio di come la
mancanza di biodiversità possa rappresentare una minaccia?
Dott.
Antonio Bruno: Un esempio
lampante è quello della carestia irlandese della metà del XIX secolo. In
Irlanda si coltivava prevalentemente una sola varietà di patata, che veniva
moltiplicata vegetativamente. Quando la fitofthora, un fungo patogeno, attaccò
questa varietà, la produzione di patate crollò, causando una grave carestia che
portò alla morte di molte persone e una massiccia emigrazione verso gli Stati
Uniti. Questo evento mostra chiaramente quanto sia rischioso dipendere da una
sola specie o varietà.
Intervistatore: Lei ha menzionato il termine
"portafoglio", può spiegarci meglio cosa intende?
Dott.
Antonio Bruno: Mi piace
fare un paragone con il settore bancario. Così come un buon consulente
finanziario ci consiglia di diversificare i nostri investimenti per ridurre i
rischi, lo stesso principio vale per l'agricoltura. Diversificare le colture
che utilizziamo rende il sistema agricolo più resiliente e sostenibile. Se
investiamo in una maggiore varietà di specie, riduciamo la vulnerabilità delle
malattie, i cambiamenti climatici o altri eventi imprevisti.
Intervistatore: Qual è la situazione attuale in
termini di conservazione della biodiversità agricola, e quali sono le
prospettive future?
Dott.
Antonio Bruno: Da un lato,
vediamo una preoccupante tendenza verso l'uniformità agricola. Ad esempio,
l'Italia importa gran parte del suo fabbisogno di grano da paesi come Canada,
Ucraina e Australia, dove si coltivano poche varietà standardizzate. Le antiche
varietà italiane, come quelle selezionate da Strampelli negli anni '20, stanno
gradualmente scomparendo. Tuttavia, ci sono anche segnali positivi. Sempre più
persone stanno riscoprendo il valore dei prodotti tipici locali, che sono
strettamente legati alla biodiversità agricola e alle tradizioni culturali.
Questo interesse può contribuire alla conservazione di specie e varietà locali.
Intervistatore: La riscoperta dei prodotti tipici
locali può essere sufficiente per tutelare la biodiversità, o è necessario
ripensare anche il modello economico attuale?
Dott.
Antonio Bruno: È un tema
complesso. La riscoperta dei prodotti tipici è importante e aiuta a mantenere
viva la biodiversità locale, ma da sola non basta. L'agricoltura intensiva, che
utilizza poche varietà per via delle economie di scala, continuerà a essere
necessaria per soddisfare il fabbisogno alimentare globale. Tuttavia, credo che
possiamo promuovere anche un'agricoltura più sostenibile e diversificata,
soprattutto in aree che non possono beneficiare di un'agricoltura estensiva.
Questi due modelli, intensivo ed estensivo, non sono in contrapposizione, ma
possono coesistere. Dobbiamo trovare un equilibrio che soddisfi le esigenze
nutrizionali di base, ma che allo stesso tempo preservi la biodiversità e
promuova sistemi agricoli più sostenibili.
Intervistatore: Quali sono le priorità per il
futuro dell'agricoltura in termini di sostenibilità e biodiversità?
Dott.
Antonio Bruno: La priorità
è aumentare la biodiversità nei nostri sistemi agricoli. Dobbiamo valorizzare
le specie meno utilizzate, promuovere pratiche agricole sostenibili e favorire
la resilienza dei sistemi produttivi. Questo non riguarda solo la nutrizione,
ma anche la capacità di affrontare le sfide future, come i cambiamenti
climatici e la crescente domanda alimentare. Agricoltura e biodiversità devono
andare di pari passo per garantire un futuro più sostenibile.