lunedì 29 febbraio 2016

Xylella 29 febbraio 2016

Ecco perché “estirpare” non sconfigge la xylella

Ho scritto alla Dott.ssa De Matteis autrice dell'articolo sotto riportato quanto segue:
Gentilissima dott.ssa De Matteis, ai fini di una corretta informazione sarebbe bene precisare che sia le affermazioni del professori Xyloiannis e Ciccarone che quelle del prof. Belayev sono DELLE IPOTESI . La ringrazio per l’attenzione. A disposizione per ogni ulteriore chiarimento. 
Sempre per una corretta informazione nelle piante manca un sistema ed una memoria immunologica.

Antonio Bruno

A Nardò e a Martano doppio convegno con esperti mondiali di fitopatie che hanno indicato la via di uscita per salvare gli alberi di ulivo dal CoDiRO. Ampia la partecipazione dei volontari
No all’estirpazione degli ulivi per fermare la Xylella, ma bisognerebbe tornare piuttosto alle buone pratiche agricole e prendersi cura delle piante per contenere la diffusione del batterio. 

Questo è ciò che è emerso durante il convegno tenutosi a Nardò lo scorso 27 febbraio presso il Chiostro di Sant’Antonio e moderato da Emanuele Gabrieli Tommasi, organizzato dal Comune per parlare dell’inutilità dell’abbattimento degli ulivi. 
Il complesso del Co.Di.Ro, da quanto emerso durante i vari interventi, sarebbe infatti dovuto sostanzialmente ad un uso non controllato di prodotti chimici e all’abbandono di certe zone agricole, in particolare dove ci sono gli ulivi, vista la scarsa redditività degli ultimi anni dell’ulivo stesso. Questo crea uno squilibrio ambientale indebolendo le difese immunitario degli alberi e creando le condizioni per ospitare il batterio Xylella, che tuttavia può essere tranquillamente contenuto prendendosi cura delle piante fino ad arrivare a convivere con la pianta stessa. 

Con gli ospiti dell’incontro “ L’estirpazione degli olivi non ferma la Xylella”, il prof. Cristos Xiloyannis dell’Università di Basilicata, i prof. Claudio Ciccarone dell’Università di Foggia e il prof. Anatoly Belayev, responsabile della Cattedra della Protezione delle Piante dell’Università Agraria statale di Novosibirsk in Russia, fitopatologo e dottore delle Scienze Agrarie, sono state affrontate le pratiche di gestione sostenibile per contenere contrastare gli stress biotici e abiotici degli ulivi; si è trattato poi dell’eziologia di CoDiRo e delle ultime ricerche e dell’interazione dei batteri con la pianta di olivo e con l’agroecosistema: " Finora si è insistito solo in un’unica direzione, cioè cosa fare per eliminare la Xylella –dichiara Xiloyannos- mentre sarebbe giusto considerare invece l’intero ecosistema e trovare altre soluzioni. Dobbiamo relazionarci con l’ambiente: l’ulivo racconta la storia di questo territorio, la cultura sociale, ambientale e paesaggistica. Questo è un valore che deve essere riconosciuto all’olivo che non deve dunque essere paragonato alle altre agricolture e considerato solo dal punto di vista della produttività dell’olio. Bisogna poi pensare non solo alla produzione ma anche all’impatto ambientale, cioè produrre con meno risorse e non inquinando: invece, per produrre di più, è stato danneggiato l’ambiente e portato il carbone del suolo nell’atmosfera. Dobbiamo dunque ripristinare la fertilità dei suoli, utilizzare la luce e riutilizzare l’acqua reflua, perché ora è diminuita la capacità del terreno di assorbire l’acqua durante il periodo della pioggia, diventando sempre più arido. Non si tratta solo di Xylella dunque, il problema è da collegare ad altre azioni e cercare di formare tutti insieme una cultura diversa". Secondo il prof. russo Belayev, il problema della Xylella è da ricercare principalmente nei fattori di stress della pianta: " In Italia i fattori di stress principali per le piante sono la siccità, gli insetti vettori che nei periodi di siccità cercano acqua e nutrimento dalle piante indebolendole ancora di più e il nutrimento sbilanciato del terreno, carente di magnesio, zinco, zolfo e manganese e ricco invece di potassio che procura eccessiva salinità. Oltre a questo, si fa un uso eccessivo di diserbanti e prodotti chimici che fortificano i fitopatogeni aumentandone la resistenza ai prodotti chimici. Gli ulivi, già indeboliti durante la raccolta delle olive per il metodo invasivo utilizzato, abbassano dunque la resistenza non solo verso la Xylella fastidiosa ma anche verso le altre fitopatologie. Non si risolve dunque il problema lottando contro la Xylella, ma è indispensabile usare la prevenzione e rinforzare il sistema immunitario delle piante attraverso delle analisi, trattando la pianta con i batteri antagonisti nelle parti tagliate o morte dell’albero, che aiutano ad eliminare il batterio più velocemente, utilizzando l’estratto di palma africano o altri prodotti naturali , e cercando di aiutare le piante a rinforzarsi con l’uso di stimolatori naturali come il chitosano".  (Anna De Matteis)

Consorzio di Bonifica 29 febbraio 2016


domenica 28 febbraio 2016

CORSO INTENSIVO TEORICO PRATICO DI POTATURA E INNESTO DELL'OLIVO - 4 MARZO 2016 presso AGRICOLA NUOVA GENERAZIONE - MARTANO (LE) START ORE 8.30.

CORSO INTENSIVO TEORICO PRATICO DI POTATURA E INNESTO DELL'OLIVO - 4 MARZO 2016 presso AGRICOLA NUOVA GENERAZIONE - MARTANO (LE) START ORE 8.30.

Altre obiezioni, domande e osservazioni sulla ricerca degli scienziati dottori agronomi dell'Università di Foggia

Caterina Moretto: Paola, senza fare allarmismi, […….] . Nello studio per un mio modo di vedere le cose mancano dei parametri essenziali riconducibili alle analisi su clorofilla, conduttanza stomatica, stato dell'infezione al momento del prelievo, conduttanza idraulica, etc etc; le misurazioni fisiologiche delle piante devono riportare l'esatto periodo, l'esatta fase del giorno e della notte. Sono meticolosa purtroppo e non voglio giudicare assolutamente il lavoro dei ricercatori in questione ma a me questi dati servono, ad esempio.
Paola D'Ambrosio esattamente ...sulle tabelle mancano un pò di informazioni riguardo a quello che tu stessa menzioni

Caterina Moretto: Quello che voglio dire è che probabilmente i prelievi effettuati sono stati fatti quando la pianta, nonostante la Xylella ( che è stata accertata in tutte le prove anche in "campioni asintomatici" ) poteva in qualche modo rispondere bene. Ecco perchè ora ricercatori ritengono sia necessario farne altre

Scienziati dottori agronomi dell'Università di Foggia: la ricerca




Chi sta studiando il Paesaggio del Salento?


Oggi ascoltando a Copertino la relazione del Prof. Vittorio Marzi che ha sapientemente dissertato sul Paesaggio rurale che, come tutti intuiscono o sanno, è ARTIFICIALE, mi sono venute delle intuizioni e delle curiosità che vorrei partecipare a tutti quelli che mi leggono. Lo faccio perché proprio oggi Mario, mi ha rivelato che mi legge sempre facendomi un sacco di complimenti. Io sono vanitoso, si sa, quindi l’ho voluto subito accontentare.
Secondo la definizione del 1961 data da Emilio Sereni, importante storico dell’agricoltura del ‘900, il paesaggio rurale è «...quella forma che l’uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale…», e quindi si distingue dal paesaggio naturale proprio per l’intervento culturale che ne ha definito la trasformazione e la struttura. È dunque il paesaggio creato dai sistemi agricoli, forestali e pastorali.
Ai fini dell’olivicoltura che è attività produttiva agricola la ricerca agronomica in poco tempo sarà in grado di dare le risposte che gli imprenditori aspettano. Tali risposte potranno venire sia dalla sperimentazione degli scienziati agronomi dell’Università di Foggia, che tende a ottenere reddito da oliveto colpito da Codiro attraverso le normali pratiche agronomiche unitamente all’utilizzo di prodotti naturali, che dalle ricerche degli scienziati agronomi dell’Università degli Studi di Bari che tende a dimostrare la resistenza o tolleranza di alcuni cloni di olivo da moltiplicare al fine di ottenerne reddito.
Quindi la ricerca agronomica è già sulla buona strada per le risposte che il mondo imprenditoriale attende.
Secondo la mia opinione, oltre a questa ricerca è necessaria una ricerca che riguardi l’intero ECOSISTEMA SALENTO LECCESE per comprendere quali siano le ragioni che hanno determinato questo sintomo di malattia del Paesaggio rappresentato appunto dal disseccamento degli olivi.
Per evitare di cadere nell’illusione che, eliminato il sintomo, sia eliminata la malattia, è necessario che gli scienziati che si occupano di teoria dei sistemi e della complessità facciano la loro parte, esattamente come gli scienziati agronomi fanno la loro.
Sarei facile profeta nel sostenere che se tale ricerca non fosse messa in atto, risolto che sia il sintomo del disseccamento, certamente ne verrebbe fuori un altro che, a sua volta, sarà risolto dagli scienziati del settore, ma subito dopo è facilmente prevedibile l’insorgenza di qualche altra cosa.

Insomma c’è una ricerca specialistica di cui ho le informazioni e una ricerca ECOSISTEMICA di cui, ad oggi, non ho alcuna informazione. Gli specialisti la loro parte la stanno facendo, attendo di conoscere le iniziative di ricerca degli scienziati ecosistemici finalizzate a guarire il Paesaggio del Salento.

Xylella 28 febbraio 2016


A proposito di questo articolo Caterina Moretto su Facebook scrive:
Nell'articolo pubblicato oggi manca però un aspetto molto importante che gli olivocoltori, e non solo, devono considerare. La Minerva scrive: " Almeno nella zona infetta del Salento sarà possibile ipotizzare una convivenza tra l'olivo e il batterio, e tra il batterio e il territorio, in quanto la produttività delle piante di olivo non è stata compromessa dalla presenza dello stesso, anche grazie alle buone pratiche agricole." 
SBAGLIATO! Le buone pratiche agricole non fanno altro che rallentare un processo e la presunta produttività è dovuta alla parte sana della pianta. Prima cosa.
Seconda cosa, il batterio si muove sia verso l'alto sia verso il basso della pianta e la sua propagazione all'interno della stessa avviene sia in tempi brevi e in tempi più o meno lunghi ma comunque pericolosi per l'olivo. Considerate che il periodo di incubazione è già di per sé lungo ma questo dipende anche dalla specie della pianta. Terza cosa ma non meno importante è che il batterio aderisce e si moltiplica e l'olivo può convivere per un tempo che non possiamo prevedere ma sempre pianta malata è! L'olivo é una pianta maestosa ma con una BATTERIOSI di questo tipo ci può pure convivere ma prima o poi soccombe! Una pianta malata non può mantenere la stessa produttività di una pianta sana: è questo l'aspetto più importante da diffondere in giro tra gli olivocoltori.

Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207563453038171&set=a.1859386818153.102468.1645381958&type=3&theater

Io ho commentato:
Mi viene in mente anche una QUARTA obiezione. Il costo degli interventi agronomici e dei prodotti naturali è SOSTENIBILE ECONOMICAMENTE? Lo studio deve comunicare la stima dei costi e della produzione per valutare la convenienza economica della pratica agricola proposta per convivere con il batterio.

sabato 27 febbraio 2016

Tagliati 25,6 milioni all’agricoltura di Lecce e Provincia



L'allarme degli agronomi: tagliati 25 milioni e mezzo all'agricoltura di lecce e provincia. "Senza prestiti non c'è futuro".
27 febbraio 2016   Cronaca, Economia
LECCE-  Il credit crunch non allenta la morsa. In provincia di Lecce, infatti, continuano a diminuire i finanziamenti alle aziende agricole che subiscono gli effetti di una recessione dalla quale sembra sempre più difficile uscirne. Un circolo vizioso o, meglio, una spirale che si auto-alimenta con imprese a rischio fallimento. Sul fronte del credito, sono stati «tagliati» ben 25,6 milioni di euro alle società agricole della provincia di Lecce, pari ad un tasso negativo del 28 per cento, rispetto al primo trimestre 2012, quando i prestiti erogati raggiunsero l’ammontare più elevato di 91 milioni 861mila euro.

«Senza credito non c’è futuro per l’agricoltura», sostiene Rosario Centonze, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Lecce. Nel complesso, le nuove operazioni approvate dalle banche non sono sufficienti a «compensare» i prestiti in scadenza. Così, il risultato di questa diversa velocità provoca una costante erosione dello stock dei finanziamenti.

Il totale degli impieghi a favore dell’agricoltura salentina è sceso a 66 milioni 212mila euro, di cui 48 milioni 442mila per investimenti in costruzioni rurali (principalmente per ristrutturazioni ed ammodernamenti); 15 milioni 734mila euro per l’acquisto di macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e di produzione; 2 milioni 36mila euro per compare fabbricati rurali, in base ai dati elaborati dall’Osservatorio economico, diretto da Davide Stasi. «Queste elaborazioni – commenta Centonze – dimostrano che persistono ancora grosse difficoltà nell’accesso al credito, soprattutto da parte delle micro, piccole e medie imprese agricole. Tant’è che, nel Salento, la “fetta” più cospicua dei finanziamenti è concessa alle poche imprese con più di venti addetti, mentre meno di un terzo a quelle di minori dimensioni. Questo significa penalizzare gravemente il nostro tessuto imprenditoriale».

Il tasso di riferimento per il credito agrario si attesta al 2,23 per cento, tuttavia neppure la discesa dello spread italiano e il taglio al costo del denaro operato dalla Banca centrale europea (Bce) hanno garantito gli attesi benefici al comparto agricolo. Le aziende, infatti, continuano a pagare alti interessi pur di dar corso a nuove linee di credito che non sempre riescono ad ottenere.

Consorzio di Bonifica 27 febbraio 2016





venerdì 26 febbraio 2016

Francesco Paolo Fanizzi: Monitoraggio dei trattamenti di contenimento delle patologie del disseccamento rapido dell’ulivo con tecniche di metabolomica basate sulla risonanza magnetica nucleare (NMR) – Martano (Lecce) 26 febbraio 2016

Cos’è il metaboloma? È l'insieme dei metaboliti che si ritrovano in una cellula, derivano dai nutrienti che assumiamo con la dieta e che vengono trasformati del nostro corpo in metaboliti, molecole che alimentano il metabolismo cellulare, una serie di trasformazioni chimiche che avvengono all'interno della cellula stessa e che ne rendono possibile il funzionamento. In media, il metaboloma di una cellula umana contiene circa 3 mila specie diverse di metaboliti, con concentrazioni e caratteristiche differenti. Cos’è la metabolomica? Per metabolomica si intende l’analisi delle tracce lasciate dai metaboliti. In caso di mutazione cellulare causata da una malattia, grazie all’analisi delle “impronte digitali” lasciate dai processi cellulari dei metaboliti, il Laboratorio di Metabolomica identifica le caratteristiche uniche dei vari tipi di mutazione, ricostruendone i percorsi metabolici alterati, e ne comprende il differente comportamento in termini di sensibilità e di resistenza ai farmaci anti-tumorali. In particolare, la ricerca del Laboratorio di Metabolomica si focalizza sulle malattie metaboliche complesse come il tumore e quelle neurodegenerative come l’Alzheimer. Cos'è la Systems Biology? I sistemi biologici e gli organismi viventi sono estremamente complessi: una miriade di molecole, cellule, tessuti e organi collaborano per permettere a un essere umano di vivere. Ogni giorno, ingegneri e scienziati usano potenti calcolatori per produrre modelli, comprendere il funzionamento e pprogettare sistemi complessi, come automobili sportive o reti elettriche stabili. Nonostante il grado di complessità e le proprietà siano molto diverse, i “systems biologists” utilizzano tecniche di modellazioni simili che combinano i diversi “big data” biologici per creare modelli computazionali in grado di descrivere e predire il comportamento di un sistema biologico. Questo permette di capire sia come funziona un organismo, sia perché si guasta, e come correggere il problema. La Systems Biology si inserisce in questo contesto, e verrà sempre di più presa in considerazione in attività che includono la salute umana e le biotecnologie.






















Giovanni Melcarne: Report Seminario prof Cristos Xiloyannis Lecce 26 febbraio 2016

Giovanni Melcarne: Report Seminario prof Cristos Xiloyannis Lecce 26 febbraio 2016



Ebbene cosa abbiamo appreso oggi?
A) per il Prof. le buone pratiche e l'apporto di sostanza organica..... sono importanti, ma non c'è nessuna evidenza scientifica che dimostri l'efficacia contro il batterio e contro i disseccamenti.
B) il Prof. conferma che non ci sono evidenze scientifiche tali da poter traslare le esperienze della batteriosi del kiwi, su Xylella degli agrumi e/o su Xylella dell'olivo. Di fatto ciò che vale in termini di azioni di contenimento ecc... per uno di questi batteri, non è detto che valga per gli altri.
C) alla nostra disponibilità di collaborare, mettendogli a disposizione un'azienda incontaminata, in bio con quantità ottimali di sostanza organica ecc..., ma affetta da Xylella e in presenza di disseccamenti, ci ha risposto che sarebbe stato d'accordo solo nel momento in cui sarebbero stati stanziati dei fondi per la ricerca.
D) nel suo intervento ha sempre collegato Xylella ai disseccamenti.

Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1013876075343681&set=a.290923184305644.68659.100001638936154&type=3&theater

giovedì 25 febbraio 2016

Consorzio di Bonifica 26 febbraio 2016





E’ tornata a presentarsi la questione relativa al contributo richiesto da parte dei consorzi di bonifica regionali ai cittadini proprietari di immobili, con i solleciti di pagamento recapitati nei giorni scorsi.

Una vicenda controversa che rischia di aprire un contenzioso da parte di cittadini e comuni contro la Regione Puglia per quello che viene vissuto come un vero e proprio dazio e non un corrispettivo a fronte di servizi resi.

Innanzitutto si contesta l’invio di richieste di pagamento effettuate anche su terreni e immobili ricompresi nelle perimetrazioni dei centri urbani per i quali vige una disposizione della stessa Regione Puglia, per l’anno 2014, che li esonera espressamente.

Ma soprattutto nella comunità non viene accettata questa imposizione dal momento che scarse o addirittura assenti sono ormai le attività svolte dai consorzi a presidio dei territori.

Basti solo guardare la realtà dei tanti canali di bonifica presenti nei nostri comuni per accorgersi di una realtà caratterizzata ormai, in moltissimi casi, da abbandono e degrado.

Da rappresentanti istituzionali e da cittadini di questa terra, auspichiamo un urgente intervento legislativo perché si ponga rimedio ad una situazione che rischia veramente di degenerare, gravando quale ulteriore fardello sulle proprietà private che già tanto in questi anni sono state vessate.

Da parte nostra abbiamo voluto organizzare l'incontro pubblico di ieri presso il Castello per poter fornire tutti i chiarimenti necessari e decidere insieme ai cittadini le iniziative da attivare a tutela dei diritti. Nell’immediato il Comune fornirà, ancora una volta, al Consorzio di bonifica il perimetro del centro urbano individuato, all’interno del quale applicare l’esonero stabilito dalla Regione, e la disponibilità, presso l’Ufficio Tecnico comunale, di un modulo-istanza per chiedere lo sgravio nei suddetti casi di esonero.

Inoltre si sta valutando la possibilità di un’azione politica che porti la Regione a chiarire gli immobili che effettivamente, nei vari territori comunali, beneficiano in modo tangibile delle attività dei consorzi, e in tal caso indirizzare l’imposizione del contributo solo su questi; oppure pensare di coprire il costo che si registra nel bilancio regionale annualmente, a causa del mantenimento di questi enti, con una imposizione generalizzata su tutti i cittadini e non solo sui pochi malcapitati. Ma urgente si pone la questione di una riforma ormai improrogabile della materia. La Regione Puglia già da molti anni, e con le diverse giunte che si sono succedute, sostiene la necessità di una revisione del sistema dei consorzi che però fa ancora fatica ad arrivare mentre questi enti continuano ad assorbire importanti risorse finanziarie per rimanere in vita fini a se stessi.

Fonte Comune di Otranto
Fonte: Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=0_FOBUVEK8U

L'estirpazione degli olivi non ferma la xylella


mercoledì 24 febbraio 2016

UniBA partner del Consorzio Internazionale di Ricerca POnTE



24/02/2016/in PRESS REVIEW /
Article in original language.

 Progetto quadriennale finanziato dalla Commissione Europea

L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, rappresentata dal Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (DISSPA), il cui referente scientifico è il prof. Francesco Porcelli,è partner del Consorzio Internazionale di ricerca POnTE, impegnato nello sviluppo di un progetto quadriennale, finanziato dalla Commissione Europea con un budget di 6,85 milioni di euro, nell’ambito del programma Horizon 2020.

POnTE, questo il nome del progetto, acronimo di Pest Organisms Threatening Europe, focalizzerà le sue attività sullo studio di alcuni agenti fitopatogeni, di recente riconosciuti tra le minacce più rilevanti per gli ecosistemi agrari e forestali europei. I batteri Xylella fastidiosa e Candidatus Liberibacter Solanacearum, insieme con i loro vettori di trasmissione ed i funghi Hymenoscyphus fraxineus e Phytophtora spp., saranno oggetto di caratterizzazione genetica ed epidemiologica, al fine di individuare strategie efficaci e sostenibili di controllo e contenimento, che ne fermino la temibile avanzata sul suolo europeo.

Il progetto coordinato dal Dr. Donato Boscia, Responsabile dell’IPSP UOS Bari, si avvale della partecipazione di 25 partner tra Istituti di Ricerca e piccole e medie imprese di settore, coinvolgendo 13 diversi Stati, europei ed extra-europei.

Published on Feb 4, 2016 by UNIBA.it

http://www.ponteproject.eu/press-review/uniba-partner-del-consorzio-internazionale-di-ricerca-ponte/

Il Mondo degli Ostelli