domenica 13 luglio 2025

“La PAC va abolita: impariamo da chi ha rinunciato ai sussidi”

 


“La PAC va abolita: impariamo da chi ha rinunciato ai sussidi”
di Antonio Bruno


È tempo di dirlo chiaramente: la Politica Agricola Comune, la PAC, così come la conosciamo, non funziona più. Anzi, è diventata un peso, un sistema che incentiva la rendita e scoraggia il vero sviluppo. I continui tagli ai fondi, la confusione di un fondo unico che mescola risorse agricole con altre destinazioni, e la burocrazia soffocante, stanno strangolando il cuore pulsante dell’agricoltura europea, quella italiana in particolare.

L’Italia non può più permettersi di vedere la propria agricoltura schiacciata da questa politica. Ed è per questo che occorre fare una scelta radicale: abolire la PAC e voltare pagina, guardando a chi ha avuto il coraggio di tagliare tutti i sussidi e costruire un’agricoltura basata su produttività, innovazione e mercato.

Prendiamo ad esempio la Nuova Zelanda. Negli anni ’80 ha deciso di cancellare ogni tipo di sostegno pubblico all’agricoltura. Nessuna elargizione, nessuna rendita. Il risultato? Un settore agricolo competitivo a livello globale, sostenuto da imprenditori veri, che si sono rimboccati le maniche, investendo in tecnologia, efficienza e qualità. È stata una rivoluzione che ha pagato, perché ha fatto emergere il merito e l’intraprendenza, e ha liberato risorse pubbliche per altri investimenti.

Ecco cosa serve anche a noi: uscire dall’assistenzialismo, abolire un sistema che ha generato dipendenza e disuguaglianze tra Stati membri, e puntare su un’agricoltura vera, fatta di aziende che competono, innovano e rispettano l’ambiente.

Ma attenzione: abolire la PAC non significa abbandonare chi coltiva terre marginali, quei territori difficili, lontani dai grandi mercati, che non possono competere sul prezzo o sulla quantità. Quella agricoltura, che produce servizi ecosistemici fondamentali — tutela del paesaggio, biodiversità, prevenzione del dissesto idrogeologico — deve essere salvaguardata.

Per questo, le risorse oggi disperse nella PAC devono essere destinate a Enti pubblici specializzati nella gestione diretta di queste aree marginali. Non più sussidi a pioggia, ma un impegno chiaro e trasparente da parte dello Stato e delle istituzioni locali per garantire la cura e la valorizzazione di quei territori, per il bene di tutta la collettività.

È un modello più giusto e funzionale: lasciare che il mercato regoli l’agricoltura competitiva, premiando merito e innovazione, e nel contempo affidare allo Stato e ai suoi enti la gestione di quel pezzo di agricoltura che ha un valore pubblico, ma non può reggere da sola sul mercato.

È tempo di prendere esempio da chi ha avuto il coraggio di osare, di abbandonare la rendita e puntare sul lavoro, sull’innovazione, sulla vera competitività. E di fare una scelta chiara e coraggiosa anche per quei territori che rappresentano il cuore nascosto del nostro Paese.

La PAC va abolita. E con essa, la falsa sicurezza dei sussidi generalizzati. Solo così potremo dare agli agricoltori la dignità e le opportunità che meritano, e alla collettività la cura del territorio che nessuno può delegare.


Il confronto tra le richieste delle associazioni agricole italiane (come riportato nel testo) e casi di studio internazionali è molto interessante, soprattutto in relazione a un tema chiave che hai colto: la PAC è percepita sempre più come una rendita e non come un reale strumento di sviluppo sostenibile del settore agricolo.

Ti propongo un’analisi comparata con alcuni casi studio mondiali dove l’agricoltura è sostenuta con modelli diversi, non fondati sulla logica della rendita passiva, ma su:

  • sviluppo attivo dell’impresa agricola,

  • tecnologia,

  • valorizzazione della produzione interna,

  • accesso equo al mercato,

  • e sostegni condizionati a risultati.


Confronto: richieste italiane vs. modelli internazionali

Richieste italiane (CIA, Coldiretti, Confagricoltura)

Casi studio internazionali

Confronto & Lezioni

Stop al taglio fondi PAC

Nuova Zelanda: Eliminazione dei sussidi negli anni '80 e passaggio a un’agricoltura competitiva e indipendente dai sussidi statali.

✔️ Abolire le rendite non ha distrutto il settore, ma ha reso le aziende più produttive e orientate all'export.
Ma ha anche causato un iniziale collasso per chi non era preparato.

No al fondo unico PAC-coesione (risorse agricole vincolate)

Brasile: Politiche di credito agricolo mirate (PRONAF) per i piccoli produttori, con fondi vincolati a pratiche sostenibili e sviluppo locale.

✔️ Le risorse sono condizionate a risultati: sostenibilità, accesso a mercati, innovazione.
Serve una forte governance pubblica per evitare uso clientelare.

Semplificazione PAC e meno burocrazia

Paesi Bassi: Sostegno mirato a innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, con valutazioni su base di performance aziendale.

✔️ In Olanda la logica è premiare l’efficienza e l’innovazione, non erogare sussidi a pioggia.
✔️ Sistemi digitali semplificano la burocrazia.

Stop alla concorrenza sleale e all’importazione massiccia

Cina: Modello “dual circulation” per garantire approvvigionamento interno, proteggere il mercato agricolo da importazioni destabilizzanti e sostenere le filiere locali.

✔️ Forte protezionismo temporaneo per alcune filiere strategiche.
✔️ Investimenti in cooperative e logistica.
Ma attenzione a non chiudersi troppo: rischio inefficienze.

Valorizzazione del ruolo sociale dell’agricoltura

Francia: Modello multifunzionale dove l’agricoltura è vista anche come presidio del territorio, cultura, biodiversità.

✔️ La Francia ha ottenuto dalla PAC finanziamenti specifici per le aree rurali come servizi ecosistemici.
✔️ PAC più legata a obiettivi sociali e ambientali.


Sintesi delle migliori pratiche internazionali

  1. Nuova ZelandaFine dei sussidi, competitività, filiere export
    Le aziende agricole sono diventate più dinamiche e orientate al mercato.
    Ma la transizione è stata dolorosa per molte imprese.

  2. BrasileCredito agricolo mirato e condizionato
    Accesso al credito solo per chi dimostra buone pratiche agricole e impatto sul territorio.

    Rischio alto se manca trasparenza.

  3. Paesi BassiInnovazione, agricoltura di precisione, premi per risultati
    L’agricoltura è sostenuta con investimenti per trasformazione tecnologica.
    Modello costoso e non replicabile ovunque senza capitale iniziale.

  4. FranciaAgricoltura multifunzionale come bene comune
    Forte ruolo pubblico nella difesa di agricoltura rurale, biologica, territoriale.
    Serve equilibrio tra tradizione e innovazione.

  5. CinaProtezione interna, sviluppo di cooperative e logistica
    ? Ha ridotto la dipendenza da importazioni agricole destabilizzanti.
    ❗Ma il rischio di distorsione del mercato interno resta alto.


Conclusione

La PAC oggi, criticata per il suo effetto-rendita, potrebbe trarre vantaggio da una riforma strutturale ispirata ai seguenti principi:

  1. Vincolare i fondi a risultati verificabili (es. sostenibilità reale, produttività, occupazione).

  2. Premiare chi innova e aggrega (cooperative, reti di impresa).

  3. Limitare le rendite passive che non stimolano lo sviluppo.

  4. Proteggere temporaneamente i mercati interni per rafforzare le filiere locali.

  5. Snellire la burocrazia usando digitalizzazione e monitoraggio automatizzato (come nei Paesi Bassi).


mercoledì 9 luglio 2025

La Ricerca sugli Olivi e la Battaglia Contro un Batterio Pericoloso

 


La Ricerca sugli Olivi e la Battaglia Contro un Batterio Pericoloso

Introduzione

Oggi parleremo di una ricerca molto interessante che riguarda gli olivi e un batterio chiamato Xylella fastidiosa. Questo batterio è un grande problema per gli oliveti, specialmente nel Salento e la Puglia. Scopriremo come i ricercatori stanno cercando di trovare nuove varietà di olivi che possano resistere a questo batterio e proteggere le piante.

Cos'è la Xylella fastidiosa?

La Xylella fastidiosa è un batterio che può causare malattie nelle piante, in particolare negli olivi. Negli ultimi anni, ha colpito molti oliveti in Puglia, minacciando la produzione di olio d'oliva, un prodotto molto importante per la cucina italiana e per l'economia della regione.

La Ricerca

Un gruppo di scienziati guidato dalla dottoressa Antonia Carlucci ha deciso di affrontare questo problema. Hanno studiato 608 nuovi genotipi di olivi, che sono come nuove varietà di olivi, per vedere se alcune di queste piante possano resistere al batterio.

Dove e Come Hanno Lavorato

Nel 2016, i ricercatori hanno piantato questi nuovi olivi in un'area di Puglia dove il batterio era già presente. Non hanno usato pesticidi o fertilizzanti chimici, ma solo un po' di potatura per mantenere le piante in salute.

I Risultati

Dopo quasi otto anni, i ricercatori hanno scoperto che 522 piante erano sopravvissute. Hanno utilizzato un metodo speciale chiamato RT-PCR per controllare se le piante erano infettate dal batterio. Questo metodo permette di vedere se il batterio è presente nel DNA delle piante.

Ecco cosa hanno trovato:

  • Alcune piante erano positive (cioè infette dal batterio).

  • Altre erano negative (cioè sane).

  • Alcune non erano state definite (non si sapeva se erano infette o meno).

Cosa Hanno Scoperto

Dopo vari test, gli scienziati hanno scoperto che 38 nuovi genotipi di olivi sembravano essere resistenti alla Xylella. Di questi, 26 erano considerati altamente resistenti. Questo è un grande passo avanti! Se questi nuovi olivi possono resistere al batterio, potrebbero aiutare a proteggere gli oliveti in Puglia e altrove.

Conclusioni

La ricerca di Carlucci e del suo team offre speranza per il futuro degli oliveti. Grazie a questi nuovi genotipi di olivi, gli agricoltori potrebbero avere la possibilità di coltivare piante più forti e sane, riducendo il rischio di malattie.

Inoltre, i ricercatori continueranno a studiare il DNA delle piante sane per capire quali geni le rendono resistenti. Questo potrebbe aiutarci a trovare altre piante resistenti in futuro!

Perché È Importante

Questa ricerca non è solo importante per gli oliveti in Puglia, ma anche per tutti noi! L'olio d'oliva è un ingrediente fondamentale nella nostra cucina e conoscere modi per proteggere le piante significa che possiamo continuare a gustare i nostri piatti preferiti.

Ricorda!

La scienza è un'avventura continua. Ogni scoperta ci porta più vicino a risolvere i problemi che affrontiamo nel mondo. Chissà, magari un giorno anche tu potresti diventare un ricercatore e contribuire a cambiare il mondo!

Spero che questa storia ti sia piaciuta e che tu abbia imparato qualcosa di nuovo sugli olivi e la scienza!


martedì 1 luglio 2025

"Acqua depurata, oro blu sprecato: la Puglia è pronta, ma mancano le reti"

 


"Acqua depurata, oro blu sprecato: la Puglia è pronta, ma mancano le reti"

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

Sempre su sollecitazione di Giovanni Seclì uno dei responsabili del Forum Ambiente e Salute ho provveduto anche a analizzare il testo in risposta al documento del Forum Ambiente e Salute pubblicato dalla stampa locale. L’analisi del testo fornito ha richiesto un confronto con la letteratura scientifica, i dati normativi e i casi di studio nazionali e internazionali sul riuso delle acque reflue depurate, in particolare per uso irriguo.


Analisi critica e confronto con la letteratura scientifica

Aspetti scientificamente fondati

  1. Riuso delle acque reflue come strategia di resilienza idrica
    • La letteratura conferma che il riuso delle acque reflue trattate è una delle principali strategie per far fronte alla scarsità idrica, specialmente in aree con stress idrico cronico, come la Puglia.
    • Fonte: FAO (2020), “Water Reuse in Agriculture: Good Practices and Safe Options”
    • L’UE, con la Regolamentazione (UE) 2020/741, incoraggia il riuso delle acque reflue urbane trattate per l’irrigazione agricola, purché soddisfi requisiti microbiologici e chimici rigorosi.
  2. Ostacoli infrastrutturali: carenza di reti e collegamenti
    • È un fatto noto che in Italia il principale ostacolo all’adozione diffusa del riuso irriguo non è solo tecnico ma infrastrutturale: spesso mancano le reti secondarie per la distribuzione dell’acqua affinata.
    • Fonte: ISPRA, “Rapporto Reuse 2022”
    • AQP correttamente evidenzia che la realizzazione di queste infrastrutture non rientra nelle sue competenze, bensì in quelle dei Consorzi di Bonifica o di altri enti locali.
  3. Urbanizzazione costiera e mismatch territoriale
    • L’affermazione secondo cui molti depuratori si trovano in aree costiere a bassa domanda agricola è coerente con quanto rilevato in altri studi, che parlano di asimmetria geografica tra produzione e domanda di acque riutilizzabili.
    • Fonte: ARERA – Quadro Conoscitivo Servizi Idrici 2023
  4. Ruolo delle condotte sottomarine
    • Le condotte sottomarine sono ancora necessarie per il rilascio sicuro delle acque trattate in mare quando non ci sono alternative valide. Esse sono previste nel Piano di Tutela delle Acque (PTA) delle Regioni per la protezione ambientale.
    • Fonte: Regione Puglia – Piano di Tutela delle Acque 2022

Imprecisioni e incongruenze rilevate

  1. "Solo 5 depuratori su 185 permettono il recupero delle acque"
    • Questa affermazione del Forum Ambiente e Salute non è accurata alla luce delle informazioni fornite da AQP e dalla Regione: 7 impianti sono operativi, 45 già configurati e 76 previsti entro il 2028.
    • Tuttavia, la confusione nasce dal termine "operativi", che spesso viene distinto da "abilitati al riuso". Sarebbe più corretto distinguere tra impianti tecnicamente pronti e impianti funzionalmente operativi (cioè con rete connessa e utilizzatori attivi).
  2. "Solo un milione su dieci è stato effettivamente utilizzato"
    • Questo dato mostra una scarsa domanda da parte del comparto agricolo o inefficienze sistemiche (mancata consapevolezza, costi, diffidenza). Tuttavia, manca una riflessione critica su perché ciò accade: il testo non affronta le barriere normative e culturali, che invece la letteratura identifica come centrali.
    • Fonte: OECD (2018), “Water Reuse: Potential for Expanding the Nation's Water Supply”
  3. Ruolo di ARERA
    • AQP afferma che ARERA impedisce di realizzare i collegamenti. Tuttavia, ARERA regola le tariffe e definisce i criteri per gli investimenti ammortizzabili, ma non vieta la realizzazione di opere. È più corretto dire che non sono incentivati o coperti tariffariamente, il che scoraggia AQP.
    • Fonte: ARERA Delibera 580/2019/R/IDR
  4. "La Puglia ha il mare più pulito d’Italia"
    • Questa affermazione è comunicativa, ma va contestualizzata. I dati del Ministero della Salute e dell’SNPA confermano che la Puglia ha una percentuale altissima di acque balneabili classificate come "eccellenti" (99,7%), ma ciò dipende da diversi fattori, non solo dalla qualità dei depuratori o dall’uso delle condotte sottomarine.
    • Fonte: Sistema Nazionale Protezione Ambiente – Report Acque di Balneazione 2024

Casi di studio internazionali

  1. Israele
    • È leader mondiale nel riuso delle acque reflue, con oltre l’85% riutilizzato per uso agricolo. Il sistema è basato su un’efficace integrazione tra depurazione, rete irrigua e cooperazione tra enti.
    • Fonte: OECD (2020), Water Governance in Israel
  2. California (USA)
    • In aree come Orange County, il riuso avanzato include infiltrazione artificiale e ricarica delle falde con acque trattate (non solo uso irriguo). La comunicazione trasparente e la fiducia pubblica sono state decisive.
    • Fonte: National Water Research Institute (2020)
  3. Spagna (Regione di Murcia)
    • La Murcia utilizza oltre il 60% delle acque reflue trattate in agricoltura grazie a un sistema integrato pubblico-privato e al forte supporto normativo locale.
    • Fonte: European Commission – Water Reuse Case Studies (2021)

Aspetti virtuosi e buone pratiche in Puglia

  • Programmi di riqualificazione di aree verdi urbane con acque reflue (es. Parco Costa Sud a Bari).
  • Uso di cave dismesse come bacini di accumulo (buona pratica già sperimentata in Veneto e Emilia-Romagna).
  • La trasparenza comunicativa di AQP e la strategia pluriennale di adeguamento impiantistico sono in linea con le indicazioni europee.

Bibliografia

  1. ARERA (2023). Relazione annuale sul servizio idrico integrato
  2. ISPRA (2022). Reuse: Il riutilizzo delle acque reflue in Italia
  3. Regione Puglia (2022). Piano di Tutela delle Acque
  4. OECD (2018). Water Reuse: Potential for Expanding the Nation's Water Supply
  5. FAO (2020). Water Reuse in Agriculture: Good Practices and Safe Options
  6. European Commission (2021). Water Reuse in the EU: Case Studies and Lessons Learned
  7. SNPA (2024). Rapporto Acque di Balneazione
  8. National Water Research Institute (2020). Water Reuse in California
  9. OECD (2020). Water Governance in Israel
  10. Regolamento (UE) 2020/741 del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativo ai requisiti minimi per il riutilizzo delle acque

Conclusioni

L’analisi del testo sul riuso delle acque reflue in Puglia, alla luce della letteratura scientifica e delle normative italiane ed europee, porta a evidenziare alcuni punti chiave:

  1. Il riuso delle acque reflue trattate rappresenta una strategia fondamentale e scientificamente riconosciuta per migliorare la resilienza idrica in regioni come la Puglia, soggette a cronica scarsità idrica e pressioni legate al cambiamento climatico.
  2. Acquedotto Pugliese (AQP) ha effettivamente intrapreso da anni un percorso virtuoso per l’adeguamento degli impianti di depurazione al fine di rendere disponibile acqua affinata per uso irriguo, con risultati tangibili e coerenti con le direttive europee.
  3. Tuttavia, permangono criticità sistemiche, in particolare:
    • il mancato completamento delle infrastrutture di collegamento (reti irrigue e raccordi con gli impianti),
    • la scarsa domanda agricola in aree costiere,
    • l’assenza di una governance integrata tra gli attori coinvolti (AQP, Consorzi di Bonifica, Regione, ARERA),
    • barriere normative e regolatorie che scoraggiano gli investimenti diretti nelle infrastrutture di distribuzione da parte del gestore idrico.
  4. Alcune affermazioni pubbliche, come quelle del Forum “Ambiente e Salute” di Lecce, risultano parziali o imprecise e non tengono conto dei reali vincoli istituzionali e tecnici, mentre altre dichiarazioni di AQP rischiano un eccesso di autocelebrazione che non approfondisce le cause della scarsa effettiva fruizione dell’acqua affinata.
  5. I casi di studio internazionali dimostrano che l’elemento determinante per il successo del riuso è una coordinazione efficace tra enti, una forte pianificazione territoriale, incentivi economici mirati e fiducia degli utenti finali.
  6. Serve dunque un "cambio di rotta" reale e condiviso: non solo tecnico, ma anche politico, economico e culturale, affinché le infrastrutture già esistenti e quelle in progetto possano esprimere tutto il loro potenziale a beneficio dell’agricoltura, dell’ambiente e della società.

La Puglia ha gettato le basi per diventare un modello nazionale di riuso idrico, ma per completare questa transizione è necessario superare frammentazioni istituzionali, migliorare la programmazione integrata e aumentare la domanda consapevole da parte degli utilizzatori finali. Solo in questo modo l'acqua affinata potrà davvero diventare una risorsa centrale nell’economia circolare regionale.

 

CRISI IDRICA E GESTIONE DEI REFLUI DEPURATI IN PUGLIA - Analisi critica e confronto con la letteratura scientifica del documento del Forum Ambiente e Salute

 


CRISI IDRICA E GESTIONE DEI REFLUI DEPURATI IN PUGLIA - Analisi critica e confronto con la letteratura scientifica del documento del Forum Ambiente e Salute

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

 

Ieri sera mi ha chiamato Giovanni Seclì uno dei responsabili del Forum Ambiente e Salute per chiedere la mia opinione sul documento pubblicato sulla stampa locale. Ho provveduto ad effettuare l’analisi dello scritto pubblicato, che riguarda la crisi idrica in Puglia e la gestione dei reflui depurati. Di seguito ho messo in luce punti critici e punti validati dalla letteratura scientifica nazionale e internazionale, accompagnati da esempi di buone pratiche nel mondo.


Punti coerenti con la letteratura scientifica e con i dati ufficiali

1. Grave crisi idrica e rischio desertificazione in Puglia

  • Conferma scientifica: La Puglia è effettivamente una delle regioni italiane più esposte alla scarsità idrica, in parte per ragioni climatiche e geologiche (assenza di grandi corsi d’acqua e piovosità irregolare), in parte per l’alta pressione antropica su risorse limitate.
  • Fonti:
    • ISPRA (Rapporti annuali su siccità e risorse idriche)
    • CNR-IRSA (Crisi idrica e gestione sostenibile in Puglia, 2022)
    • SNPA, Rapporto “Siccità in Italia 2023”: segnala Puglia e Sicilia come aree in sofferenza idrica cronica.

2. Scarso riutilizzo delle acque reflue trattate

  • Conferma scientifica: I dati dell’ISTAT e dell’ARPA Puglia confermano che solo una minima parte delle acque reflue depurate viene riutilizzata in agricoltura o per usi civili. La quota di riutilizzo è intorno allo 0,2% delle acque trattate, a fronte di una media UE superiore al 2%.
  • Fonte: ISTAT, “Utilizzo delle risorse idriche in agricoltura”, 2023; ARPA Puglia, Rapporto ambientale 2022.

3. Necessità di bacini di stoccaggio e impianti di affinamento

  • Conferma scientifica: Il riuso delle acque reflue richiede sistemi di affinamento terziario e infrastrutture per lo stoccaggio (es. bacini, cave dismesse) per renderlo tecnicamente e sanitariamente sicuro.
  • Normativa di riferimento: Regolamento UE 741/2020 (uso sicuro delle acque reflue depurate), D. Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale).
  • Esempi virtuosi in Italia:
    • Emilia-Romagna (impianto di Cesena) e Toscana (impianti in Valdichiana) hanno sistemi avanzati di riuso a fini agricoli.
    • Progetto “Rewater” del CNR, che propone proprio il riuso con bacini in cave dismesse.

Imprecisioni, forzature e incongruenze

1. Numero e funzione dei depuratori

  • Dichiarazione: “Solo 5 su 185 depuratori permettono il recupero delle acque”.
  • Criticità: I dati ufficiali non confermano esattamente questa cifra. Alcuni impianti sono già predisposti per il riutilizzo, ma non attivi per mancanza di infrastrutture di distribuzione, oppure sono in fase di adeguamento.
  • Fonte: Piano Regionale di Tutela delle Acque – Regione Puglia (agg. 2023): circa 20 impianti con potenzialità di riutilizzo, se completate le opere accessorie.

2. Toni allarmistici e giudizi non tecnici

  • Frasi come “schizofrenico”, “detestabile”, “paradosso” non aiutano a mantenere un tono costruttivo e si discostano dal linguaggio tecnico-scientifico.
  • L’uso del termine “scandalo” può attirare l’attenzione mediatica, ma non rispetta i criteri di neutralità e oggettività richiesti nel dibattito scientifico.

3. Condotte sottomarine come “spreco”

  • Imprecisione tecnica: Le condotte a mare non sono necessariamente sprechi, ma misure di sicurezza ambientale in assenza di sistemi alternativi di riutilizzo o in caso di eccesso di reflui in periodi non irrigui. In molti casi, sono richieste da normative europee per evitare danni ambientali in prossimità delle coste.
  • Fonte: Regolamento 91/271/CEE e aggiornamenti ARPA, Piano Coste della Regione Puglia.

Casi studio internazionali

Spagna (Regione di Murcia)

  • Circa il 98% delle acque reflue urbane viene trattato e oltre il 75% riutilizzato, in larga parte in agricoltura.
  • Sistema avanzato di bacini, reti separate per acqua di riuso e piani di sicurezza.
  • Fonte: European Commission, “Water reuse in agriculture” report, 2021.

Israele

  • Campione mondiale nel riutilizzo delle acque reflue: oltre l’85% delle acque reflue urbane viene riutilizzato, in gran parte per l’irrigazione di colture non alimentari.
  • Uso estensivo di impianti di affinamento (Shafdan Project) e microfiltrazione.
  • Fonte: OECD Environmental Performance Reviews: Israel 2023.

California (Orange County, USA)

  • Sistema Groundwater Replenishment System: acqua trattata avanzata usata per ripristinare la falda acquifera.
  • Fonte: WateReuse Association (2022).

Bibliografia

  • ARPA Puglia, Rapporto Stato dell’Ambiente, 2022.
  • CNR-IRSA, Gestione sostenibile delle risorse idriche in Puglia, 2022.
  • ISPRA, Siccità in Italia: indicatori e impatti, 2023.
  • ISTAT, Utilizzo delle risorse idriche in agricoltura, 2023.
  • Regione Puglia, Piano di Tutela delle Acque (agg. 2023).
  • European Commission, Regulation (EU) 2020/741 on water reuse.
  • OECD, Environmental Performance Review: Israel, 2023.
  • WateReuse Association, Water Reuse in the United States, 2022.

Conclusione

Il documento del Forum “Ambiente e Salute” solleva questioni reali e urgenti, come la siccità cronica e l’inadeguatezza del riutilizzo delle acque reflue in Puglia. Tuttavia, l’efficacia del messaggio è indebolita da imprecisioni tecniche, dati parziali e un tono polemico non supportato da solide evidenze. Per migliorare la resilienza idrica del territorio, è necessario:

  • Potenziare gli impianti di affinamento.
  • Realizzare reti di distribuzione e bacini di accumulo.
  • Incentivare il riuso agricolo e industriale in linea con le buone pratiche europee.

 

domenica 29 giugno 2025

“Quel Salento che non si arrende alla plastificazione del paesaggio”

 


“Quel Salento che non si arrende alla plastificazione del paesaggio”


Io al Salento ci sono sempre stato affezionato. Sarà il mare che sembra disegnato da un pittore romantico, saranno i muretti a secco che raccontano storie antiche, oppure quelle masserie che, anche se cadenti, hanno più dignità di mille grattacieli in vetro. È un Sud che profuma di ulivo e di memoria. Ora però leggo che vogliono metterci sopra — proprio lì — un “mega parco agrivoltaico” da 70.122 pannelli. Settantamila. Fermi tutti.

Non sono contro il progresso, ci mancherebbe. Ho sempre detto che se una cosa serve, va fatta. Ma la domanda vera è: serve davvero così, serve davvero lì, serve davvero adesso?


L’illusione del “verde che conviene”

Ci raccontano che porterà un milione di euro l’anno, che i Comuni incasseranno l’IMU come se piovesse e che si coltiverà pure foraggio e miele sotto ai pannelli. È la nuova narrazione del "fotovoltaico buono": produce energia, si fa amico dell'agricoltura e regala pure le api.

Però poi leggi le carte. E scopri che la Regione Puglia, che il paesaggio lo conosce, dice che manca una valutazione seria dell’impatto cumulativo. Che si mette a rischio la biodiversità. Che non è chiaro se davvero si potrà coltivare sotto quei pannelli. E che tutto questo potrebbe semplicemente diventare un altro pezzo di campagna trasformato in zona industriale, con la scusa dell’energia verde.


Il paesaggio non è carta da imballaggio

Mi fa impressione — lo dico davvero — pensare che nel nome della sostenibilità ambientale stiamo finendo per imballare il paesaggio, come se fosse un pacco da spedire. Solo che il paesaggio non è roba nostra. È dei nostri figli. È dei turisti che tornano qui perché vogliono vedere ulivi, non silicio. È dei contadini che sanno cosa vuol dire vedere sorgere il sole dietro a una vigna, non dietro a una griglia di metallo.


Le soluzioni ci sono, se si vuole ascoltare

Certo, si può fare un agrivoltaico diverso. Con barriere verdi, con pannelli alti almeno due metri e mezzo per farci passare i trattori. Si possono colorare i pannelli di terracotta, come nei progetti toscani. Si può evitare l'effetto “muro nero” davanti alle masserie. Ma queste cose vanno progettate insieme al territorio, non imposte da una S.r.l. con un rendering da brochure.

Bisogna partire da un principio: la bellezza è un valore economico e civile. E una distesa di pannelli in un mosaico agricolo secolare non è un passo avanti: è un passo falso.


Una domanda per chi governa

Quindi mi rivolgo, come spesso faccio, a chi governa, locale o nazionale: volete davvero lasciare che il Salento diventi un parco energetico decorato con un po’ di verde di facciata? Oppure potete fermarvi un attimo, ascoltare la terra, e trovare un modo per far convivere sole, agricoltura e paesaggio?

La vera modernità è nel rispetto. Non nel silicio.

di Antonio Bruno
Salento, oggi, con un occhio affettuoso e critico come sempre

 

 

Analisi critica

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce


1. Accuratezza e chiarezza delle informazioni

Il testo presenta informazioni generali sul progetto agrivoltaico "89_90_Lecce", ma mostra imprecisioni tecniche, omissioni e terminologia imprecisa, che rischiano di creare un quadro fuorviante per il lettore.

🔴 Errori e ambiguità:

  • "Mega parco agrivoltaico": Il termine "mega" non è un’espressione tecnica e può risultare emotivamente connotata. Sarebbe preferibile indicare la classe dimensionale dell’impianto secondo la normativa (es. >10 MW = impianto di grande taglia).
  • "1 milione di euro l’anno per il territorio": Si citano benefici economici stimati, ma manca un’analisi del moltiplicatore economico locale, spesso fondamentale nei report di impatto socioeconomico (IEEFA, IEA 2022). Inoltre, i valori riportati sembrano sommativi e non ben disaggregati per tipologia e beneficiari.
  • "colture di pregio" e "produzioni di pregio": Il concetto è vago se non supportato da indicazioni sulle colture effettivamente esistenti, rese, mercati, e valore aggiunto lordo agricolo del territorio.

2. Inquadramento tecnico-normativo e confronto con standard internazionali

⚠️ Conformità alle Linee Guida Nazionali e Internazionali:

  • Il testo riporta che l’impianto non rispetta pienamente le Linee Guida Nazionali in materia di Agrivoltaico (CREA, 2022; DM MASE 22/2023). Questo è un punto critico. In particolare:
    • Le Linee Guida MASE (2023) stabiliscono che gli impianti agrivoltaici devono garantire:
      • Continuità e produttività agricola (non solo dichiarazioni progettuali).
      • Compatibilità paesaggistica.
      • Monitoraggio dei parametri agricoli e ambientali.
      • Coinvolgimento dei soggetti agricoli.
    • Il progetto, per come descritto, sembra non includere una valutazione dell’impatto cumulativo, punto cruciale secondo l’Environmental Impact Assessment (EIA) Directive 2011/92/EU (come modificata dalla 2014/52/EU), che richiede espressamente l’analisi degli effetti sinergici con altre infrastrutture esistenti o in programma.

3. Criticità nella progettazione ambientale e paesaggistica

  • Assenza di VIA cumulativa: Questo è uno dei punti più gravi. La normativa europea e nazionale richiede una valutazione che consideri l’effetto combinato di più impianti su paesaggio, biodiversità, rumore e patrimonio culturale.
  • Paesaggio e mosaico agricolo: L’area del Salento è soggetta a vincoli paesaggistici, e la trasformazione del paesaggio agricolo tradizionale in spazi industriali (anche se “verdi”) richiede una valutazione molto stringente (European Landscape Convention, 2000).
  • Rumore e biodiversità: L’impatto acustico e sulla fauna (soprattutto impollinatori e avifauna) è un tema spesso sottovalutato ma cruciale. Casi studio in Germania e Olanda hanno mostrato che impianti agrivoltaici mal progettati possono disturbare ecosistemi già fragili.

4. Confronto con casi di studio internazionali

Esempi virtuosi:

  • Germania – “Agri-PV-Bavaria” (Fraunhofer ISE):
    • Co-sviluppo con cooperative agricole.
    • Integrazione con colture orticole ad alto valore.
    • Impianti elevati > 2,5 m per consentire pieno uso meccanico.
  • Francia – “Sun’Agri”:
    • Tecnologie di orientamento dinamico per ottimizzare la luce per le colture e i pannelli.
    • Studio di microclima e impatto sulla resa agricola.
  • Giappone – “Solar Sharing” (Nagano Pref.):
    • Normativa molto severa che impone mantenimento della produttività agricola (controllata annualmente).
    • Interventi su scala familiare con forte supporto locale.

📌 Rispetto a questi modelli, il progetto "89_90_Lecce" non appare in linea con le migliori pratiche, soprattutto per quanto riguarda:

  • il coinvolgimento della comunità agricola,
  • la progettazione agronomica reale (non dichiarata ma verificabile),
  • la trasparenza nella gestione ambientale.

Conclusioni e raccomandazioni

Il testo presenta una panoramica sommaria e poco critica del progetto, evidenziando potenziali benefici economici ma tralasciando aspetti tecnici fondamentali richiesti a livello internazionale. Tra le criticità principali:

  1. Mancata valutazione dell’impatto cumulativo.
  2. Non conformità ai requisiti agronomici e paesaggistici.
  3. Assenza di dati verificabili su resa agricola, produttività, biodiversità.
  4. Comunicazione ambigua e poco trasparente su impatti e benefici reali.

Per una discussione costruttiva su questo tipo di impianti è necessario:

  • adottare indicatori oggettivi (resa agricola, valore aggiunto, emissioni evitate),
  • promuovere la co-progettazione con il territorio,
  • distinguere tra progetti di mera produzione elettrica e veri impianti agrivoltaici.

📚 Bibliografia

  1. MASE (2023)Linee guida per lo sviluppo di impianti agrivoltaici avanzati, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
  2. CREA (2022)Linee guida tecniche sull’agrivoltaico.
  3. European Commission (2014)Directive 2014/52/EU on the assessment of the effects of certain public and private projects on the environment (EIA Directive).
  4. Fraunhofer ISE (2021)Agri-Photovoltaics: Opportunities, challenges and research needs.
  5. IEA (2022)Renewables 2022. Analysis and forecast to 2027.
  6. Sun’Agri (2023)Smart agrivoltaic systems for climate-resilient agriculture.
  7. Convention européenne du paysage (2000)Council of Europe Landscape Convention.
  8. Nagashima et al. (2020)Solar Sharing: the Japanese model of agrivoltaics, Renewable Energy Journal.

ampliamento critico dell’analisi, basato su dati ufficiali e approfondimenti locali:


🔍 1. Contesto istituzionale e partecipazione pubblica

Un incontro promosso il 24 gennaio 2025 dalla Provincia di Lecce e Regione Puglia ha messo in luce le preoccupazioni degli amministratori locali e delle organizzazioni agricole (CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative), in particolare rispetto a:

  • Uso sperimentale delle aree agricole per l’agrivoltaico (richiesto dal Disegno di Legge regionale),
  • Mancanza di norme precise sulle colture compatibili con gli impianti, su progetto, monitoraggio e salvaguardia del paesaggio provincia.le.it.

🔸 Criticità: la partecipazione selettiva di stakeholder senza un reale coinvolgimento dei piccoli agricoltori rischia di compromettere l’accettabilità sociale del progetto.


⚙️ 2. Normativa regionale vs nazionale

La Puglia, con il nuovo DDL (art. 8), impone restrizioni più stringenti rispetto al DM MASE nazionale:

  • Richiede l’uso esclusivo di “agrivoltaico sperimentale” in aree agricole,
  • Delinea criteri precisi su tipologie colturali compatibili e monitoraggio territoriale provincia.le.it.

🔸 Osservazione: se il progetto “89_90_Lecce” non dimostra sperimentazione né monitoraggio (in particolare su biodiver­sità e produzione agricola), rischia di violare la normativa regionale.


🌾 3. Produzione agricola e paesaggio tradizionale

Testo e autorizzazioni regionali evidenziano:

  • Assenza di impatto cumulativo: ovvero, nessuna valutazione congiunta di impatto su identità culturale, biodiversità, paesaggio agricolo.
  • Mancata tutela del mosaico agricolo (vigneti, uliveti e colture pregiate) tipico del Salento, contrariamente ai requisiti del DM 24/2010 .

🔸 Interrogativo: verticalità dei sistemi agrivoltaici, altezza dei pannelli e distanza minima dal suolo — fattori critici per garantire la meccanizzazione agricola — non sono discussi nel progetto.


🧑🌾 4. Coinvolgimento degli agricoltori e gestione delle colture

Dal convegno emerge la richiesta che le norme definiscano:

  • Quali colture possono essere integrate,
  • Meccanismi di tutela dei redditi e della redditività delle aziende agricole provincia.le.it.

📌 Se il progetto non chiarisce:

  1. quali colture saranno adottate con dati sulle rese previste,
  2. se esistono accordi reali con agricoltori locali,
  3. come sarà garantito il monitoraggio agronomico,

— allora manca completamente una progettazione agronomica solida ed integrata.


🌎 5. Raffronto con progetti europei

Germania (Fraunhofer ISE) e Francia (Sun’Agri) dimostrano che per riconoscere un impianto come agrivoltaico avanzato, è necessario:

  • Garantire continuità produttiva e monitoraggio,
  • Utilizzare tecnologie come pannelli orientabili,
  • Integrare con coltivazioni di alto valore, piante mellifere ecc.

Nel progetto "89_90_Lecce", al contrario:

  • manca evidenza di monitoraggio,
  • non sono riportate tecnologie agronomiche evolute,
  • vi è omissione su rese colturali documentate.

📝 Conclusioni: aspetti fuorvianti, errori e gap

Criticità

Descrizione

Marketing di facciata

Il richiamo generico all’agrivoltaico maschera un progetto con scarsa base tecnico-agronomica.

Mancanza di VIA cumulativa

Violazione di normative europee e italiane sul paesaggio e l’ambiente.

Assenza di dati colturali validi

Non emergono valori di produttività, rese, varietà utilizzate.

Scarso coinvolgimento locale

Il coinvolgimento di comunità agricole sembra limitato a forum informativi, non a co-progettazione.

Rischio paesaggistico

Il mosaico agricolo tradizionale salentino potrebbe essere compromesso; non sono contenuti trattamenti di mitigazione univoci.


🔧 Raccomandazioni tecniche

Per fare dell’impianto un modello agrivoltaico di eccellenza, servono:

  1. Valutazione combinata (cumulativa) con altri progetti infrastrutturali.
  2. Progettazione agronomica documentata, con dati su colture, produttività, impatti accertati.
  3. Pannelli orientabili o verticali, alti almeno 2,5 m, per garantire attività agricola meccanizzata.
  4. Monitoraggio ambientale e socio-economico per almeno 5 anni.
  5. Coinvolgimento attivo degli agricoltori locali, attraverso contratti e governance condivisa.

Bibliografia aggiornata

  • Provincia di Lecce (24/01/2025) – Incontro agrivoltaico Salento, focus su paesaggio e norme agricole provincia.le.it
  • MASE (2023) – Linee guida agrivoltaico sperimentale
  • CREA (2022) – Linee guida agrivoltaico tecnico
  • Directive 2014/52/EU – EIA Directive (cumulatività, paesaggio)
  • Fraunhofer ISE (2021) – Agri-PV research
  • Sun’Agri (2023) – Agrivoltaic smart systems
  • European Landscape Convention (2000)

🌄 Approfondimento dell'Analisi Paesaggistica

L'impatto paesaggistico del mega impianto agrivoltaico “89_90_Lecce” sulle terre del Salento presenta criticità significative, evidenziate da normativa, studi tecnici e casi di studio locali.

1. Vincoli paesaggistici e tutela del mosaico agricolo

  • Il Salento è caratterizzato da un mosaico agricolo storico (ulivi secolari, vigneti, mandorleti) che costituisce parte essenziale dell’identità del paesaggio salentino. La perdita di questo contesto rurale può alterare la struttura visiva e culturale del territorio arxiv.org+14trnews.it+14salviamoilpaesaggio.it+14.
  • Il Piano Paesaggistico Regionale (PPTR) qualifica molte strade e aree della zona come "panorami da preservare", menzionati positivamente in contesti contro grandi impianti fotovoltaici noinotizie.it+1trnews.it+1.

2. Pareri di Soprintendenza e Commissioni Ambientali

  • In altri contesti salentini, la Soprintendenza ha espresso giudizi negativi per l’installazione di impianti di grande taglia (>6 MW su 16 ha) per incompatibilità con ricchezza archeologica e paesaggio culturale salviamoilpaesaggio.it.
  • La Commissione tecnica PNRR ha respinto impianti agrivoltaici in aree di rilevante pregio naturalistico (garrigue mediterranea), per la loro incompatibilità con contesti paesaggistici tutelati e biodiversità iris.polito.it+11corriereditaranto.it+11salviamoilpaesaggio.it+11.

3. Consumo di suolo e distruzione del paesaggio rurale

  • Secondo il consigliere regionale Casili, in Salento il suolo agricolo è in forte pressione: tra il 2018 e il 2019 sono andati persi 146 ha a causa di cementificazione e grandi impianti trnews.it.
  • Si sottolinea come i mega impianti posizionati su aree ancora fertili comportino una duplice erosione territoriale: distruzione di paesaggio e consumo attivo del suolo.

4. Mancanza di valutazione cumulativa e analisi paesaggistica

  • Il progetto “89_90_Lecce” non sembra includere una VIA cumulativa per valutare l’effetto combinato con infrastrutture esistenti (elettrodotti, insediamenti) o nuove, contrariamente alla normativa europea (Direttiva 2014/52/EU).
  • Il focus delle riserve regionali sulla non conformità al DM 24/2010, per non tutela del mosaico agricolo e paesaggio, indica che la valutazione dell’impatto visivo e ambientale è stata fino ad ora sovrastimata o trascurata.

5. Suggerimenti tecnici secondo casi studio e letteratura

  • Studi scientifici internazionali su ombra guidata (semierba, pomodoro, cicoria) evidenziano che sistemi progettati con cura (altezza >2 m, inclinazione ottimizzata) attenuano l'impatto visivo permettendo meccanizzazione e mantenendo paesaggio agricolo .
  • È fondamentale adottare soluzioni visivamente discrete e integrabili:

Raccomandazioni paesaggistiche

  1. Evitare le aree storiche non degradate: posizionare l’impianto lontano da strade panoramiche e monumenti rurali vincolati.
  2. Adottare layout integrati: pannelli elevati, alternanza tra colture alte e basse, monitoraggio natura foto-visiva.
  3. Monitoraggio pre e post-installazione: valutazioni fotografiche e georeferenziate, monitoraggio della vegetazione preesistente.
  4. Coinvolgimento della Soprintendenza e comunità rurale nel processo preliminare di pianificazione, secondo modelli europei (es. Germania, Francia).

🔚 Conclusione

L'analisi paesaggistica mette in luce come il progetto “89_90_Lecce” rischi di alterare irrimediabilmente il paesaggio agrario del Salento, senza adottare misure di mitigazione adeguate. La normativa vigente, i casi di studio e le sperimentazioni scientifiche offrono alternative concrete per armonizzare produzione di energia, agricoltura e tutela paesaggistica.


📚 Fonti

Ecco un focus approfondito sulle mitigazioni visive specifiche e la comparazione planimetrica con villaggi e masserie, rafforzato da evidenze tecniche e casi di studio.


🌿 Mitigazioni visive: strategie efficaci

1. Barriere verdi perimetrali e corridoi ecologici

  • Siepi autoctone e macchie vegetali: l’installazione lungo i confini con specie arbustive e arboree locali, come olmi, lecci o lentischio, può ridurre l’impatto visivo e creare corridoi ecologici che favoriscono fauna e biodiversità tecnovia.it+2biosolar.it+2researchgate.net+2pv-magazine.it+4progettoverde.eu+4biosolar.it+4.
  • “Doppio uso” della mitigazione: secondo Progetto Verde/ENEA, non si tratta solo di schermare i pannelli, ma di integrare le barriere nel paesaggio, predisponendo filari discontinui “a grumi” che lasciano trasparire visivamente l’impianto, senza creare una parete verde artificiale pv-magazine.it.

2. Colorazione e riflettanza dei pannelli

  • Pannelli color terracotta: in progetti urbani/paesaggistici, pannelli con finiture in colore simile a tegole storiche (ad es. terracotta) hanno dimostrato di non perdere efficienza e migliorare l’armonia visiva in aree con vincolo paesaggistico reddit.com.
  • Rivestimenti antiriflesso: per limitare abbagliamento verso masserie o strade panoramiche, sono disponibili pannelli con superfici opache o texture microstriate eai.enea.it+7iris.unito.it+7reddit.com+7.

3. Scelta di altezza e orientamento


🏘️ Comparazione planimetrica con villaggi e masserie

Un’analisi planimetrica confronta tre configurazioni potenziali:

Configurazione

Interferenza visiva masserie/villaggi

Integrazione paesaggistica

Effetto percepito da strade panoramiche

Layout compatto, pannelli bassi

Forte ostruzione della vista, interi campi palesi

Bassa

Alto impatto visivo, percezione di "cancellazione" del paesaggio

Layout con barriere a grumi e altezza elevata

Vista parziale tra grumi, masserie visibili

Alta, grazie a interstizi vegetali

Impatto visivo modulato, percezione di continuità

Layout sparso, pannelli verticali

Linee sottili e discrete, masserie emergono

Molto alta

Minimo impatto visivo, percezione di naturalezza

Best practice emerse:

  1. Intervalli aperti (filari modulari) consentono visuale frammentata e non interrotta.
  2. Barriere vegetali disomogenee (a macchie/grumi) favoriscono una simbiosi visuale tra masserie e impianto.
  3. Strategia coloristica: uso di pannelli color terracotta in prossimità di edifici storici o vigneti tradizionali per armonizzare la tavolozza visiva.

📈 Casi studio e riferimenti


✍️ Raccomandazioni per "89_90_Lecce"

  1. Implementare barrieree perimetrali a “grumi” usando specie autoctone (lentischio, leccio), con potature gestibili e altezza contenuta sotto i pannelli progettoverde.eu.
  2. Prevedere pannelli color terracotta in prossimità di masserie/storico-paesaggio; sperimentazioni redditizie supportano questa soluzione .
  3. Altezza minima di 2,5 m per rispetto delle linee guida nazionali/regionali e per non precludere visibilità e meccanizzazione .
  4. Layout modulato con filari verticali o tracker biassiali (se compatibili) per attendere alle esigenze paesaggistiche e agricolo‑visive edilizia.com+6anci.emilia-romagna.it+6pv-magazine.it+6.
  5. Pannelli antiriflesso o trattamento superficiale per minimizzare abbagliamento da riflessi diretti verso gli insediamenti pv-magazine.it+7iris.unito.it+7researchgate.net+7.
  6. Monitoraggio visivo pre–post, incluse foto georeferenziate verso masserie ed elementi identitari, per dimostrare il mantenimento della percezione paesaggistica .

🎯 Conclusione

L’integrazione di barriere verdi a grumi, pannelli cromaticamente adattati, layout modulati e altitudini opportune, supportati da monitoraggio visivo, rende possibile coniugare produzione energetica e rispetto del paesaggio salentino. Tali soluzioni, già sperimentate in progetti europei e nazionali, possono trasformare l’impianto in un modello di agri­voltaico paesaggisticamente sostenibile.