sabato 30 dicembre 2023

"Capodanno nel Salento Leccese: Zampone vs Cotechino, la Guerra Gastronomica di Or. Vi."

 

"Capodanno nel Salento Leccese: Zampone vs Cotechino, la Guerra Gastronomica di Or. Vi."

Introduzione: Ah, Capodanno nel Salento leccese! Un evento più atteso del nuovo iPhone, dove la scelta tra zampone e cotechino può scatenare guerre gastronomiche più accese di quelle di Asterix e Obelix. Ma prima di affrontare questo dilemmatico banchetto, vi racconterò una storia più incredibile dei trucchi di un prestigiatore!

La Storia di Zampone e Cotechino: Eccoci al cuore della questione: zampone o cotechino? Ma la vera domanda è: quale parte del maiale ha avuto la sfortuna di essere scelta come involucro? La zampa anteriore è la vincitrice glamour, mentre il cotechino va avanti con il suo appeal budellato. Entrambi, però, hanno il compito di portare abbondanza finanziaria nell'anno nuovo, come se mangiare suini fosse il segreto del successo finanziario!

Il Maiale tra Storia e Libertà: Il maiale, un vero fuoriclasse del Medioevo, faceva la sua passeggiata tra le querce, facendo invidia agli umani "perbene" che lo deridevano come "maiale". Ma poi, il destino crudele delle foreste di ulivi ha rubato la sua libertà, relegandolo a una vita tra olivi e insalate di orto. Che tristezza!

Da Ortelle a Vignacastrisi: Ortelle e Vignacastrisi, il duo dinamico del Salento leccese, ha creato un progetto chiamato "Or.Vi.", che suona più misterioso di un film di James Bond. Un progetto che traccia la vita di suini come fossero agenti segreti! E dove? Alla Fiera di San Vito, che è più vecchia delle zampone del XVII secolo!

La Tracciabilità del Maiale 'Or. Vi.': Il dott. Caputo, il genio dietro tutto questo, ha attirato l'attenzione di media stranieri, tanto che i tedeschi e gli austriaci sono più interessati al maiale 'Or. Vi.' che ai loro meravigliosi paesaggi. Forse sarà perché in Salento leccese sanno come trattare un maiale meglio di chiunque altro!

Dalla Tradizione al Futuro: Maurizio Caputo, il nostro eroe moderno, lavora per valorizzare le tecniche di allevamento antiche. Un po' come se stesse cercando di rendere i maiali dei suini di Hogwarts, con la speranza di creare una generazione di maiali magici. Forse potrebbero persino volare!

La Genuinità del 'Or. Vi.': Il maiale 'Or. Vi.' è come il Super Mario delle carni suine - genuino, autentico e amato da tutti. E il dott. Caputo è il nostro Super Mario che salva la principessa della tradizione culinaria salentina.

Conclusioni: Quindi, cari amici del Salento leccese, preparatevi a una battaglia epica tra zampone e cotechino durante le festività. Segnate il mese di ottobre nei vostri calendari, perché la Fiera di San Vito promette più divertimento di una partita di calcio tra porcellini. Che sia un Capodanno spassoso e saporito! E ora, tutti a brindare con una zampata di buon gusto!

"Lenticchie al Salento Style: Una Commedia Gastronomica Neolitica"

 

"Lenticchie al Salento Style: Una Commedia Gastronomica Neolitica"

Introduzione:

Nella notte di San Silvestro, durante la cena dell'ultimo dell'anno, è considerato di buon auspicio mangiare le lenticchie insieme al cotechino o allo zampone, come augurio di fortuna e prosperità per l'anno nuovo. Ebbene sì, cari amici, oggi ci immergeremo in un viaggio gastronomico attraverso i secoli, dalla preistoria ai giorni nostri, seguendo le tracce di una piccola leggenda verde: la lenticchia! Sì, avete capito bene, la lenticchia nel Salento leccese. Ma come è arrivata? Ve lo racconto io, Antonio Bruno, in una commedia gastronomica ricca di scoperte e paradossi.

Atto 1: Il Neolitico - "L'Uomo Primitivo e la Lenticchia Leccezionale":

Era l'età della pietra, e l'uomo primitivo, più attento alla cucina che alla moda, scoprì la lenticchia nel Salento. Ma non era la lenticchia di oggi, no! Erano versioni mini, più piccole di un selfie e con un sapore che faceva invidia alle patate fritte. Le donne neolitiche, furbe quanto avanti ai tempi, decisero che coltivare la lenticchia era meglio che raccoglierla selvatica. Iniziò così la prima rivoluzione agricola!

Atto 2: La Bibbia - "Esaù e il Patto della Lenticchia":

Passiamo alla Bibbia, perché diciamocelo, ogni grande leggenda ha il suo momento di fama anche lì. Esaù, con la sua fame da uomo delle caverne, scambia il diritto di primogenitura con Giacobbe per un piatto di lenticchie. Una mossa a sorpresa, perché diciamocelo, chi avrebbe mai pensato che le lenticchie fossero così preziose? Giacobbe sorrise astuto, ma Esaù si consolò con un'altra porzione di lenticchie. E così, la lenticchia divenne protagonista di un patto biblico. Che storia, amici!

Atto 3: L'Epoca Romana - "Lentamente Romani":

Ora ci spostiamo nell'epoca romana, dove le lenticchie erano l'equivalente del fast food di oggi. Gli strati più poveri della popolazione si davano alle zuppe di lenticchie, un po' come i romani di oggi si danno alle pizze. Ma prima del pane, c'era la puls, un pasto a base di farine miste e lenticchie. Chiamatelo il "McLentil" dell'antica Roma, perché i romani, prima del pane, facevano il pieno di puls!

Atto 4: Il Salento Leccese - "Lenticchie e Tarantelle":

E così, giungiamo alla perla del nostro spettacolo gastronomico: il Salento leccese! La lenticchia, piccola e intraprendente, fa il suo ingresso trionfale circa 13.500 anni fa. Portata probabilmente da navigatori pre-fenici, che avevano il talento di portare semi da una parte all'altra del Mediterraneo, anche se si sa che facevano tappa a Lipari per una pausa galley con vista sul mare.

Atto Finale: L'Ultimo dell'Anno - "Lenticchie e Risate":

E così, cari spettatori, mentre ci apprestiamo all'ultimo dell'anno, ricordate che quando gustate le lenticchie, state mangiando una storia gastronomica che attraversa epoche e continenti. La lenticchia, con la sua capacità di farci ridere e riflettere, è davvero una protagonista indiscussa nelle tavole del Salento leccese. E mentre brindiamo all'anno nuovo, ricordiamoci di ringraziare la piccola lenticchia per le risate e i sapori che ci ha regalato attraverso i secoli. Salute e buon appetito!

"Baci sotto il Vischio: Tradizioni Celtiche, Bacchettate Romantiche e Druidi del Terzo Millennio"

 

"Baci sotto il Vischio: Tradizioni Celtiche, Bacchettate Romantiche e Druidi del Terzo Millennio"

Introduzione:

Benvenuti nel mondo delle tradizioni paradossali e delle situazioni esilaranti del Capodanno, dove il Vischio diventa protagonista indiscusso tra baci rubati, antiche leggende celtiche e una buona dose di ironia. Oggi, nell'ultimo giorno dell'anno, esploriamo il suo ruolo, dalle sue origini mistiche alla sua presenza nelle decorazioni natalizie.

Il Vischio Attuale nel Sud Italia:

In un'incredibile commistione di antico e moderno, il Vischio bianco (Víscum álbum) si fa strada nel Sud Italia, ancor oggi presente, come ci ricorda il botanico contemporaneo salentino, il professor Piero Medagli. Le sue bacche non solo adornano le nostre case durante le festività, ma la sua storia affonda le radici nell'Età del Ferro, quando i Druidi celtici attribuivano al vischio una valenza magica.

Usi e Proprietà:

Oltre al suo ruolo nei decori natalizi, il Vischio bianco possiede proprietà interessanti. La sua colla vischiosa, ottenuta dalle bacche, tradizionalmente veniva utilizzata per catturare uccelli. Ma attenzione, il Vischio album possiede anche una significativa tossicità, rendendo necessaria la consulenza medica per qualsiasi uso a fini medicinali.

Baci Sotto il Vischio: Un'Usanza Affascinante:

Mentre ci avviciniamo al momento fatidico della mezzanotte, la tradizione di baciarsi sotto il vischio diventa il focus dell'attenzione. Ma da dove nasce questa usanza e perché porta fortuna? La leggenda celtica ci racconta di Druidi, tregue sottoposte a piante di vischio e baci che suggellano accordi. Ma non dimentichiamoci dell'influenza della mitologia nordica, dove il vischio assume un ruolo cruciale nella storia di Balder e Frigg.

La Leggenda di Frigg e il Potere del Bacio:

Nella mitologia nordica, la dea Frigg, madre di Loki, Thor e Balder, trasforma le sue lacrime in bacche bianche di vischio, baciando chiunque passi sotto l'albero su cui cresce questa pianta magica. Il bacio di Frigg non solo è un onore, ma assicura fortuna e protezione. Un tocco romantico e mistico che si fonde con la tradizione celtica, portando il bacio sotto il vischio a un nuovo livello di significato.

Conclusione:

In questo Capodanno, immergiamoci nella magia del vischio, tra la storia millenaria e le tradizioni attuali. Che sia per il suo potere mistico, per le tradizioni celtiche o per un semplice gesto romantico, il bacio sotto il vischio diventa il punto culminante di un anno che volge al termine. Quindi, buon Capodanno e che il vischio porti fortuna a tutti coloro che osano rubare un bacio sotto i suoi rami!

Foto di Pancrazio Campagna

venerdì 29 dicembre 2023

Il Disastro Agricolo del 1884 a Lecce: Un'Epopea di Tristezza e Meloni Marciti

 

Il Disastro Agricolo del 1884 a Lecce: Un'Epopea di Tristezza e Meloni Marciti

Il Dottor Niccolò Pellegrini, guru dell'agricoltura leccese, ci regala una visione romantica e struggente dell'annus horribilis del 1884. In un'intervista esclusiva al suo specchio, Pellegrini dipinge l'anno passato come l'equivalente agricolo di un film horror diretto da Hitchcock, con contorni di tragedia e un pizzico di umorismo nero.

"Ecco a voi l'anno 1884, l'equivalente agricolo di un selfie sotto un temporale," afferma Pellegrini, mentre si accarezza la folta barba, simbolo di saggezza e consapevolezza agricola.

Se il 1884 fosse un piatto, sarebbe sicuramente un pasticcio di sventure agricole con un tocco di "saporito" lato sanitario. Solo il vino sembra salvarsi dalla debacle, dimostrando che, in fin dei conti, "l'ebbrezza è la miglior medicina."

Pellegrini svela che la produzione dell'elisir dell'ubriachezza, noto anche come vino, ha alleviato le sofferenze degli agricoltori, permettendo loro di affrontare le avversità con un sorriso sornione e un bicchiere ricolmo.

Ma non tutto è andato liscio come un bicchiere di rosso pregiato. Il raccolto di meloni è stato ridotto a una collezione di vegetali depressi e appassiti, vittime di vermi e siccità. Pellegrini suggerisce che i meloni del 1884 avrebbero fatto invidia ai limoni più tristi della storia.

"Gli ortolani, poveri sfortunati, hanno raccolto frutti talmente scadenti che persino le capre avrebbero rifiutato di dar loro un morso," ironizza Pellegrini con un sorriso beffardo.

Ma non tutto è perduto, secondo il direttore dell'Accademia. Con la speranza di un 1885 più prospero, Pellegrini chiude l'intervista con un augurio sarcastico: "In fondo, due annate tristi sarebbero solo la ciliegina sulla torta del disastro, non credete? Almeno potremmo organizzare una festa e chiamarla 'La Sagra dei Raccolti Rovinati'. Chissà, magari il 1885 ci riserverà una sorpresa migliore. Fingersi ottimisti è l'unica coltivazione che sembra non conoscere crisi."

E così, la triste epopea del 1884 nella Provincia di Lecce si chiude, lasciandoci con un sapore di vino stropicciato e meloni abbattuti. Ma, come direbbe Pellegrini, almeno abbiamo imparato a ridere di fronte alle avversità, perché, in fondo, la vita è troppo breve per prendersi troppo sul serio.


1903 L'Orto Agrario di Lecce: Un Paradiso Rinato!

 

1903 L'Orto Agrario di Lecce: Un Paradiso Rinato!


Chi nelle tiepide giornate che fanno capolino prima che la primavera si svegli dal suo sonno invernale, si concede una rilassante passeggiata fuori le mura. Raggiunto il quartiere dei villini sorridenti, ci si imbatte nell'antico orto botanico, recentemente emancipato dall'egemonia del Comizio agrario. Ecco un luogo che, fino a pochi mesi fa, era una giungla di alberi incolti, un covo di erbacce esotiche e un ammasso di immondizia. Oggi, guarda caso, è diventato un capolavoro di simmetria, un paradiso di ordine dove tutto è tenuto con la precisione di un giardiniere zen in trance.

Partendo dai viali che prima sembravano percorsi da un terremoto e finendo negli spaziosi locali trasformati negli uffici del Domizio, tutto urla l'impegno profetico profuso in poco tempo a favore di uno dei nostri giardini più carini. Un luogo che, fino a ieri, era il palcoscenico delle birichinate dei nostri monelli, e oggi può competere senza esitazioni con la magnificenza della Villa Garibaldi (la villa comunale di Lecce ndr).

Un plauso, dunque, al consiglio d'amministrazione del Comizio, guidato con maestria dal presidente Dott. Constantine Panarese e dal segretario Prof. Migliardi. Si sono dedicati con zelo a questa impresa, e il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Dal segretario, che con grazia fa gli onori di casa ai visitatori, abbiamo appreso che a breve il giardino sarà aperto al pubblico. Una gioia settimanale per i cittadini, mentre gli stranieri potranno godere di questa oasi ogni giorno. E mentre i residenti godranno di una passeggiata sontuosa, avranno anche l'opportunità di deliziare il palato e rinfrescarsi la gola con i frutti freschi di un Porto abbondante, disponibili in appositi chioschi distribuiti tra i viali. Unico avvertimento: i frutti sono in vendita, e i proventi vanno equamente divisi tra il giardiniere e il Comizio. Una sorta di tassa sulla felicità botanica.

Per coloro che amano le scienze agrarie, gli uffici offrono una spaziosa sala lettura, dotata di una vasta collezione di libri, opuscoli e giornali del genere. Una vera delizia per gli amanti del sapere agricolo, o per chiunque voglia sfogliare pagine sulle ultime tendenze in campo.

Concludendo, non ci resta che congratularci calorosamente con il Consiglio d'Amministrazione del Comizio, in particolare con il Presidente Dott. Panarese e il Segretario Prof. Migliardi. Hanno reso l'Orto Agrario un gioiello della nostra città, un luogo che non solo si trova in un punto astronomicamente arioso ma è anche un'esperienza che fa rinascere la voglia di verde. Bravo, bravi!

L'Orto Agrario di Lecce

Titolo: La provincia di Lecce (1903:A. 8, mar., 8, fasc. 10)

Anno: 1903

Fascicolo: A. 8, mar., 8, fasc. 10

Dati Editoriali: Lecce : Tip. Luigi Lazzaretti e Figli

Data di pubblicazione: 1896 1947

Localizzazione: Biblioteca provinciale Nicola Bernardini - Lecce - IT-LE0098

Identificativo: CFI0362591

"Georgiche 2.0 libro terzo: Guida completa per il pastore moderno"

 

"Georgiche 2.0 libro terzo: Guida completa per il pastore moderno"

Ah, le Georgiche, quei canti epici sulla vita agreste e pastorale che ci riportano a tempi lontani, quando le pecore facevano la loro passeggiata nei pascoli e i pastori erano i veri eroi. Ma attendi un attimo, caro Virgilio, dobbiamo fare qualche piccolo aggiornamento per adattare i tuoi versi all'era moderna. Ecco a te, "Georgiche 2.0: Guida completa per il pastore moderno".

E ora, alziamoci dai prati del Liceo e gettiamo uno sguardo sul nostro mondo di smartphone, social media e caffè a pagamento. Pale, la grande Pale, ora deve fare i conti con il traffico cittadino e i prezzi del caffè alle stelle. E voi, foreste di cemento e fiumi di asfalto, preparatevi a essere celebrati come mai prima d'ora.

Ma chi ha bisogno di cantare di eroi mitologici quando abbiamo le celebrità di Hollywood e gli influencer su Instagram? E chi potrebbe ignorare la crudeltà del traffic jam quotidiano o i templi del caffè hipster? La nostra moderna epopea inizia qui, tra le emoji e le notifiche push.

Le nuove gesta del poeta moderno non sono più legate alle divinità dell'Olimpo, ma piuttosto ai follower su Twitter e alle viste su YouTube. E chi ha bisogno di Cesare quando si può avere il tuo video virale su TikTok?

Ecco il nuovo tempio di marmo: non più sulle rive del Mincio, ma nel cuore della città, dove i grattacieli toccano il cielo e le colonne sono sostituite da giganteschi pannelli pubblicitari.

E invece di celebrare le gesta di Troia, adoriamo la nostra Invidia moderna, che non ha paura di nulla tranne che dei commenti negativi su Internet. Le Furie? Beh, ora si chiamano recensioni a una stella su Yelp.

Ma torniamo alle foreste, ai pascoli incontaminati delle Driadi, seguendo l'insistenza dei tuoi ordini, Mecenate... Ah no, aspetta, ora dobbiamo seguire gli ordini di Amazon Prime e le consegne veloci. Senza di te, Mecenate, la mia mente non sa iniziare nulla di profondo... a meno che tu non mi dia un like su Facebook.

E adesso, lasciate che vi parli delle vacche migliori, con il loro aspetto torvo e le giogaias che fanno tendenza. E non dimentichiamoci delle capre pelose, che sono le vere regine della moda nel mondo animale.

E cosa dire dei cavalli moderni, con i loro passi elastici e la criniera folta? Ma attenti, ragazzi, perché il puledro purosangue potrebbe essere il prossimo influencer di successo. Ha un passo leggero, si avventura su ponti sconosciuti e non si impenna a ogni strepito di vento. L'aspirante celebrità ippica!

E ora passiamo alle mucche, alle pecore e alle capre, oh mio Dio! Ma chi sa cosa fare con tutte queste bestie quando il tempo fugge e il mondo moderno ci trascina via con sé? Forse è meglio sostituirle con un animale domestico e una pianta in vaso.

E che dire delle stagioni, dell'amore che infiamma il corpo dei cavalli e delle cavalle che seguono il vento per concepire senza bisogno di un appuntamento? Ah, l'amore nel XXI secolo è davvero una cosa complicata.

In sintesi, le Georgiche 2.0 sono una guida completa per il pastore moderno, che affronta le sfide del nostro tempo con un pizzico di sarcasmo e molto umorismo. E mentre ci allontaniamo dalle verdi colline dell'antichità, abbracciamo il nostro mondo digitale, fatto di like, swipe e consegne veloci. Che il pastore moderno possa trovare ispirazione in queste nuove gesta epiche!

Il Magnifico Mondo dell'Alloro: Un Arbusto che sa Come Essere Nobilmente Gustoso e Accademico

 

Il Magnifico Mondo dell'Alloro: Un Arbusto che sa Come Essere Nobilmente Gustoso e Accademico

Benvenuti nel regno dell'alloro, dove la natura si fonde con l'alta cucina e l'istruzione accademica. Questo arbusto, alto e maestoso, sembra avere una missione nella vita: essere aromatico, delizioso e nobile, tutto allo stesso tempo. Preparatevi a essere conquistati dalle sue foglie ellittiche-lanceolate, dalla sua corona piramidale e dalle sue avventure culinarie e mediche.

Iniziamo con un applauso, perché il nome del genere, "laus," significa lode, e chi non vorrebbe essere elogiato per le sue virtù curative? Non solo la natura ha creato un arbusto, ma ha anche deciso di farlo nobilmente onorato, chiamandolo "nobilis." Non è solo un arbusto, è una celebrità del regno vegetale.

Ma attenzione, amici, perché questo arbusto è un vero divo nel mondo vegetale. È dioico, il che significa che ha fiori maschili e femminili cresciuti su piante diverse. È come un Hollywood degli arbusti, con la sua ombrella stellare di fiori bianco-gialli che creano un vero e proprio tappeto rosso nella macchia mediterranea.

Ovviamente, l'alloro ha anche la sua farmacia naturale, con proprietà che vanno dall'aromatico al sudorifero. Immaginate di essere un medico nel medioevo, coronare le teste dei dottori in medicina con rami di alloro. Non è solo un arbusto, è il laureato della natura.

Ma non limitiamoci al mondo della medicina, perché l'alloro ha conquistato anche le cucine. Le sue foglie sono come le rockstar della gastronomia, aromatizzando carne, salumi, formaggi, dolci, legumi e persino liquori. Chi avrebbe mai pensato che un arbusto potesse essere così versatile in cucina? Ma l'alloro non è solo un condimento; è anche un influencer dell'arredamento, tenendo lontani tarme e insetti dagli armadi. Un vero multitasking vegetale!

E per chi pensa che l'alloro sia solo un ingrediente, pensateci di nuovo. Il termine "Laureato" deriva da "Lauro," perché nel medioevo si usava coronare i nuovi dottori in medicina con rami di alloro. Perfino gli Imperatori sapevano cosa significava essere alla moda, ornando le proprie teste con corone di alloro.

In conclusione, l'alloro non è solo un arbusto, ma un'icona della natura che sa come farsi notare. Che tu stia cercando un condimento per la tua zuppa o un modo per tenere lontani gli insetti dagli armadi, l'alloro è sempre lì per lodarti con la sua nobiltà, aroma e versatilità. Applaudiamo l'alloro, il vero re degli arbusti!

Foto di Pancrazio Campagna

"Pummitori te Mpisa: Il Circo Acrobatico dei Pomodori Sospesi"

 

"Pummitori te Mpisa: Il Circo Acrobatico dei Pomodori Sospesi"

Se c'è una cosa che sappiamo fare bene in Puglia, oltre a ballare la pizzica e a discutere animatamente di calcio, è conservare pomodori come se fossero i gioielli della Corona britannica. I "Pummitori te Mpisa," o pomodori da serbo, sono la nostra risposta ai problemi stagionali: quando l'inverno minaccia di privarci dei nostri amati pomodori, noi li appendiamo in aria come acrobati del Circo Orfei.

In un mondo dominato da pomodori ciliegino e colture in serra, i nostri pummitori te mpisa resistono come una rockstar in un concerto di musica classica. Non abbiamo bisogno di serre sofisticate o di tecniche di coltivazione all'avanguardia; noi abbiamo la tradizione contadina che ci insegna a stringere insieme i pomodori in una sorta di matrimonio vegetale.

La nostra storia d'amore con i pummitori te mpisa è come una soap opera agricola, con grappoli di pomodori maturi che si legano l'un l'altro, formando un'unione che sfida le intemperie e il passare del tempo. Si tratta di una pratica tramandata di generazione in generazione, come un segreto di famiglia che non si condivide con gli stranieri, ma che è svelato solo ai prescelti.

E che dire delle "ramasole" di Pomodoro? Non stiamo parlando di un nuovo concorrente di "MasterChef," ma di un'autentica magia contadina. Immaginate un pomodoro che non si lega a nessun altro, un vero solitario che ama vivere la sua vita da bacca libera. Questo è il pomodoro che sfida la convenzione e si libera dagli schemi sociali dei grappoli. Una vera rivoluzione ortofrutticola!

Le immagini di pomodori appesi ai soffitti di case coloniche sembrano uscite da un'opera d'arte moderna, con grappoli che danzano nell'aria come acrobati in un numero circense. E mentre il resto del mondo si chiede cosa sia un pomodoro "appeso," noi continuiamo a praticare questa forma d'arte, tramandata attraverso libri di cucina e documentari storici.

Il Pomodoro di Aradeo è il nostro eroe locale, con il suo colore che va dal giallo paglierino all'amaranto, passando per l'arancione. Questo pomodoro è come un divo che si esibisce sul palcoscenico dei campi salentini, conquistando il cuore degli agricoltori con la sua aridocoltura glamour. L'irrigazione è il suo segreto di bellezza, con esperimenti che sfidano le leggi della natura e dimostrano che anche un pomodoro può essere trendy.

In un mondo che cambia, dove i pomodori vengono coltivati in laboratori segreti e consegnati a domicilio con droni, noi continuiamo a credere nell'arte di appendere i pomodori come segno di resistenza. I nostri pummitori te mpisa sono la risposta scanzonata alla modernità, un inno alla tradizione contadina che sfida il progresso con un sorriso e un pomodoro appeso per ogni stagione. E così, mentre il resto del mondo si interroga sul futuro dell'agricoltura, noi continueremo a danzare con i nostri pomodori sospesi, consapevoli che la vera magia si trova nelle tradizioni che resistono al passare del tempo.

giovedì 28 dicembre 2023

"Il 'Gran Piano' degli Accademici Speculatori Leccesi: Come Sopravvivere ai Bruchi e Rivoluzionare l'Olivicoltura con Stile"

 

"Il 'Gran Piano' degli Accademici Speculatori Leccesi: Come Sopravvivere ai Bruchi e Rivoluzionare l'Olivicoltura con Stile"

Nel cuore della magnifica Terra d'Otranto, nella seconda metà del ‘700, un gruppo di accademici leccesi ha scatenato la propria genialità attraverso un "Piano delle materie" che ha fatto la storia, o almeno ci piace pensarlo così. La storia inizia con l'idea audace di occupare gli 'oziosi', un'impresa tanto ambiziosa quanto tentare di insegnare a un gatto a fare la capriola.

L'Accademia, ispirandosi alle lezioni genovesiane, ha deciso di abbracciare una vasta gamma di argomenti, dal miglioramento selettivo del bestiame alla bachicoltura, o come piace chiamarla a noi, l'arte di bere vino con stile e grazia. Perché limitarsi a un solo argomento quando puoi affrontare bruchi, lagune e persino la lotta contro le oziose 'malattie' dell'età?

Il 'Piano' proponeva soluzioni audaci e innovative, come l'introduzione di macchine straniere e la formazione di una banca per il credito agrario. Perché accontentarsi del solito tabacco quando puoi trasformare l'olivicoltura in una vera e propria passerella di moda?

I membri dell'Accademia, una quarantina di geni dall'aria genovesiana, si sono spartiti compiti incredibili: uno si è dedicato alle piante, uno agli insetti nocivi, uno alle strade (che immaginiamo fossero le strade per andare a rifornirsi di tabacco migliore). Ogni accademico aveva il compito di descrivere lo stato presente della propria materia e proporre soluzioni "per riuscirvi". Non è chiaro se qualcuno abbia mai chiesto loro cosa intendessero con "riuscirvi".

Il 'Piano' è diventato così famoso che persino la Reale Accademia delle Scienze ha deciso di fare il bis, imitando l'Accademia napoletana. E chi sa, forse anche loro si sono cimentati in esperimenti rivoluzionari come far girare il caffeino nelle vene anziché berlo, ma questa è solo pura speculazione.

In ogni caso, l'eredità ironica degli accademici leccesi ci ricorda che, anche nel cercare di risolvere problemi serissimi, un po' di buonumore e spirito possono rendere tutto più digeribile. E chissà, forse il segreto per migliorare il Mezzogiorno era tutto lì, nelle mani laboriose di chi sa ridere di sé stesso mentre cerca di rivoluzionare l'olivicoltura con un pizzico di stile.

Bibliografia:

Vittorio Zacchino, Lo sviluppo di terra d’Otranto nel programma riformistico dell’accademia degli speculatori e nelle «riflessioni» di Carlo Salerni

Foto: Miracolo del frantoio, Miracolo del frantoio (dipinto) di ignoto di ambito napoletano del Settecento - ambito Italia meridionale (prima metà XVIII)

"Bacco e le Viti: Un Comico Viaggio tra i Filari di Virgilio"

 

"Bacco e le Viti: Un Comico Viaggio tra i Filari di Virgilio"

Ehi, gente di campagna! Oggi ci immergiamo nelle profondità delle Georgiche di Virgilio, ma niente paura, ci aggiungiamo un tocco di umorismo alla vendemmia! Preparatevi a una corsa tra i vigneti, che qui si fa sul serio!

Allora, Virgilio ci parla di innesti e trapianti come se stesse scrivendo un manuale IKEA per la coltivazione. "Prendi un tronco, attacca un germoglio, aggiungi un po' di terra... e voilà, hai la tua vite personalizzata!" Ma sappiamo tutti che dietro la scena c'è un po' più di sudore e, diciamocelo, qualche imprecazione.

E poi c'è l'olivo che spunta dalle radici. Ma chi l'avrebbe mai detto? "Ciao, sono l'ulivo delle radici, nato da una famiglia di tronchi rotti e rami caduti. Mi chiamo Ramificus!" C'è tutto un mondo nascosto sotto la superficie che Virgilio non ci dice!

E come dimenticare il contadino, quel mago delle viti, l'illusionista della campagna! "E adesso, cari spettatori, vi mostrerò come far sì che un tralcio diventi un arcobaleno di uve succose. Presto, applaudite il contadino!" Forse c'è anche un cappello a cilindro coinvolto.

E Mecenate, il fido compagno di Virgilio, che dovrebbe essere affiancato nel lavoro. Ma chi sa cosa sta combinando dietro le quinte? "Mecenate, ecco un paio di forbici e una bottiglia di vino. Fai qualcosa di utile mentre io mi perdo nei versi!"

Infine, un applauso all'Italia, che ha dato i natali a Cesare, il grande trionfatore. Immagino che Cesare, dopo le vittorie, si sia ritirato a fare l'enologo nel suo giardino segreto. "Il Rubicone? L'ho superato, ma la mia vite è imbattibile!"

E così, cari amici, nella nostra versione del secondo libro delle Georgiche, la terra è un palcoscenico comico e i vigneti sono il palco su cui si svolge la commedia agricola. E ora, alziamo il bicchiere, perché anche Virgilio avrebbe apprezzato un buon sorso di vino e un po' di sano umorismo contadino!