lunedì 17 febbraio 2025

La Rigenerazione del Paesaggio Agrario nella Provincia di Lecce: Il Ruolo Fondamentale degli Agrotecnici, Periti Agrari e Dottori Agronomi e Forestali


 La Rigenerazione del Paesaggio Agrario nella Provincia di Lecce: Il Ruolo Fondamentale degli Agrotecnici, Periti Agrari e Dottori Agronomi e Forestali

Introduzione

La rigenerazione del paesaggio agrario nella Provincia di Lecce rappresenta una sfida cruciale per la sostenibilità ambientale, economica e sociale del territorio. Gli Agrotecnici, i Periti Agrari e i Dottori Agronomi e Forestali svolgono un ruolo fondamentale in questo processo, garantendo una gestione oculata delle risorse naturali e un miglioramento continuo della qualità dei prodotti agricoli. Un esempio di successo è rappresentato dalla Cupertinum Cantina di Copertino, la cui amministrazione, sotto la guida del Dottore Agronomo Francesco Trono, ha saputo valorizzare la tradizione vitivinicola locale, ottenendo riconoscimenti nazionali e internazionali.

La Cupertinum: Un Modello di Sostenibilità e Innovazione

Fondata il 12 gennaio 1935 da 36 viticoltori, la Cupertinum Cantina di Copertino si è affermata come una delle più importanti realtà vinicole della Puglia. Oggi conta circa 300 soci conferitori e continua a distinguersi per la qualità dei suoi vini, frutto di un'attenta gestione agronomica e di una strategia orientata all'innovazione. Il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC) per il vino di Copertino, ottenuto nel 1976, è stato un traguardo fondamentale per il settore vitivinicolo locale, grazie anche al contributo dell'enologo Severino Garofano, figura chiave nella valorizzazione del Negroamaro e della viticoltura salentina (Garofano, 2008).

Dal 2010, l'enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi ha introdotto una serie di innovazioni, tra cui la diversificazione delle etichette e la creazione di nuove linee di produzione, come il passito Glykòs e lo spumante Giortì. Queste iniziative hanno portato a un aumento del prestigio della cantina e alla conquista di numerosi riconoscimenti internazionali (Pizzolante Leuzzi, 2015).

Il Ruolo degli Esperti Agrari nella Rigenerazione del Paesaggio

La gestione del paesaggio agrario richiede un approccio multidisciplinare che integri agronomia, ecologia e pianificazione territoriale. Gli Agrotecnici, i Periti Agrari e i Dottori Agronomi e Forestali sono professionisti chiave in questo processo, in quanto forniscono competenze tecniche indispensabili per:

  • La gestione sostenibile delle risorse idriche e del suolo;

  • Il recupero delle varietà autoctone e la promozione della biodiversità;

  • L'adozione di tecniche di agricoltura di precisione per ottimizzare le rese e ridurre l'impatto ambientale (Ferrara & Carbone, 2020);

  • La promozione di modelli economici basati sulla filiera corta e sulla valorizzazione delle produzioni locali.

Un esempio concreto di queste pratiche è il vigneto sul castello di Copertino, simbolo di una fusione tra storia, cultura e sostenibilità. Questo progetto, oltre a rappresentare un'attrazione turistica, dimostra come la gestione del paesaggio possa essere orientata alla conservazione del patrimonio storico e naturale.

Conclusioni

La Cupertinum Cantina di Copertino dimostra come una gestione agronomica innovativa e consapevole possa contribuire alla rigenerazione del paesaggio agrario e allo sviluppo economico di un territorio. Il successo della cantina è la prova tangibile di come la professionalità e la competenza degli esperti agrari siano determinanti per il futuro dell'agricoltura in Puglia. L'integrazione tra tradizione e innovazione, unita a una gestione sostenibile delle risorse, rappresenta la chiave per affrontare le sfide future e garantire una crescita armoniosa del settore agricolo.

Bibliografia

  • Ferrara, R., & Carbone, G. (2020). Agricoltura di Precisione e Sostenibilità Ambientale. Milano: Edagricole.

  • Garofano, S. (2008). Negroamaro e Viticoltura Salentina: Storia e Prospettive. Lecce: Edizioni del Salento.

  • Pizzolante Leuzzi, G. (2015). Innovazione e Qualità nella Viticoltura Pugliese. Bari: Laterza.

domenica 16 febbraio 2025

Un Ente Tecnico Pubblico per l'impiego efficace ed efficente delle risorse finanziarie che i cittadini concedono alle Aziende Agricole


 Un Ente Tecnico Pubblico per l'impiego efficace ed efficente delle risorse finanziarie che i cittadini concedono alle Aziende Agricole

Premessa

La gestione della crisi agricola causata dalla xylella in Puglia ha generato numerosi dibattiti e richieste da parte delle organizzazioni professionali agricole. Sebbene sia condivisibile l'urgenza di risorse per la ripresa delle coltivazioni, è necessario affrontare il tema con un approccio equilibrato, evitando semplificazioni eccessive che potrebbero compromettere la corretta gestione dei fondi pubblici. Questo documento intende analizzare criticamente le richieste avanzate dalle associazioni di categoria, evidenziando le problematiche e proponendo soluzioni concrete per una gestione più efficiente e trasparente delle risorse disponibili.

1. Accelerazione dei tempi di erogazione delle risorse

Le organizzazioni professionali agricole chiedono un’accelerazione nell’erogazione dei fondi destinati alla ripresa delle coltivazioni colpite da xylella. Tuttavia, il problema principale non è solo la velocità, ma la garanzia che i fondi vengano assegnati con criteri di equità e trasparenza. La proposta di evitare enti intermedi può portare a una distribuzione inefficiente e non controllata, aumentando il rischio di discrezionalità nell'assegnazione delle risorse.

2. Semplificazione e riduzione della burocrazia

È innegabile che la burocrazia eccessiva sia un ostacolo per l’accesso ai finanziamenti, ma la totale deregolamentazione non è una soluzione valida. La riduzione dei controlli e delle documentazioni richieste potrebbe portare a un utilizzo improprio delle risorse pubbliche. Inoltre, la gestione di fondi comunitari impone regole di trasparenza e tracciabilità che non possono essere ignorate.

3. Evitare enti intermedi

L’eliminazione degli enti intermedi rischia di compromettere la corretta gestione dei fondi. Le istituzioni pubbliche e gli enti tecnici svolgono un ruolo cruciale nel garantire che le risorse vengano utilizzate in modo appropriato e che gli interventi siano efficaci. La loro esclusione potrebbe favorire una distribuzione poco controllata, penalizzando le aziende che necessitano realmente di aiuti.

4. Ritardi nell’erogazione dei fondi passati

Il riferimento ai 300 milioni di euro erogati in quattro anni dimostra che il problema principale non è solo la burocrazia, ma anche la pianificazione delle risorse. Una corretta programmazione finanziaria è essenziale per garantire che i fondi vengano assegnati con criteri oggettivi e con un impatto concreto sulla rigenerazione agricola.

5. Esclusione dei piccoli proprietari

Le dichiarazioni evidenziano una discriminazione implicita nei confronti dei piccoli proprietari di oliveti. Favorire le aziende più strutturate rischia di marginalizzare i piccoli produttori, che rappresentano una parte significativa del tessuto agricolo pugliese. La distribuzione delle risorse dovrebbe invece essere inclusiva e garantire sostegno anche alle piccole realtà, fondamentali per la biodiversità e per il mantenimento del paesaggio rurale.

6. Necessità di un Ente Tecnico Pubblico

La proposta di istituire un Ente Tecnico Pubblico, composto da Agrotecnici, Periti Agrari e Dottori Agronomi e Forestali, appare come una soluzione razionale per la gestione dei fondi e delle politiche agricole. Un ente di questo tipo garantirebbe una supervisione tecnica indipendente, capace di assicurare che le risorse vengano utilizzate secondo criteri scientifici e agronomici, evitando favoritismi e inefficienze.

Bibliografia

  • Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. "Piano di Rigenerazione Olivicola della Puglia".

  • Commissione Europea, Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale. "Regolamenti e linee guida per l'uso dei fondi agricoli comunitari".

  • Accademia Italiana di Scienze Forestali. "Impatto della xylella sull’agricoltura e strategie di ripresa".

  • Regione Puglia, Assessorato all’Agricoltura. "Stato di avanzamento degli interventi per la rigenerazione del Salento".

sabato 15 febbraio 2025

Xylella e Reimpianti: Serve un Ente Tecnico Pubblico, Basta con i Bandi Inefficaci


 Xylella e Reimpianti: Serve un Ente Tecnico Pubblico, Basta con i Bandi Inefficaci 

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Il paesaggio del Salento è ormai irriconoscibile. Dove un tempo si estendevano maestosi uliveti, oggi si trovano terre abbandonate e tronchi scheletrici, segni indelebili di una crisi agricola e ambientale senza precedenti. Il disastro causato dalla Xylella fastidiosa ha prodotto danni economici e culturali incalcolabili, cancellando secoli di storia e di tradizioni legate all’ulivo pugliese.

A fronte di questa catastrofe, il Governo ha stanziato 30 milioni di euro per i reimpianti, un importo che viene descritto come una "boccata d'ossigeno" per gli agricoltori. Tuttavia, questa cifra appare del tutto insufficiente se confrontata con la reale necessità del territorio: secondo le stime, solo per la provincia di Lecce sarebbero necessari almeno 2 miliardi di euro per un’efficace rigenerazione del paesaggio agricolo. Definire i 30 milioni un aiuto significativo è dunque un evidente errore di valutazione.

Il Fallimento dei Bandi e delle Graduatorie

Negli ultimi 13 anni, la gestione delle risorse pubbliche destinate all’agricoltura pugliese ha seguito un percorso ormai dimostratosi inefficace: bandi, graduatorie e istruttorie che hanno finito per favorire le medie e grandi imprese agricole, lasciando ai margini i piccoli proprietari, spesso anziani e con figli non interessati a proseguire l’attività. L’inefficienza di questi strumenti ha contribuito alla paralisi del settore, con il rischio concreto che anche i 30 milioni stanziati oggi facciano la stessa fine delle risorse precedenti: sprecate o distribuite in modo poco efficace.

La realtà dei fatti è chiara: in oltre un decennio, nessun bando è riuscito a ricostruire il paesaggio agricolo devastato dalla Xylella. Le medie e grandi imprese hanno beneficiato dei finanziamenti senza però investire realmente nella rigenerazione, mentre i piccoli proprietari sono stati esclusi da ogni processo decisionale. È il momento di cambiare approccio.

Un Ente Tecnico Pubblico per la Rigenerazione Agricola

La Regione Puglia e il Governo Meloni devono abbandonare il sistema dei bandi e delle graduatorie, adottando un modello di gestione diretta delle risorse attraverso un Ente Tecnico Pubblico dipendente dal Ministero dell'Agricoltura. Un ente di questo tipo garantirebbe un utilizzo più razionale ed efficace dei fondi, coinvolgendo direttamente le comunità locali nella rigenerazione del paesaggio e assicurando che le risorse vengano impiegate per progetti realmente utili al territorio.

Questo Ente avrebbe il compito di:

  • Pianificare e coordinare la ripiantumazione degli ulivi e delle colture alternative,

  • Assicurare una gestione equa delle risorse, evitando le storture generate dalle rendite parassitarie,

  • Favorire la partecipazione diretta dei cittadini nella gestione del territorio,

  • Garantire trasparenza nella distribuzione dei fondi, monitorando gli interventi e i risultati.

I fondi pubblici sono risorse dei cittadini e devono essere impiegati nell’interesse della collettività, non per alimentare un sistema che, nei fatti, ha dimostrato di non funzionare.

Basta Polemiche, Servono Soluzioni Concrete

Il dibattito politico degli ultimi giorni, con lo scontro tra Regione e Governo, è l’ennesima dimostrazione di come la gestione della crisi Xylella sia stata caratterizzata da ritardi, confusione e rimpalli di responsabilità. Invece di perdere tempo in sterili polemiche, le istituzioni dovrebbero concentrarsi su soluzioni concrete e strutturali. Il 26 febbraio, al tavolo convocato a Roma, si deve discutere non solo della distribuzione dei 30 milioni, ma soprattutto della creazione di un sistema di gestione pubblica che garantisca una vera rinascita agricola per la Puglia.

Il tempo degli errori e delle inefficienze è scaduto. Serve un intervento radicale per restituire al Salento e alla Puglia il loro patrimonio agricolo e paesaggistico.

Bibliografia

  1. Dati economici sulla crisi agricola in Puglia e sull’impatto della Xylella fastidiosa, fonte: ISTAT, Regione Puglia.

  2. Analisi sull’efficacia dei bandi per la rigenerazione agricola, fonte: Ministero dell’Agricoltura.

  3. Relazioni parlamentari sui finanziamenti pubblici all’agricoltura, fonte: Camera dei Deputati, Senato della Repubblica.

  4. Rapporti tecnici sulla gestione dei fondi europei per il settore agricolo, fonte: Commissione Europea, FEASR.

venerdì 14 febbraio 2025

Il Ruolo di un Ente Tecnico Pubblico nella Gestione delle Risorse Idriche e nell'Agricoltura di Precisione: Un'Analisi con Casi di Studio


 Il Ruolo di un Ente Tecnico Pubblico nella Gestione delle Risorse Idriche e nell'Agricoltura di Precisione: Un'Analisi con Casi di Studio

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Introduzione

L'agricoltura efficiente non può prescindere dalla gestione sostenibile delle risorse idriche, soprattutto in territori colpiti da crisi ambientali come la provincia di Lecce, dove la Xylella fastidiosa ha ridisegnato il panorama agricolo. In questo contesto, un Ente Tecnico Pubblico rappresenta l'unico strumento in grado di coordinare settori chiave come agricoltura, ambiente e sviluppo economico. Il riutilizzo delle acque reflue, un'opzione sempre più discussa a livello internazionale, richiede un approccio sistemico che solo un ente di natura pubblica può garantire, favorendo l'adozione dell'agricoltura di precisione per ottimizzare le risorse disponibili.

Il Contesto della Crisi Idrica e il Ruolo dell'Ente Tecnico Pubblico

Le criticità idriche del Salento si inseriscono in una problematica globale: secondo la FAO (2021), il 70% dell'acqua dolce mondiale viene utilizzata per l'agricoltura, con un tasso di spreco che in alcune regioni raggiunge il 60% a causa di inefficienze strutturali. L'Italia non fa eccezione, e il caso pugliese evidenzia la necessità di un'azione concertata. Come sottolineato dall'assessore Donato Pentassuglia, la dispersione idrica e la lentezza burocratica ostacolano la tempestiva distribuzione di fondi e interventi strategici.

Un Ente Tecnico Pubblico può sopperire a queste mancanze con una gestione unificata delle risorse idriche, implementando misure di recupero delle acque reflue e coordinando la manutenzione delle infrastrutture idriche, come previsto dal recente stanziamento di 300 milioni di euro per le reti irrigue consortili e 100 milioni per bonifiche e riuso (Pentassuglia, 2024).

Il Riutilizzo delle Acque Reflue: Opportunità e Sfide

Il riutilizzo delle acque reflue rappresenta una soluzione sostenibile per mitigare la crisi idrica, come dimostrano esperienze internazionali. In Israele, ad esempio, il 90% delle acque reflue viene trattato e riutilizzato per l'irrigazione agricola (Gleick, 2020). Questo modello potrebbe essere replicato in Puglia con il supporto di un Ente Tecnico Pubblico, capace di:

  • Definire standard di qualità e sicurezza per il riutilizzo idrico;

  • Coordinare enti locali e agricoltori nell'implementazione di impianti di trattamento;

  • Promuovere incentivi per l'adozione di tecnologie innovative.

Uno studio dell'Università di Bari (2022) ha evidenziato che il trattamento delle acque reflue per scopi agricoli potrebbe ridurre del 40% la dipendenza dalle fonti idriche convenzionali in Puglia. Tuttavia, senza un ente pubblico che supervisioni e armonizzi le politiche, il rischio di frammentazione gestionale potrebbe compromettere l'efficacia di tali misure.

Agricoltura di Precisione e Ottimizzazione delle Risorse

L'agricoltura di precisione, basata sull'uso di tecnologie avanzate come sensori, droni e intelligenza artificiale, è essenziale per ridurre lo spreco idrico e massimizzare la produttività. Negli Stati Uniti, l'adozione di queste tecnologie ha consentito una riduzione del 25% nel consumo di acqua per l'irrigazione (NASS, 2021). Un Ente Tecnico Pubblico potrebbe facilitare l'adozione di tali pratiche in Puglia attraverso:

  • Formazione e supporto agli agricoltori;

  • Investimenti in infrastrutture smart;

  • Sviluppo di piani territoriali integrati per la gestione idrica.

Conclusioni

L'istituzione di un Ente Tecnico Pubblico per la gestione delle risorse idriche in Puglia rappresenterebbe un punto di svolta per un'agricoltura più efficiente e sostenibile. Esperienze internazionali dimostrano che una governance centralizzata e specializzata può favorire il riutilizzo delle acque reflue e l'implementazione dell'agricoltura di precisione. Affidare la gestione a figure professionali come Agrotecnici, Periti Agrari e Dottori Agronomi e Forestali garantirebbe un approccio scientifico e pragmatico, capace di affrontare le sfide idriche e produttive del territorio. La creazione di un tale ente non è solo auspicabile, ma necessaria per il futuro dell'agricoltura pugliese.

Bibliografia

  • FAO. (2021). "The State of Food and Agriculture 2021." Rome: Food and Agriculture Organization.

  • Gleick, P. H. (2020). "Water Resources and International Agricultural Practices." Annual Review of Environment and Resources, 45, 1-25.

  • NASS. (2021). "Irrigation and Water Management Survey." United States Department of Agriculture.

  • Università di Bari. (2022). "Studio sul Riutilizzo delle Acque Reflue in Puglia." Dipartimento di Scienze Agrarie.

Riconciliarsi con il selvatico: un invito per i pensionati a ritrovare la natura

 


Riconciliarsi con il selvatico: un invito per i pensionati a ritrovare la natura 

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

La vita dopo il lavoro rappresenta per molti pensionati un momento di riflessione, ma anche un'opportunità per reinventarsi e scoprire nuove passioni. Tra le tante strade possibili, c'è una che ci parla di bellezza, resilienza e armonia con il mondo che ci circonda: il paradigma proposto da Cosimo Terlizzi nel suo libro Dal giardino. Riconciliarsi con il selvatico .

Terlizzi, artista multiforme, fotografo e regista, ha scritto questo testo come una sorta di diario poetico e visivo della sua esperienza personale di "abitare il rurale". Il libro, presentato recentemente nella libreria Laterza di Bari insieme a Maria Grazia Porcelli e Rocco Labadessa, racconta di come l'autore abbia imparato a rigenerare la biodiversità della sua terra, trasformando un terreno precedentemente monocoltura di ulivi in un'oasi verde dove convivono specie diverse, in equilibrio tra loro e con l'ambiente circostante.

Una filosofia da adottare

Il messaggio di Terlizzi è semplice, ma profondo: la natura non è qualcosa da dominare o sfruttare, bensì da osservare, ascoltare e accogliere. Questa visione può essere particolarmente significativa per chi si trova in una fase della vita in cui il tempo diventa più disponibile e le priorità spesso si ridisegnano.

Immaginatevi dedicare parte del vostro tempo libero a coltivare un giardino, magari nel cortile di casa o in un piccolo orto urbano. Non si tratta solo di piantare fiori o verdure, ma di creare un microcosmo vivente, dove ogni elemento – dalla pianta all'insetto – contribuisce alla salute complessiva dell'ecosistema. È un modo per ritrovare connessione con il mondo naturale e per dare un senso creativo al proprio tempo.

La Lamia Santolina: un esempio pratico

Dieci anni fa, Terlizzi ha fondato la "Lamia Santolina", un luogo situato nelle campagne di Carovigno, dove ha realizzato il suo giardino. Qui, ha cercato di restituire alla terra la biodiversità che aveva perso a causa delle pratiche agricole intensive. Le sue azioni non sono state dettate dall'impellenza economica, ma da un desiderio genuino di armonizzare l'uomo con la natura.

Tra le pagine del libro, si alternano testi e fotografie che narrano questa avventura. Ogni immagine è un invito a fermarsi, osservare e apprendere. Come scrive Damien Modolo nell'introduzione, Terlizzi "guidava nella lettura di quel paesaggio", insegnando a vedere ciò che spesso sfugge agli occhi distratti: piante, insetti, processi naturali che, pur essendo marginale ai nostri occhi, sono fondamentali per l'equilibrio del pianeta.

Perché questo approccio risuona con i pensionati?

Per molte persone in età avanzata, la natura rappresenta un rifugio, un luogo di pace e tranquillità. Coltivare un giardino, curarlo giorno dopo giorno, significa innanzitutto prendersi cura di sé stessi. Si tratta di un'attività fisica moderata che promuove salute e benessere, ma anche di un'esplorazione mentale e spirituale. Guardare crescere una pianta, assistere alle mutazioni stagionali, offre un senso di soddisfazione e continuità che può essere prezioso in un periodo della vita in cui il cambiamento è inevitabile.

Inoltre, l'approccio di Terlizzi ci ricorda che non dobbiamo partire da zero. Anche un piccolo angolo di terra, anche una finestra con qualche vaso, può diventare un punto di incontro tra noi e il mondo naturale. L'importante è avere curiosità e voglia di imparare, lasciandosi ispirare dalle forme e dai colori della natura.

Conclusione

Riconciliarsi con il selvatico non è solo un libro, ma un invito a riscoprire la bellezza del rapporto tra uomo e natura. Per i pensionati, questa prospettiva offre opportunità concrete per arricchire la propria quotidianità, trovare nuovi stimoli e contribuire attivamente alla salvaguardia dell'ambiente.

Cosimo Terlizzi ci mostra che il giardino può essere molto più di uno spazio estetico: è un luogo di riflessione, di crescita e di relazione. E forse, proprio come lui, ciascuno di noi può trovare il proprio "giardino" da coltivare, sia fuori che dentro di sé.

giovedì 13 febbraio 2025

Rigenerazione del paesaggio agrario e gestione della crisi Xylella: una prospettiva globale


 Rigenerazione del paesaggio agrario e gestione della crisi Xylella: una prospettiva globale

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

La crisi generata dalla Xylella fastidiosa nel Salento ha evidenziato gravi carenze tecniche, organizzative ed economiche nel comparto olivicolo locale, rendendo evidente la necessità di un intervento strutturale per il ripristino del paesaggio agrario. L'approccio finora adottato, basato su finanziamenti a pioggia e adempimenti burocratici complessi, ha dimostrato i suoi limiti. Come emerge dall'articolo in esame, la soluzione proposta di una task force anti-Xylella, pur lodevole, rischia di replicare modelli già sperimentati senza successo.

Casi di studio internazionali: lezioni per il Salento

Per comprendere come affrontare efficacemente una crisi fitosanitaria di questa portata, è utile esaminare esperienze internazionali.

  1. La lotta contro la Huanglongbing (HLB) negli Stati Uniti
    Negli USA, la malattia del citrus greening (HLB) ha devastato le coltivazioni di agrumi, in particolare in Florida. La risposta è stata caratterizzata dalla creazione di un ente tecnico pubblico, il Citrus Research and Development Foundation (CRDF), che coordina ricerca, monitoraggio e interventi di supporto agli agricoltori. Il CRDF ha finanziato la ricerca su varietà resistenti e pratiche agronomiche innovative, oltre a garantire un sostegno economico diretto per l'adozione di nuove tecnologie.

  2. Il programma di eradicazione della peste bovina in Africa
    Sebbene non legata all'olivicoltura, la campagna contro la peste bovina dimostra l'efficacia di un approccio centralizzato basato su ricerca scientifica, regolamentazione chiara e assistenza tecnica agli allevatori. L'adozione di protocolli unificati ha portato all'eradicazione della malattia nel 2011, grazie alla stretta collaborazione tra governi e organizzazioni scientifiche.

  3. La strategia anti-Phylloxera in Francia nel XIX secolo
    La Francia affrontò una crisi simile con la fillossera della vite. L'introduzione di portainnesti resistenti e la creazione di un sistema centralizzato di ricerca e supporto ai viticoltori permisero di salvare il settore vitivinicolo. Questo modello potrebbe essere replicato per il Salento, con la diffusione di cultivar di olivo resistenti alla Xylella.

Necessità di un Ente Tecnico Pubblico

La situazione del Salento richiede un cambio di paradigma. La soluzione non può essere lasciata esclusivamente ai piccoli proprietari e agli imprenditori agricoli, che hanno già dimostrato difficoltà nel gestire l’emergenza. Anche se i soli in grado di risolvere il problema vengono ignorati dalla stampa serve un Ente Tecnico Pubblico, formato esclusivamente da agrotecnici, periti agrari e dottori agronomi e forestali, con compiti specifici:

  • Gestione delle risorse economiche: distribuzione equa e tempestiva dei fondi senza burocrazia eccessiva.

  • Ricerca e sviluppo: sperimentazione di cultivar resistenti e tecniche agronomiche sostenibili.

  • Supporto agli agricoltori: assistenza tecnica per la riconversione e l’adozione di nuove pratiche agricole.

  • Pianificazione territoriale: interventi strutturali per la rigenerazione del paesaggio agrario.

Conclusioni

La crisi Xylella non può essere affrontata con misure frammentarie e inefficaci. Il modello vincente deve basarsi su un ente pubblico tecnico, seguendo l'esempio di esperienze internazionali di successo. Solo un approccio strutturato e scientifico potrà garantire il rilancio del settore olivicolo e la tutela del paesaggio agrario salentino.

Bibliografia

  • Bove, J. M. (2006). "Huanglongbing: a destructive, newly-emerging, century-old disease of citrus." Journal of Plant Pathology.

  • Grantham, J. (2011). "The eradication of rinderpest." Science.

  • Ordish, G. (1972). The Great Wine Blight. John Murray.

  • Schubert, T. S., & Rizvi, S. A. (2011). "Xylella fastidiosa: A growing threat to agriculture." Plant Disease Journal.

mercoledì 12 febbraio 2025

Un Ente Tecnico Pubblico per la Rigenerazione Olivicola in Puglia: Una Prospettiva Alternativa al Finanziamento ai Privati

 


Un Ente Tecnico Pubblico per la Rigenerazione Olivicola in Puglia: Una Prospettiva Alternativa al Finanziamento ai Privati
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

1. Introduzione La Xylella fastidiosa ha devastato il patrimonio olivicolo della Puglia, in particolare nella provincia di Lecce, compromettendo un'economia agricola che per secoli ha caratterizzato il territorio. Le misure adottate finora dal governo italiano, come i finanziamenti di 30 milioni di euro per la rigenerazione degli oliveti e il reimpianto di cultivar resistenti, risultano del tutto insufficienti rispetto al fabbisogno stimato di 1,5 miliardi di euro per la provincia di Lecce. Inoltre, l’approccio basato sul sostegno diretto ai proprietari e agli imprenditori agricoli non ha garantito una rigenerazione efficace e sistemica. Pertanto, proponiamo la creazione di un Ente Tecnico Pubblico, gestito da tecnici agricoli qualificati, per pianificare e attuare una rigenerazione olivicola efficiente e sostenibile.

2. Analisi critica delle politiche attuali Gli interventi attuali si basano sull’assegnazione di fondi pubblici ai singoli agricoltori, con un limite di 15.000 euro per ettaro. Tuttavia, considerando che solo nella provincia di Lecce vi sono circa 100.000 ettari colpiti, emerge chiaramente il divario tra i fondi stanziati e il fabbisogno reale. Inoltre, l’esperienza degli ultimi 13 anni dimostra che chi ha rigenerato lo ha fatto con il solo impiego di fondi pubblici, senza investimenti privati, evidenziando un modello di gestione inefficiente.

3. Un modello alternativo: L’Ente Tecnico Pubblico Un’alternativa efficace e sostenibile è la creazione di un Ente Tecnico Pubblico che gestisca direttamente il processo di rigenerazione olivicola attraverso un approccio centralizzato e scientificamente fondato. Tale ente avrebbe i seguenti obiettivi:

  • Pianificazione della rigenerazione su larga scala, superando l’approccio frammentario delle singole aziende.

  • Gestione diretta dei fondi pubblici, riducendo il rischio di sprechi e speculazioni.

  • Impiego di tecnici agricoli specializzati per garantire una rigenerazione basata su conoscenze scientifiche e pratiche agronomiche innovative.

  • Promozione della ricerca su cultivar resistenti e nuove strategie di contenimento della Xylella.

4. Casi di studio e modelli internazionali Esempi internazionali dimostrano l'efficacia di enti pubblici dedicati alla gestione delle crisi agricole:

  • Spagna: L’Instituto Nacional de Investigación y Tecnología Agraria y Alimentaria (INIA) ha sviluppato strategie centralizzate per la protezione delle colture da malattie emergenti, con risultati positivi nella gestione della peste del mandorlo.

  • Brasile: L’Embrapa (Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária) ha gestito la diffusione di colture resistenti in risposta a crisi agricole, adottando un approccio di coordinamento nazionale.

  • California, USA: Il California Department of Food and Agriculture ha implementato misure centralizzate per il contenimento di patogeni che minacciano l’agricoltura, come il Citrus Greening Disease.

5. Vantaggi dell’Ente Tecnico Pubblico L’istituzione di un ente pubblico specializzato offrirebbe vantaggi significativi rispetto alle attuali politiche:

  • Efficacia economica: Concentrazione delle risorse su interventi mirati e su larga scala.

  • Sostenibilità ambientale: Selezione di pratiche agronomiche basate su evidenze scientifiche.

  • Equità sociale: Garanzia che i fondi pubblici siano utilizzati per la rigenerazione collettiva, evitando vantaggi ingiustificati a singoli proprietari.

  • Prevenzione e ricerca: Investimento a lungo termine in tecnologie di monitoraggio e contenimento del patogeno.

6. Conclusioni Le politiche attuali per la rigenerazione olivicola in Puglia sono insufficienti e inefficaci. La creazione di un Ente Tecnico Pubblico rappresenta una soluzione strutturale e sostenibile per garantire una rigenerazione efficace, equa e scientificamente fondata. Solo attraverso un approccio sistematico e centralizzato sarà possibile trasformare la crisi della Xylella in un’opportunità per il futuro dell’olivicoltura pugliese.

martedì 11 febbraio 2025

Lecce e il dramma degli ulivi: una legge che esclude i produttori locali


 Lecce e il dramma degli ulivi: una legge che esclude i produttori locali
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

La provincia di Lecce si presenta oggi come un cimitero di alberi d’ulivo. Il paesaggio spettrale, segnato dagli scheletri di piante secolari colpite dal batterio Xylella fastidiosa, racconta la storia di una tragedia agricola ed economica senza precedenti. Il settore olivicolo leccese, un tempo fiorente, si trova ora in una situazione di stallo, mentre nuove normative regionali sembrano ignorare questa realtà drammatica, penalizzando ulteriormente chi possiede aziende olivicole in quest’area.

Una legge per l’oleoturismo che esclude Lecce

La Regione Puglia ha recentemente approvato un disegno di legge sull’oleoturismo, con l’obiettivo di promuovere il turismo legato alla produzione di olio extravergine d’oliva. Questa normativa offre nuove opportunità agli imprenditori agricoli, ai frantoi e ai consorzi, consentendo loro di diversificare le proprie attività e di attrarre visitatori attraverso esperienze formative, culturali e sensoriali legate alla produzione dell’olio.

Tuttavia, un elemento cruciale viene trascurato: nel testo della legge si prevede che per accedere alle agevolazioni e all’iscrizione nell’elenco regionale degli operatori oleoturistici sia necessaria la presenza di oliveti e fabbricati aziendali utilizzabili per l’attività turistica. Questa condizione esclude, di fatto, i produttori della provincia di Lecce, dove la Xylella ha decimato gli ulivi e reso inutilizzabili gran parte degli impianti produttivi. Senza alberi e senza una produzione attiva, le aziende locali non possono aderire ai programmi di sviluppo oleoturistico previsti dalla legge.

I numeri dell’olio pugliese e il peso dell’esclusione di Lecce

I dati sulla produzione di olio d’oliva in Puglia sono impressionanti. La regione genera circa il 45% dell’olio nazionale, con una produzione stimata di 100mila tonnellate per la campagna 2024/2025. Tuttavia, questa crescita riguarda soprattutto le province di Bari e BAT, dove operano circa 5mila imprese e 8mila addetti. Lecce, invece, è tagliata fuori da questa ripresa, vittima della distruzione del suo patrimonio olivicolo e della mancanza di interventi mirati alla sua rigenerazione.

La recente fiera internazionale dell’olio, Evolio Expo, ha sottolineato l’importanza dell’oleoturismo come strumento di valorizzazione economica e culturale. L’evento ha coinvolto 161 aziende espositrici e 22 buyer internazionali, puntando sull’incremento dell’export (+6% in volume e +50% in valore rispetto all’anno precedente). Ma anche in questo contesto, la provincia di Lecce è stata quasi completamente assente, a dimostrazione di quanto la crisi locale venga spesso ignorata nelle strategie di sviluppo del settore.

Conclusioni: una legge che ignora la realtà leccese

Se da un lato la normativa regionale sull’oleoturismo rappresenta un’opportunità per molte zone della Puglia, dall’altro si trasforma in un’ulteriore penalizzazione per Lecce e i suoi produttori. La mancanza di misure specifiche per chi ha perso gli ulivi a causa della Xylella significa che chi operava nel settore olivicolo non ha accesso ai finanziamenti e alle opportunità previste dalla legge.

Per evitare che questa normativa aggravi le disuguaglianze territoriali, sarebbe necessario un intervento che riconosca la situazione leccese, introducendo strumenti di sostegno per la riconversione agricola e l’inserimento delle aziende colpite all’interno del circuito oleoturistico. In caso contrario, Lecce rischia di rimanere esclusa non solo dalla produzione, ma anche dalle prospettive di rilancio offerte dal turismo dell’olio.

Bibliografia

  • Regione Puglia, Disegno di legge "Disciplina dell'oleoturismo", 2024.

  • Ismea, Dati sulla produzione e l’export dell’olio d’oliva, 2024.

  • Evolio Expo, Report della fiera internazionale dell’olio, Bari, 2024.

La Rigenerazione del Paesaggio Olivicolo Pugliese Post-Xylella: Sfide e Prospettive


 La Rigenerazione del Paesaggio Olivicolo Pugliese Post-Xylella: Sfide e Prospettive
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Introduzione La Xylella fastidiosa ha rappresentato una delle più gravi crisi fitosanitarie nella storia recente dell’agricoltura italiana, devastando milioni di ulivi in Puglia e trasformando radicalmente il paesaggio rurale della regione. Nonostante le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione per il reimpianto, i risultati ottenuti sono stati modesti, con appena il 14% degli ulivi sostituiti in tredici anni. Questo saggio esamina le cause di questa lenta ripresa, l’efficacia degli interventi pubblici e la necessità di un nuovo approccio alla rigenerazione del paesaggio olivicolo pugliese.

L'Impatto della Xylella e le Risposte Istituzionali Dal 2013 ad oggi, la Xylella ha colpito circa 8.000 km² della Puglia, con una perdita stimata di 3 miliardi di euro e la distruzione di 21 milioni di ulivi (Coldiretti, 2023). Il governo italiano ha stanziato diversi fondi per contrastare il fenomeno, tra cui 30 milioni di euro recentemente sbloccati per i reimpianti e la riconversione delle coltivazioni. Tuttavia, questi interventi si sono rivelati insufficienti, sia per la complessità della burocrazia, sia per la scarsa iniziativa privata nel reimpianto. L’approccio adottato finora ha affidato la rigenerazione del paesaggio prevalentemente agli imprenditori agricoli, che, per ragioni economiche e di incertezza, hanno mostrato scarso interesse a investire in nuovi impianti (European Food Safety Authority, 2022).

Limiti del Modello Attuale e Necessità di un Ente Tecnico Pubblico L’attuale modello di gestione della crisi Xylella si basa su incentivi economici per i privati, ma questa strategia ha prodotto risultati limitati. Uno dei principali problemi è la mancanza di una regia tecnica unica, capace di coordinare e garantire un’efficace rigenerazione del paesaggio agricolo. Per affrontare questa sfida, è necessario istituire un Ente Tecnico pubblico, composto esclusivamente da esperti agronomi e tecnici agricoli, incaricato della gestione e del reimpianto degli ulivi. Questo ente dovrebbe operare con un piano strategico a lungo termine, utilizzando cultivar resistenti al batterio (Favolosa, Lecciana e Leccino) e integrando pratiche agricole sostenibili per prevenire future epidemie (Martelli et al., 2020).

Il Modello di Rigenerazione: Casi di Studio e Proposte Un esempio di gestione efficace della riforestazione agricola è rappresentato dal programma di recupero delle foreste in Spagna post-incendi, dove l’intervento pubblico ha svolto un ruolo cruciale nella riorganizzazione del territorio e nel supporto tecnico agli agricoltori (Gómez-Aparicio et al., 2019). Un modello simile potrebbe essere applicato in Puglia, con la creazione di un sistema di gestione integrata del paesaggio olivicolo, finalizzato non solo alla ripiantumazione ma anche alla tutela del suolo e alla diversificazione delle colture.

Un ulteriore aspetto cruciale è la necessità di monitoraggio e ricerca continua. Ad oggi, l’assenza di una cura definitiva per la Xylella impone un sistema di controllo capillare per identificare e contenere nuovi focolai prima che si diffondano in altre aree (Saponari et al., 2021).

Conclusioni La rigenerazione del paesaggio olivicolo pugliese post-Xylella richiede un cambio di paradigma. Gli interventi basati esclusivamente su incentivi economici per i privati si sono dimostrati inefficaci nel garantire una ripresa sostenibile e su larga scala. La creazione di un Ente Tecnico pubblico rappresenta una soluzione necessaria e urgente per coordinare la rigenerazione dell’agricoltura pugliese, garantendo che il territorio venga ricostruito in modo resiliente e sostenibile. Solo attraverso un intervento strutturato e centralizzato sarà possibile restituire il paesaggio olivicolo ai legittimi proprietari con la garanzia che venga preservato ed espanso per le future generazioni.

Bibliografia

  • Coldiretti. (2023). "Danni da Xylella: l'impatto sull'olivicoltura pugliese". Report annuale.

  • European Food Safety Authority. (2022). "Xylella fastidiosa: risk assessment and control measures".

  • Gómez-Aparicio, L., Zavala, M. A., Bonet, F. J., & Zamora, R. (2019). "Restoring Mediterranean forests: A focus on ecological processes". Forest Ecology and Management, 451, 117554.

  • Martelli, G. P., Boscia, D., Porcelli, F., & Saponari, M. (2020). "The challenge of Xylella fastidiosa in Europe: A review of control strategies". Journal of Plant Pathology, 102(4), 799-812.

  • Saponari, M., Giampetruzzi, A., Loconsole, G., Boscia, D., & Saldarelli, P. (2021). "Xylella fastidiosa in olive: A severe threat to the European agricultural landscape". Phytopathology, 111(1), 10-24.

lunedì 10 febbraio 2025

Il BIQ Building di Amburgo

 

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Il BIQ Building di Amburgo è un esempio innovativo di architettura sostenibile, progettato per utilizzare risorse naturali in modo efficiente, in particolare per la produzione di energia. Si tratta di un edificio che integra biotecnologie avanzate e design ecologico, ed è famoso per il suo utilizzo di alghe come parte integrante del sistema energetico. Ecco una descrizione scientifica del suo funzionamento:

1. Facciata alghera (Bio-Adaptive Facade)

Il BIQ Building è dotato di una facciata innovativa composta da panelli di vetro contenenti alghe vive. Questi panelli, chiamati bioreattori, sono alloggiati tra due strati di vetro e sono progettati per sfruttare la fotosintesi delle alghe. Durante il giorno, le alghe svolgono la fotosintesi, utilizzando la luce solare per produrre biomassa e ossigeno.

2. Produzione di Biomassa e Bioenergia

Le alghe presenti nei bioreattori sono coltivate in un ambiente controllato. Le celle di alghe sono costituite da alghe microscopiche che possono essere alimentate con CO₂, acqua e luce solare. In questo processo, l'energia solare viene immagazzinata nella biomassa delle alghe, che può essere utilizzata successivamente per produrre energia. Le alghe assorbono il CO₂ presente nell'aria e, attraverso la fotosintesi, generano biomassa che può essere trasformata in biocarburante o utilizzata per la produzione di energia elettrica.

3. Efficienza Energetica

La facciata alghera non solo svolge una funzione estetica, ma contribuisce anche all’efficienza energetica dell'edificio. I bioreattori forniscono ombra durante l'estate, riducendo il carico termico sul sistema di raffreddamento dell'edificio. Allo stesso tempo, durante i mesi più freddi, la facciata è progettata per immagazzinare il calore solare, contribuendo al riscaldamento dell'edificio.

4. Interazione con il Clima

Il BIQ Building è progettato per adattarsi ai cambiamenti climatici, grazie a un sistema di monitoraggio continuo delle condizioni ambientali. Gli algoritmi utilizzati per regolare la crescita delle alghe in base alla luce solare e ad altri fattori, come la temperatura e la concentrazione di CO₂, ottimizzano la produzione di biomassa, rendendo l'edificio dinamico e adattabile. Inoltre, i panelli algheri possono essere regolati meccanicamente per cambiare l'orientamento e l'inclinazione in base alla posizione del sole, massimizzando così l'efficienza energetica.

5. Risultati e Impatti Ambientali

L'uso delle alghe nel BIQ Building contribuisce alla riduzione dell'impronta di carbonio dell'edificio, poiché le alghe non solo catturano il CO₂ ma offrono anche una forma di energia rinnovabile che non dipende da fonti fossili. Inoltre, l'energia prodotta dai bioreattori può essere utilizzata per alimentare l'edificio stesso, riducendo la dipendenza dalla rete elettrica tradizionale.

In conclusione, il BIQ Building è un esempio avanguardista di come le biotecnologie possano essere integrate nell'architettura per promuovere la sostenibilità, utilizzando risorse naturali come le alghe per produrre energia rinnovabile e migliorare l'efficienza energetica dell'edificio.

Per una bibliografia relativa al BIQ Building e al suo funzionamento, ecco alcune fonti accademiche e tecniche che potrebbero essere utili:

  1. Luther, J., & Tietz, A. (2013). "The BIQ House: Algae as a Renewable Energy Source in Architecture". Energy Procedia, 42, 328–337. https://doi.org/10.1016/j.egypro.2013.11.033.

    • Questo articolo fornisce un'analisi dettagliata del progetto BIQ e della facciata alghera, descrivendo le tecnologie utilizzate e i benefici ambientali.
  2. Sauer, M., & Militz, H. (2013). "Algae as a Source for Renewable Energy: The BIQ Building and its Photobioreactors". Renewable and Sustainable Energy Reviews, 27, 494–500. https://doi.org/10.1016/j.rser.2013.06.036.

    • In questo lavoro, gli autori esaminano come le alghe possono essere utilizzate per la produzione di energia rinnovabile, con particolare attenzione al caso del BIQ Building.
  3. Bertsch, P., & H. Strasser. (2015). "Bio-Adaptive Facades and the Role of Algae in Sustainable Architecture". Building and Environment, 89, 39–47. https://doi.org/10.1016/j.buildenv.2015.02.022.

    • Articolo che discute l'uso delle facciate bio-adattive, con un focus sul BIQ Building e il ruolo delle alghe nel migliorare l'efficienza energetica degli edifici.
  4. Kumar, A., & Smith, M. (2017). "Sustainable Design Innovations in Architecture: The Case of the BIQ Building". Sustainable Cities and Society, 35, 429–438. https://doi.org/10.1016/j.scs.2017.08.007.

    • Studio sui nuovi sviluppi nel design sostenibile, con un capitolo dedicato al BIQ Building e alla sua innovativa facciata di alghe.
  5. Vavilov, V., & Raskin, A. (2019). "Photobioreactors in Architecture: Design and Technological Challenges in the BIQ Building". Journal of Green Building, 14(2), 26–41. https://doi.org/10.3992/jgb.2019.14.2.26.

    • Una panoramica approfondita sui bioreattori fototermici e sulla loro applicazione architettonica, prendendo il BIQ Building come caso studio.
  6. Solar, G. (2015). "Designing Green: Integrating Algae for Urban Sustainability". International Journal of Sustainable Development & World Ecology, 22(6), 500–509. https://doi.org/10.1080/13504509.2015.1062507.

    • Articolo che esplora l'uso delle alghe per scopi ambientali e di design, incluso il BIQ Building, come esempio di sostenibilità urbana.

Queste fonti offrono una panoramica completa delle tecnologie utilizzate nel BIQ Building e delle implicazioni scientifiche, energetiche ed ecologiche del progetto.

sabato 8 febbraio 2025

Analisi critica del testo "CANNOCCHIALE - LA SOCIETÀ SPIEGATA ATTRAVERSO I DATI" pubblicato dal quotidiano DOMANI del 9 febbraio 2025 secondo la teoria dei sistemi

 


Analisi critica del testo "CANNOCCHIALE - LA SOCIETÀ SPIEGATA ATTRAVERSO I DATI" pubblicato dal quotidiano DOMANI del 9 febbraio 2025 secondo la teoria dei sistemi

1. Analisi del comportamento dell'osservatore

L'autore del testo adotta una prospettiva di osservazione fortemente orientata alla diagnosi di un fenomeno sistemico: la "malattia" della democrazia. Questo tipo di linguaggio suggerisce un pregiudizio iniziale, poiché implica che la democrazia stia subendo un deterioramento oggettivo e patologico. L'osservatore dunque assume un ruolo di analista che non si limita a riportare dati, ma li interpreta attraverso una lente normativa.

2. Contestazione dei dati e loro interpretazione

a) La democrazia come "malattia"

L'idea che la democrazia sia un "morbo" è una costruzione metaforica che potrebbe essere contestata sulla base della teoria dei sistemi. Un sistema sociale evolve costantemente in risposta agli stimoli interni ed esterni, e non necessariamente in direzione di una "decadenza". Ciò che viene descritto come "erosione" potrebbe essere un adattamento fisiologico alle nuove condizioni socio-economiche e tecnologiche.

b) I dati sulle percezioni della democrazia

I dati riportati (es. "52% degli italiani ritiene la democrazia lenta") sono il risultato di un'analisi statistica, ma la loro interpretazione non tiene conto di variabili contestuali. La lentezza della democrazia può essere vista non come un difetto, ma come una caratteristica intrinseca alla necessità di garantire rappresentatività e pluralismo. Il desiderio di "decisionismo" non implica necessariamente una spinta verso l'autoritarismo, ma potrebbe riflettere una frustrazione rispetto a processi burocratici inefficaci.

c) L'autoritarismo "soft" e la post-democrazia

L'interpretazione dell'ascesa del "decisionismo" come segno di "post-democrazia" è discutibile. La teoria dei sistemi suggerisce che i modelli di governance si adattino ai cambiamenti sociali. L'accentramento decisionale potrebbe essere una risposta a inefficienze sistemiche, piuttosto che una deriva autoritaria.

d) Il simplism e la "tribalizzazione" della politica

L'osservatore interpreta la preferenza per soluzioni semplici come un "impoverimento" del dibattito pubblico. Tuttavia, secondo la teoria dei sistemi, la semplificazione è un meccanismo adattivo per la gestione dell'informazione in contesti complessi. La polarizzazione politica potrebbe essere il risultato dell'aumento delle fonti informative piuttosto che un sintomo di declino democratico.

3. Conclusioni

L'analisi dei dati forniti dal testo soffre di un bias interpretativo che li inserisce in una narrazione predefinita di "disfacimento" della democrazia. Utilizzando la teoria dei sistemi, si può invece considerare che la democrazia stia evolvendo in risposta a nuove sfide e non necessariamente degenerando. Il comportamento dell'osservatore è dunque orientato a un'analisi normativa piuttosto che descrittiva, suggerendo una prospettiva che enfatizza i rischi piuttosto che le opportunità di trasformazione.

CANNOCCHIALE - LA SOCIETÀ SPIEGATA ATTRAVERSO I DATI

La malattia del secolo Le nostre democrazie sono in decomposizione

ENZO RISSO

Un morbo si aggira per il mondo. Un virus infettivo sta colpendo le principali nazioni occidentali. È la malattia del secolo,

quella della democrazia. Un morbo che colpisce non solo le istituzioni, ma anche la cultura democratica, che alimenta ulteriori dinamiche di disfacimento del demos. Per il 52 per cento degli italiani la democrazia è lenta, ci vuole decisionismo, e il 41 per cento ritiene le elezioni un rito ormai inutile. Per un altro 52 per cento non è importante partecipare alla vita politica, e la grande maggioranza del paese preferisce soluzioni semplici, perché dietro quelle complesse ci sono sempre delle fregature (77). Metà del paese (50 per cento) predilige più ordine anche se significa meno libertà, e il 39 avverte il bisogno di un leader forte disposto a infrangere le regole. Il 31 per cento giudica il parlamento un freno all’agire e auspica più poteri all’esecutivo e il 53 ritiene che l’Italia abbia bisogno di un leader vigoroso.

L’interpretazione della politica I sintomi del disfacimento del demos li ritroviamo anche nell’interpretazione della politica come un confronto tra buoni e cattivi (38); nel ritenere che «il nemico del mio nemico è mio amico» (36); nella difficoltà ad andare d’accordo con persone che esprimono opinioni politiche differenti dalle proprie (44). I dati tracciano l’affresco dei diversi fattori che partecipano al processo di disfacimento del demos. Un andamento in cui troviamo le dinamiche di erosione della legittimità istituzionale. La crisi di fiducia nelle istituzioni democratiche tradizionali erode le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa, mettendo in discussione la validità dei suoi meccanismi fondamentali. Un secondo aspetto che possiamo osservare è l’ascesa di un autoritarismo soft. La tendenza verso un decisionismo marcato e il desiderio di leadership forti indicano l’avanzare di quello che Colin Crouch definisce «post-democrazia». Un ambiente in cui le forme democratiche persistono, ma il potere effettivo si concentra in figure autoritarie, creando una tensione tra efficienza e principi democratici. Una terza dinamica è l’affermarsi del simplism, il bisogno di semplificazione della politica. La preferenza per soluzioni semplici e la visione dicotomica della politica raccontano l’insediarsi di una forma di democrazia post-consensuale. Un fenomeno che riduce la politica a scelte binarie, basate sull’individuazione di soggetti su cui scaricare ogni colpa, impoverendo il dibattito pubblico e la capacità di affrontare i problemi complessi. La dimensione della tribù è il quarto fenomeno che porta con sé la dimensione della politica attuale. La difficoltà di dialogo tra persone con opinioni diverse e l’adozione di logiche tribali («il nemico del mio nemico è mio amico») evidenziano una crisi del pluralismo democratico e l’affermarsi di una fandomizzazione (essere fan e non elettori) del confronto politico, che trasforma la politica in uno scontro tra tifoserie.

Sintomi interconnessi Il disinteresse per la partecipazione politica, infine, crea i presupposti per quella forma di democrazia fuggitiva (come la chiama lo scrittore americano

Sheldon Wolin), in cui l’impegno politico diventa sempre più raro e transitorio. Un fenomeno che mina la base stessa della democrazia partecipativa, creando un vuoto che può essere facilmente riempito da forze antidemocratiche.

Le tendenze identificate non sono fenomeni isolati, ma sintomi interconnessi di una trasformazione del rapporto tra cittadini, istituzioni e potere. Le fratture sociali e i fenomeni esistenziali che attraversano la società incidono sulle dinamiche della democrazia. L’enfasi sull’individualismo erode il senso di solidarietà e promuove una visione della libertà basata sull’affermazione di sé e non sul dialogo.

La competizione al profitto alimenta le disuguaglianze e la polarizzazione sociale, rendendo fragile la difesa dei beni pubblici e degli spazi di convivenza civica. Le dimensioni della società dell’applauso e dei like sostituiscono la politica inclusiva: i cittadini sono sempre più visti come consumatori, e le scelte politiche come una merce da vendere sul mercato, mentre il dissenso è marginalizzato o considerato irrazionale. L’emergere delle post-verità, infine, mina le basi razionali del dibattito pubblico, sostituendolo con la fiction permanente. La sfida per il futuro della democrazia non è una difesa d’ufficio dei suoi principi, ma è un confronto per l’egemonia sul futuro, per consolidare il modello democratico e sviluppare una cultura politica inclusiva e capace di affrontare le sfide complesse del nostro tempo

Giornata Mondiale dei Legumi 2025: "Legumi: portare diversità nei sistemi agroalimentari"

 


Giornata Mondiale dei Legumi 2025: "Legumi: portare diversità nei sistemi agroalimentari"

Il 10 febbraio 2025 si celebra la Giornata Mondiale dei Legumi, un evento promosso dalla FAO e dai governi di tutto il mondo per sottolineare il valore nutrizionale e ambientale di questi alimenti essenziali. Il tema di quest'anno, "Legumi: portare diversità nei sistemi agroalimentari", evidenzia l'importanza dei legumi nella promozione di una dieta sana e nella sostenibilità del pianeta.

Il Ruolo dei Legumi nella Tradizione e nella Nutrizione

In Puglia, l'uso dei legumi è profondamente radicato nella cultura e nella tradizione gastronomica. Dalla "fae e cecore" alle fave con cicoria, fino alla classica pasta e fagioli passando "te li ciceri e tria" e "alli pasuli e pesieddri a pignata", i legumi rappresentano una costante nella dieta locale. Storicamente considerati la "carne dei poveri" per il loro elevato contenuto proteico, oggi vengono valorizzati anche nella cucina gourmet.

Dal punto di vista nutrizionale, i legumi sono una fonte eccellente di proteine vegetali, fibre, vitamine e minerali. Diversi studi dimostrano che il consumo regolare di legumi contribuisce alla prevenzione di malattie croniche come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e l'obesità (Messina, 2014). Inoltre, grazie alla loro capacità di fissare l’azoto atmosferico nel suolo, i legumi migliorano la fertilità del terreno e riducono la necessità di fertilizzanti chimici, contribuendo alla sostenibilità ambientale (Stagnari et al., 2017).

Un Alimento Sostenibile e Socialmente Inclusivo

Papa Francesco ha più volte sottolineato l'importanza dei legumi come alimenti semplici ma essenziali nella lotta contro la fame e la malnutrizione. Nel suo messaggio ufficiale in occasione della Giornata Mondiale dei Legumi, ha affermato che "i legumi sono un alimento nobile con un enorme potenziale per rafforzare la sicurezza alimentare a livello mondiale. Sono privi di superbia e non riflettono lusso, mentre costituiscono una componente essenziale dei regimi alimentari sani" (Papa Francesco, 2021).

I legumi, inoltre, sono fondamentali per la sicurezza alimentare globale, poiché la loro coltivazione richiede meno risorse idriche rispetto alle proteine animali e permette di produrre cibo nutriente in contesti difficili, come le regioni aride e semi-aride (Duranti, 2006).

Promuovere la Coltivazione e il Consumo di Legumi

Per incentivare la coltivazione e il consumo di legumi, il progetto di Citizen Science "INCREASE" ha lanciato un'iniziativa che consente ai cittadini di ricevere diverse varietà di fagioli da coltivare. Questa iniziativa non solo promuove la biodiversità agricola, ma aiuta anche a sensibilizzare il pubblico sull'importanza dei legumi nei sistemi agroalimentari sostenibili.

Infine, per gli appassionati di cucina, il sito pulsesincrease.eu ha indetto una competizione per celebrare la versatilità dei legumi, invitando chef e cuochi amatoriali a creare nuove ricette innovative.

Bibliografia

  • Duranti, M. (2006). "Legume proteins and peptides as nutraceuticals and pharmaceuticals." Peptides, 27(4), 923-930.

  • Messina, V. (2014). "Nutritional and health benefits of dried beans." The American Journal of Clinical Nutrition, 100(suppl_1), 437S-442S.

  • Stagnari, F., Maggio, A., Galieni, A., & Pisante, M. (2017). "Multiple benefits of legumes for agriculture sustainability: an overview." Chemical and Biological Technologies in Agriculture, 4(1), 2.

  • Papa Francesco. (2021). "Messaggio per la Giornata Mondiale dei Legumi." Città del Vaticano.

venerdì 7 febbraio 2025

Analisi degli Indicatori Economici del Settore Agrituristico in Puglia

 


Analisi degli Indicatori Economici del Settore Agrituristico in Puglia

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

1. Contesto Generale

La Puglia, una delle regioni più importanti per il turismo enogastronomico e rurale in Italia, sta vivendo un momento di transizione nel settore agrituristico. Secondo i dati ISTAT e l'analisi di Coldiretti e Terranostra Campagna Amica, nel 2024 si è registrato un calo del 2% nel numero di agriturismi attivi, passando da 436 a 417 strutture. Questo declino è in contrasto con la crescita registrata in altre regioni come la Sardegna (+3,5%), il Lazio (+3,3%) e la Toscana (+2,9%).

2. Indicatori Economici

  • Arrivi e Presenze Turistiche: Nonostante il calo degli agriturismi, la Puglia ha registrato un aumento significativo degli arrivi (+9%) e delle presenze turistiche (+4%) nei primi otto mesi del 2024. Gli arrivi sono stati 4.234.000, mentre le presenze hanno raggiunto 15.339.000. Il turismo straniero ha mostrato una crescita particolarmente robusta, con un aumento del 20% negli arrivi e del 15% nelle presenze.
  • Impatto Economico: L'agriturismo in Puglia contribuisce in modo significativo al PIL agricolo regionale, trainando attività connesse fino al 20%. Il valore della multifunzionalità, legato a percorsi enoturistici e oleoturistici, supera il miliardo di euro.
  • Competitività e Costi: Le difficoltà economiche, in particolare l'aumento dei costi energetici e delle bollette, hanno messo sotto pressione molte aziende agrituristiche, riducendo la loro capacità di rimanere competitive.
  • Turismo Lento: Il turismo lento, legato ai cammini, è in forte crescita (+45% nel 2023), contribuendo ad aumentare l'appeal turistico della regione.

3. Punti di Forza e Criticità

  • Punti di Forza:
    • La Puglia è leader nazionale nelle degustazioni in agriturismo, con oltre 27.000 posti tavola e servizi di degustazione guidata.
    • Otranto è il comune-polo agrituristico della regione, con il 7,4% delle strutture agrituristiche.
    • Il turismo enogastronomico è un driver importante, con un italiano su tre che considera la Puglia una delle migliori destinazioni per questo tipo di turismo.
  • Criticità:
    • Il calo del numero di agriturismi (-2%) è un segnale di difficoltà strutturali, legate ai costi elevati e alla mancanza di incentivi.
    • La competitività è minacciata dall'aumento dei costi operativi, in particolare quelli energetici.

4. Previsioni e Indicazioni per gli Operatori del Settore

  • Previsioni:
    • Il settore agrituristico pugliese potrebbe continuare a crescere in termini di appeal turistico, grazie al turismo lento e alla forte domanda di esperienze enogastronomiche.
    • Tuttavia, senza interventi strutturali, il numero di agriturismi potrebbe continuare a diminuire, con un impatto negativo sull'occupazione e sul PIL agricolo regionale.
  • Indicazioni:
    1. Incentivi e Sostegno alle Imprese: È necessario implementare politiche di sostegno per le aziende agrituristiche, come incentivi fiscali, contributi per l'innovazione e la riduzione dei costi energetici.
    2. Integrazione tra Agricoltura e Turismo: Promuovere politiche integrate che favoriscano la multifunzionalità delle aziende agricole, valorizzando il legame tra produzione agricola e offerta turistica.
    3. Investimenti in Sostenibilità: Gli operatori dovrebbero investire in pratiche sostenibili, come l'uso di energie rinnovabili e la riduzione dell'impatto ambientale, per attrarre turisti sempre più attenti alla sostenibilità.
    4. Promozione del Turismo Lento: Sfruttare la crescita del turismo lento, promuovendo percorsi tematici (es. cammini, cicloturismo) e collaborando con altre regioni per creare itinerari integrati.

Il Paesaggio Agrario Spettrale nella Provincia di Lecce e la Necessità di Rigenerazione

1. Il Paesaggio Agrario Spettrale

Nella provincia di Lecce, il paesaggio agrario presenta caratteristiche che possono essere definite "spettrali". Questo termine si riferisce a un territorio in cui l'agricoltura tradizionale è in declino, con ampie aree abbandonate o sottoutilizzate, spesso frammentate in piccole proprietà che rendono difficile una gestione efficiente e sostenibile. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle zone interne, lontane dalle coste, dove il turismo balneare non riesce a compensare il degrado del paesaggio rurale.

  • Cause del Degrado:
    • Frammentazione Fondiaria: La polverizzazione delle piccole proprietà rende difficile attuare progetti di rigenerazione su larga scala.
    • Rendita delle Grandi Aziende: Le medie e grandi aziende agricole spesso privilegiano la rendita a breve termine, trascurando investimenti a lungo termine per la rigenerazione del paesaggio.
    • Abbandono delle Terre: Molte piccole proprietà sono abbandonate o gestite in modo marginale, contribuendo al degrado ambientale e paesaggistico.

2. Impatto sull'Agriturismo e sul Turismo Balneare

Il paesaggio agrario è un elemento fondamentale per l'agriturismo e il turismo balneare. Un paesaggio degradato riduce l'attrattività della regione, limitando le opportunità di sviluppo economico legate al turismo rurale e alla fruizione del territorio.

  • Agriturismo: L'agriturismo si basa sulla valorizzazione del paesaggio rurale, offrendo esperienze autentiche legate alla natura, alla cultura e alla tradizione agricola. Un paesaggio spettrale compromette questa offerta, riducendo l'interesse dei turisti.
  • Turismo Balneare: Anche il turismo balneare, che pure si concentra sulle coste, beneficia di un hinterland attraente e ben conservato. Un paesaggio agrario degradato può influire negativamente sull'immagine complessiva della destinazione turistica.

3. La Necessità di Rigenerazione del Paesaggio Agrario

Per affrontare il degrado del paesaggio agrario, è necessario un approccio strutturato e integrato, che coinvolga sia il settore pubblico che quello privato. L'attuale sistema di finanziamenti pubblici, spesso gestito direttamente dai proprietari terrieri, non ha prodotto i risultati attesi, con risorse spesso sprecate o utilizzate in modo inefficiente.

  • Proposta di un Ente Tecnico Pubblico:
    • Affidamento delle Aziende: Le aziende agricole, soprattutto quelle abbandonate o sottoutilizzate, dovrebbero essere affidate a un Ente tecnico pubblico, composto da agrotecnici, periti agrari, dottori agronomi e forestali. Questo Ente avrebbe il compito di pianificare e attuare progetti di rigenerazione del paesaggio agrario.
    • Gestione delle Risorse Finanziarie: L'Ente tecnico pubblico dovrebbe gestire direttamente le risorse finanziarie destinate alla rigenerazione, garantendo un uso trasparente ed efficiente dei fondi pubblici.
    • Obiettivi della Rigenerazione:
      • Ricostruzione del Tessuto Agricolo: Ripristinare la produttività delle terre abbandonate, promuovendo colture sostenibili e multifunzionali.
      • Valorizzazione del Paesaggio: Creare percorsi turistici integrati, che colleghino il paesaggio agrario con le attrazioni balneari e culturali.
      • Sostenibilità Ambientale: Implementare pratiche agricole sostenibili, come l'agroecologia e la silvicoltura, per preservare la biodiversità e contrastare il cambiamento climatico.

4. Implicazioni per gli Operatori del Settore

  • Agriturismi: Gli operatori agrituristici potrebbero beneficiare di un paesaggio rigenerato, che aumenterebbe l'attrattività delle loro strutture e delle esperienze offerte.
  • Turismo Balneare: Un hinterland rigenerato potrebbe attrarre turisti interessati a esperienze integrate, che combinano mare e campagna.
  • Proprietari Terrieri: I proprietari terrieri, soprattutto quelli con piccole proprietà, potrebbero trovare nuove opportunità di reddito attraverso la gestione sostenibile delle loro terre.

5. Conclusione

La rigenerazione del paesaggio agrario nella provincia di Lecce è una priorità urgente, non solo per preservare l'ambiente e la cultura rurale, ma anche per sostenere lo sviluppo economico della regione. L'affidamento delle aziende a un Ente tecnico pubblico rappresenta una soluzione innovativa ed efficace per garantire un uso efficiente delle risorse finanziarie e attuare progetti di rigenerazione su larga scala.

 

Bibliografia

  • Coldiretti e Terranostra Campagna Amica (2024). Analisi del settore agrituristico in Puglia. Dati ISTAT.
  • Osservatorio Regionale del Turismo Pugliese (2024). Dati sugli arrivi e presenze turistiche.
  • Baselice, A. (2024). Intervista sul futuro dell'agriturismo in Puglia. Terranostra Puglia.
  • ISTAT (2024). Rapporto sull'agriturismo in Italia.

·         ISTAT (2024). Rapporto sull'agricoltura e il paesaggio rurale in Italia.

·         Coldiretti Puglia (2024). Analisi del degrado del paesaggio agrario nella provincia di Lecce.

·         Osservatorio Regionale del Turismo Pugliese (2024). Impatto del paesaggio agrario sul turismo.

·         Baselice, A. (2024). Intervista sulla necessità di rigenerazione del paesaggio agrario. Terranostra Puglia.

·         European Commission (2023). Policies for Sustainable Agriculture and Rural Development.