La coltivazione di cereali in Italia nel 1900: Una Visione di Antonio Bruno
La coltivazione di cereali in Italia nel 1900: Una Visione di Antonio Bruno
di Antonio Bruno
Nel cuore del Regno d'Italia, nel Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, la Direzione Generale dell'Agricoltura svela il quadro dettagliato delle coltivazioni agrarie del paese. Attraverso le "Notizie sull'Agricoltura in Italia" emergono i dati riguardanti la produzione cerealicola, con particolare attenzione al frumento, il protagonista indiscusso delle terre italiane.
Il frumento, principale cereale coltivato su vasta scala in tutte e 69 le provincie del regno, riveste un ruolo di fondamentale importanza. La sua coltivazione, estesa su una superficie annuale di circa 4.593.274 ettari nel 1895, non ha subito sensibili variazioni nel corso degli anni. Tuttavia, la sua resa ha oscillato notevolmente nel quindicennio dal 1884 al 1899, con un picco massimo di 51.180.000 ettolitri nel 1896 e un minimo di 30.630.000 ettolitri nel 1897. Le varietà di frumento coltivate in Italia, suddivise in cinque categorie, coprono una gamma che spazia dal frumento senza barbe al frumento marzuolo.
Le sfide dell'agricoltura italiana si delineano chiaramente: la distribuzione equa delle potenzialità del terreno per aumentare la resa del frumento e l'adozione di pratiche agricole migliorative. Esistono esempi virtuosi di coltivazione del frumento, caratterizzati da una selezione accurata dei semi, concimazioni adeguate e cure diligenti. Tuttavia, si auspica che tali esempi di successo possano diffondersi più ampiamente, contribuendo a garantire la sufficienza del frumento per il consumo interno e oltre.
Le varietà di frumento, suddivise in categorie come il frumento senza barbe, il frumento aristato, il frumento grosso, il frumento duro e il frumento marzuolo, raccontano la diversità agricola del paese. Oltre al frumento, altri cereali come il granturco, il riso, l'orzo, la segale e l'avena hanno il loro spazio nelle colture italiane.
Il granturco, secondo cereale per importanza di produzione e consumo dopo il frumento, si distingue per la sua diffusione e adattabilità. Con una superficie annuale di quasi 2 milioni di ettari, la sua produzione media oscilla tra i 30 e i 35 milioni di ettolitri. Il suo ruolo nell'alimentazione umana, specialmente nelle regioni settentrionali, è cruciale, ma il suo uso eccessivo come cibo per i più poveri ha portato a sfide di salute, come evidenziato dalla diffusione della pellagra.
Il riso, coltivato principalmente nelle valli del Po, rappresenta un'altra componente significativa dell'agricoltura italiana del 1900. Con una superficie coltivata di circa 200.000 ettari, la produzione media di risone si attesta tra i 35 e i 40 ettolitri per ettaro. La brillatura del riso, attraverso l'uso di impianti industriali avanzati, contribuisce a creare risi di alta qualità, esportati con successo in vari paesi europei.
L'orzo, la segale e l'avena, pur avendo un ruolo importante nell'agricoltura italiana, sono principalmente utilizzati per l'alimentazione animale e come foraggio. La loro coltivazione nel 1900, pur mantenendo una presenza significativa, è in declino rispetto al passato, in parte a causa dell'introduzione di nuove colture come il frumento e il granturco.
In conclusione, il panorama cerealicolo italiano del 1900, tratteggiato dalle "Notizie sull'Agricoltura in Italia", riflette una nazione impegnata nella coltivazione di cereali fondamentali per la sua sussistenza. Le sfide e le opportunità delineate indicano la necessità di innovazione e miglioramento per garantire la sicurezza alimentare e il benessere delle comunità agricole
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