martedì 15 ottobre 2024

Il tempo della terra: riflessioni su agricoltura, economia e consumo

 


Il tempo della terra: riflessioni su agricoltura, economia e consumo

di Antonio Bruno

In un'epoca in cui il ritmo delle nostre vite è dettato dalla velocità e dall'efficienza, pochi si soffermano a riflettere sul tempo lento e paziente della natura. L'agricoltura, uno dei mestieri più antichi dell'umanità, segue un ritmo che non può essere accelerato senza conseguenze. Ciò che consumiamo, frutta e verdura che trovano spazio nei nostri mercati, ha alle spalle mesi di attesa, di cura e di sacrifici. Eppure, troppo spesso questo aspetto rimane invisibile, nascosto dietro il prezzo basso di un prodotto che, in realtà, ha un costo molto più elevato, sia in termini economici che ecologici.

Il ciclo di crescita di un ortaggio racconta una storia che il consumatore medio conosce raramente. L'insalata, per esempio, impiega dai 30 ai 40 giorni per maturare. Un tempo relativamente breve, eppure durante questo mese e più, il contadino non guadagna nulla. Anzi, investire ulteriori risorse per irrigare, proteggere e curare la pianta. Se si passa alla cicoria, i tempi si allungano: dai 60 agli 80 giorni. Il finocchio, il cavolfiore, le rape richiedono anche fino a 150 giorni. Durante questo periodo, il contadino non solo impiega il suo denaro per far fronte alle necessità del raccolto, ma dedica il suo tempo e il suo lavoro manuale per mantenere in vita ciò che cresce lentamente sotto la superficie della terra.

La realtà agricola, soprattutto quella legata ai metodi naturali, non è solo fatica fisica, ma anche un'impresa costante contro avversità imprevedibili. Gli insetti fitofagi possono distruggere intere colture, le malattie delle piante si presentano senza preavviso, e la variabilità climatica rende ogni stagione un'incognita. Chi pratica agricoltura naturale, rifiutando l'uso intensivo di fitofarmaci, deve combattere contro queste difficoltà con mezzi limitati, rendendo ancora più prezioso ogni singolo ortaggio raccolto.

Eppure, di fronte a questi sforzi titanici, i prezzi dei prodotti agricoli rimangono paradossalmente bassi. Questo è il grande inganno che spesso sfugge ai consumatori. Quando acquistiamo un cespo d'insalata o un cavolfiore, ci interroghiamo raramente sul perché il loro prezzo sia così basso. Riflettiamo raramente sul tempo e sul lavoro che sono stati necessari per portarli sugli scaffali del mercato. Viviamo in un sistema economico che ci ha disabituati a valutare il vero costo delle cose, in cui il valore reale dei prodotti agricoli viene sistematicamente ridotto.

La questione del prezzo non è solo una questione di equità verso i produttori, ma anche un segnale dei compromessi che la nostra società ha accettato. La produzione intensiva, con l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi chimici, ha reso possibile l'abbassamento dei prezzi, ma a un costo elevato per l'ambiente e per la salute umana. I campi coltivati ​​con queste pratiche spesso come spazi alieni: perfettamente ordinati, privi di erbacce, con frutti e verdure impeccabili nell'aspetto. Ma questo scenario perfetto nasconde il ricorso a fitofarmaci, fertilizzanti chimici e monoculture che impoveriscono il suolo e lo rendono sterile nel lungo termine.

È proprio qui che si annida la responsabilità del consumatore. Ogni acquisto è una scelta. Scegliere di acquistare prodotti biologici, locali e di qualità non è solo un gesto economico, ma un vero atto politico. Fare la spesa può diventare un gesto rivoluzionario, un modo per sostenere un modello agricolo più etico e sostenibile, per proteggere la biodiversità e per garantire condizioni di lavoro dignitoso per chi coltiva la terra.

Ma per fare questa scelta consapevole, è necessario un cambiamento di prospettiva. Andare nei campi, osservare da vicino il processo produttivo, parlare con i contadini e chiedere loro come vengono coltivate le loro piante: questi sono i gesti che ci permettono di comprendere cosa c'è dietro ogni singolo prodotto che portiamo a casa. Il semplice atto di chiedere “perché questo frutto è così perfetto?” o “perché non c'è erba nei campi?” può aprire gli occhi su realtà che ignoriamo, ma che sono alla base del nostro sistema alimentare.

In conclusione, l'agricoltura non è solo una questione di produzione e consumo, ma un campo di battaglia dove si confrontano modelli economici e valori sociali. Scegliere di sostenere l'agricoltura naturale e biologica è una scelta che va oltre la mera convenienza economica: è una scelta che investe il nostro futuro, il benessere del pianeta e la dignità di chi lavora la terra. E in questa scelta, ogni singolo consumatore ha il potere di fare la differenza, trasformando un atto quotidiano, come fare la spesa, in un gesto di cura per il mondo che ci circonda.


La terra non ha fretta, la terra aspetta.
L'insalata cresce, in silenzio, dai 30 ai 40 giorni,
come una carezza che si prepara a diventare abbraccio.
Cicoria, più paziente, dai 60 agli 80,
perché ogni foglia ha bisogno del suo tempo per raccontare storie antiche.

Le rape, testarde, si nascondono nella profondità del terreno,
tra i 75 ei 130 giorni,
mentre il finocchio, tra i 75 ei 150, danza piano tra sole e luna,
aspettando che la pioggia lo baci come un vecchio amico che torna da lontano .
E il cavolfiore, tra i 70 ei 130 giorni,
assorbe la luce, si fa nuvola bianca sotto il cielo basso di ottobre.

E nel frattempo il contadino veglia,
come un padre sulle sue creature fragili.
I suoi guadagni sono sospesi nel vento,
non c'è oro nelle sue mani, solo polvere e semi.
Ma la sua ricchezza è il tempo. Il tempo di sarchiare,
di strappare via le erbacce che nascono come pensieri tra una fila e l'altra,
di lottare contro gli insetti che portano la fama nei campi,
di sfidare la terra che non sempre risponde con gratitudine.

E voi, quando scegliete la vostra insalata,
pensate mai al tempo che ha atteso per arrivare lì, davanti a voi?
Pensate mai al contadino che non guadagna nulla
mentre il suo cuore si fa pesante d'acqua per irrigare ciò che è ancora invisibile?
Vi siete mai chiesti perché tutto costa così poco,
quando dentro ogni frutto c'è il prezzo di una stagione intera?

C'è un trucco, sapete.
Non è nei numeri scritti sui cartellini,
ma nelle mani che non vedete, nelle voci che non ascoltate.

Forse dovreste andare nei campi,
guardare negli occhi chi tocca la terra ogni giorno,
farvi aprire gli armadietti,
osservare i campi senza erba,
toccare i frutti troppo perfetti per essere veri.
Forse, se lo faceste, il vostro cuore rallenterebbe,
come il tempo che ci vuole per far crescere una foglia.

Fare la spesa,
quella semplice azione che ripetiamo senza pensare,
potrebbe diventare un atto rivoluzionario.
Un atto d'amore, verso chi lavora, verso chi attende,
verso la terra che ci nutre senza mai chiedere nulla in cambio.

Antonio Bruno

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