Intervista
al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla crisi ecologica in Puglia e le
prospettive future
Intervistatore: Dottor Bruno, il rapporto
Ecosistema Urbano di Legambiente ha evidenziato come le città pugliesi siano
ancora in fondo alla classifica delle green cities italiane, con Lecce che si
posiziona al 58esimo posto, perdendo 18 posizioni rispetto all'anno scorso.
Qual è il suo parere?
Antonio
Bruno: Purtroppo,
il rapporto di Legambiente conferma una situazione che molti di noi hanno
percepito già da tempo. Le città pugliesi stanno ancora lottando per adattarsi
alle nuove esigenze di sostenibilità e vivibilità. Lecce, per esempio, è sì il
capoluogo pugliese con i risultati migliori, ma ha perso parecchie posizioni,
un chiaro segnale di come la strada verso un cambiamento reale sia ancora
lunga. Il miglioramento c’è, ma procede troppo lentamente rispetto alle
necessità imposte dall’emergenza ambientale. La Pubblica amministrazione
dovrebbe riflettere ed intervenire immediatamente.
Intervistatore: Perché secondo lei il Mezzogiorno,
e in particolare la Puglia, fatica così tanto rispetto alle città del Nord?
Antonio
Bruno: La
questione è complessa. Al Nord, ad esempio, c’è un investimento maggiore in
infrastrutture, politiche ambientali avanzate e, soprattutto, una continuità
nelle strategie adottate per la sostenibilità urbana. In Puglia, invece, spesso
manca una visione d’insieme e, soprattutto, un supporto adeguato per i comuni.
Senza una strategia nazionale che supporti anche i centri del Sud, i nostri
territori restano isolati nel fronteggiare problemi enormi come la qualità
dell’aria, il trasporto pubblico inefficace e il consumo di suolo.
Intervistatore: E come si potrebbe migliorare la
situazione?
Antonio
Bruno:
Bisognerebbe puntare su un "green deal" che valorizzi il nostro
territorio, senza lasciare soli i comuni. C’è bisogno di una strategia chiara
che affronti temi urgenti come la crisi climatica, la rigenerazione urbana,
l’inquinamento e il sovra-turismo. Quest’ultimo è un fenomeno crescente che sta
mettendo in difficoltà molte città pugliesi. Inoltre, serve una maggiore
promozione delle energie rinnovabili, che in Puglia potrebbero rappresentare
una risorsa straordinaria, ma necessitano di un vero sostegno politico ed
economico per essere sviluppate in maniera efficace.
Intervistatore: Un aspetto in cui Lecce ha
comunque ottenuto un buon risultato è la raccolta differenziata, posizionandosi
al 12esimo posto nazionale con l’81,5%. Un esempio positivo da replicare?
Antonio
Bruno:
Assolutamente sì. La raccolta differenziata è uno dei pochi settori in cui
Lecce sta facendo bene, e potrebbe servire da modello per altri comuni
pugliesi. Si tratta di un risultato che dimostra come, con il giusto impegno e
il coinvolgimento della comunità, sia possibile fare progressi concreti.
Tuttavia, restano altri campi in cui siamo ancora in ritardo, come il trasporto
pubblico e l’offerta di spazi verdi, che sono indispensabili per migliorare la
vivibilità complessiva della città.
Intervistatore: E a proposito del trasporto
pubblico? Anche in questo settore Lecce è scesa in classifica.
Antonio
Bruno: Il
trasporto pubblico in Puglia è uno dei punti deboli principali. I cittadini
hanno ancora difficoltà ad accedere a un sistema di mobilità urbana che sia
efficiente e sostenibile. Lecce, per esempio, ha visto un calo nella frequenza
dei passeggeri sui mezzi pubblici e un’offerta che non è sufficiente per le
necessità della città. Per fare un salto di qualità, servono investimenti
massicci e una gestione coordinata che permetta a tutti i pugliesi di muoversi
in modo più rapido e sostenibile.
Intervistatore: Per concludere, crede che in
Puglia ci siano possibilità di riscatto ambientale?
Antonio
Bruno: Credo di
sì, ma solo se ci sarà un impegno più forte da parte delle istituzioni e un
approccio a lungo termine. La Puglia ha un potenziale straordinario: pensiamo
al sole e al vento, che offrono un'opportunità unica per sviluppare le energie
rinnovabili. Ma abbiamo bisogno di una politica che sia determinata e
coraggiosa nel sostenere un cambiamento. Questi numeri di Legambiente sono un
campanello d’allarme: dobbiamo ascoltarli e agire con urgenza. Solo così
potremo ambire a una regione più verde, vivibile e in linea con i tempi.
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