lunedì 28 ottobre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla crisi ecologica in Puglia e le prospettive future

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla crisi ecologica in Puglia e le prospettive future

Intervistatore: Dottor Bruno, il rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente ha evidenziato come le città pugliesi siano ancora in fondo alla classifica delle green cities italiane, con Lecce che si posiziona al 58esimo posto, perdendo 18 posizioni rispetto all'anno scorso. Qual è il suo parere?

Antonio Bruno: Purtroppo, il rapporto di Legambiente conferma una situazione che molti di noi hanno percepito già da tempo. Le città pugliesi stanno ancora lottando per adattarsi alle nuove esigenze di sostenibilità e vivibilità. Lecce, per esempio, è sì il capoluogo pugliese con i risultati migliori, ma ha perso parecchie posizioni, un chiaro segnale di come la strada verso un cambiamento reale sia ancora lunga. Il miglioramento c’è, ma procede troppo lentamente rispetto alle necessità imposte dall’emergenza ambientale. La Pubblica amministrazione dovrebbe riflettere ed intervenire immediatamente.

Intervistatore: Perché secondo lei il Mezzogiorno, e in particolare la Puglia, fatica così tanto rispetto alle città del Nord?

Antonio Bruno: La questione è complessa. Al Nord, ad esempio, c’è un investimento maggiore in infrastrutture, politiche ambientali avanzate e, soprattutto, una continuità nelle strategie adottate per la sostenibilità urbana. In Puglia, invece, spesso manca una visione d’insieme e, soprattutto, un supporto adeguato per i comuni. Senza una strategia nazionale che supporti anche i centri del Sud, i nostri territori restano isolati nel fronteggiare problemi enormi come la qualità dell’aria, il trasporto pubblico inefficace e il consumo di suolo.

Intervistatore: E come si potrebbe migliorare la situazione?

Antonio Bruno: Bisognerebbe puntare su un "green deal" che valorizzi il nostro territorio, senza lasciare soli i comuni. C’è bisogno di una strategia chiara che affronti temi urgenti come la crisi climatica, la rigenerazione urbana, l’inquinamento e il sovra-turismo. Quest’ultimo è un fenomeno crescente che sta mettendo in difficoltà molte città pugliesi. Inoltre, serve una maggiore promozione delle energie rinnovabili, che in Puglia potrebbero rappresentare una risorsa straordinaria, ma necessitano di un vero sostegno politico ed economico per essere sviluppate in maniera efficace.

Intervistatore: Un aspetto in cui Lecce ha comunque ottenuto un buon risultato è la raccolta differenziata, posizionandosi al 12esimo posto nazionale con l’81,5%. Un esempio positivo da replicare?

Antonio Bruno: Assolutamente sì. La raccolta differenziata è uno dei pochi settori in cui Lecce sta facendo bene, e potrebbe servire da modello per altri comuni pugliesi. Si tratta di un risultato che dimostra come, con il giusto impegno e il coinvolgimento della comunità, sia possibile fare progressi concreti. Tuttavia, restano altri campi in cui siamo ancora in ritardo, come il trasporto pubblico e l’offerta di spazi verdi, che sono indispensabili per migliorare la vivibilità complessiva della città.

Intervistatore: E a proposito del trasporto pubblico? Anche in questo settore Lecce è scesa in classifica.

Antonio Bruno: Il trasporto pubblico in Puglia è uno dei punti deboli principali. I cittadini hanno ancora difficoltà ad accedere a un sistema di mobilità urbana che sia efficiente e sostenibile. Lecce, per esempio, ha visto un calo nella frequenza dei passeggeri sui mezzi pubblici e un’offerta che non è sufficiente per le necessità della città. Per fare un salto di qualità, servono investimenti massicci e una gestione coordinata che permetta a tutti i pugliesi di muoversi in modo più rapido e sostenibile.

Intervistatore: Per concludere, crede che in Puglia ci siano possibilità di riscatto ambientale?

Antonio Bruno: Credo di sì, ma solo se ci sarà un impegno più forte da parte delle istituzioni e un approccio a lungo termine. La Puglia ha un potenziale straordinario: pensiamo al sole e al vento, che offrono un'opportunità unica per sviluppare le energie rinnovabili. Ma abbiamo bisogno di una politica che sia determinata e coraggiosa nel sostenere un cambiamento. Questi numeri di Legambiente sono un campanello d’allarme: dobbiamo ascoltarli e agire con urgenza. Solo così potremo ambire a una regione più verde, vivibile e in linea con i tempi.

 

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