lunedì 28 ottobre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla siccità nel Salento leccese


 

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla siccità nel Salento leccese

Giornalista: Buongiorno, Dottor Bruno, e grazie per essere qui con noi oggi. La Puglia sta vivendo una situazione di siccità preoccupante. Qual è la situazione attuale dal punto di vista agronomico?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno, grazie a voi per l’opportunità. La situazione è critica, non solo per l'assenza di precipitazioni significative ma anche per il perdurare di temperature più alte della media stagionale. Questa combinazione rischia di compromettere l’approvvigionamento idrico regionale, con conseguenze gravi sia per le colture sia per le riserve d'acqua potabile. Ad esempio, l'Acquedotto Pugliese ha già iniziato a ridurre la pressione dell’acqua, e ci saranno probabilmente ulteriori interventi, fino ad arrivare – in caso di estrema necessità – a perforare pozzi profondi, con i relativi rischi di una probabile intrusione salina.

Giornalista: Quindi, si rischia di dover utilizzare l'acqua salmastra? Quali sarebbero le implicazioni per l'agricoltura?

Dott. Antonio Bruno: Esatto, e le conseguenze sarebbero disastrose. L’irrigazione con acqua salmastra introduce sodio nel terreno, che è estremamente dannoso per le piante e accelera il processo di desertificazione del suolo. Inoltre, una coltivazione su larga scala di piante richiede comunque molta acqua, e il rischio è di esaurire ulteriormente le nostre falde acquifere. Si tratta di una situazione delicata che, se non gestita con attenzione, potrebbe portare a danni irreparabili.

Giornalista: Sappiamo che la Xylella è un’altra grave minaccia per il territorio pugliese. Come si incrocia questa problematica con l'emergenza idrica?

Dott. Antonio Bruno: La Xylella ha già devastato la nostra "foresta" di ulivi, che si estende dal Gargano fino a Leuca. La soluzione prospettata per contrastarla è il reimpianto delle coltivazioni, ma c’è un costo idrico molto elevato: queste nuove piantagioni richiedono molta più acqua rispetto agli ulivi secolari. Se abbiniamo questo al problema della siccità e all’uso eccessivo di pozzi artesiani, abbiamo un circolo vizioso che può portare a un impoverimento irrimediabile del terreno e, alla lunga, alla desertificazione.

Giornalista: Quali strategie potrebbero aiutare a gestire l'emergenza idrica senza compromettere l'ambiente?

Dott. Antonio Bruno: È fondamentale mettere in campo una serie di strategie integrate ma per farlo dobbiamo prendere atto della inadeguatezza di chi ha la responsabilità del Paesaggio rurale perché nella maggior parte dei casi si disinteressa portando alla situazione di tante terre incolte e chi si interessa, ovvero gli imprenditori, non avendo alcuna possibilità di ottenere un equilibrio economico sono assistiti con l’erogazione di enormi risorse finanziarie da parte dei cittadini. Solo lo Stato può prendere in mano la situazione gestendo direttamente e solo in tal caso sarebbe possibile in primis valorizzare la depurazione delle acque reflue e il loro recupero, riducendo l’acqua scaricata in mare e si potrebbe lavorare per creare un coordinamento tra agronomi, ingegneri, geologi e urbanisti, per affrontare la questione in modo multidisciplinare. Ognuno può dare un contributo specifico, ma deve esserci un’azione coordinata che solo lo Stato può garantire.

Giornalista: C'è il rischio che l’agricoltura intensiva comprometta ulteriormente il bilancio idrico?

Dott. Antonio Bruno: Sì, assolutamente. Le colture intensive richiedono quantità elevate di acqua e spesso non rispettano i principi dell’agricoltura biologica, che prevede un uso più parsimonioso delle risorse. Le falde acquifere pugliesi sono già sotto pressione a causa di anni di prelievi indiscriminati. Continuare con un approccio non sostenibile porta a problemi di salinizzazione e, alla lunga, desertificazione dei suoli.

Giornalista: La riduzione della vegetazione causata dalla Xylella e dalla siccità potrebbe avere conseguenze su altri settori?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Il nostro paesaggio e la bellezza del territorio pugliese attraggono investimenti, specialmente nelle aree rurali. Già oggi vediamo un calo nell’acquisto di immobili storici e trulli da parte di stranieri, in parte a causa del degrado ambientale. Un paesaggio impoverito rischia di perdere valore e attrattiva, con ripercussioni non solo sull’economia agricola, ma anche sul turismo e sugli investimenti immobiliari.

Giornalista: Qual è il suo messaggio finale per affrontare l’emergenza idrica e la crisi ambientale?

Dott. Antonio Bruno: Serve consapevolezza da parte di tutti e soprattutto degli agricoltori che dovrebbero prendere atto della loro azione velleitaria degli ultimo 60 anni da quando hanno avuto ingenti somme di danaro dalla Pac e non sono riusciti in nulla di ciò che si erano proposti. Dopo un fallimento di 60 anni si deve passare la mano a chi sa e può fare. Ogni cittadino deve comprendere che l’acqua è una risorsa limitata e che non possiamo continuare a sprecarla e che per farlo ci vuole una gestione dello Stato. Bisogna adottare un approccio sostenibile e integrato, riducendo l’uso dell’acqua, rispettando il territorio e facendo fronte comune per salvaguardare il nostro futuro.

 

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