Intervista
al Dottore Agronomo Antonio Bruno sulla siccità nel Salento leccese
Giornalista: Buongiorno, Dottor Bruno, e grazie
per essere qui con noi oggi. La Puglia sta vivendo una situazione di siccità
preoccupante. Qual è la situazione attuale dal punto di vista agronomico?
Dott.
Antonio Bruno: Buongiorno,
grazie a voi per l’opportunità. La situazione è critica, non solo per l'assenza
di precipitazioni significative ma anche per il perdurare di temperature più
alte della media stagionale. Questa combinazione rischia di compromettere
l’approvvigionamento idrico regionale, con conseguenze gravi sia per le colture
sia per le riserve d'acqua potabile. Ad esempio, l'Acquedotto Pugliese ha già
iniziato a ridurre la pressione dell’acqua, e ci saranno probabilmente
ulteriori interventi, fino ad arrivare – in caso di estrema necessità – a
perforare pozzi profondi, con i relativi rischi di una probabile intrusione
salina.
Giornalista: Quindi, si rischia di dover
utilizzare l'acqua salmastra? Quali sarebbero le implicazioni per
l'agricoltura?
Dott.
Antonio Bruno: Esatto, e
le conseguenze sarebbero disastrose. L’irrigazione con acqua salmastra
introduce sodio nel terreno, che è estremamente dannoso per le piante e
accelera il processo di desertificazione del suolo. Inoltre, una coltivazione
su larga scala di piante richiede comunque molta acqua, e il rischio è di
esaurire ulteriormente le nostre falde acquifere. Si tratta di una situazione
delicata che, se non gestita con attenzione, potrebbe portare a danni
irreparabili.
Giornalista: Sappiamo che la Xylella è un’altra
grave minaccia per il territorio pugliese. Come si incrocia questa problematica
con l'emergenza idrica?
Dott.
Antonio Bruno: La Xylella
ha già devastato la nostra "foresta" di ulivi, che si estende dal
Gargano fino a Leuca. La soluzione prospettata per contrastarla è il reimpianto
delle coltivazioni, ma c’è un costo idrico molto elevato: queste nuove
piantagioni richiedono molta più acqua rispetto agli ulivi secolari. Se
abbiniamo questo al problema della siccità e all’uso eccessivo di pozzi
artesiani, abbiamo un circolo vizioso che può portare a un impoverimento
irrimediabile del terreno e, alla lunga, alla desertificazione.
Giornalista: Quali strategie potrebbero aiutare
a gestire l'emergenza idrica senza compromettere l'ambiente?
Dott.
Antonio Bruno: È
fondamentale mettere in campo una serie di strategie integrate ma per farlo
dobbiamo prendere atto della inadeguatezza di chi ha la responsabilità del
Paesaggio rurale perché nella maggior parte dei casi si disinteressa portando
alla situazione di tante terre incolte e chi si interessa, ovvero gli
imprenditori, non avendo alcuna possibilità di ottenere un equilibrio economico
sono assistiti con l’erogazione di enormi risorse finanziarie da parte dei
cittadini. Solo lo Stato può prendere in mano la situazione gestendo
direttamente e solo in tal caso sarebbe possibile in primis valorizzare la
depurazione delle acque reflue e il loro recupero, riducendo l’acqua scaricata
in mare e si potrebbe lavorare per creare un coordinamento tra agronomi,
ingegneri, geologi e urbanisti, per affrontare la questione in modo
multidisciplinare. Ognuno può dare un contributo specifico, ma deve esserci
un’azione coordinata che solo lo Stato può garantire.
Giornalista: C'è il rischio che l’agricoltura
intensiva comprometta ulteriormente il bilancio idrico?
Dott. Antonio
Bruno: Sì,
assolutamente. Le colture intensive richiedono quantità elevate di acqua e
spesso non rispettano i principi dell’agricoltura biologica, che prevede un uso
più parsimonioso delle risorse. Le falde acquifere pugliesi sono già sotto
pressione a causa di anni di prelievi indiscriminati. Continuare con un
approccio non sostenibile porta a problemi di salinizzazione e, alla lunga,
desertificazione dei suoli.
Giornalista: La riduzione della vegetazione
causata dalla Xylella e dalla siccità potrebbe avere conseguenze su altri
settori?
Dott.
Antonio Bruno:
Assolutamente. Il nostro paesaggio e la bellezza del territorio pugliese
attraggono investimenti, specialmente nelle aree rurali. Già oggi vediamo un
calo nell’acquisto di immobili storici e trulli da parte di stranieri, in parte
a causa del degrado ambientale. Un paesaggio impoverito rischia di perdere
valore e attrattiva, con ripercussioni non solo sull’economia agricola, ma
anche sul turismo e sugli investimenti immobiliari.
Giornalista: Qual è il suo messaggio finale per
affrontare l’emergenza idrica e la crisi ambientale?
Dott.
Antonio Bruno: Serve
consapevolezza da parte di tutti e soprattutto degli agricoltori che dovrebbero
prendere atto della loro azione velleitaria degli ultimo 60 anni da quando
hanno avuto ingenti somme di danaro dalla Pac e non sono riusciti in nulla di
ciò che si erano proposti. Dopo un fallimento di 60 anni si deve passare la
mano a chi sa e può fare. Ogni cittadino deve comprendere che l’acqua è una
risorsa limitata e che non possiamo continuare a sprecarla e che per farlo ci
vuole una gestione dello Stato. Bisogna adottare un approccio sostenibile e
integrato, riducendo l’uso dell’acqua, rispettando il territorio e facendo
fronte comune per salvaguardare il nostro futuro.
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