sabato 26 dicembre 2009

Se l'Europa decide quello che mangiamo


Se l'Europa decide quello che mangiamo
di PIERO OSTELLINO
L’Unione Europea sta mettendo a punto i «profili nutrizionali», ossia una lista di prodotti alimentari che, per le loro caratteristiche, sono considerati poco salubri. E' l'ennesimo esempio di quella «tirannide della salute» che sta diventando una delle tante manifestazioni dello «Stato etico», dove i burocrati decidono della nostra libertà. A sostegno delle ragioni dirigistiche dei burocrati c'è l'isteria salutistica La comunità scientifica e, in sott'ordine, l'industria alimentare sono in fibrillazione. Ma tutto lascia prevedere che lo saranno presto anche i consumatori. La storia incomincia il 25-27 aprile del 2006 a Maiorca, dove un seminario del Nutritional Characterisation of Foods: Science-based Approach to Nutrient Profile, promosso dall'International Life Science Institute, fissa l'agenda per lo sviluppo di «profili nutrizionali» da parte dell'Unione europea; che, a sua volta, dà vita a un programma, il Functional Food Science in Europe, per l'identificazione delle interazioni fra cibo e funzionalità fisiche. I «profili nutrizionali» sono, in buona sostanza, degli indicatori di prodotti che, per le loro caratteristiche, sono considerati poco salubri. Oggi, nelle confezioni oltre alla composizione sono elencate le calorie ingerite per quantità di prodotto. Lo scopo di tali indicazioni prescritte dal Regolamento dell'Ue in vigore è di mettere il consumatore al riparo da produzioni «oggettivamente» dannose per la sua salute e fuori legge, e di informarlo sulle conseguenze «soggettive» (come il rischio di sovrappeso) dell'ingestione di quelle di legge, non nocive. La prospettiva aperta dall'introduzione dei «profili nutrizionali» è che come già sui pacchetti di sigarette: «fumare danneggia gravemente la salute» e quant'altro potrebbe tradursi in una sorta di intrusione nei gusti personali del consumatore che finirebbe anche col danneggiare l'industria alimentare. Non è, infatti, neppure da escludere, di questo passo, l'interdizione, per direttiva comunitaria, della pubblicizzazione, se non addirittura della commercializzazione, di certi prodotti. In sede di discussione per l'approvazione del Regolamento, i «profili nutrizionali» erano stati dapprima bocciati ma, successivamente, reintrodotti (nell'art. 4), per le insistenze dei funzionari della Commissione e del Consiglio, alle quali il Parlamento ha ceduto. Un emendamento presentato in Commissione, che ne propone la cancellazione, è attualmente sul tavolo del Presidente in attesa di essere trasmesso al Parlamento. L'iniziativa dell'euro-burocrazia solleva, a questo punto, due questioni. Una di merito, l'altra di metodo, peraltro fra loro connesse più di quanto possa sembrare. Sul merito non è concorde la comunità scientifica ed è preoccupata l'industria alimentare per le ricadute che politiche maldestramente restrittive dell'Ue avrebbero sui costi di produzione e sui prezzi di vendita. Sul metodo, le riserve nascono dall'incidenza che tali restrizioni avrebbero, oltre che sulla libertà di intrapresa economica (produzione e mercato), sulle libertà di scelta individuali. Sotto il profilo scientifico, i criteri di determinazione dei «profili nutrizionali» dovrebbero essere omogenei, valere indistintamente per tutti; non dovrebbero, quindi, essere influenzati dalle differenze geografiche, dalle caratteristiche soggettive del consumatore (sesso ed età), dai suoi livelli sociali e educativi. Ma non è così, col risultato che persino il pane e i biscotti sono poco raccomandabili secondo certi profili (l'Usa ealth Claim Scheme e il FSA Scoring Scheme for cDbildren). Neppure sotto il profilo sociologico è concorde la comunità scientifica. Lo stesso concetto di snack - come «fuori pasto», che non dà adito a un giudizio di valore, e come «categoria di alimento» cui, invece, è associato quello (negativo) di obesità infantile non è univoco. Non c'è alcuna prova statistica che ci sia una associazione diretta fra l'obesità e il consumo di snack, mentre è piuttosto l'ambiente sociale nel quale il bambino nasce e cresce a scongiurarla ovvero a provocarla (i bambini di madri sovrappeso sono spesso anch'essi sovrappeso). Né se ne può fare carico agli spot televisivi, che contribuiscono, indubitabilmente, a incrementare la vendita dei prodotti, ma non necessariamente al loro consumo; un test su 96 bambini fra i 6 e i 10 anni ha di- mostrato che, a parità di esposizione alla Tv, ne abbiano o no riconosciuta la pubblicità, il consumo di snack è stato lo stesso. La questione di metodo è se debbano essere i burocrati di Bruxelles a decidere che Cosa debbano. e possano, mangiare i cittadini europei, ovvero se debbano, e possano, essere loro stessi, in quanto Individui responsabili, a deciderlo, ancorché sulla base di informazioni che consentano di farlo con cognizione di causa e autonomamente. A sostegno delle ragioni dirigistiche dei burocrati europei c'è quella che è stata chiamata «la tirannide della salute», cioè la convinzione sull'onda dell'universale isteria salutistica, foriera di una vita pi lunga e migliore che spetti alla collettività (Stato nazionale, Unione europea, comunità internazionale) educare lo sprovveduto Individuo, raddrizzandolo, se necessario anche con la frusta della legge. Lo aveva già detto Hitler che i cittadini tedeschi del Terzo Reich avevano «il dovere di essere sani». E' lo Stato etico. che ha sostituito il governo dei filosofi di Platone con quello di medici, nutrizionisti, personal trainer. A sostegno delle ragioni dell'autonomia degli Individui c'è semplicemente il principio di libertà. Da una parte, quella liberale, c'è l'idea che i diritti individuali preesistano al Contratto sociale che consente agli uomini di evitare la guerra di tutti contro tutti, di costituire nel consenso lo Stato e di vivere in armonia. E' la precondizione della democrazia liberale come l'abbiamo conosciuta finora, dove i «vizi privati» nella fattispecie, la gola non sono un reato ma, a volte, per dirla con Mandeville, generano persino «pubbliche virt » come, in questo caso, attraverso la presenza di un florida industria alimentare che li soddisfa e, al tempo stesso, dà lavoro a migliaia di uomini. Dall'altra c'è l'idea opposta, quella dei burocrati, che sia invece il Contratto sociale a generare i diritti individuali. E' il ritorno (capovolto) al Leviatano, dove non sono neppure pi i cittadini come è nell'opera di Hobbes che si spogliano dei loro diritti individuali per delegarne l'esercizio all'autocrate, ma è addirittura il Contratto stipulato con lo stesso autocrate che genera i loro diritti. La garanzia di una vita pi lunga e migliore diventa il diritto, da parte del Leviatano europeo, di controllare i modi di vita dei suoi cittadini e di condannarne, per legge, ivizi. Ma non è questa l'Europa nella quale vogliono vivere gli europei.
Piero Ostellino
postellino@corriere.it
Il dittatore nazista Adolf Hitler sosteneva che i cittadini tedeschi del Terzo Reich avevano «il dovere di essere sani»
Platone Lo Stato etico ha sostituito il governo dei filosofi di Platone con quello di medici, nutrizionisti e personal trainer attenti alla forma fisica
Hobbes Nel Leviatano, l'opera pi famosa di Hobbes, i cittadini si spogliano dei loro diritti individuali per delegarne l'esercizio all'autocrate Hitler
Fonte
Corriere della Sera del 27 dicembre 2009

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