L'importanza della vernalizzazione!
di Sara Nutricato*
La vernalizzazione è la necessità delle piante di attraversare un periodo di basse temperature (fabbisogno di freddo).
L’ esposizione al freddo scatena complessi processi fisiologici e biochimici che stimolano le zone meristematiche del germoglio (aree composte da cellule indifferenziate) alla formazione di fiori (induzione autogena) una volta terminato il periodo rigido.
Questo fenomeno è tipico delle specie microterme, vale a dire di piante che richiedono, per il loro sviluppo, una temperatura media annuale che va da 0° a 15°C, tali essenze vegetali sono proprie delle regioni ad estati miti ed inverni rigidi (ad esempio i cereali vernini: frumento duro e tenero, orzo, avena, segale, etc ).
Senza il trattamento con il freddo, le piante mostrano un ritardo o un anticipo nella fioritura o rimangono allo stato vegetativo. L’effetto della vernalizzazione può essere perso a seguito di esposizione a condizioni de-vernalizzanti, come le alte T, ma in condizioni normali, più lunga è l’esposizione al freddo e più permanente sarà l’effetto della vernalizzazione.
Gli effetti delle basse T sono differenti nel corso delle stagioni. I primi abbassamenti termici autunnali ad esempio stimolano la dormienza di semi e gemme mentre quelle invernali favoriscono l’interruzione della dormienza. La risposta alle basse T è quindi negativa nella prima fase (inibisce i processi fisiologici) e positiva nella seconda (stimola i processi). Per le piante coltivate (similmente si comportano quelle spontanee) è necessario studiare il comportamento della pianta alle basse temperature. E’ in genere necessario caratterizzare il fabbisogno in freddo delle cultivar di interesse agrario e conoscere lo stato fisiologico delle gemme in relazione al fenomeno della dormienza. Per molte specie e cultivar sono state individuate le ore di freddo necessarie perché le gemme escano dalla dormienza.
A differenti latitudini l’andamento termico impone modalità differenziate di soddisfacimento del fabbisogno in freddo. La scala temporale non è sufficiente per confrontare situazioni fenologiche di piante poste in zone con clima diverso o in annate differenti (per la determinazione dell’accumulo di freddo vi sono, infatti, differenti metodi).
Alla luce di tutto ciò la vernalizzazione risulta essere un efficacissimo meccanismo adattativo che consente a molte piante di non fiorire nei periodi freddi, sincronizzando le fasi vegetative e quelle riproduttive con il giusto succedersi delle stagioni.
*Sara Nutricato Dottore Agronomo Collaboratore Agrometeo SuperMeteo.Com
di Sara Nutricato*
La vernalizzazione è la necessità delle piante di attraversare un periodo di basse temperature (fabbisogno di freddo).
L’ esposizione al freddo scatena complessi processi fisiologici e biochimici che stimolano le zone meristematiche del germoglio (aree composte da cellule indifferenziate) alla formazione di fiori (induzione autogena) una volta terminato il periodo rigido.
Questo fenomeno è tipico delle specie microterme, vale a dire di piante che richiedono, per il loro sviluppo, una temperatura media annuale che va da 0° a 15°C, tali essenze vegetali sono proprie delle regioni ad estati miti ed inverni rigidi (ad esempio i cereali vernini: frumento duro e tenero, orzo, avena, segale, etc ).
Senza il trattamento con il freddo, le piante mostrano un ritardo o un anticipo nella fioritura o rimangono allo stato vegetativo. L’effetto della vernalizzazione può essere perso a seguito di esposizione a condizioni de-vernalizzanti, come le alte T, ma in condizioni normali, più lunga è l’esposizione al freddo e più permanente sarà l’effetto della vernalizzazione.
Gli effetti delle basse T sono differenti nel corso delle stagioni. I primi abbassamenti termici autunnali ad esempio stimolano la dormienza di semi e gemme mentre quelle invernali favoriscono l’interruzione della dormienza. La risposta alle basse T è quindi negativa nella prima fase (inibisce i processi fisiologici) e positiva nella seconda (stimola i processi). Per le piante coltivate (similmente si comportano quelle spontanee) è necessario studiare il comportamento della pianta alle basse temperature. E’ in genere necessario caratterizzare il fabbisogno in freddo delle cultivar di interesse agrario e conoscere lo stato fisiologico delle gemme in relazione al fenomeno della dormienza. Per molte specie e cultivar sono state individuate le ore di freddo necessarie perché le gemme escano dalla dormienza.
A differenti latitudini l’andamento termico impone modalità differenziate di soddisfacimento del fabbisogno in freddo. La scala temporale non è sufficiente per confrontare situazioni fenologiche di piante poste in zone con clima diverso o in annate differenti (per la determinazione dell’accumulo di freddo vi sono, infatti, differenti metodi).
Alla luce di tutto ciò la vernalizzazione risulta essere un efficacissimo meccanismo adattativo che consente a molte piante di non fiorire nei periodi freddi, sincronizzando le fasi vegetative e quelle riproduttive con il giusto succedersi delle stagioni.
*Sara Nutricato Dottore Agronomo Collaboratore Agrometeo SuperMeteo.Com
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