Il fico sarebbe la prima pianta mai coltivata dagli esseri umani, circa 11mila anni fa. Uno studio, pubblicato su Science lo scorso 12 settembre da ricercatori dell'Università di Bar-Ilan (Israele) e di Harvard (Usa), disegna un quadro ben diverso da quanto ipotizzato finora dagli antropologi, e sposta indietro di un millennio la rivoluzione neolitica, caratterizzata dal passaggio da un'economia di caccia e raccolta a una "domesticazione" di piante e animali. Finora, infatti, si credeva che gli esseri umani avessero iniziato a coltivare le specie vegetali circa 10mila anni fa, cominciando con i cereali (grano, frumento, avena).
Gli antropologi israeliani e statunitensi hanno effettuato operazioni di scavo in un villaggio neolitico (Gilgal I, risalente a circa 11mila anni fa) situato vicino alla città di Gerico nella bassa valle del Giordano, in Cisgiordania, presso un'area della Mezzaluna Fertile caratterizzata dalla presenza di antiche testimonianze agricole. Gli scavi hanno restituito nove frutti carbonizzati e centinaia di piccole drupe (frutti a polpa morbida con un rivestimento coriaceo che circonda il seme, come le susine). Questi frutti appartengono a una varietà mutante di fico che, secondo i ricercatori, non può nascere spontaneamente tramite impollinazione entomofila (mediata da insetti). I frutti deriverebbero, invece, da piante ottenute per talea, cioè piantando direttamente i rami tagliati da altri alberi. Gli autori ipotizzano che le donne, che si ritiene fossero responsabili della raccolta, siano state le artefici di questa prima, vera, tecnica agricola. (i.n.)
Da Galileo Net
Gli antropologi israeliani e statunitensi hanno effettuato operazioni di scavo in un villaggio neolitico (Gilgal I, risalente a circa 11mila anni fa) situato vicino alla città di Gerico nella bassa valle del Giordano, in Cisgiordania, presso un'area della Mezzaluna Fertile caratterizzata dalla presenza di antiche testimonianze agricole. Gli scavi hanno restituito nove frutti carbonizzati e centinaia di piccole drupe (frutti a polpa morbida con un rivestimento coriaceo che circonda il seme, come le susine). Questi frutti appartengono a una varietà mutante di fico che, secondo i ricercatori, non può nascere spontaneamente tramite impollinazione entomofila (mediata da insetti). I frutti deriverebbero, invece, da piante ottenute per talea, cioè piantando direttamente i rami tagliati da altri alberi. Gli autori ipotizzano che le donne, che si ritiene fossero responsabili della raccolta, siano state le artefici di questa prima, vera, tecnica agricola. (i.n.)
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