Vuoi iniziare a coltivare la Terra? Rivolgiti a un Dottore Agronomo e Dottore Forestale. Nell’articolo riportato ci sono le opportunità per chi desidera intraprendere in agricoltura
Riportiamo stralci dell’articolo di Silvia Messa - s.messa@millionaire.it
L'articolo è pubblicato su Millionaire di dicembre 2008
Contadino sarà lei
La terra attira più dell’oro, dei buoni postali e delle opere d’arte. Crolla l’economia, ma cresce il numero di nuove imprese agricole. Qualcuno parte da un terreno di famiglia, altri si aggiudicano un appezzamento. Sui campi si butta anche chi aveva studiato per fare tutt’altro. O chi cerca autonomia, ritmi diversi, un mestiere da fare con amore. La poesia, però ̀, non basta. Bisogna studiare il territorio, individuare il prodotto, coltivarlo al meglio. Trasformarlo e confezionarlo. E venderlo al giusto prezzo. Fare agricoltura è una scelta imprenditoriale. Richiede una formazione agronomica, ma anche economica. E la capacità di elaborare un business plan per trasformare un’idea d’impresa in un’attività. La particolarità è che queste imprese producono beni primari: cibo sano e sicuro, per i cittadini, ogni giorno. Hanno una responsabilità sociale elevata e doveri di trasparenza e confronto con la società. Poi, l’Italia è leader europeo del biologico, con 50mila aziende. Per non dire del tipico: 171 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta, oltre 487 vini Doc, Docg o Igt.
O i giovani investono nell’agricoltura o siamo tutti fermi. Chi opera nell’agricoltura e lo fa bene, deve avere il riconoscimento del proprio lavoro: giusto prezzo, tutela e garanzie.
Il primo problema per chi vuole fare impresa è trovare un terreno adatto. Chi cerca di acquistare o di affittare campi si scontra con la rigidità del mercato fondiario. Chi ha la terra, soprattutto di questi tempi, difficilmente la vende. I prezzi dipendono dalla localizzazione.
Per chi parte da zero, molti giovani che si avvicinano all’attività non sono figli di contadini, o tornano ai campi dopo altre esperienze, il primo consiglio è guardare il sito dell’Ismea. L’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare è un ente pubblico che aiuta e informa le imprese agricole, agevola il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, aiuta il ricambio generazionale in agricoltura. Si trovano indicazioni per lo sviluppo d’impresa, per chi subentra nell’azienda di famiglia (d.lgs.185/2000) o per chi parte da zero, ovvero giovani sotto i 40 anni, che vogliono acquisire la qualifica di imprenditore agricolo professionale. La qualifica si ottiene dalla Regione competente e iscrivendosi all’apposita gestione previdenziale. On line si trovano bandi, criteri di accesso, modulistica per agevolazioni e finanziamenti. Non solo, I’Ismea mette in contatto chi cerca terra con quella che c’è: terreni agricoli da riassegnare, da vendere tramite asta pubblica, pubblici da privatizzare. Certo, la normativa è complessa, decreti e leggi abbondano: ma con un po’ di pazienza e di conoscenza del burocratese, le opportunità si possono trovare on line. Per capire meglio quelle offerte dalle singole Regioni, attraverso i piani periodici di sviluppo (Psr) è bene rifarsi ai siti delle singole regioni o a quelli specifici dei loro assessorati all’agricoltura. E ci sono anche aiuti provinciali e comunali.
Finanziamenti per giovani tra i 18 e i 35 anni
Cercate finanziamenti? Vi aiuta Invitalia, ex Sviluppo Italia. «Sono previsti mutui agevolati e contributi a fondo perduto per i giovani tra i 18 e i 35 anni, per finanziamenti fino a 2,5milioni di euro per progetti validi di business» spiega Dario De Pascale, responsabile della funzione valutazione di Invitalia. Nel sito www.invitalia.it si trovano i criteri di selezione e la modulistica. I comuni agevolabili sono circa ottomila, di cui seimila al Sud. Come si ottengono i finanziamenti?
L’imprenditore presenta il progetto, Invitalia ne verifica la fattibilità, in sei mesi al massimo, e lo ammette alle agevolazioni. L’imprenditore realizza gli interventi, presenta rendiconto delle spese che poi sono rimborsate, insieme all’avanzamento dei lavori. Significa che deve disporre di suo di almeno il 25%del fabbisogno finanziario. Poi l’investimento sarà rimborsato per il 90%al Sud e il 60-70%al Nord. Non si partecipa un bando: le richieste di finanziamento si possono presentare in ogni momento, fino a esaurimento dei fondi. «Negli ultimi anni, sono nati allevamenti bufalini al Sud, viticoltori e produttori di olio in Puglia, oliveti e serre in Calabria, cantine vinicole in Basilicata». Settori promettenti?
«Progetti e programmi per produrre energia, per favorire le logiche di distretto e le filiere produttive agricole, aziende di servizi per agricoltori (noleggiomacchinari, trasportomerci, lavorazione ortaggi, confezionamento). Il Sud è prioritario. Al Nord, c’è attenzione ai produttori di energia e di colture
innovative (la canapa, per esempio).Inviare domande: Invitalia Funzione valutazione business, via Pietro Boccanelli 30, 00138 Roma.INFO: http://www.invitalia.it/ , e-mail: info@invitalia.it
Testimonianza 1
Stregato dalla polenta
Piero Roccatagliata lavorava come professionista nel Parco del Ticino, ma è tornato in Valtellina. Fa rifiorire di grano saraceno la montagna, a Teglio (So). «Ho assaggiato polenta fatta con grano saraceno coltivato in Valtellina. È stata una rivelazione. E ho scoperto una rarità, visto che in valle se ne producono solo 20 quintali. Gli altri 20mila quintali arrivano dall’estero: Ungheria, Germania, persino dalla Cina, e si macinano localmente. Ho recuperato a Teglio seimila mq, dai miei nonni. Ho impiantato una coltura basata sull’alternarsi di segale, orzo e grano saraceno e mi sono dato ai campi». Per fondare l’azienda agricola il Cembro, Piero ottiene un mutuo da una banca locale, investe circa 50mila euro in attrezzature (la raccoglitrice per il saraceno gli costa 20mila euro). Punta a una cooperativa, per ottimizzare gli acquisti e migliorare gli sbocchi di mercato. Intanto, collabora con altri 22 piccoli produttori. Insieme arrivano a coltivare sei ettari di terreno (sei km quadrati). Nel 2008, fondano l’”Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali”. Il Comune di Teglio li aiuta con un contributo a fondo perduto di 150 euro per ogni pertica di terreno coltivato (circa 650 mq). «Siamo un presidio di Slow Food. E questo ci fa conoscere. Le difficoltà ci sono. Ci vorranno almeno otto anni perché l’azienda diventi un business». Piero non conta le ore di lavoro, e conserva la sua doppia attività. Ma l’esperienza che sta facendo la consiglia a un giovane: «I ricchi del futuro saranno i produttori di cibo». INFO: Azienda agricola il Cembro: http://www.furmentun.it/
Testimonianza 2
Come ti produco lenticchie
«La mia famiglia possedeva 12 ettari di terreno a Onano, in provincia di Viterbo.Neppure i bisnonni l’avevano mai coltivato.Ho scelto di fare l’agricoltore perché avevo un’idea in testa: produrre lenticchie locali». Marco gira tra i contadini anziani, scova i semi delle varietà del posto e impianta un’impresa agricola biologica specializzata nel recupero e nella coltivazione di varietà autoctone di legumi.«Ho
seguito i corsi obbligatori per legge. Ho chiesto informazioni a chi faceva questo lavoro, mi sono iscritto alla Coldiretti. Sono passati 14 anni. Oggi ho 30 ettari.Ma ho dovuto imparare tutto. Dalla scelta dei macchina,alla formulazione di un business plan. Oggi produciamo circa 120 quintali di legumi l’anno,poi cereali,orzo e farro: il bio è in espansione,anche se i terreni hanno bisogno di almeno due anni, dopo la
conversione alla coltura biologica, prima di dare un prodotto certificato. Ho speso 200mila euro per le apparecchiature, su un investimento totale di 350mila euro.Un trattore medio da 90 cavalli,costa circa 50mila euro. Aratri, seminatrici, sarchiatrici: circa 8mila euro l’una. Per la manutenzione, ho anche imparato a fare il meccanico! Poi ho ristrutturato i locali, investendo circa 40mila euro».Ma produrre non basta.«Avevo un prodotto di nicchia,ma non sapevo a chi venderlo.Così vado di persona in giro per l’Italia,cerco i negozi di specialità, creo un rapporto diretto e corretto con il commerciante».
INFO: Azienda Agricola Biologica Marco Camilli, tel. 0763 78018.
Testimonianza 3
Con le mani nella marmellata
«Avevo solo 21 anni» racconta Roberta «e una base di partenza: l’azienda agricola deimiei,10 ettari a cereali,vigneto,orto e frutteto.Trasformare la frutta e la verdura in conserve era una tradizione di famiglia.
Fondammo La Credenza,investendo 50 milioni di lire per celle frigo, piano cottura, pentole, frullatori e utensili, per attrezzare un laboratorio di 100 mq. Il resto? Le nostre mani, ricette sperimentate e fantasia,
con cui abbiamo inventato prodotti di successo, come la gelatina di Aglianico,vitigno locale (200 g,6 euro),e il Nettare dei folletti,un patè rustico di funghi e castagne (100 g,4,50 euro)».Grazie alla qualità
e alla lavorazione artigianale, nel corso degli anni le imprenditrici sono riuscite a sviluppare un fatturato annuo di 60mila euro.Vendono a enoteche, gastronomie, ristoranti, da Roma in su. «Abbiamo recuperato
i soldi per l’avvio dai parenti.Ma in quattro anni siamo rientrate degli investimenti. Una dritta a chi comincia? Fatevi aiutare dalle associazioni di categoria.E attenzione ai costi dellematerie prime,il 40%
del fatturato annuo,e i costi fissi per l’energia e le utenze (15%) e i trasporti di materie prime,consegne e spedizione dei prodotti (10%)».
INFO: http://www.lacredenza.it/
di Silvia Messa - s.messa@millionaire.it
Riportiamo stralci dell’articolo di Silvia Messa - s.messa@millionaire.it
L'articolo è pubblicato su Millionaire di dicembre 2008
Contadino sarà lei
La terra attira più dell’oro, dei buoni postali e delle opere d’arte. Crolla l’economia, ma cresce il numero di nuove imprese agricole. Qualcuno parte da un terreno di famiglia, altri si aggiudicano un appezzamento. Sui campi si butta anche chi aveva studiato per fare tutt’altro. O chi cerca autonomia, ritmi diversi, un mestiere da fare con amore. La poesia, però ̀, non basta. Bisogna studiare il territorio, individuare il prodotto, coltivarlo al meglio. Trasformarlo e confezionarlo. E venderlo al giusto prezzo. Fare agricoltura è una scelta imprenditoriale. Richiede una formazione agronomica, ma anche economica. E la capacità di elaborare un business plan per trasformare un’idea d’impresa in un’attività. La particolarità è che queste imprese producono beni primari: cibo sano e sicuro, per i cittadini, ogni giorno. Hanno una responsabilità sociale elevata e doveri di trasparenza e confronto con la società. Poi, l’Italia è leader europeo del biologico, con 50mila aziende. Per non dire del tipico: 171 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta, oltre 487 vini Doc, Docg o Igt.
O i giovani investono nell’agricoltura o siamo tutti fermi. Chi opera nell’agricoltura e lo fa bene, deve avere il riconoscimento del proprio lavoro: giusto prezzo, tutela e garanzie.
Il primo problema per chi vuole fare impresa è trovare un terreno adatto. Chi cerca di acquistare o di affittare campi si scontra con la rigidità del mercato fondiario. Chi ha la terra, soprattutto di questi tempi, difficilmente la vende. I prezzi dipendono dalla localizzazione.
Per chi parte da zero, molti giovani che si avvicinano all’attività non sono figli di contadini, o tornano ai campi dopo altre esperienze, il primo consiglio è guardare il sito dell’Ismea. L’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare è un ente pubblico che aiuta e informa le imprese agricole, agevola il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, aiuta il ricambio generazionale in agricoltura. Si trovano indicazioni per lo sviluppo d’impresa, per chi subentra nell’azienda di famiglia (d.lgs.185/2000) o per chi parte da zero, ovvero giovani sotto i 40 anni, che vogliono acquisire la qualifica di imprenditore agricolo professionale. La qualifica si ottiene dalla Regione competente e iscrivendosi all’apposita gestione previdenziale. On line si trovano bandi, criteri di accesso, modulistica per agevolazioni e finanziamenti. Non solo, I’Ismea mette in contatto chi cerca terra con quella che c’è: terreni agricoli da riassegnare, da vendere tramite asta pubblica, pubblici da privatizzare. Certo, la normativa è complessa, decreti e leggi abbondano: ma con un po’ di pazienza e di conoscenza del burocratese, le opportunità si possono trovare on line. Per capire meglio quelle offerte dalle singole Regioni, attraverso i piani periodici di sviluppo (Psr) è bene rifarsi ai siti delle singole regioni o a quelli specifici dei loro assessorati all’agricoltura. E ci sono anche aiuti provinciali e comunali.
Finanziamenti per giovani tra i 18 e i 35 anni
Cercate finanziamenti? Vi aiuta Invitalia, ex Sviluppo Italia. «Sono previsti mutui agevolati e contributi a fondo perduto per i giovani tra i 18 e i 35 anni, per finanziamenti fino a 2,5milioni di euro per progetti validi di business» spiega Dario De Pascale, responsabile della funzione valutazione di Invitalia. Nel sito www.invitalia.it si trovano i criteri di selezione e la modulistica. I comuni agevolabili sono circa ottomila, di cui seimila al Sud. Come si ottengono i finanziamenti?
L’imprenditore presenta il progetto, Invitalia ne verifica la fattibilità, in sei mesi al massimo, e lo ammette alle agevolazioni. L’imprenditore realizza gli interventi, presenta rendiconto delle spese che poi sono rimborsate, insieme all’avanzamento dei lavori. Significa che deve disporre di suo di almeno il 25%del fabbisogno finanziario. Poi l’investimento sarà rimborsato per il 90%al Sud e il 60-70%al Nord. Non si partecipa un bando: le richieste di finanziamento si possono presentare in ogni momento, fino a esaurimento dei fondi. «Negli ultimi anni, sono nati allevamenti bufalini al Sud, viticoltori e produttori di olio in Puglia, oliveti e serre in Calabria, cantine vinicole in Basilicata». Settori promettenti?
«Progetti e programmi per produrre energia, per favorire le logiche di distretto e le filiere produttive agricole, aziende di servizi per agricoltori (noleggiomacchinari, trasportomerci, lavorazione ortaggi, confezionamento). Il Sud è prioritario. Al Nord, c’è attenzione ai produttori di energia e di colture
innovative (la canapa, per esempio).Inviare domande: Invitalia Funzione valutazione business, via Pietro Boccanelli 30, 00138 Roma.INFO: http://www.invitalia.it/ , e-mail: info@invitalia.it
Testimonianza 1
Stregato dalla polenta
Piero Roccatagliata lavorava come professionista nel Parco del Ticino, ma è tornato in Valtellina. Fa rifiorire di grano saraceno la montagna, a Teglio (So). «Ho assaggiato polenta fatta con grano saraceno coltivato in Valtellina. È stata una rivelazione. E ho scoperto una rarità, visto che in valle se ne producono solo 20 quintali. Gli altri 20mila quintali arrivano dall’estero: Ungheria, Germania, persino dalla Cina, e si macinano localmente. Ho recuperato a Teglio seimila mq, dai miei nonni. Ho impiantato una coltura basata sull’alternarsi di segale, orzo e grano saraceno e mi sono dato ai campi». Per fondare l’azienda agricola il Cembro, Piero ottiene un mutuo da una banca locale, investe circa 50mila euro in attrezzature (la raccoglitrice per il saraceno gli costa 20mila euro). Punta a una cooperativa, per ottimizzare gli acquisti e migliorare gli sbocchi di mercato. Intanto, collabora con altri 22 piccoli produttori. Insieme arrivano a coltivare sei ettari di terreno (sei km quadrati). Nel 2008, fondano l’”Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali”. Il Comune di Teglio li aiuta con un contributo a fondo perduto di 150 euro per ogni pertica di terreno coltivato (circa 650 mq). «Siamo un presidio di Slow Food. E questo ci fa conoscere. Le difficoltà ci sono. Ci vorranno almeno otto anni perché l’azienda diventi un business». Piero non conta le ore di lavoro, e conserva la sua doppia attività. Ma l’esperienza che sta facendo la consiglia a un giovane: «I ricchi del futuro saranno i produttori di cibo». INFO: Azienda agricola il Cembro: http://www.furmentun.it/
Testimonianza 2
Come ti produco lenticchie
«La mia famiglia possedeva 12 ettari di terreno a Onano, in provincia di Viterbo.Neppure i bisnonni l’avevano mai coltivato.Ho scelto di fare l’agricoltore perché avevo un’idea in testa: produrre lenticchie locali». Marco gira tra i contadini anziani, scova i semi delle varietà del posto e impianta un’impresa agricola biologica specializzata nel recupero e nella coltivazione di varietà autoctone di legumi.«Ho
seguito i corsi obbligatori per legge. Ho chiesto informazioni a chi faceva questo lavoro, mi sono iscritto alla Coldiretti. Sono passati 14 anni. Oggi ho 30 ettari.Ma ho dovuto imparare tutto. Dalla scelta dei macchina,alla formulazione di un business plan. Oggi produciamo circa 120 quintali di legumi l’anno,poi cereali,orzo e farro: il bio è in espansione,anche se i terreni hanno bisogno di almeno due anni, dopo la
conversione alla coltura biologica, prima di dare un prodotto certificato. Ho speso 200mila euro per le apparecchiature, su un investimento totale di 350mila euro.Un trattore medio da 90 cavalli,costa circa 50mila euro. Aratri, seminatrici, sarchiatrici: circa 8mila euro l’una. Per la manutenzione, ho anche imparato a fare il meccanico! Poi ho ristrutturato i locali, investendo circa 40mila euro».Ma produrre non basta.«Avevo un prodotto di nicchia,ma non sapevo a chi venderlo.Così vado di persona in giro per l’Italia,cerco i negozi di specialità, creo un rapporto diretto e corretto con il commerciante».
INFO: Azienda Agricola Biologica Marco Camilli, tel. 0763 78018.
Testimonianza 3
Con le mani nella marmellata
«Avevo solo 21 anni» racconta Roberta «e una base di partenza: l’azienda agricola deimiei,10 ettari a cereali,vigneto,orto e frutteto.Trasformare la frutta e la verdura in conserve era una tradizione di famiglia.
Fondammo La Credenza,investendo 50 milioni di lire per celle frigo, piano cottura, pentole, frullatori e utensili, per attrezzare un laboratorio di 100 mq. Il resto? Le nostre mani, ricette sperimentate e fantasia,
con cui abbiamo inventato prodotti di successo, come la gelatina di Aglianico,vitigno locale (200 g,6 euro),e il Nettare dei folletti,un patè rustico di funghi e castagne (100 g,4,50 euro)».Grazie alla qualità
e alla lavorazione artigianale, nel corso degli anni le imprenditrici sono riuscite a sviluppare un fatturato annuo di 60mila euro.Vendono a enoteche, gastronomie, ristoranti, da Roma in su. «Abbiamo recuperato
i soldi per l’avvio dai parenti.Ma in quattro anni siamo rientrate degli investimenti. Una dritta a chi comincia? Fatevi aiutare dalle associazioni di categoria.E attenzione ai costi dellematerie prime,il 40%
del fatturato annuo,e i costi fissi per l’energia e le utenze (15%) e i trasporti di materie prime,consegne e spedizione dei prodotti (10%)».
INFO: http://www.lacredenza.it/
di Silvia Messa - s.messa@millionaire.it
. L'articolo è pubblicato su Millionaire di dicembre 2008
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