Il Trentino è la zona più importante in Italia per la coltivazione della mora. La specie potrebbe incontrare consumi e possibilità di sviluppo interessanti, se si riuscisse a creare una cultivar senza spine, capace di produrre frutti di qualità, ben maturi e dolci quando assumono il colore nero brillante
Claudio Agnolin, Paolo Miorelli
Fondazione E. Mach – IASMA/Centro per il Trasferimento Tecnologico
Tra la fioritura e la maturazione trascorrono 40-60 giorni
TECNICA DI COLTIVAZIONE DELLA MORA
In Italia la coltivazione della mora interessa attualmente circa 50 ha con una produzione di 750 t,
concentrata prevalentemente in Trentino, Piemonte (Cuneese) ed Emilia-Romagna (Forli e Cesena)
La produzione trentina ha raggiunto le 470 t nel 2004, poi si è attestata attorno alle 400 t (450 nel 2008). È dunque il Trentino la zona più importante in Italia per la produzione della mora e potrebbe incontrare consumi e possibilità di sviluppo interessanti se si riuscisse a trovare una cultivar senza spine capace di produrre frutti di qualità, ma soprattutto frutti che sono ben maturi e dolci quando assumono il loro bellissimo colore nero brillante.
Caratteri botanici ed esigenze colturali, impianto
In Italia esistono allo stato spontaneo oltre 40 specie di rovo. Le cultivar più coltivate tuttavia sono quelle che appartengono al tipo semieretto e senza spine, per forza di cose. Anche per la nostra realtà al momento l’attenzione è rivolta a questo tipo di mora.
Il frutto è una mora costituita da varie drupeole color viola scuro, ognuna con un seme, riunite
attorno al ricettacolo a cui rimangono aderenti alla raccolta, al contrario del lampone. va ricordato
che il carattere “dornenlos” (senza spine o inerme) viene mantenuto solo tramite talea di ramo o capogatto, mentre i polloni radicali non lo mantengono
La fioritura è tardiva e si protrae per circa 70 giorni; la maggior parte di cv sono autofertili e l’impollinazione è entomofila.
Da inizio fioritura a inizio maturazione passano 40-60 giorni.
La mora è meno esigente, rispetto al lampone, sia in fatto di drenaggio del terreno che di presenza in esso di calcare. In ogni caso predilige terreni leggeri e con una buona disponibilità idrica; ricchi di sostanza organica, con pH subacido (pH=6-6,7). Anche dal punto di vista climatico non è particolarmente delicata: infatti, utilizzando tutta la gamma varietale, può essere piantata sia in pianura che in montagna fino a 1000-1100 m.s.l.m, tenendo conto della sua sensibilità ai freddi invernali:il tralcio svernante, similmente a quello del lampone e in modo particolare nelle cv inermi, in stagioni particolarmente fredde e ventose si disidrata, per cui in primavera appare secco e non
vegeta. Quindi è meglio evitare zone ventose e se poste a quote elevate prediligere terreni ben esposti per evitare maturazioni incomplete.
Il terreno deve essere ben preparato, in modo da ospitare convenientemente la vita delle piante.
Operazioni preliminari
– analisi del terreno (pH, calcare, conducibilità, dotazione di sostanza organica e granulometria), eliminazione delle erbe perenni, difesa eventuale dagli elateridi (in caso di successione a prato stabile), fresatura del cotico
– leggera aratura con interramento di molto letame maturo e dei fertilizzanti per la concimazione di fondo (25 kg di solfato potassico magnesiaco e 50 kg di perfosfato minerale ogni 1000 mq).
Operazioni primaverili:
– affinamento del terreno, squadratura
– stesura delle eventuali ali gocciolanti
– pacciamatura con tessuto intrecciato o con film plastico largo un metro
– effettuazione di un foro di 20 cm nel tessuto, per permettere la messa a dimora delle piante e l’emissione dei polloni di rinnovo
– impianto\
Concimazione e irrigazione.
Per quanto riguarda la concimazione si può operare semplicemente a spaglio, con i concimi
granulari: gli apporti andranno frazionati, distribuendo separatamente un concime complesso alla ripresa vegetativa, seguito da nitrato di calcio in copertura.
La mora è una coltura di grande rigoglio vegetativo, non è raro trovare germogli di 3 metri ed
oltre; per giunta viene coltivata sotto copertura antipioggia (che aumenta la temperatura e l’evapotraspirazione, oltre a impedire l’utilizzo di acqua piovana), così l’irrigazione assume un’importanza fondamentale. Per la distribuzione si dovranno scegliere impianti in grado di distribuire volumi ridotti con frequenza elevata (meglio dunque goccia e microjet). Il microjet consente il mantenimento di un cotico erboso vitale, utile per sfruttare l’effetto climatizzante dell’evapotraspirazione, con benefici per la coltura ed i fitoseidi; per contro può creare, se usata male, le condizioni per lo sviluppo di pericolose malattie parassitarie favorite dalla bagnatura e umidità, quali peronospora e botrite. L’impianto a goccia consente invece una maggiore efficienza dell’acqua e dei concimi impiegati in fertirrigazione. L’impiego di due ali gocciolanti per fila è il modo migliore per abbinare i vantaggi di entrambi i sistemi.
Fabbisogni giornalieri di acqua:
5-6 mm al giorno, che significano 50-60 ettolitri al giorno ogni 1.000 metri quadri di frutteto.
Impianto e sistemi di allevamento
L’impianto può essere realizzato con la messa a dimora di piantine di un anno (a radice nuda
o in pane di torba), che andranno in produzione dopo un anno di allevamento; oppure di piante
ingrossate in vivaio, capaci di produrre 3-4 kg già al primo anno e 5-7 kg al secondo.
Il sesto d’impianto è di 2,5-3 metri x 1,00-2,00 metri, con un investimento di 150-250 piante ogni
1.000 mq in modo da coprire 2 file con un tunnel leggero. Sulla fila si effettua la pacciamatura con
tessuto intrecciato o nylon nero largo 1 metro, mentre si mantiene inerbito l’interfilare.
Il sistema di allevamento è a spalliera. In fase di allevamento si cerca di creare una pianta con 3-4 tralci, che andranno legati al filo di ferro ogni 20-30 cm. Si installa una struttura porta steli che
sosterrà i germogli laterali in fase di maturazione dei frutti. Fondamentale per l’ottenimento di una
pianta produttiva è l’esecuzione della potatura verde.
Essa può essere impostata in due modi:
– cimare il nuovo pollone a 3-4 foglie. Esso risponderà emettendo 2-3 rami anticipati poco vigorosi. Questa pratica consente di ottenere polloni equilibrati e non eccessivamente vigorosi, e di risparmiare lavoro, evitando di passare nuovamente a speronare i rami anticipati.
– cimare i polloni circa 50 cm sopra l’ultimo filo di ferro e tagliare a 3-5 gemme tutti gli anticipati emessi dal pollone. Questa tecnica si attua generalmente negli impianti con scarsa vigoria ed eventualmente nelle zone a ciclo vegetativo
più breve.
Con la potatura invernale si procede ad eliminare i tralci che hanno prodotto e a diradare i nuovi polloni, in modo da lasciarne 3-4 per pianta e avere un tralcio ogni 30-35 cm, scelti tra i più vigorosi e ben rivestiti di rami anticipati. Si cimeranno a 1,8-2,0 m di altezza ribattendo gli anticipati a 2-3 gemme. Prima del risveglio vegetativo i polloni vanno legati ai fili di sostegno
onde evitare che si spezzino ad opera del vento
Claudio Agnolin, Paolo Miorelli
Fondazione E. Mach – IASMA/Centro per il Trasferimento Tecnologico
Tra la fioritura e la maturazione trascorrono 40-60 giorni
TECNICA DI COLTIVAZIONE DELLA MORA
In Italia la coltivazione della mora interessa attualmente circa 50 ha con una produzione di 750 t,
concentrata prevalentemente in Trentino, Piemonte (Cuneese) ed Emilia-Romagna (Forli e Cesena)
La produzione trentina ha raggiunto le 470 t nel 2004, poi si è attestata attorno alle 400 t (450 nel 2008). È dunque il Trentino la zona più importante in Italia per la produzione della mora e potrebbe incontrare consumi e possibilità di sviluppo interessanti se si riuscisse a trovare una cultivar senza spine capace di produrre frutti di qualità, ma soprattutto frutti che sono ben maturi e dolci quando assumono il loro bellissimo colore nero brillante.
Caratteri botanici ed esigenze colturali, impianto
In Italia esistono allo stato spontaneo oltre 40 specie di rovo. Le cultivar più coltivate tuttavia sono quelle che appartengono al tipo semieretto e senza spine, per forza di cose. Anche per la nostra realtà al momento l’attenzione è rivolta a questo tipo di mora.
Il frutto è una mora costituita da varie drupeole color viola scuro, ognuna con un seme, riunite
attorno al ricettacolo a cui rimangono aderenti alla raccolta, al contrario del lampone. va ricordato
che il carattere “dornenlos” (senza spine o inerme) viene mantenuto solo tramite talea di ramo o capogatto, mentre i polloni radicali non lo mantengono
La fioritura è tardiva e si protrae per circa 70 giorni; la maggior parte di cv sono autofertili e l’impollinazione è entomofila.
Da inizio fioritura a inizio maturazione passano 40-60 giorni.
La mora è meno esigente, rispetto al lampone, sia in fatto di drenaggio del terreno che di presenza in esso di calcare. In ogni caso predilige terreni leggeri e con una buona disponibilità idrica; ricchi di sostanza organica, con pH subacido (pH=6-6,7). Anche dal punto di vista climatico non è particolarmente delicata: infatti, utilizzando tutta la gamma varietale, può essere piantata sia in pianura che in montagna fino a 1000-1100 m.s.l.m, tenendo conto della sua sensibilità ai freddi invernali:il tralcio svernante, similmente a quello del lampone e in modo particolare nelle cv inermi, in stagioni particolarmente fredde e ventose si disidrata, per cui in primavera appare secco e non
vegeta. Quindi è meglio evitare zone ventose e se poste a quote elevate prediligere terreni ben esposti per evitare maturazioni incomplete.
Il terreno deve essere ben preparato, in modo da ospitare convenientemente la vita delle piante.
Operazioni preliminari
– analisi del terreno (pH, calcare, conducibilità, dotazione di sostanza organica e granulometria), eliminazione delle erbe perenni, difesa eventuale dagli elateridi (in caso di successione a prato stabile), fresatura del cotico
– leggera aratura con interramento di molto letame maturo e dei fertilizzanti per la concimazione di fondo (25 kg di solfato potassico magnesiaco e 50 kg di perfosfato minerale ogni 1000 mq).
Operazioni primaverili:
– affinamento del terreno, squadratura
– stesura delle eventuali ali gocciolanti
– pacciamatura con tessuto intrecciato o con film plastico largo un metro
– effettuazione di un foro di 20 cm nel tessuto, per permettere la messa a dimora delle piante e l’emissione dei polloni di rinnovo
– impianto\
Concimazione e irrigazione.
Per quanto riguarda la concimazione si può operare semplicemente a spaglio, con i concimi
granulari: gli apporti andranno frazionati, distribuendo separatamente un concime complesso alla ripresa vegetativa, seguito da nitrato di calcio in copertura.
La mora è una coltura di grande rigoglio vegetativo, non è raro trovare germogli di 3 metri ed
oltre; per giunta viene coltivata sotto copertura antipioggia (che aumenta la temperatura e l’evapotraspirazione, oltre a impedire l’utilizzo di acqua piovana), così l’irrigazione assume un’importanza fondamentale. Per la distribuzione si dovranno scegliere impianti in grado di distribuire volumi ridotti con frequenza elevata (meglio dunque goccia e microjet). Il microjet consente il mantenimento di un cotico erboso vitale, utile per sfruttare l’effetto climatizzante dell’evapotraspirazione, con benefici per la coltura ed i fitoseidi; per contro può creare, se usata male, le condizioni per lo sviluppo di pericolose malattie parassitarie favorite dalla bagnatura e umidità, quali peronospora e botrite. L’impianto a goccia consente invece una maggiore efficienza dell’acqua e dei concimi impiegati in fertirrigazione. L’impiego di due ali gocciolanti per fila è il modo migliore per abbinare i vantaggi di entrambi i sistemi.
Fabbisogni giornalieri di acqua:
5-6 mm al giorno, che significano 50-60 ettolitri al giorno ogni 1.000 metri quadri di frutteto.
Impianto e sistemi di allevamento
L’impianto può essere realizzato con la messa a dimora di piantine di un anno (a radice nuda
o in pane di torba), che andranno in produzione dopo un anno di allevamento; oppure di piante
ingrossate in vivaio, capaci di produrre 3-4 kg già al primo anno e 5-7 kg al secondo.
Il sesto d’impianto è di 2,5-3 metri x 1,00-2,00 metri, con un investimento di 150-250 piante ogni
1.000 mq in modo da coprire 2 file con un tunnel leggero. Sulla fila si effettua la pacciamatura con
tessuto intrecciato o nylon nero largo 1 metro, mentre si mantiene inerbito l’interfilare.
Il sistema di allevamento è a spalliera. In fase di allevamento si cerca di creare una pianta con 3-4 tralci, che andranno legati al filo di ferro ogni 20-30 cm. Si installa una struttura porta steli che
sosterrà i germogli laterali in fase di maturazione dei frutti. Fondamentale per l’ottenimento di una
pianta produttiva è l’esecuzione della potatura verde.
Essa può essere impostata in due modi:
– cimare il nuovo pollone a 3-4 foglie. Esso risponderà emettendo 2-3 rami anticipati poco vigorosi. Questa pratica consente di ottenere polloni equilibrati e non eccessivamente vigorosi, e di risparmiare lavoro, evitando di passare nuovamente a speronare i rami anticipati.
– cimare i polloni circa 50 cm sopra l’ultimo filo di ferro e tagliare a 3-5 gemme tutti gli anticipati emessi dal pollone. Questa tecnica si attua generalmente negli impianti con scarsa vigoria ed eventualmente nelle zone a ciclo vegetativo
più breve.
Con la potatura invernale si procede ad eliminare i tralci che hanno prodotto e a diradare i nuovi polloni, in modo da lasciarne 3-4 per pianta e avere un tralcio ogni 30-35 cm, scelti tra i più vigorosi e ben rivestiti di rami anticipati. Si cimeranno a 1,8-2,0 m di altezza ribattendo gli anticipati a 2-3 gemme. Prima del risveglio vegetativo i polloni vanno legati ai fili di sostegno
onde evitare che si spezzino ad opera del vento
Descrizione interessante ed esaustiva per chi cerca informazioni specifiche per la coltivazione del ROVO : complimenti! E grazie.
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