mercoledì 20 novembre 2024

Guida pratica alla coltivazione della Setcreasea viola (Tradescantia pallida)

 


Guida pratica alla coltivazione della Setcreasea viola (Tradescantia pallida)

La Tradescanthia , meglio nota come Erba Miseria, è chiamata così perché capace di sopravvivere in condizioni estreme.

La Tradescantia pallida, comunemente chiamata "setcreasea viola" o "pianta porpora", è una pianta ornamentale molto apprezzata per le sue foglie di un vivace colore viola, ideali per ravvivare gli interni. Di seguito trovi una guida pratica per coltivarla al meglio, con spiegazioni scientifiche e consigli applicabili.


1. Luce e Posizione

  • Consiglio: Posiziona la pianta in un luogo ben illuminato, evitando però la luce solare diretta.
  • Spiegazione: La luce intensa stimola la produzione di antociani, i pigmenti responsabili del colore viola delle foglie. Tuttavia, l’esposizione diretta può causare scottature alle foglie, compromettendo la fotosintesi【1】【2】.

2. Temperatura

  • Consiglio: Mantieni una temperatura tra i 18-20°C, evitando correnti fredde.
  • Spiegazione: Temperature costanti favoriscono l’attività metabolica della pianta, mentre il freddo riduce la circolazione dei nutrienti e il metabolismo delle cellule, causando decolorazione o arresto della crescita【2】【3】.

3. Irrigazione

  • Consiglio: Annaffia solo quando il substrato è asciutto, circa ogni 3-4 giorni, evitando ristagni.
  • Spiegazione: La setcreasea ha radici sensibili all’asfissia causata da ristagni idrici. Un’umidità controllata permette alle radici di assorbire ossigeno necessario alla respirazione cellulare【4】【5】.

4. Potatura

  • Consiglio: Pota ogni 2-3 anni per stimolare la crescita e mantenere una forma compatta.
  • Spiegazione: La potatura rimuove le parti invecchiate o danneggiate, riducendo il consumo di risorse da parte di tessuti non più funzionali e stimolando la crescita di nuove gemme【6】.

5. Propagazione

  • Consiglio: Prendi talee dai gambi durante il trapianto e radicale in acqua o direttamente nel terreno.
  • Spiegazione: Le talee sfruttano la capacità delle cellule meristematiche di rigenerare tessuti mancanti, formando nuove radici in pochi giorni grazie alla presenza di ormoni vegetali naturali come le auxine【7】【8】.

6. Substrato

  • Consiglio: Usa un substrato ben drenante, mescolato con materiali come corteccia, perlite o ghiaia.
  • Spiegazione: Un substrato poroso permette il corretto drenaggio dell’acqua, prevenendo il ristagno e favorendo una buona ossigenazione delle radici, essenziale per il loro metabolismo【5】【9】.

7. Fertilizzazione

  • Consiglio: Applica fertilizzante ricco di fosforo e potassio ogni 1-2 settimane durante il periodo di crescita attiva.
  • Spiegazione: Il fosforo favorisce lo sviluppo radicale e la fioritura, mentre il potassio rafforza le pareti cellulari, migliorando la resistenza della pianta a stress ambientali e parassiti【10】【11】.

8. Pulizia delle Foglie

  • Consiglio: Usa un pennello morbido per rimuovere polvere o sporco dalle foglie.
  • Spiegazione: Una superficie fogliare pulita migliora l’assorbimento della luce, essenziale per la fotosintesi. Inoltre, la rimozione regolare previene l’accumulo di spore di funghi o larve di parassiti【12】【13】.

9. Protezione contro i Parassiti

  • Consiglio: Controlla la comparsa di parassiti e utilizza un mix di acqua, sapone e alcool per combatterli.
  • Spiegazione: La miscela rompe la cuticola protettiva dei parassiti, causando la loro disidratazione e morte. È una soluzione efficace e rispettosa dell’ambiente【14】【15】.

10. Ventilazione

  • Consiglio: Evita correnti fredde durante la ventilazione. Se necessario, sposta la pianta in un ambiente più caldo.
  • Spiegazione: Le correnti fredde riducono rapidamente la temperatura delle foglie, provocando stress termico e rallentando i processi fotosintetici e metabolici【16】【17】.

Fonti

  1. Taiz, L., Zeiger, E. (2015). Plant Physiology and Development. Sinauer Associates.
  2. Lichtenthaler, H.K. (1987). "Chlorophylls and carotenoids: Pigments of photosynthetic biomembranes." Methods in Enzymology, 148.
  3. Nobel, P.S. (1999). Physicochemical and Environmental Plant Physiology. Academic Press.
  4. Jones, H.G. (2013). Plants and Microclimate: A Quantitative Approach to Environmental Plant Physiology. Cambridge University Press.
  5. Soil and Water Journal, articoli sull'irrigazione ottimale e drenaggio del substrato.
  6. European Journal of Horticulture Studies (2020). "Potatura e strategie di mantenimento per piante ornamentali".
  7. Raven, P.H., Evert, R.F., Eichhorn, S.E. (2005). Biology of Plants. Freeman.
  8. Chapman, G.P. (1996). The Biology of Grasses. CAB International.
  9. Baker, K.F., & Cook, R.J. (1982). Biological Control of Plant Pathogens. W.H. Freeman and Company.
  10. Marschner, H. (2011). Marschner's Mineral Nutrition of Higher Plants. Academic Press.
  11. Mortensen, L.M. (1992). "Effects of temperature and light on the growth and yield of some ornamental pot plants." Scientia Horticulturae.
  12. Powell, C.C., & Lindquist, R.K. (1997). "Fungal pathogens on ornamental plants." Journal of Plant Protection.
  13. Richardson, M.D. (2003). "Foliar diseases of ornamental plants: Management and control." HortScience.
  14. Arnold, S.E.J. (2020). "Biopesticidi e protezione ambientale." Agricultural Science Review.
  15. Pimentel, D. (2009). Environmental and Economic Costs of the Application of Pesticides Primarily in the United States. Springer.
  16. Berry, J.A., Björkman, O. (1980). "Photosynthetic response and adaptation to temperature in higher plants." Annual Review of Plant Biology.
  17. Zhu, X.G., Long, S.P., Ort, D.R. (2010). "Improving photosynthetic efficiency for greater yield." Annual Review of Plant Biology.

La Zucca e la Cucuzza Genovese a Supersano (LE) è la “Cucuzza paccia”: Delizie Salentine Ricche di Proprietà e Benefici


 La Zucca e la Cucuzza Genovese a Supersano (LE) è la “Cucuzza paccia”: Delizie Salentine Ricche di Proprietà e Benefici

L'agricoltura salentina si distingue per la sua varietà di prodotti, tra cui spiccano la zucca e la Cucuzza Genovese, ortaggi che non solo soddisfano il palato ma offrono anche numerosi benefici per la salute e la bellezza.
La Versatilità delle Zucche Salentine: Cucurbita Maxima, Cucurbita Pepo, Cucurbita Moschata
Le zucche della Cucurbitaceae, come la Cucurbita maxima, la Cucurbita pepo e la Cucurbita moschata, arricchiscono l'agricoltura salentina con la loro varietà di forme e sapori. La Cucurbita maxima, imponente e adatta alla conservazione, trova spazio nelle zuppe e nei purè. La Cucurbita pepo, regina da tavola, offre polpa succulenta ideale per molteplici preparazioni. La Cucurbita moschata, con la sua dolcezza delicata, è protagonista di zuppe, risotti e dolci.
La Misteriosa Cucuzza Genovese e la Storia dell'Agricoltura Salentina
Nel ricco panorama agricolo salentino, la Cucuzza Genovese emerge come una figura affascinante. Consumabile sia verde che matura, questa cucurbitacea dalla forma bizzarra ha conquistato le tavole salentine. L'origine dell'appellativo "genovese" potrebbe risalire a secoli fa, durante i traffici tra Liguria e Puglia. Documenti storici confermano la sua presenza già nel XIX secolo, e un antico Codice ebraico di Parma del 1072 menziona la "cucuzza longa", termine ancora in uso per identificarla.
Proprietà e Benefici della Zucca: Un Alleato per la Salute
Oltre al suo ruolo nelle ricette e nelle tradizioni, la zucca si distingue per le sue proprietà salutari. Povera di calorie ma ricca di fibre, la zucca è un ortaggio dalle qualità antiossidanti, diventando un alleato per la salute del cuore. La presenza di carotene, vitamina A, vitamina C e vitamina B1, unitamente a minerali come calcio, fosforo, sodio e potassio, rendono la zucca un alimento nutriente e benefico per il nostro organismo.
I Benefici della Zucca nella Dieta e nella Cosmesi
La zucca, con il suo contenuto di acqua elevato e la bassa presenza di zuccheri, è un elemento consigliato nelle diete per la sua alta digeribilità e capacità di stimolare la diuresi. Contribuisce alla riduzione del colesterolo, proteggendo il cuore e le arterie. Inoltre, i suoi semi, ricchi di cucurbitina, sono utili nella prevenzione di disfunzioni dell'apparato urinario.
La zucca non è solo una delizia culinaria; le sue proprietà benefiche si estendono anche alla cosmesi. Amica della pelle, la zucca è utilizzata in maschere nutrienti per il viso e nelle creme fai-da-te per lenire le infiammazioni cutanee, particolarmente adatte al periodo autunnale.
Valori Nutrizionali della Zucca: Un Regalo dalla Natura
La tabella dei valori nutrizionali della zucca, riconosciuta da CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, conferma la ricchezza di questo ortaggio. Con soli 18 kcal per 100 grammi, la zucca offre un concentrato di sostanze benefiche, tra cui vitamine, minerali, aminoacidi e fibre.
Conclusioni: Celebrare la Zucca e la Cucuzza Genovese nelle Tradizioni Salentine
In conclusione, la zucca e la Cucuzza Genovese si rivelano non solo delizie per il palato ma veri e propri elisir di salute. Da protagonisti nelle cucine salentine a alleati per la bellezza della pelle, questi ortaggi rappresentano un patrimonio agricolo e culinario da celebrare. Che siano utilizzati in zuppe, risotti, creme viso o maschere nutrienti, la zucca e la Cucuzza Genovese aggiungono colore e benessere alle tradizioni salentine, rendendo ogni boccone e ogni trattamento un omaggio alla ricchezza della terra e alla saggezza delle antiche tradizioni.
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martedì 19 novembre 2024

Il pungitopo: un piccolo grande arbusto dalle molteplici virtù


 Il pungitopo: un piccolo grande arbusto dalle molteplici virtù

di Antonio Bruno

Nel vasto e affascinante mondo delle piante, alcune specie spiccano non solo per il loro aspetto ornamentale ma anche per le molteplici proprietà che le rendono preziose per l'uomo. Il pungitopo (Ruscus aculeatus), conosciuto anche come rusco, è una di queste piante straordinarie, che unisce bellezza, utilità e una lunga storia di tradizioni e usi.

Identikit della pianta

Appartenente alla famiglia delle Liliacee, il pungitopo è un piccolo arbusto sempreverde che può raggiungere un’altezza massima di 80 centimetri. La sua vegetazione è particolarmente fitta e spinosa, caratterizzata dai peculiari cladodi – rametti secondari appiattiti che svolgono la funzione delle foglie. Questi cladodi, di un verde intenso e coriacei al tatto, terminano con una punta acuminata, da cui deriva il nome comune "pungitopo".

Nonostante le sue dimensioni contenute, il pungitopo è una pianta robusta, in grado di crescere in diverse condizioni climatiche, prediligendo tuttavia zone collinari ombrose e ben esposte. In Italia lo si può trovare praticamente ovunque, dal livello del mare fino ai 1.200 metri di quota nel Sud, pur essendo meno diffuso nelle pianure del Nord.

Fioritura e frutti

La stagione della fioritura, che avviene tra aprile e maggio, passa quasi inosservata: i piccoli fiori unisessuali, di colore discreto, compaiono nella pagina superiore dei cladodi. È in autunno, però, che il pungitopo dà il meglio di sé. Le sue bacche rosse, del diametro di circa 1 centimetro, spiccano come piccole gemme sulla vegetazione verde e persistono a lungo, spesso fino alla fine dell’inverno.

Sebbene queste bacche siano attraenti, non sono adatte al consumo umano per via del loro sapore sgradevole. Tuttavia, si rivelano fondamentali per la pianta: rappresentano il contenitore per uno o due semi, la chiave per la sua riproduzione. Curiosamente, nessun animale sembra cibarsene, una caratteristica insolita nel mondo vegetale.

Utilizzo nella tradizione e nella medicina

Il pungitopo ha una lunga storia di utilizzo, sia pratico che simbolico. Nel passato, i suoi rami spinosi venivano disposti intorno ai granai per tenere lontani i topi, un impiego che ne ha ispirato il nome. Nel periodo natalizio, i suoi rami decorati con bacche rosse diventano un elemento ornamentale tradizionale, simbolo di vitalità e prosperità.

Ma è in erboristeria che il pungitopo rivela il suo valore più significativo. Fin dall’antichità, i suoi rizomi – le radici sotterranee – sono stati utilizzati per preparare decotti dalle molteplici proprietà benefiche. Questi rimedi naturali si distinguono per gli effetti diuretici, sudoripari, sedativi e decongestionanti. Ancora oggi, il pungitopo è un alleato prezioso per il benessere, impiegato soprattutto per trattare disturbi legati alla circolazione e alla ritenzione idrica.

Un arbusto da scoprire e rispettare

Il pungitopo non è solo una pianta utile e decorativa; rappresenta anche un elemento importante degli ecosistemi locali. La sua capacità di crescere in ambienti difficili, spesso trascurati dall’uomo, lo rende una specie resiliente e indispensabile. È dunque fondamentale proteggerlo e rispettarne l’habitat, specialmente nelle zone in cui risulta più raro.

In conclusione, questo piccolo arbusto spinato ci offre un esempio straordinario di come la natura, nella sua semplicità, possa riservare sorprese e insegnamenti preziosi. Attraverso il pungitopo, possiamo ricordare che ogni pianta, anche la più umile, ha un ruolo fondamentale nella grande rete della vita.

Antonio Bruno

Il Ruolo Centrale delle Cime di Rapa nella Tradizione Gastronomica Pugliese e il Beneficio per il Microbioma Intestinale


 Il Ruolo Centrale delle Cime di Rapa nella Tradizione Gastronomica Pugliese e il Beneficio per il Microbioma Intestinale

La cucina pugliese, ricca di tradizioni e sapori autentici, trova il suo culmine in piatti emblematici come le orecchiette con le cime di rapa. Questa coltivazione, diffusa e caratterizzata da una vasta variabilità, rappresenta un pilastro della tradizione agroalimentare della regione. La sua resistenza alla modernizzazione agricola e la sua diffusione basata sulla semina a spaglio testimoniano della sua importanza nella cultura culinaria locale.
Le varietà di cime di rapa, identificate in base al periodo di maturazione, al luogo di coltivazione e al ciclo colturale, sono tramandate attraverso una ricca nomenclatura che riflette la connessione tra la semina e le celebrazioni religiose. Questa pratica testimonia l'importanza della trasmissione orale delle conoscenze, che ha guidato i contadini nella coltivazione di ogni varietà in armonia con i ritmi naturali e culturali.
Galatina, celebre per la sua produzione di cime di rapa, ha attirato l'attenzione fin dal 1931, quando il fotografo Giuseppe Palumbo dedicò un articolo alle specialità gastronomiche salentine. Le rape di Galatina, esportate in quantità notevoli anche fuori provincia, sono elogiate non solo per il loro sapore delizioso ma anche per lo sviluppo perfetto di ogni pianta, un risultato della dedizione degli agricoltori locali alla coltivazione di qualità.
Oltre alla loro importanza nella tradizione culinaria, le cime di rapa hanno un legame profondo con la spiritualità e la ritualità dei giorni di magro, specialmente nelle vigilie dell’Immacolata Concezione e del Natale. Questi piatti, sebbene considerati poveri, rappresentano un'eccellenza della cucina locale e incarnano l'identità stessa della Puglia.
Ma c'è di più nella storia delle cime di rapa oltre al loro impatto sulla cultura gastronomica. La recente ricerca scientifica ha evidenziato il ruolo cruciale del consumo di verdure, come le cime di rapa, nel favorire il benessere umano attraverso il nutrimento del microbioma intestinale. Il microbioma, un complesso ecosistema di microrganismi che risiede nel nostro intestino, svolge un ruolo fondamentale nella salute generale dell'organismo.
Le cime di rapa, ricche di fibre, vitamine e minerali, forniscono un nutrimento prezioso per i batteri intestinali benefici. Consumare regolarmente verdure come le cime di rapa contribuisce a mantenere un equilibrio sano nel microbioma, supportando la digestione, rafforzando il sistema immunitario e influenzando positivamente la salute mentale.
In conclusione, le cime di rapa non sono solo un piatto delizioso che incarna la tradizione e l'identità pugliese, ma sono anche un alleato prezioso per il benessere intestinale. L'unione di gusto e salute nelle cime di rapa riflette la profonda connessione tra la cultura alimentare e il mantenimento della salute, dimostrando che ciò che è buono per il palato può anche essere benefico per il corpo, in particolare per il nostro prezioso microbioma intestinale.
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lunedì 18 novembre 2024

Da sempre mi tuffo nell'inesplorato

 


Questa cosa mi è sempre accaduta, e forse accadrà per sempre. Come una folata di vento che, senza preavviso, ti fa volare via un cappello. Da sempre mi tuffo nell'inesplorato, quel posto dove il mondo si mescola a qualcosa di completamente diverso, come se fossimo tutti in una gigantesca zuppa di idee e intuizioni. Mi ci portano un bagliore, un guizzo improvviso che può essere una parola letta su un treno, un libro che sfoglio distrattamente mentre il caffè colora il mio pensiero, o un racconto di un amico che non sta mai zitto, proprio quando non dovrebbe. A volte basta un film, ma non un film qualsiasi, uno che ha una scena dove una mucca suona la chitarra, e quella scena cambia tutto.

C’era un collega, un uomo di numeri e tendenze, che un giorno mi guardò con l’espressione di chi ha appena visto un unicorno in ascensore. Mi disse: “Ma come? Tu, che sei il Vice Direttore Generale, ti metti a cantare e pubblichi i tuoi video su YouTube, Instagram e Facebook? Ma ti rendi conto che così parti sempre da zero? Ti stai mettendo in gioco!”. Lo guardai, e dentro di me pensai che lui non capisse proprio nulla. Ma in fondo, aveva ragione. Ogni volta che fai qualcosa di nuovo, sembra che ricominci dal nulla, come se l’universo ti dicesse: “Va bene, ti faccio partire da zero, ma se lo fai con convinzione, potresti finirlo al numero mille, o al numero infinito, che fa lo stesso.”

Oggi, con il giornalismo, è la stessa storia. Mi sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ma è come se ogni volta che scrivo o racconto qualcosa, mi stessi tuffando nel buio con la sola speranza di trovarci un arcobaleno. Non si sa mai dove si va a finire. È un gioco dove il punto di partenza non esiste, e ogni articolo è una scommessa, un po' come ballare sotto la pioggia sperando che qualcuno noti i tuoi passi. Ma, come sempre, mi ci metto in gioco. Ogni giorno è una nuova opportunità, una nuova chance di sbagliare e di risorgere, come una fenice che dimentica come volare ma ci prova lo stesso. E poi, sì, sogno di fare il giornalista anche dove non sono ancora riuscito, nel posto in cui non sono mai stato, in un angolo remoto dove l’informazione è fatta di sogni e chiacchiere tra stelle. E così, continuo, mi metto in gioco, come se fosse una scommessa che l’universo mi ha lanciato, e non so mai se perderò o vincerò. Ma almeno mi sono tuffato.

Antonio Bruno

Convinzioni Surreali


 Convinzioni Surreali

Le convinzioni possono trasformarsi in motivazioni tanto forti da portare un individuo a compiere atti di pura follia, come un pinguino che, un giorno, decide di diventare arciere, sfidando ogni legge della natura e della fisica. Magari per protestare contro l’imperversare del caldo estivo in Antartide, dove le stagioni sono solo uno scherzo della geografia. "Basta ghiaccio!" dice, e scocca la prima freccia verso un iceberg, come se fosse la cosa più sensata del mondo.

Prendiamo ad esempio una volta in cui un uomo si presentò a una conferenza sul cambiamento climatico indossando un impermeabile fatto interamente di foglie secche. Non si trattava di una semplice dichiarazione estetica, ma di un atto ideologico profondo, una protesta contro l’umidità atmosferica, una rivendicazione della purezza dell’essere asciutti. Certo, nessuno gli chiese mai come facesse a respirare, ma la sua visione del mondo sembrava un’eco lontana di qualche filosofia buddista rivisitata dai Vichinghi.

Eppure, non è sempre necessario andare così lontano. Ci sono persone che credono che la pizza sia un alimento da consumare solo alle 17:47 del pomeriggio, per una questione astrolinguistica: il formaggio si fonde meglio durante l’ora in cui la Terra è inclinata a 23,5 gradi verso il Sole. Una convinzione che li ha spinti a pubblicare un manifesto con la scritta “Il futuro della pizza è alle 17:47, o niente”.

Poi ci sono i cosiddetti “anti-montanisti”, coloro che sostengono che le montagne siano in realtà un complotto architettato da un'antica civiltà aliena per distrarre l’umanità dalla vera natura della Terra: piatta, ma con un piccolo buco in mezzo dove si trova una base segreta di marziani, che ci osservano mentre discutiamo se le piante sentano o meno la musica.

E a proposito di marziani, esiste una corrente di pensiero che crede fermamente che il vero problema del nostro pianeta sia che non abbiamo mai davvero chiesto aiuto ai girasoli. “Potevano salvarci, ma non li abbiamo ascoltati”, dicono, guardando con disperazione quei fiori che, al massimo, si girano verso il sole e sbuffano.

Per fortuna, non tutti sono così estremi. Alcuni semplicemente affermano che la verità si trova nel gelato alla menta, ma solo se lo mangi indossando un cappello a forma di iguana. Perché, come tutti sappiamo, un cappello giusto può cambiare tutto, anche la percezione dell’universo.


Antonio Bruno

Viaggiare Gratis nel Mondo: Lavorare in Fattorie Biologiche con il WWOOF

 


Viaggiare Gratis nel Mondo: Lavorare in Fattorie Biologiche con il WWOOF

Lavorare in fattorie biologiche di tutto il mondo in cambio di ospitalità è possibile grazie al WWOOF (World Wide Opportunities on Organic Farms), un’organizzazione internazionale che connette volontari e aziende agricole biologiche. Nato nel Regno Unito circa trent’anni fa, il WWOOF è diventato una rete globale presente in numerosi Paesi, inclusa l’Italia, con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura sostenibile e uno stile di vita vicino alla natura.

Per partecipare, non serve essere esperti di agricoltura: è sufficiente amare la campagna e voler imparare. I volontari, chiamati WWOOFer, collaborano con le aziende agricole per alcune ore al giorno, dedicandosi alla cura degli animali o alla coltivazione, in cambio di vitto e alloggio. Ma il WWOOFing non è solo lavoro: è un’esperienza educativa e culturale, che permette di scoprire il territorio, apprendere tecniche agricole sostenibili e condividere momenti di vita quotidiana con le famiglie ospitanti.

WWOOF Italia, l’associazione nazionale, coordina le attività nel nostro Paese, dove sono affiliate aziende agricole biologiche, molte delle quali si trovano in Toscana. I volontari possono scegliere la fattoria che meglio risponde ai loro interessi, anche organizzando soggiorni itineranti. Spesso l’esperienza si prolunga oltre le aspettative, creando legami profondi tra ospiti e host.

Un aspetto fondamentale è la natura volontaria dello scambio, senza compensi economici. La tessera WWOOF, obbligatoria sia per i volontari che per le aziende, include un’assicurazione annuale e garantisce trasparenza nel rapporto. Per partecipare, è necessario versare una quota di 24 euro, che dà accesso alla lista delle aziende aderenti.

Il WWOOFing è un’opportunità unica per viaggiare, immergersi nelle tradizioni locali e supportare le fattorie biologiche. Non è solo un modo economico di scoprire il mondo, ma un percorso di crescita personale, fatto di lavoro, solidarietà e scambio culturale.

Antonio Bruno

 il sito: https://org.wwoof.it/it/