mercoledì 16 ottobre 2024

Intervista con il Dottore Agronomo Antonio Bruno: polimeri superassorbenti naturali per combattere la siccità


 

Intervista con il Dottore Agronomo Antonio Bruno: polimeri superassorbenti naturali per combattere la siccità

Intervistatore : Dottor Bruno, Beadroots  (*)  ha appena vinto la Start Cup Puglia 2024 con l'idea di usare polimeri superassorbenti naturali per combattere la siccità. Secondo lei come è nata questa idea?

Antonio Bruno : Certamente. E’ mia opinione che l'idea di Beadroots prenda spunto da una combinazione di esperienze e intuizioni, ma che sia anche il risultato di un'attenta osservazione delle innovazioni tecnologiche che stanno emergendo in vari settori. Personalmente, già da tempo sono a conoscenza dell’attività di Gelesis storia di successo di un’azienda nata proprio nel nostro territorio e che ha fatto parlare di sé a livello internazionale. Gelesis ha sviluppato un idrogel a base di cellulosa, inizialmente progettato per pannolini biodegradabili, che è poi diventato una capsula per combattere l'obesità. Secondo me questa azienda ha fatto da apripista al fine di adattare tecnologie già esistenti per risolvere problemi concreti, come la scarsità d'acqua in agricoltura.

Intervistatore : Quindi l'idea di usare idrogel in agricoltura è stata ispirata da storie come quella di Gelesis?

Antonio Bruno : Io non lo so se Beadroots si sia ispirata a Gelesis. Osservo solo che, come nel caso di Gelesis, che ha trovato una nuova applicazione per una tecnologia già sviluppata, Beadroots  può essersi chiesta: perché non applicare il concetto di idrogel anche all'agricoltura? Immagino che abbiano quindi studiato come i polimeri superassorbenti possano essere utilizzati per trattenere l'acqua nel terreno, soprattutto in regioni colpite dalla siccità. Ma i fondatori di Beadroots sono arrivati ad offrire altro creando un prodotto naturale, biodegradabile, che non solo risolvesse il problema della scarsità idrica, ma che poteva anche migliorare la fertilità del suolo e stimolare la crescita delle piante.

Intervistatore : Ci può spiegare come funzionano esattamente gli idrogel? E quali benefici possono portare alle coltivazioni?

Antonio Bruno : L’ idrogel di Beadroots come tutti gli idrogel che sono utilizzati per accumulare liquidi, è un polimero naturale che ha una capacità di assorbire e trattenere grandi quantità di acqua. Viene applicato direttamente alle radici delle piante, dove rilascia lentamente l'acqua immagazzinata, riducendo così la necessità di irrigazione frequente. Un altro grande vantaggio è che, una volta che l'idrogel si degrada nel suolo, rilascia sostanze che hanno un effetto biostimolante sulle piante. Questo non solo aumenta la produttività agricola, ma migliora anche la qualità del suolo, favorendo la proliferazione di batteri benefici.

Intervistatore : La storia della Gelesis dimostra che l'innovazione può portare sviluppi inaspettati. Quali altre possibilità vede per l'applicazione degli idrogel di Beadroots?

Antonio Bruno : La tecnologia, quando adattata a diversi contesti, può aprire nuove strade. Nel caso di Beadroots, oltre all'agricoltura, ci sono certamente potenziali applicazioni anche in ambiti come il giardinaggio urbano o la gestione sostenibile del verde pubblico. In un futuro non troppo lontano, Beadroots potrebbe sviluppare varianti dell’idrogel per mercati diversi, ad esempio per ridurre il consumo di acqua nelle aree urbane o per coltivazioni specializzate come quelle in serra. Invece per quanto riguarda la gestione del Paesaggio rurale del Salento leccese, per ottenere che questa innovazione porti dei benefici è mia opinione che dovrebbe essere adottata da un Ente pubblico che la applichi. Gli imprenditori agricoli della nostra zona sono pochi e gestiscono una percentuale minima del paesaggio rurale, la maggior parte è costituita da superfici esigue e di proprietà di persone anziane.

Intervistatore : Grazie per averci raccontato di Beadroots!

Antonio Bruno : Grazie a voi! È stato un piacere condividere questa innovazione alla luce del mio impegno verso un'agricoltura più sostenibile.

(*) BeadRoots è composto da polimeri superassorbenti di origine naturale ed ecologici che trattengono l'acqua nel terreno, rilasciandola lentamente alle radici delle piante. https://www.beadroots.it/it/

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: L'agricoltura e i limiti come sicurezza

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno:
L'agricoltura e i limiti come sicurezza 

Intervistatore: Buongiorno dottor Bruno, è un piacere averla qui con noi. In uno dei suoi interventi, ha parlato delle difficoltà di raccontare il mondo agricolo. Da cosa nasce questa difficoltà?

Antonio Bruno: Buongiorno a voi. Sì, effettivamente spesso si racconta il mondo agricolo paragonandolo a una storia d'amore non corrisposto. È una realtà ricca di sfumature, che spesso viene vista con superficialità o con luoghi comuni. Mi trovo in difficoltà perché non è semplice trasmettere quanto l'agricoltura sia essenziale per la nostra vita quotidiana, ma anche per l'equilibrio del nostro pianeta. È un settore complesso, che ha un ruolo chiave nella protezione del territorio e nella sostenibilità, ma è ancora spesso percepito solo come fatica fisica o produzione di cibo.

Intervistatore: Ha detto che racconta il mondo agricolo attraverso gli occhi di una bambina. Cosa ha portato a questa scelta?

Antonio Bruno: Credo che gli occhi di un bambino abbiano una capacità unica di cogliere dettagli che noi adulti spesso ignoriamo. Chiedendo a una bambina di disegnare un paesaggio agricolo, ho voluto esprimere la purezza e l'ingegno con cui si possono vedere aspetti dell'agricoltura che sfuggono ai più. Il suo disegno mi ha aiutato a spiegare visivamente ciò che io stesso a volte trovo difficile mettere in parole: l'agricoltura è un sistema fatto di equilibri, dove l'attenzione ai piccoli particolari è fondamentale.

Intervistatore: Ha parlato dell'agricoltura come soluzione ai problemi ambientali, mentre spesso viene vista come una causa. Ci può spiegare meglio questo punto?

Antonio Bruno: L'agricoltura viene frequentemente accusata di essere dannosa per l'ambiente, ma è una visione limitata. In realtà, l'agricoltura sostenibile è la risposta a molte sfide ambientali. Dove c'è agricoltura, c'è meno desertificazione, meno erosione del suolo, più biodiversità. I contadini svolgono un ruolo fondamentale nella cura del territorio: mantengono i pascoli, ruotano le colture e arricchiscono i terreni di sostanza organica, rendendoli fertili. L'agricoltura può proteggere l'ambiente, ma è necessario un impegno condiviso, un patto tra cittadini e agricoltori.

Intervistatore: Interessante. Ha anche fatto riferimento alla "food security" "sicurezza alimentare" e alla "food safety""sicurezza alimentare". Potete chiarirci la differenza?

Antonio Bruno: Certo. La sicurezza alimentare "food security" riguarda la disponibilità di cibo in quantità sufficienti per tutti. È la garanzia che ci sia cibo a sufficienza per soddisfare i bisogni della popolazione. La "food safety" sicurezza alimentare , invece, si riferisce alla qualità del cibo, cioè alla sicurezza che ciò che mangiamo non rechi danno alla nostra salute. Sono due aspetti complementari, entrambi essenziali. L'Italia è un esempio virtuoso su entrambi i fronti: produciamo cibo in abbondanza e di qualità, con standard molto rigorosi, come dimostrano i dati sui controlli effettuati sui prodotti alimentari.

Intervistatore: Un tema che sta emergendo di recente è quello del "cibo sintetico". Qual è la sua opinione a riguardo?

Antonio Bruno: Il cibo sintetico è un tema delicato. Da un lato, può sembrare una soluzione innovativa per sfamare una popolazione mondiale in crescita, dall’altro solleva molti interrogativi etici e pratici. Personalmente, credo che il rischio sia quello di disumanizzare il rapporto con il cibo. Mangiare non è solo un processo fisiologico, è anche cultura, memoria, tradizione. Inoltre, lasciare il controllo dell'alimentazione in mano a pochi, con il cibo sintetico, potrebbe mettere in discussione la sicurezza alimentare di cui parlavamo prima. Per questo, come dottore agronomo, credo fermamente nel nostro ruolo nel preservare quel legame indissolubile tra uomo e natura.

Intervistatore: Ha parlato del contadino come figura centrale, e spesso sottovalutata. Come vedete il ruolo dell'agricoltore oggi?

Antonio Bruno: L'agricoltore è una figura chiave, ma purtroppo è raro che un giovane decida di fare il contadino. Purtroppo, spesso è visto con stereotipi negativi, come "braccia levate all'agricoltura". Ma la verità è ben diversa. L'agricoltura richiede intelligenza, capacità di innovazione e una grande passione. Il contadino non solo produce cibo, ma ha un impatto decisivo sulla protezione del territorio. Penso al nostro Paese: grazie alla conformazione geografica e alla varietà di microclimi, abbiamo una biodiversità straordinaria e prodotti unici al mondo. Questo è merito degli agricoltori, che applicano disciplinari rigorosi per ottenere prodotti di altissima qualità, come i formaggi DOP oi vini DOC.

Intervistatore: Quale futuro vede per l'agricoltura e cosa possiamo fare come cittadini per supportarla?

Antonio Bruno: Il futuro dell'agricoltura passa per la sostenibilità, la diversità e la distintività. Come coltivare, dobbiamo continuare su questa strada, ma il vero cambiamento arriverà con il supporto dei cittadini. Ognuno di noi ha il potere di scegliere cosa mangiare, e queste scelte influenzano il nostro legame con la terra e l'ambiente. Se impariamo a valorizzare il cibo di qualità, a supportare l'agricoltura sostenibile e a riconoscere l'importanza del nostro territorio, possiamo creare un patto tra agricoltori e consumatori che ci porterà un futuro più equilibrato e prospero. Io credo fermamente che tale patto debba circostanziarsi nella gestione pubblica del Paesaggio rurale. Lo Stato deve produrre cibo!

Intervistatore: Grazie Dottor Bruno per il suo tempo e per le preziose riflessioni.

Antonio Bruno: Grazie a voi. Spero che queste parole possano aiutare a far innamorare un po' di più del nostro straordinario mondo agricolo.

 

Agricoltura e Innovazione: La Trasformazione del Metapontino verso il Futuro


 

Agricoltura e Innovazione: La Trasformazione del Metapontino verso il Futuro

L'agricoltura, considerata da sempre il settore primario, ha un ruolo fondamentale non solo nella produzione di beni, ma anche nella tutela dell'ambiente. Questo settore, che affonda le sue radici nella storia delle antiche civiltà, ha subito una trasformazione profonda, in particolare nel territorio del Metapontino, dove l'innovazione agricola ha mutato l'economia e la società locale. Secondo i più, l'agricoltura continua ad essere cruciale per la sostenibilità del pianeta, poiché «è direttamente connessa alla protezione del suolo e alla gestione delle risorse naturali» .

La Svolta del Metapontino: Dalla Palude all'Agricoltura Moderna

La svolta nel Metapontino risale agli anni '50, quando la riforma agraria permise a molte famiglie di ottenere terra coltivabile. Questo ha trasformato una zona che un tempo era paludosa in un'area fertile e produttiva. Secondo l'ISTAT, la riforma agraria del dopoguerra è stata un fattore determinante nello sviluppo economico delle zone rurali italiane, fornendo nuove opportunità per migliaia di famiglie . Le famiglie contadine, che prima si dedicavano a coltivazioni di sussistenza come i cereali, iniziarono a piantare agrumi, pesche e albicocche, dando vita a un nuovo sistema produttivo destinato al mercato .

Questa trasformazione ha richiesto agli agricoltori di adattamento un mercato competitivo. Come evidenziato da uno studio dell'Università di Bari, il passaggio dall'autoconsumo alla produzione per il mercato ha comportato la necessità di una maggiore organizzazione delle aziende agricole, della logistica e della manodopera .

Il Boom della Fragola: Un Esempio di Innovazione e Internazionalizzazione

Uno degli sviluppi più significativi è stato l'introduzione della coltivazione della fragola, che ha cambiato il volto agricolo del Metapontino. La fragola, originaria della California, ha trovato in questo territorio le condizioni ideali per crescere e prosperare . Tuttavia, l'introduzione di questa coltura ha presentato diverse sfide: era necessario adattare le cultivar alle specifiche condizioni climatiche locali e allungare il periodo di raccolta per garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole. A questo proposito, l'introduzione di nuove varietà, come evidenziato dal Consorzio Italiano di Frutticoltura, è stata la chiave per garantire una produzione continua per sei mesi .

La coltivazione della fragola in Basilicata fu introdotta nel Metapontino nel 1955, ma ebbe una certa diffusione solo alla fine degli anni ’60 raggiungendo la superficie di 70 ha. Nel corso degli anni ’70 si verificò un ulteriore incremento tanto da arrivare a circa 900 ha nel 1979.

 

L’espansione della coltura era allora favorita da manodopera a basso costo, dalla disponibilità di nuove aree irrigue, dalla presenza di nuovi imprenditori e da condizioni climatiche favorevoli. Infatti, le temperature miti nel periodo autunnale favoriscono la differenziazione delle gemme, condizione indispensabile per un’abbondante fruttificazione in primavera. Agli inizi, la coltivazione era effettuata soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare. L’aumento dei costi di produzione, determinato dall’incremento del costo della manodopera, provocò a partire da metà degli anni ’80 una drastica diminuzione della superficie, con un aumento di campi coltivati a ristoppio. Questo, accompagnato dagli anomali andamenti climatici stagionali e l’uso di varietà non molto produttive, riduceva la redditività dei fragoleti, con un continuo declino delle superfici sino a raggiungere i 350 ha a metà degli anni ‘90.

 

Per un certo periodo la superficie si è mantenuta costante, per poi avere un incremento a fine anni ’90, tanto da superare i 700 ha nei primi anni del 2000, grazie alla presenza di grossi gruppi di commercializzazione del Nord, privati o cooperative, che coprivano periodi di mercato non soddisfatti dalle produzioni settentrionali, con un prodotto decisamente di alta qualità. Dal 2003 si è avuta una contrazione della superficie che si è poi stabilizzata intorno a 400 ha. Negli anni successivi, grazie all’uso di piante fresche e di varietà di grande qualità, si è verificata un’inversione di tendenza, con un aumento continuo delle superfici, arrivando a circa 900 ha nel 2016/17. La ripresa ed il rilancio è avvenuto grazie alla introduzione di nuovi genotipi ed alle elevate capacità imprenditoriali che hanno puntato alla realizzazione di sistemi colturali tesi a massimizzare la qualità delle produzioni. Nel 2020 si sono avuti buoni risultati commerciali conseguiti anche per la minore concorrenza per il prodotto riveniente da altri Paesi produttori europei, nello specifico la Spagna. Il prezzo di mercato e la campagna produttiva abbastanza ampia, hanno determinato una buona redditività della coltura, che si è riversata su una maggiore superficie investita in questa annata. Nello specifico, nel 2021 si stimano 998 ha di fragola contro gli 841 del 2020, con un incremento del 19% e di circa 157 ha.

Grazie a queste innovazioni, la Basilicata è diventata la regione leader in Italia per la coltivazione delle fragole, tanto da esportare in tutta Europa. Tuttavia, per distinguersi sul mercato, è stato fondamentale creare un consorzio locale che, attraverso la comunicazione e l'utilizzo di strumenti come il QR code, ha reso trasparente il processo produttivo e ha permesso di valorizzare la qualità del prodotto . Questo ha permesso di costruire un legame di fiducia con i consumatori, educandoli su dove e come venivano coltivate le fragole.

Le Nuove Sfide dell'Agricoltura: Cambiamenti Climatici e Sostenibilità

Nonostante i successi raggiunti, l'agricoltura oggi si trova ad affrontare sfide globali complesse, tra cui i cambiamenti climatici e le nuove esigenze dei consumatori. Secondo la FAO, entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone, richiedendo un aumento del 60% della produzione alimentare globale . Tuttavia, questo deve avvenire senza aumentare il consumo di risorse fondamentali come il suolo e l'acqua, che sono limitate e non riproducibili. Il rapporto del WWF sottolinea che «la gestione sostenibile delle risorse naturali sarà cruciale per garantire la sicurezza alimentare in futuro» .

Agricoltura 4.0: Tecnologia e Sostenibilità

Per affrontare queste sfide, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale nell'agricoltura moderna. Con l'avvento dell'agricoltura 4.0, gli agricoltori possono ora monitorare con precisione l'utilizzo dell'acqua e di altre risorse, riducendo gli sprechi e migliorando l'efficienza . Questo approccio consente di ottimizzare la resa dei campi con un uso minimo di risorse, come sottolineato da un rapporto del Politecnico di Milano sull'impatto delle tecnologie digitali in agricoltura.

La ricerca scientifica continua ad essere una parte fondamentale di questo processo di innovazione. Progetti di ricerca in corso, come quelli sviluppati nel Metapontino, stanno sperimentando nuove tecniche per la produzione sostenibile, utilizzando insetti benefici al posto dei pesticidi e sviluppando piante più resilienti . Secondo un rapporto dell'Associazione Nazionale dei Produttori Agricoli (ANPA), queste innovazioni stanno trasformando l'agricoltura italiana in un modello di sostenibilità a livello mondiale .

Conclusione

L'agricoltura è chiamata a svolgere un ruolo centrale per affrontare le sfide future, garantendo una sostenibilità che sia economica, sociale e ambientale. L'agricoltura del Metapontino ha dimostrato di saper adattarsi ai cambiamenti, diventando un modello di resilienza e innovazione. Come affermava Charles Darwin, non è il più forte a sopravvivere, né il più intelligente, ma chi si adatta meglio ai cambiamenti. In questo contesto, l'agricoltura, guidata dall'innovazione, è pronta a plasmare il futuro in un mondo sempre più complesso e interconnesso.

 

martedì 15 ottobre 2024

Alluminosilicati in agricoltura

 


Alluminosilicati in agricoltura

 

Intervistatore : Buongiorno dottor Bruno, grazie per essere qui con noi oggi. Puoi raccontarci un po' della sua esperienza e del suo lavoro nel campo dell'agronomia?

Dottor Antonio Bruno : Buongiorno, grazie a voi per l'invito. Sono un Dottore Agronomo con un forte interesse per l'applicazione dei silicati di alluminio in agricoltura. Negli anni ho studiato le proprietà chimiche e fisiche di questi minerali, e come possono essere utilizzati per migliorare la salute del suolo e l'alimentazione degli animali.

Intervistatore : È interessante! Potrebbe spiegare ai nostri ascoltatori cosa sono i silicati di alluminio e perché sono importanti?

Dottor Bruno : Certamente. I silicati di alluminio sono composti che contengono ossidi di silicio e alluminio. Si trovano comunemente nelle rocce vulcaniche e hanno un ruolo cruciale in agricoltura. Grazie alle loro proprietà chimiche e fisiche, possono migliorare la struttura del suolo, aumentare la ritenzione idrica e contribuire alla fertilità.

Intervistatore : Come vengono utilizzati concretamente in agricoltura?

Dottor Bruno : I silicati di alluminio possono essere utilizzati in diversi modi. Per esempio, vengono applicati al terreno per migliorare le sue caratteristiche fisiche, oppure possono essere impiegati negli alimenti per animali come additivi per migliorare la digestione e ridurre l'assorbimento di tossine.

Intervistatore : Ha condotto ricerche specifiche in questo campo?

Dottor Bruno : No, ma ho avuto accesso a ricerche di colleghi scienziati dottori agronomi che hanno lavorato su progetti che esplorano l'uso di additivi a base di silicati di alluminio nei mangimi per polli e maiali. In uno studio, ho preso atto sia stato esaminato se questi additivi contengono tossine in vitro nel sistema digestivo degli animali, e i risultati ho potuto leggere siano stati promettenti.

Intervistatore : Quali sono i benefici più significativi che ha letto nelle ricerche?

Dottor Bruno : Uno dei principali benefici è che i silicati di alluminio possono migliorare l'assorbimento dei nutrienti negli animali e aiutare a mantenere un equilibrio fisiologico sano. Inoltre, migliorano la qualità del suolo, il che è fondamentale per un'agricoltura sostenibile.

Intervistatore : Ci sono anche delle sfide nell'uso dei silicati di alluminio?

Dottor Bruno : Sì, certamente. Una delle sfide è la variabilità nella qualità dei silicati a seconda della loro fonte. È importante effettuare analisi dettagliate per garantire che i silicati utilizzati siano appropriati per l'uso previsto. Inoltre, ci sono anche considerazioni economiche da tenere in conto, soprattutto per gli agricoltori.

Intervistatore : Quali sono le prospettive future per l'uso dei silicati di alluminio in agricoltura?

Dottor Bruno : Le prospettive sono molto promettenti. Con la crescente attenzione verso pratiche agricole più sostenibili e l'esigenza di aumentare la produttività alimentare, l'uso di silicati di alluminio potrebbe diventare sempre più comune. Le ricerche continuano a svelare nuovi potenziali benefici, e spero che in futuro ci sarà maggiore consapevolezza riguardo alle loro applicazioni.

Intervistatore: Parliamo dell'uso dei silicati di alluminio nell'alimentazione animale. Per iniziare, possiamo spiegare se i silicati di alluminio migliorano o riducono l'aumento di peso negli animali?

Dottor Bruno: Buongiorno. È una domanda molto interessante. La risposta non è semplice, poiché la letteratura presenta risultati diversi. Alcuni additivi migliorano l'aumento di peso, mentre altri lo riducono. Questo dipende da vari fattori, tra cui la specie animale. Ad esempio, i polli hanno un metabolismo molto veloce e i silicati di alluminio rimangono nel loro intestino solo per un breve periodo, quindi non hanno molte possibilità di esprimere i loro effetti positivi. Al contrario, nei maiali, che hanno un metabolismo diverso e nutrienti variabili, l'aumento di peso migliora in modo significativo quando vengono alimentati con silicati di alluminio.

Intervistatore: Questo è interessante. Quali sono altri fattori che possono influire sull'efficacia dei silicati di alluminio?

Dottore Bruno: I fattori includono l'acidità e le diverse parti del tratto gastrointestinale. Anche le condizioni specifiche degli animali e il tipo di silicati applicati sono cruciali. È importante considerare che i silicati di alluminio hanno diverse capacità di assorbimento, a seconda della loro struttura e porosità. Se non si applicano quantità eccessive, si rischia di ridurre l'assunzione di biomolecole nutrizionali preziose, poiché gli animali potrebbero consumare più minerali anziché proteine ​​o carboidrati, limitando così l'energia disponibile per l'aumento di peso.

Intervistatore: Ha parlato di effetti positivi. Ci sono anche effetti negativi legati all'uso di questi additivi?

Dottor Bruno: Sì, è importante notare che, sebbene i silicati possano ridurre l'incidenza della diarrea in diverse specie, non devono essere utilizzati in modo eccessivo. Può anche interferire con l'assorbimento di vitamine e minerali essenziali. Alcuni studi suggeriscono che i silicati possono assorbire sostanze tossiche come le micotossine, che sono composti prodotti tossici da alcune muffe. È fondamentale gestire con attenzione l'uso dei silicati per evitare effetti indesiderati.

Intervistatore: Ha menzionato le micotossine. Può spiegarci meglio il loro impatto sulla salute degli animali?

Dottor Bruno: Certamente. Le micotossine possono danneggiare organi vitali come fegato e reni, e sono particolarmente problematiche negli allevamenti. La contaminazione da aflatossine, ad esempio, è stata un grave problema in alcune regioni, dove è stata riscontrata una contaminazione elevata nel mais e nel latte. I silicati di alluminio, grazie alla loro capacità di assorbimento, possono essere utilizzati per mitigare questo problema, ma la loro efficacia varia a seconda del tipo di micotossina.

Intervistatore: Ci sono altre applicazioni pratiche dei silicati di alluminio nella nutrizione animale?

Dottore Bruno: Sì, i silicati sono utilizzati anche nella prevenzione dell'avvelenamento da pesticidi e metalli pesanti, come il piombo e il cadmio. In alcune ricerche, ho letto che i silicati possono proteggere gli animali dagli effetti tossici di queste sostanze, migliorando la loro salute generale. Inoltre, l'uso di materiali come la clinoptilolite è promettente nella riduzione della tossicità indotta da organofosfati.

Intervistatore: La ricerca che ha letto sembra molto promettente. Qual è la sua conclusione sull'uso dei silicati di alluminio?

Dottore Bruno: Credo che, se utilizzati correttamente, i silicati di alluminio possano offrire benefici significativi nella nutrizione animale, soprattutto nella lotta contro le tossine. Tuttavia, è fondamentale continuare a studiare i loro effetti e ottimizzare le dosi per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi. È essenziale trovare un equilibrio che garantisca la salute degli animali e la sicurezza alimentare. L'uso di silicati di alluminio, in particolare nei mangimi per suini e polli, è un tema di crescente interesse. Alcuni ricercatori suggeriscono che un'applicazione elevata di alluminosilicati possa rallentare il metabolismo degli animali e aumentare i numeri di batteri patogeni nel loro sistema digerente.

Intervistatore: Quindi ci sono preoccupazioni relative alla salute animale?

Dottor Bruno: Esattamente. Inoltre, se si pensa che l'applicazione di questi silicati possa alterare l'acidità del tratto gastrointestinale, il che potrebbe portare ad ulteriori problemi nella digestione. È un argomento che richiede ulteriori studi e attenzione da parte della comunità scientifica.

Intervistatore: Passando all'agricoltura, ci può dire come i silicati di alluminio possono interrompere la produzione vegetale?

Dottor Bruno: Certamente. Gli alluminosilicati possono essere utilizzati per migliorare la struttura del terreno, apportando benefici significativi. Inoltre, possono fungere da fertilizzanti a lento rilascio e aiutare nell'assorbimento di metalli pesanti, contribuendo così alla bonifica dei terreni contaminati.

Intervistatore: È interessante! E in che modo influenzano la conservazione dell'acqua nel suolo?

Dottor Bruno: Gli alluminosilicati sono igroscopici, il che significa che possono trattenere l'acqua. Questo aiuta a ridurre il deflusso e la lisciviazione dei nutrienti, proteggendo le acque sotterranee. Aggiungendo zeoliti nella parte superficiale del terreno, possiamo migliorare la riserva d'acqua, fondamentale per le piante.

Intervistatore: Ha parlato anche dell'applicazione degli zeoliti per assorbire metalli pesanti. Ci sono dati concreti su questo?

Dottor Bruno: Sì, ci sono esperimenti che dimostrano come gli zeoliti possono assorbire metalli tossici, come il piombo, dai terreni contaminati. In questo modo, anche se i metalli rimangono nel terreno, non sono più disponibili per le piante, limitando così il loro impatto negativo.

Intervistatore: Quali altre applicazioni degli zeoliti possono essere rilevanti nel contesto dell'agricoltura e dell'ambiente?

Dottor Bruno: Gli zeoliti sono utilizzati anche nel trattamento delle acque reflue, poiché possono assorbire sostanze tossiche. Inoltre, nella produzione intensiva di pesce, aiuta a rimuovere l'ammoniaca dall'acqua, migliorando la qualità dell'ambiente acquatico. È fondamentale continuare la ricerca su queste sostanze per comprendere appieno i loro benefici e limitazioni. L'uso responsabile e sostenibile dei silicati di alluminio e degli zeoliti potrebbe rappresentare un grande passo avanti per un'agricoltura più sana e rispettosa dell'ambiente.

La zeolite è stata riscoperta fin dagli anni '50 e da allora è stata utilizzata in diverse discipline scientifiche e applicazioni pratiche. La sua grande capacità di assorbire e trattenere acqua e nutrienti la rende preziosa in agricoltura. Tuttavia, c'è una crescente preoccupazione sulla quantità di zeolite disponibile, quindi dobbiamo considerare alternative come il silice artificiale.

Intervistatore: Ha menzionato anche l'argilla di copertura. Quali sono le sue potenzialità in agricoltura e come si differenzia dalla zeolite?

Dott. Bruno: L'argilla di copertura, sebbene studiata meno della zeolite, ha dimostrato buone proprietà insetticide. Ho letto di risultati incoraggianti in uno studio, dimostrando che può essere efficace contro vari insetti, inclusi parassiti delle piante. Inoltre, è stata utilizzata con successo in contesti agricoli per migliorare l'igiene e proteggere i raccolti.

Intervistatore: Parlando di protezione delle piante, quali sono i risultati più significativi che ha riscontrato nell'uso della polvere di silice naturale contro i parassiti?

Dott. Bruno: Ho potuto leggere  ricerche approfondite e i risultati sono stati molto soddisfacenti. La polvere di silice naturale ha dimostrato efficacia contro diverse specie di insetti, come il punteruolo del riso e il coleottero della patata. La chiave è l'applicazione: deve essere effettuata correttamente per ottenere risultati ottimali.

Intervistatore: Ci può parlare della modalità di azione di queste polveri inerti?

Dott. Bruno: Certamente. La modalità di azione principale è l'abrasione, che provoca la disidratazione degli insetti. La polvere di silice penetra nell'esoscheletro degli insetti, causando la perdita di acqua. Inoltre, ci sono meccanismi di asfissia e ingestione, poiché le particelle fini possono ostruire le vie respiratorie degli insetti o essere ingerite durante l'alimentazione.

Intervistatore: Ci sono però dei limiti e delle condizioni necessarie per un utilizzo efficace di queste polveri, giusto?

Dott. Bruno: Esatto. L'efficacia delle polveri inerti dipende fortemente dalle condizioni ambientali, come l'umidità e la temperatura. Le migliori prestazioni si ottengono in condizioni secche e con bassa umidità. È fondamentale applicare la giusta quantità e considerare la struttura della polvere stessa.

Intervistatore: Infine, quali sono le prospettive future per l'uso di questi metodi in agricoltura?

Dott. Bruno: Vedo un futuro promettente per le polveri inerti e per metodi di protezione più ecologici in agricoltura. La necessità di alternative ai pesticidi chimici è sempre più evidente, soprattutto con la riduzione dei principi attivi disponibili. Le polveri a base di silice naturale possono giocare un ruolo chiave in questo contesto, offrendo una soluzione sicura ed efficace per la protezione delle piante.

Intervistatore: La ringrazio, Dottore Bruno, per aver condiviso le sue preziose intuizioni. È stato un piacere parlarle.

Dott. Bruno: Grazie a voi per avermi ospitato. È sempre un piacere discutere di agricoltura e sostenibilità.

 

Il tempo della terra: riflessioni su agricoltura, economia e consumo

 


Il tempo della terra: riflessioni su agricoltura, economia e consumo

di Antonio Bruno

In un'epoca in cui il ritmo delle nostre vite è dettato dalla velocità e dall'efficienza, pochi si soffermano a riflettere sul tempo lento e paziente della natura. L'agricoltura, uno dei mestieri più antichi dell'umanità, segue un ritmo che non può essere accelerato senza conseguenze. Ciò che consumiamo, frutta e verdura che trovano spazio nei nostri mercati, ha alle spalle mesi di attesa, di cura e di sacrifici. Eppure, troppo spesso questo aspetto rimane invisibile, nascosto dietro il prezzo basso di un prodotto che, in realtà, ha un costo molto più elevato, sia in termini economici che ecologici.

Il ciclo di crescita di un ortaggio racconta una storia che il consumatore medio conosce raramente. L'insalata, per esempio, impiega dai 30 ai 40 giorni per maturare. Un tempo relativamente breve, eppure durante questo mese e più, il contadino non guadagna nulla. Anzi, investire ulteriori risorse per irrigare, proteggere e curare la pianta. Se si passa alla cicoria, i tempi si allungano: dai 60 agli 80 giorni. Il finocchio, il cavolfiore, le rape richiedono anche fino a 150 giorni. Durante questo periodo, il contadino non solo impiega il suo denaro per far fronte alle necessità del raccolto, ma dedica il suo tempo e il suo lavoro manuale per mantenere in vita ciò che cresce lentamente sotto la superficie della terra.

La realtà agricola, soprattutto quella legata ai metodi naturali, non è solo fatica fisica, ma anche un'impresa costante contro avversità imprevedibili. Gli insetti fitofagi possono distruggere intere colture, le malattie delle piante si presentano senza preavviso, e la variabilità climatica rende ogni stagione un'incognita. Chi pratica agricoltura naturale, rifiutando l'uso intensivo di fitofarmaci, deve combattere contro queste difficoltà con mezzi limitati, rendendo ancora più prezioso ogni singolo ortaggio raccolto.

Eppure, di fronte a questi sforzi titanici, i prezzi dei prodotti agricoli rimangono paradossalmente bassi. Questo è il grande inganno che spesso sfugge ai consumatori. Quando acquistiamo un cespo d'insalata o un cavolfiore, ci interroghiamo raramente sul perché il loro prezzo sia così basso. Riflettiamo raramente sul tempo e sul lavoro che sono stati necessari per portarli sugli scaffali del mercato. Viviamo in un sistema economico che ci ha disabituati a valutare il vero costo delle cose, in cui il valore reale dei prodotti agricoli viene sistematicamente ridotto.

La questione del prezzo non è solo una questione di equità verso i produttori, ma anche un segnale dei compromessi che la nostra società ha accettato. La produzione intensiva, con l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi chimici, ha reso possibile l'abbassamento dei prezzi, ma a un costo elevato per l'ambiente e per la salute umana. I campi coltivati ​​con queste pratiche spesso come spazi alieni: perfettamente ordinati, privi di erbacce, con frutti e verdure impeccabili nell'aspetto. Ma questo scenario perfetto nasconde il ricorso a fitofarmaci, fertilizzanti chimici e monoculture che impoveriscono il suolo e lo rendono sterile nel lungo termine.

È proprio qui che si annida la responsabilità del consumatore. Ogni acquisto è una scelta. Scegliere di acquistare prodotti biologici, locali e di qualità non è solo un gesto economico, ma un vero atto politico. Fare la spesa può diventare un gesto rivoluzionario, un modo per sostenere un modello agricolo più etico e sostenibile, per proteggere la biodiversità e per garantire condizioni di lavoro dignitoso per chi coltiva la terra.

Ma per fare questa scelta consapevole, è necessario un cambiamento di prospettiva. Andare nei campi, osservare da vicino il processo produttivo, parlare con i contadini e chiedere loro come vengono coltivate le loro piante: questi sono i gesti che ci permettono di comprendere cosa c'è dietro ogni singolo prodotto che portiamo a casa. Il semplice atto di chiedere “perché questo frutto è così perfetto?” o “perché non c'è erba nei campi?” può aprire gli occhi su realtà che ignoriamo, ma che sono alla base del nostro sistema alimentare.

In conclusione, l'agricoltura non è solo una questione di produzione e consumo, ma un campo di battaglia dove si confrontano modelli economici e valori sociali. Scegliere di sostenere l'agricoltura naturale e biologica è una scelta che va oltre la mera convenienza economica: è una scelta che investe il nostro futuro, il benessere del pianeta e la dignità di chi lavora la terra. E in questa scelta, ogni singolo consumatore ha il potere di fare la differenza, trasformando un atto quotidiano, come fare la spesa, in un gesto di cura per il mondo che ci circonda.


La terra non ha fretta, la terra aspetta.
L'insalata cresce, in silenzio, dai 30 ai 40 giorni,
come una carezza che si prepara a diventare abbraccio.
Cicoria, più paziente, dai 60 agli 80,
perché ogni foglia ha bisogno del suo tempo per raccontare storie antiche.

Le rape, testarde, si nascondono nella profondità del terreno,
tra i 75 ei 130 giorni,
mentre il finocchio, tra i 75 ei 150, danza piano tra sole e luna,
aspettando che la pioggia lo baci come un vecchio amico che torna da lontano .
E il cavolfiore, tra i 70 ei 130 giorni,
assorbe la luce, si fa nuvola bianca sotto il cielo basso di ottobre.

E nel frattempo il contadino veglia,
come un padre sulle sue creature fragili.
I suoi guadagni sono sospesi nel vento,
non c'è oro nelle sue mani, solo polvere e semi.
Ma la sua ricchezza è il tempo. Il tempo di sarchiare,
di strappare via le erbacce che nascono come pensieri tra una fila e l'altra,
di lottare contro gli insetti che portano la fama nei campi,
di sfidare la terra che non sempre risponde con gratitudine.

E voi, quando scegliete la vostra insalata,
pensate mai al tempo che ha atteso per arrivare lì, davanti a voi?
Pensate mai al contadino che non guadagna nulla
mentre il suo cuore si fa pesante d'acqua per irrigare ciò che è ancora invisibile?
Vi siete mai chiesti perché tutto costa così poco,
quando dentro ogni frutto c'è il prezzo di una stagione intera?

C'è un trucco, sapete.
Non è nei numeri scritti sui cartellini,
ma nelle mani che non vedete, nelle voci che non ascoltate.

Forse dovreste andare nei campi,
guardare negli occhi chi tocca la terra ogni giorno,
farvi aprire gli armadietti,
osservare i campi senza erba,
toccare i frutti troppo perfetti per essere veri.
Forse, se lo faceste, il vostro cuore rallenterebbe,
come il tempo che ci vuole per far crescere una foglia.

Fare la spesa,
quella semplice azione che ripetiamo senza pensare,
potrebbe diventare un atto rivoluzionario.
Un atto d'amore, verso chi lavora, verso chi attende,
verso la terra che ci nutre senza mai chiedere nulla in cambio.

Antonio Bruno

lunedì 14 ottobre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: Biodiversità Agricola e Sostenibilità

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: Biodiversità Agricola e Sostenibilità

Intervistatore: Dottor Bruno, può darci un quadro generale sulla biodiversità agricola e sull'uso delle specie vegetali nel mondo?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. I ricercatori stimano che nel pianeta ci siano circa 250.000-300.000 specie di piante superiori, cioè piante vascolari. Di queste, circa 7.000 specie sono utilizzate per scopi alimentari. Tuttavia, nonostante questa ricchezza, ci concentriamo su un numero estremamente ridotto di specie per soddisfare il nostro fabbisogno calorico. In effetti, il 50% delle calorie che consumiamo a livello globale deriva solo da tre colture: grano, riso e mais. Aggiungendo altre nove colture, arriviamo a un totale di dodici specie che soddisfano la maggior parte delle nostre necessità alimentari.

Intervistatore: Questo sembra un numero molto ridotto di specie utilizzate rispetto alla biodiversità disponibile. Quali sono i rischi connessi a questa limitazione?

Dott. Antonio Bruno: È vero, l'utilizzo di così poche specie presenta dei rischi. La causa principale di questa concentrazione va ricercata nella Rivoluzione Verde, che ha focalizzato la ricerca sul miglioramento genetico di poche colture di base, come grano, riso, mais e patate. Questo ha sicuramente contribuito a ridurre la fame nel mondo, ma ha anche portato a una drammatica riduzione della diversità agricola. Questa limitazione del “portafoglio” di colture ci espone a rischi, sia in termini di resilienza dei sistemi agricoli che di sostenibilità.

Intervistatore: Può fare un esempio di come la mancanza di biodiversità possa rappresentare una minaccia?

Dott. Antonio Bruno: Un esempio lampante è quello della carestia irlandese della metà del XIX secolo. In Irlanda si coltivava prevalentemente una sola varietà di patata, che veniva moltiplicata vegetativamente. Quando la fitofthora, un fungo patogeno, attaccò questa varietà, la produzione di patate crollò, causando una grave carestia che portò alla morte di molte persone e una massiccia emigrazione verso gli Stati Uniti. Questo evento mostra chiaramente quanto sia rischioso dipendere da una sola specie o varietà.

Intervistatore: Lei ha menzionato il termine "portafoglio", può spiegarci meglio cosa intende?

Dott. Antonio Bruno: Mi piace fare un paragone con il settore bancario. Così come un buon consulente finanziario ci consiglia di diversificare i nostri investimenti per ridurre i rischi, lo stesso principio vale per l'agricoltura. Diversificare le colture che utilizziamo rende il sistema agricolo più resiliente e sostenibile. Se investiamo in una maggiore varietà di specie, riduciamo la vulnerabilità delle malattie, i cambiamenti climatici o altri eventi imprevisti.

Intervistatore: Qual è la situazione attuale in termini di conservazione della biodiversità agricola, e quali sono le prospettive future?

Dott. Antonio Bruno: Da un lato, vediamo una preoccupante tendenza verso l'uniformità agricola. Ad esempio, l'Italia importa gran parte del suo fabbisogno di grano da paesi come Canada, Ucraina e Australia, dove si coltivano poche varietà standardizzate. Le antiche varietà italiane, come quelle selezionate da Strampelli negli anni '20, stanno gradualmente scomparendo. Tuttavia, ci sono anche segnali positivi. Sempre più persone stanno riscoprendo il valore dei prodotti tipici locali, che sono strettamente legati alla biodiversità agricola e alle tradizioni culturali. Questo interesse può contribuire alla conservazione di specie e varietà locali.

Intervistatore: La riscoperta dei prodotti tipici locali può essere sufficiente per tutelare la biodiversità, o è necessario ripensare anche il modello economico attuale?

Dott. Antonio Bruno: È un tema complesso. La riscoperta dei prodotti tipici è importante e aiuta a mantenere viva la biodiversità locale, ma da sola non basta. L'agricoltura intensiva, che utilizza poche varietà per via delle economie di scala, continuerà a essere necessaria per soddisfare il fabbisogno alimentare globale. Tuttavia, credo che possiamo promuovere anche un'agricoltura più sostenibile e diversificata, soprattutto in aree che non possono beneficiare di un'agricoltura estensiva. Questi due modelli, intensivo ed estensivo, non sono in contrapposizione, ma possono coesistere. Dobbiamo trovare un equilibrio che soddisfi le esigenze nutrizionali di base, ma che allo stesso tempo preservi la biodiversità e promuova sistemi agricoli più sostenibili.

Intervistatore: Quali sono le priorità per il futuro dell'agricoltura in termini di sostenibilità e biodiversità?

Dott. Antonio Bruno: La priorità è aumentare la biodiversità nei nostri sistemi agricoli. Dobbiamo valorizzare le specie meno utilizzate, promuovere pratiche agricole sostenibili e favorire la resilienza dei sistemi produttivi. Questo non riguarda solo la nutrizione, ma anche la capacità di affrontare le sfide future, come i cambiamenti climatici e la crescente domanda alimentare. Agricoltura e biodiversità devono andare di pari passo per garantire un futuro più sostenibile.

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Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: La crisi climatica e l'estinzione della biodiversità

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: La crisi climatica e l'estinzione della biodiversità

Intervistatore : Dottor Bruno, parliamo della situazione critica che sta affrontando la Grande Barriera Corallina australiana. Cosa rappresenta la sua distruzione per l'ecosistema globale?

Dott. Antonio Bruno : La Grande Barriera Corallina è uno degli ecosistemi più straordinari del nostro pianeta, non solo per la sua bellezza ma per il ruolo cruciale che ricopre nella regolazione ambientale. È una struttura vivente costruita nel corso di millenni da generazioni di coralli, ed è strettamente legata al benessere dell'intero pianeta. La sua distruzione, causata dal riscaldamento globale, è un disastro per la biodiversità marina e per l'equilibrio climatico. Non è solo una perdita estetica, ma anche una grave minaccia per l'equilibrio dei gas atmosferici, tra cui il rapporto tra anidride carbonica e ossigeno. In questo senso, la Barriera è un po' come la foresta amazzonica, ma in mare.

Intervistatore : Il riscaldamento globale ha portato a onde di calore marino che hanno devastato questo ecosistema. Quanto è grave la situazione?

Dott. Antonio Bruno : È una situazione senza precedenti. I coralli sono estremamente sensibili agli sbalzi di temperatura. La metà della Grande Barriera è morta a causa di queste onde di calore che superano i limiti di tolleranza dei coralli. È uno scenario allarmante che gli scienziati australiani avevano previsto in passato, ma mai a questi livelli di gravità. Le ripetute onde di calore minano la capacità dei coralli di riprendersi, e ora siamo in una fase in cui la rigenerazione naturale di questi ecosistemi non riesce più a tenere il passo con i danni subiti.

Intervistatore : Ci sono altre conseguenze per la biodiversità? Come reagiscono le specie associate alla Barriera?

Dott. Antonio Bruno : Quando un ecosistema così vasto e complesso come la Grande Barriera si estingue, le specie che vi abitano si trovano davanti a tre scelte: estinguersi, evolversi per adattarsi alle nuove condizioni, oppure migrare. Molte specie legate alla Barriera Corallina stanno migrando verso altre zone più fresche, cercando acque che offrano condizioni più stabili. Una delle aree di approdo per queste specie tropicali è il Mediterraneo, dove le temperature hanno ormai raggiunto valori simili a quelli tropicali.

Intervistatore : Quindi il Mediterraneo sta diventando una sorta di "rifugio" per queste specie tropicali?

Dott. Antonio Bruno : Esattamente, il Mediterraneo sta diventando un punto di approdo per centinaia di specie tropicali. Il Canale di Suez ha facilitato l'ingresso di queste nuove specie, che trovano nel nostro mare un ambiente caldo e accogliente. Questo fenomeno ha portato alla formazione di nuove popolazioni, e forse arriveranno anche i coralli. Non dobbiamo dimenticare, però, che la presenza di queste specie tropicali è anche un segno di squilibrio. Le specie mediterranee autoctone, come le gorgonie, sono state devastate dalle onde di calore, subendo eventi di mortalità di massa. Siamo di fronte a una perdita significativa della biodiversità mediterranea.

Intervistatore : A livello di percezione, queste nuove specie vengono viste come "invasori" o "profughi climatici"?

Dott. Antonio Bruno : Questa è una domanda molto interessante. Le specie che si spostano non lo fanno per "invadere" nuovi territori, ma perché sono costrette a cercare un ambiente che permetta loro di sopravvivere. Sono, in effetti, dei profughi climatici, costretti a migrare a causa di condizioni ambientali insostenibili nel loro habitat originale. Tuttavia, la loro presenza nel Mediterraneo comporta una serie di impatti, tra cui la competizione con le specie autoctone, e questo potrebbe modificare profondamente l'equilibrio del nostro ecosistema marino.

Intervistatore : Quali sono, dunque, le conseguenze a lungo termine della crisi climatica sia per la Grande Barriera Corallina che per il Mediterraneo?

Dott. Antonio Bruno : La catastrofe climatica sta rapidamente distruggendo la biodiversità globale, con conseguenze devastanti per l'equilibrio naturale. La perdita della Grande Barriera Corallina non solo impoverisce esteticamente il nostro pianeta, ma priva il mondo di uno dei suoi regolatori climatici più importanti. Allo stesso tempo, nel Mediterraneo stiamo assistendo ad un drammatico cambiamento nella composizione delle specie, con un aumento delle temperature che sta eliminando progressivamente le specie autoctone e favorendo l'insediamento di quelle tropicali. Questi cambiamenti sono sintomatici di un problema molto più vasto: il nostro stile di vita, basato su un consumo insostenibile di risorse e su un'economia che lascia dietro di sé terra bruciata, sta distruggendo i pilastri della vita sul pianeta.

Intervistatore : Cosa si può fare, concretamente, per invertire questa tendenza?

Dott. Antonio Bruno : La strada da percorrere è lunga e richiede cambiamenti radicali. Prima di tutto, dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni di carbonio per limitare il riscaldamento globale. Dobbiamo anche proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali, come le foreste e le barriere coralline, che sono fondamentali per il mantenimento dell'equilibrio climatico. Non ci sono soluzioni facili, né soldi che possono compensare i danni che stiamo infliggendo al nostro pianeta. Tuttavia, abbiamo ancora la possibilità di agire, dobbiamo farlo con urgenza e determinazione.

Intervistatore : Grazie, dottor Bruno, per il suo tempo e per la sua analisi approfondita.

Dott. Antonio Bruno : Grazie a voi. Spero che le mie parole possano sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica e spingere una riflessione collettiva sul nostro impatto sul pianeta.