Il giorno 5 aprile 2019 presso l’Hotel President si è svolto
il convegno “Salento: il dopo Xylella Olivo e Territorio come ripartire” il
Presidente Rosario Centonze ha relazionato sullo stato dell’arte, sottolineando
le criticità intervenute e le prospettive future che, Ordine dei Dottori
Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Lecce, stanno mettendo in atto.
Nella relazione il Presidente ha sottolineato il proficuo
impegno di tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti nel raggiungimento
dell'attuale quadro delle conoscenze, ha però dovuto comunicare ai presenti che
poco è stato fatto per l'attivazione di un coordinamento diretto tra il settore
politico amministrativo, quella della ricerca e quello tecnico agronomico circa
le finalità di tipo formativo, divulgativo e di assistenza tecnica. Questa
omissione ha permesso che una dilagante "ignoranza colta",
indisturbata ed impunita, ha avuto la possibilità di affrontare, di offendere e
ed umiliare la Scienza delle Università e dei Laboratori e, di determinarne la
penosa gestione del problema degli oliveti affetti da batteriosi che è sotto
gli occhi di tutti.
Nello specifico ha voluto rendere noto a tutti che da
subito, come Ordine di Lecce con tutti i colleghi Dottori Agronomi e Dottori
Forestali della Provincia di Lecce, avvertendo e comprendendo la gravità della
situazione, abbia dichiarato pubblicamente la disponibilità a collaborate con
le istituzioni non fosse altro che da profondi conoscitori di un territorio
come il Salento che, seppur di modeste estensioni, si presenta variegato nella sua
matrice agricola, economica, sociale e paesaggistica. Inoltre, ha reso noto che
l’Ordine di Lecce chiamato direttamente in audizione in due occasione (2014 e
2015) dalla Regione Puglia, abbia proposto linee d'azione dirette e concrete
nella consapevolezza che solo la scienza da un Iato e la tecnica dall'altro avessero il potere di
rallentare l'avanzata del patogeno, cercando di far comprendere come il
fenomeno fosse di fatto sistemico e l'abbattere un albero di olivo non aveva
solo implicazioni produttive ed economiche ma bisognava considerare anche e
soprattutto i risvolti ambientali, paesaggistici, e, non ultimi, i quelli
"identitari" cioè di quelli di una popolazione che storicamente e
culturalmente si identifica e riconosce nell'albero di olivo.
E’ stata ribadita l’amarezza dell’aver dovuto prendere atto
del fallimento dei tanto declamati tavoli di coordinamento promossi dalla
Regione Puglia (n.d.r. task torce) che non hanno tenuto conto dalla
rappresentanza dei tecnici, anzi, li hanno gravemente esclusi pur essendo gli
unici ad avere il contatto con le imprese agricole ed i soli che mettendo in
atto le intuizioni scientifiche, restituiscono i risultati e forniscono un
punto di vista tecnico fatto di esperienza sul campo.
Da quanto finora visto, l’applicazione a singhiozzo delle
disposizioni normative e la diffusa reticenza alle indicazioni suggerite dalla
ricerca scientifica, ha restituito un risultato confuso e poco efficace che ha
visto Xylella fastidiosa prevalere sulle azioni di contrasto. Si è assistito ad
un approccio troppo “ordinario” e poco “emergenziale” dell’apparato burocratico
nel suo insieme: norme, procedure e strutture non si sono adeguate
all’eccezionalità dell’evento fitosanitario. A questo proposito, è stato
rilevato come la scarsa efficacia dell’azione delle misure di contenimento di
interesse collettivo non può gravare esclusivamente sui proprietari terrieri,
così come gli interventi demaniali non hanno trovato la stessa risposta da
parte delle amministrazioni locali per ragioni di mera indifferenza/resistenza
o più semplicemente perché impossibilitate da problemi economici.
Passando a considerazioni di prospettiva, è stato
sottolineato che appare quanto mai improrogabile l’avvio di una programmazione
strategica che coinvolga il duplice livello aziendale-produttivo e
territoriale-paesaggistico in accordo a criteri di sostenibilità economica ed
ambientale, ovvero, l’implementazione di approcci per la definizione di nuovi
modelli aziendali in grado di riattivare il processo produttivo e l’economia
delle aree rurali devastate dall’epidemia, assecondando, nel contempo, un nuovo
disegno territoriale di insieme.
In particolare, appare urgente la proposta di indirizzi in
grado di accompagnare l’imprenditore agricolo nel processo di ristrutturazione
e sviluppo della propria azienda. Essa deve essere parte armonica e coordinata
di una programmazione a più ampia scala, altrettanto urgente, in grado di
coinvolgere la sfera della pianificazione territoriale. Pertanto, in accordo
alle evoluzioni politiche e disciplinari in tema di sostenibilità, occorre
delineare un nuovo assetto degli usi del suolo coerente con le risorse
territoriali endogene.
In risposta a questa esigenza è stato istituito presso
l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Lecce il
“Laboratorio di Pianificazione territoriale”. Partendo dalla definizione di
obiettivi e strategie, il laboratorio propone un modello di lavoro con
approccio basato sulla costruzione di un robusto sistema delle conoscenze (raccolta,
sistematizzazione ed interpretazione dei dati territoriali) propedeutico ad una
caratterizzazione della suscettività dei diversi contesti alle produzioni
agrarie o ad altri usi. Questo modello si propone come strumento indispensabile
per il processo decisionale.
Gli interventi programmatici, inoltre, dovranno essere
accompagnati dall’integrazione trasversale e sinergica delle politiche a
sostegno dell’agricoltura con quelle afferenti settori diversi, tutela
dell’ambiente e governo del territorio.
La serata si è conclusa con il dibattito che si è protratto
sino tarda ora.
Antonio Bruno