martedì 30 giugno 2015

Carta di Galatina


CARTA DI GALATINA

Salvaguardare il futuro del Salento
ed il diritto delle generazioni future

a vivere in un contesto più sano, equo e sostenibile

Presentazione

Da alcuni mesi la preoccupazione degli operatori agricoli ed in quest'ultimo periodo
l'attenzione dell'opinione pubblica del Salento sono rivolte in massima parte alla
problematica connessa al disseccamento rapido dei nostri olivi, causato dal diffondersi del
batterio da quarantena "Xylella fastidiosa".

In un recente convegno organizzato dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) a
Gallipoli
è stato ribadito che la presenza di tali organismi nocivi è da mettere senz'altro in
relazione con i cambiamenti climatici ed in particolare modo con la globalizzazione che ha
accelerato l'introduzione di vegetali e prodotti vegetali da Paesi al di fuori dell'UE, senza
che evidentemente fossero messi in atto rigorosi controlli
.

D'altro canto è ormai convinzione comune che la stessa globalizzazione possa portare ad
un mercato mondiale, dotato di un'inesauribile disponibilità di
commodities agricole, dal
quale attingere indefinitamente e spesso a condizioni convenienti, nonostante le
speculazioni finanziarie e l'instabilità o volatilità dei prezzi
.

Contestualmente i nostri agricoltori hanno dovuto invece sostenere costi di produzione
sempre più elevati e sempre meno competitivi rispetto a quei prezzi
.

In questa situazione la nostra agricoltura ha finito per essere ingiustamente considerata
trascurabile e destinata ad un triste futuro.

Dopo il grande balzo produttivo del secolo scorso alla fine del secondo conflitto mondiale
ulteriori incrementi produttivi unitari vengono oggi auspicati per garantire l'indispensabile
sicurezza alimentare in tutto il pianeta
, così come opportunamente evidenziato dal tema
dell'Expo 2015: nutrire il pianeta
, energia per la vita.

Secondo le stime della FAO nel 2050 la popolazione mondiale supererà i nove miliardi,
rispetto agli attuali 7
,3 miliardi e per soddisfare la domanda di cibo, la produzione agricola
destinata a usi alimen
tari dovrà aumentare del 70% rispetto a quella attuale.

Molto dipenderà proprio dallo sviluppo che potrà scaturire dalla ricerca scientifica
superando gli attuali
limiti produttivi della biosfera razionalmente gestita e tutelata
dall'agricoltura.



In questo contesto si inquadra lo stato generale di crisi dell'agricoltura salentina che
sconta anche alcune decisioni che l'Unione Europea ha adottato nella precedente riforma
della PAC, come l'erogazione degli aiut
i diretti del primo pilastro in misura disaccoppiata
dalla produzione, che ha incentivato d
i fatto lo stato di abbandono della maggior parte dei
nostri oliveti (secondo alcuni studiosi una concausa della diffusione del batterio Xylella
fastidiosa associato al complesso del disseccamento rapido dell
'olivo), in assenza di un
equo reddito per i produttori
.

Diviene fondamentale, quindi, sensibilizzare le Istituzioni, i produttori e le loro
organizzazioni a definire scelte strategiche comuni per il futuro dell'agricoltura salentina ed
iniziare ad immaginare un nuovo modello di sviluppo del territorio che tenga conto della
presenza ormai endemica del batterio Xylella fastidiosa, con il quale dobbiamo convivere
nella speranza di contenerlo.

Sottoscrivendo questa Carta di Galatina

i cittadini e i produttori agricoli salentini, unitamente alle Istituzioni regionali e
locali
, sia pubbliche che private, assumono impegni precisi nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano, anche per le generazioni future, da un lato la tutela
del ter
ritorio e il diritto al cibo e dall'altro un equo reddito ai produttori agricoli.

Questo perché la crescita sociale ed economica di un territorio non può che essere il risultato della convinta adesione della popolazione e della necessità di collaborazione fra i vari soggetti interessati.

Noi crediamo che:

  1. l'attività agricola sia fondamentale non solo per la produzione di beni alimentari ma
    anche per il suo contributo a disegna
    re il paesaggio, proteggere l'ambiente e il territorio
    e conservare la biodiversità;
  2. la conoscenza e la pratica dei modi di produrre, sia tradizionali che avanzati, è
    essenziale pe
    r l'efficienza del sistema agricolo, dall'agricoltura familiare fino a quella
    industriale
    ;
  3. c'è sicurezza alimentare quando tutte le persone in ogni momento hanno accesso
    fisico
    , sociale ed economico ad un cibo sufficiente, sano e nutriente, che risponda alle
    esigenze alimen
    tari per una vita attiva e sana;
  4. le risorse del territorio salentino vadano gestite in modo equo, razionale ed efficiente e
    non possano ess
    ere utilizzate in contrasto con i fabbisogni e le aspettative della
    popolazione locale
    , anche al fine di preservarle per le generazioni future.

2

Noi siamo consapevoli che la PAC:

  1. rispetto agli obiettivi prefissati in attuazione del Trattato di Roma, ha di fatto cambiato
    l'originaria impostazione, riducendo le produzioni agricole e rendendo precari i redditi
    degli agricoltori
    .

Noi siamo consapevoli delle attuali "problematiche" dell'agricoltura salentina che:

  1. è investita da un crescente antagonismo di istanze ambienta liste (vedi Xylella), convinte di dover essere comunque prioritarie, anche nei confronti delle indispensabili
    produzioni alimentari
    ;
  2. è soggetta ad una continua e irreversibile perdita di terreni coltivabili, anche a
    seguito della deleteria
    polverizzazione delle proprietà fondiarie, che divengono tanto
    piccole da non offrire sufficiente lavoro e
    reddito;
  3. è soggetta al rischio di perdita della sua identità a causa di norme che non tutelano la
    conservazione del paesaggio agricolo
    ;
  4. le nostre produzioni agricole, che hanno da tempo conquistato una grande rinomanza
    sui mercati mondiali per le loro qualità
    , legate a specifiche selezioni, alle particolari
    tecniche colturali e alle caratteristiche
    ambientali del territorio salentino, subiscono contraffazioni e frodi;
  5. è in crisi costante di produzione, mentre è auspicabile che debba contribuire alla
    sicurezza alimentare, a seguito degli
    allarmi ripetutamente sollevati dalla FAO, attraverso l'incremento della produttividelle aziende agricole;
  6. non tutti gli alimenti elaborati ed esportati dalle nostre filiere alimentari specificano in
    etichetta l
    'origine territoriale dei prodotti primari usati e che il libero gioco delle parti fra i
    singoli anelli delle multiformi catene alimentari tende a mettere in difficoltà gli agricoltor
    i pagando loro prezzi inadeguati ai costi di produzione.

Noi siamo consapevoli delle sfide con le quali dovrà cimentarsi l'agricoltura
salentina nei prossimi anni, tenuto conto c
he:

per il suo rilancio sono indispensabili il ricambio generazionale, la ricerca e
l'
innovazione, la formazione (alternanza scuola-lavoro), la produttività, la sostenibilità
economica
, ambientale e sociale, i nuovi modelli di organizzazione economica dei
produttori sia nella
fase primaria che in quella di trasformazione dei prodotti agricoli,
l
'internazionalizzazione, l'utilizzazione delle bioenergie rinnovabili, la diversificazione in
attività non agricole
, l'accesso al credito;

3





- il vero tema dell'agricoltura salentina riguarda comunque l'organizzazione per
imporsi sui mercati internazionali
.



Occorre pertanto:



- fare sistema e creare stretti collegamenti tra ricerca scientifica, imprese, finanza ed
Istituzioni, così da assecondare più efficacemente l'innovazione, indispensabile per la
valorizzazione e competitività del settore agricolo sui mercati internazionali
.



In guanto membri della Società civile, noi ci impegniamo a:



  1. far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un
    futuro più equo e sostenibile del territorio salentino;



  1. rappresentare le istanze della Società civile nei dibattiti e nei processi di formazione
    delle politiche pubbliche;



  1. promuovere l'educazione alimentare e ambientale perché vi sia una consapevolezza
    complessiva della loro importanza
    ;



  1. individuare e denunciare le principali criticità che impediscono la donazione degli
    alimenti invenduti per poi impegnarci attivamente al fine di recuperare e ridistribu
    ire le eccedenze;



  1. promuovere strumenti che difendano e sostengano il reddito degli agricoltori, implementando l'organizzazione e la cooperazione, anche fra piccoli produttori;



  1. valorizzare i piccoli produttori salentini come protagonisti di una forma avanzata di
    sviluppo e promuovere le relazioni d
    irette fra produttori, consumatori e territorio di
    origine.



In guanto produttori agricoli, noi ci impegniamo a:



  1. investire nella ricerca promuovendo una maggiore condivisione dei risultati e
    sviluppandola nell'interesse della collettività, senza contrapposizione tra pubblico e
    privato;



  1. promuovere la diversificazione delle produzioni agricole e di allevamento al fine di
    preservare la biodiversità e il benessere degli animali;



  1. migliorare la produzione, la conservazione e la logistica, in modo da evitare (o
    eliminare) la contam
    inazione e da minimizzare lo spreco, anche dell'acqua, in tutte le
    fasi della filiera pro
    duttiva;



  1. produrre e commercializzare alimenti sani e sicuri, informando i consumatori su
    contenuti nutrizional
    i, impatti ambientali e implicazioni sociali del prodotto;



4

















  1. promuovere adeguate tecniche di imballaggio che permettano di ridurre rifiuti e
facilitino lo smaltimento e il recupero dei materiali usati;
  1. promuovere innovazioni che informino i consumatori su tempi di consumo compatibili
    con la natura, qualità e modalità di conservazione degli alimenti;
  2. riconoscere il contributo positivo della cooperazione e degli accordi strutturali sulla
    filiera, specialmente quella alimentare
    , tra agricoltori, produttori e distributori, per una
    più efficace previsione della domanda
    ;
  3. contribuire agli obiettivi dello sviluppo sostenibile sia attraverso l'innovazione dei
    processi, dei prodotti e dei servizi sia a
    ttraverso l'adozione e l'adempimento di codici di
    responsabilità sociale.
In guanto rappresentanti delle Istituzioni. noi ci impegniamo a:
  1. difendere l'agricoltura al fine di preservare una ricchezza formidabile che tutti i Paesi
    cercano di sviluppare, valorizzare e utili
    zzare per far crescere la propria economia e per
    il miglioramento della qualità della vita;
  2. adottare misure normative per garantire e rendere effettivo il diritto al cibo e la sovranità
    alimentare;
  3. rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo, per regolamentare gli
    investimenti sulle risorse naturali
    , tutelando le popolazioni salentine;
  4. considerare il cibo un patrimonio culturale e in quanto tale difenderlo da contraffazioni e
    frod
    i, proteggerlo da inganni e pratiche commerciali scorrette, valorizzarne origine e
    originalità con processi normativi traspa
    renti;
  5. sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come strumento di salute
    globale;
  6. lavorare alla realizzazione di una struttura regionale che raccolga le attività di
    informazione e analisi dei reati che
    interessano la filiera agro-alimentare e che rafforzi
    la cooperazione per il contrasto deg
    li illeciti;
  7. aumentare le risorse destinate alla ricerca, al trasferimento dei suoi esiti, alla
    formazione e alla
    comunicazione;
  8. introdurre o rafforzare nelle scuole e nelle mense scolastiche della regione i programmi
    di educazione ali
    mentare, fisica e ambientale come strumenti di salute e prevenzione,
    favorendo anche
    il consumo di prodotti tipici locali;
  9. sviluppare misure e politiche nel sistema sanitario regionale che promuovano diete
    sane e sostenibili e
    riducano il disequilibrio alimentare, favorendo anche il consumo di
    prodotti tipic
    i locali;
5



  1. creare strumenti di sostegno in favore delle fasce più deboli della popolazione, anche
    attraverso il coordinamento tra gli attori che operano nel settore del recupero e della
    distribuzione gratuita delle eccedenze alimentari
    .

Noi cittadini. produttori agricoli e rappresentanti delle Istituzioni siamo. infine.
convinti che

ciascuno di noi dovrà, comunque, essere consapevole delle proprie responsabilità, a
cominciare dalle scelte strategiche che opereremo anche per rispetto delle future
generazioni, le quali non mancheranno di giudicare criticamente, con il distacco dell
'analisi
storica, la coerenza delle nostre azioni rispetto agli obiettivi prefissati
.

Galatina, 29 giugno 2015

6


sabato 27 giugno 2015

ACCADEMIA DEI GEORGOFILI - TAVOLA ROTONDA QUALE FUTURO PER L’AGRICOLTURA SALENTINA Lunedì 29 giugno 2015 - Ore 10,00 Municipio di Galatina





COMUNE DI GALATINA                                                      ACCADEMIA DEI GEORGOFILI
TAVOLA ROTONDA
QUALE FUTURO
PER L’AGRICOLTURA SALENTINA
Lunedì 29 giugno 2015 - Ore 10,00
Municipio di Galatina
PRESENTAZIONE
Da alcuni mesi la preoccupazione degli operatori agricoli ed in quest'ultimo periodo l'attenzione dell'opinione pubblica del Salento sono rivolte in massima parte alla problematica connessa al disseccamento rapido dei nostri olivi, causato dal diffondersi del batterio da quarantena "Xylella fastidiosa".
In un recente convegno organizzato dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) a Gallipoli è stato ribadito che la presenza di tali organismi nocivi è da mettere senz'altro in relazione con i cambiamenti climatici ed in particolare modo con la globalizzazione che ha accelerato l'introduzione di vegetali e prodotti vegetali da Paesi al di fuori dell'UE, senza che evidentemente fossero messi in atto rigorosi controlli.
D'altro canto è ormai convinzione comune che la stessa globalizzazione possa portare ad un mercato mondiale, dotato di un'inesauribile disponibilità di commodities agricole, dal quale attingere indefinitamente e spesso a condizioni convenienti, nonostante le speculazioni finanziarie e l'instabilità o volatilità dei prezzi. Le nostre agroindustrie alimentari sono state giustamente libere di importare queste commodities a condizioni vantaggiose. Contestualmente i nostri agricoltori hanno dovuto invece sostenere costi di produzione sempre più elevati e sempre meno competitivi rispetto a quei prezzi.
In questa situazione la nostra agricoltura ha finito per essere ingiustamente considerata trascurabile e destinata ad un triste futuro. Sembra incredibile che non ci si accorga come anche la nostra agroindustria potrebbe andare incontro agli stessi rischi, qualora continuassero a venir meno i suoi originali motivi di successo, basati sull'impiego di prodotti agricoli di qualità e di grande rinomanza, legati ai territori di origine.
Dopo il grande balzo produttivo del secolo scorso alla fine del secondo conflitto mondiale ulteriori incrementi produttivi unitari vengono oggi auspicati per garantire l'indispensabile sicurezza alimentare in tutto il pianeta, così come opportunamente evidenziato dal tema dell'Expo 2015: nutrire il pianeta, energia per la vita.
Secondo le stime della FAO nel 2050 la popolazione mondiale supererà i nove miliardi, rispetto agli attuali 7,3 miliardi e per soddisfare la domanda di cibo, la produzione agricola destinata a usi alimentari dovrà aumentare del 70% rispetto a quella attuale.
Molto dipenderà proprio dallo sviluppo che potrà scaturire dalla ricerca scientifica superando gli attuali limiti produttivi della biosfera razionalmente gestita e tutelata dall'agricoltura.
In questo contesto si inquadra lo stato generale di crisi dell'agricoltura salentina che sconta anche alcune decisioni che l'Unione Europea ha adottato nella precedente riforma della PAC, come l'erogazione degli aiuti diretti del primo pilastro in misura disaccoppiata dalla produzione, che ha incentivato di fatto lo stato di abbandono della maggior parte dei nostri oliveti (secondo alcuni studiosi una concausa della diffusione del batterio Xylella fastidiosa associato al complesso del disseccamento rapido dell'olivo), in assenza di un equo reddito per i produttori.
Anche i dati relativi alle iscrizioni delle imprese alla Camera di Commercio di Lecce, recentemente diffusi dall'Ente Camerale, confermano il "declino" del settore agricolo le cui aziende, nell'arco temporale dal 2009 al 2014, sono diminuite del 15,24% (passando da 10.683 a 9.055).
Di converso occorre riconoscere che negli ultimi anni alcune realtà aziendali, grazie alle capacità dei nostri imprenditori e agli investimenti previsti dai Programmi di Sviluppo Rurale (secondo pilastro PAC), hanno senz'altro fatto progredire una parte dell'agricoltura salentina anche attraverso il ricambio generazionale, che è il più importante elemento da perseguire nella politica di innovazione del settore.
Alla base di tutto occorre, quindi, definire un nuovo modello di organizzazione economica capace di mettere insieme i piccoli e medi produttori, rendendoli protagonisti e artefici del loro futuro, in quanto il vero tema dell'agricoltura pugliese e salentina in particolare riguarda l'organizzazione per imporsi sui mercati, quello interno e quello globale.
In definitiva, produttività, sostenibilità economica, ambientale e sociale, innovazione, reti e territori sono le sfide con le quali dovrà cimentarsi l'agricoltura salentina nei prossimi anni.
I prodotti della nostra agricoltura sono espressione di un patrimonio di conoscenze, di una cultura millenaria radicata nei territori, che appartiene a tutta la filiera produttiva; poi però devono trovare le "strade" del mondo per farsi conoscere ed apprezzare.
I mercati globali si presidiano con la competitività, che passa anche attraverso l’innovazione che migliora i processi, i prodotti e, in ultima analisi, la redditività degli operatori.
Per questo dobbiamo puntare sulle imprese, sia singole che associate, che abbiano una valenza economica, che siano in grado di stare sul mercato, perché solo incrementando la loro attività, e quindi in prima battuta la produzione e la produttività, si potrà conseguire l’obiettivo di favorire uno sviluppo del settore che garantisca crescita ed occupazione a vantaggio di tutti e che allo stesso tempo sia sostenibile.
In tale ottica non c’è contrapposizione tra filiere "corte" e "lunghe", in quanto come già detto il vero tema dell'agricoltura salentina riguarda l’organizzazione per imporsi sui mercati, quello interno e quello globale.
Scopo della Tavola Rotonda è quello di sensibilizzare le Istituzioni, i produttori e le loro organizzazioni a definire scelte strategiche comuni per il futuro dell'agricoltura salentina.
Nel contempo occorre iniziare ad immaginare un nuovo modello di sviluppo del territorio nel momento in cui non potrà essere sostenibile contenere la diffusione e quindi convivere con la presenza del batterio Xylella fastidiosa.
In altre parole sarà indispensabile trovare un comune accordo su un programma di rilancio economico e sociale della provincia di Lecce che tragga origine prima di tutto da un nuovo modello di agricoltura sostenibile collegata all'ambiente e al turismo.
L'agricoltura è il settore primario e lo sarà sempre di più, in quanto, oltre ad assicurare l'approvvigionamento di cibo, è centrale nelle nuove sfide globali dell'umanità. L'agricoltura è alla base di un futuro in cui le persone e il pianeta possano vivere in armonia e deve giocare il ruolo "primario" che le spetta.
In questo processo diviene fondamentale la tecnologia, ma senza storia è vuota. Dobbiamo spiegare che la Food Security non è soltanto la sanità degli alimenti.
C'è sicurezza alimentare quando tutte le persone in ogni momento hanno accesso fisico, sociale ed economico ad un cibo sufficiente, sano e nutriente, che risponda alle esigenze alimentari per una vita attiva e sana. D'altra parte nell'ambito di EXPO 2015 l'importante tema "nutrire il pianeta" va chiaramente inteso come garanzia di disponibilità di cibo per la totalità della popolazione mondiale.
Naturalmente questa è anche la sfida che attende l'agroalimentare salentino. Occorre, pertanto, fare sistema e creare stretti collegamenti tra ricerca scientifica, imprese, finanza ed Istituzioni, così da assecondare più efficacemente l'innovazione, indispensabile per la valorizzazione e competitività della nostra agricoltura.
Difendere l'agricoltura vuol dire preservare una ricchezza formidabile che tutti i Paesi cercano di sviluppare, valorizzare e utilizzare per far crescere la propria economia e per il miglioramento della qualità della vita.
Al termine della Tavola Rotonda sarà sottoscritto un documento denominato "Carta di Galatina", con il quale i cittadini e i produttori agricoli, assieme alla società civile, alle Istituzioni regionali e locali, sia pubbliche che private, assumeranno impegni precisi nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano da un lato la tutela del territorio e il diritto al cibo e dall'altro un equo reddito ai produttori agricoli.
Questo perché la crescita sociale ed economica di un territorio non può che essere il risultato della convinta adesione della popolazione e della necessità di collaborazione tra i vari soggetti interessati.
TAVOLA ROTONDA
QUALE FUTURO
PER L’AGRICOLTURA SALENTINA
Programma
SALUTI
Cosimo Montagna - Sindaco di Galatina
Antonio Gabellone - Presidente Provincia di Lecce
INTRODUZIONE
Giuseppe Mauro Ferro - Accademico dei Georgofili
"Presentazione del documento Carta di Galatina"
INTERVENTO
Giovanni Martelli-Professore Emerito di Patologia Vegetale-Università degli Studi di Bari Aldo Moro
"La Xylella Fastidiosa nel Salento"
PARTECIPANTI
Vittorio Marzi - Presidente Sezione Sud-Est Accademia dei Georgofili
Alfredo Prete - Presidente C.C.I.A.A. - Lecce
Fabio Ingrosso - Presidente Copagri Lecce
Paolo Leccisi - Confagricoltura Lecce
Leo Piccinno - Presidente Coldiretti Lecce
Giulio Sparascio - Presidente CIA Lecce
CONCLUSIONI
Michele Emiliano - Presidente Regione Puglia
Sottoscrizione del documento "Carta di Galatina"
MODERATORE
Tonio Tondo - La Gazzetta del Mezzogiorno
Fonte: http://www.georgofili.it/detail.asp?IDN=1495&IDSezione=4

Le varietà che ad oggi risultano essere prive di disseccamenti tipici del Co.Di.Ro. in zona epicentro, oltre a Leccino e Frantoio sono: Coratina, Pendolino, Bella di Cerignola e Cipressino


Comunicato Stampa del 27/06/2015
LA VOCE DELL'ULIVO TROVA NUOVE CULTIVAR TOLLERANTI/RESISTENTI IN SALENTO
“QUESTA PUÒ ESSERE LA STRADA GIUSTA
PER SALVARE I NOSTRI ALBERI SECOLARI”
Dalla Voce dell’Ulivo: “Le varietà che ad oggi risultano essere prive di disseccamenti tipici del Co.Di.Ro. in zona epicentro, oltre a Leccino e Frantoio già ampiamente verificate, sono: Coratina, Pendolino, Bella di Cerignola e Cipressino; mentre le cultivar su cui gli effetti dei disseccamenti da Co.Di.Ro. sono presenti in maniera più o meno visibile, oltre alle già conosciutissime Ogliarola e Cellina, sono: Carolea, Nocellara del Belice, Cima di Melfi, Nociara, Bianco Lilla e Ascolana”. Sempre dall’Alleanza: “In definitiva ad oggi lo scenario potrebbe essere la resistenza/tolleranza di ben sei cultivar e il disseccamento di altre otto cultivar”.
L’Associazione Voce dell’Ulivo tiene a precisare che i monitoraggi proseguiranno, in modo particolare, sulle nuove varietà riscontrate indenni da disseccamento, in quanto le stesse sono rappresentate da popolazioni numericamente inferiori rispetto a quelle di Leccino e Frantoio.
Il Direttivo dell’Associazione, già oggi ha concordato con il responsabile del CNR di Lecce Dott. Giovanni Mita, di effettuare l'analisi genetica per la rispondenza scientifica dell’attribuzione dei nomi delle Cultivar summenzionate alle piante oggetto del monitoraggio.
“A questo punto ci corre l’obbligo di precisare” – sempre dall’Associazione – “che i sintomi di disseccamento da Co.Di.Ro., pur avendo degli aspetti molto caratteristici, sono di difficile identificazione da parte di persone non addette ai lavori e spesso sono confusi con disseccamenti ascrivibili ad altri patogeni ben conosciuti e identificati”.
Il grande lavoro di monitoraggio, condotto con le proprie risorse dai componenti la Voce dell'Ulivo e con il supporto di altri agricoltori e tecnici come Davide De Lentinis, ha consentito l’ottenimento di queste preziosissime evidenze che, se confermate dalla scienza, potranno cambiare il destino del nostro territorio.
La Voce dell’Ulivo: “Riteniamo possibile che le varietà resistenti, oltre a garantire un futuro olivicolo al Salento, attraverso lo studio dei loro meccanismi di difesa dalla fitopatia, possano dare indicazioni utili a trovare una cura per salvare i nostri patriarchi. Quest’ultimo rappresenta per noi l’obbiettivo primario e la salvezza dell’intero Salento”.
Ancora dall’Alleanza di Produttori: "La forza e la passione che ci ha contraddistinto in questi mesi, che ha portato al successo delle nostre azioni, sono scaturite dal vero amore per il nostro territorio, per i nostri figli e per il nostro lavoro".
Infine dall'associazione: "Non finiremo mai di ringraziare tutti i veri agricoltori, le persone comuni e tutti coloro i quali in silenzio hanno creduto e contribuito concretamente al nostro operato".
Il Direttivo

giovedì 18 giugno 2015

Gli scienziati inglesi hanno sviluppato un programma di supporto alle decisioni per realizzare il modello che descrive l’infezione del batterio Xylella fastidiosa nel Salento


E’ disponibile il documento Inventario e revisione dei modelli quantitativi per la diffusione di parassiti da utilizzare nella valutazione del rischio fitosanitario per il territorio dell’Unione Europea (che è un contributo esterno commissionato dall’EFSA al NERC Centre for Ecology and Hydrology con sede in Inghilterra) qui:
Dalla lettura del documento emerge la necessità di studiare la biologia del Batterio Xylella fastidiosa presente nel Salento al fine di ottenere il maggior numero di dati possibili e quindi realizzare, sulla base di questi, un modello matematico accurato dell’espansione dell’epidemia. Lo studio che dovrà essere effettuato ha lo scopo di fornire informazioni su quanto è diffuso il batterio nel Salento e sul modo in cui si sta diffondendo. Le informazioni sulla distribuzione attuale di Xylella fastidiosa e quelle relative alla distribuzione degli ulivi che risultano ospiti del batterio fornirebbe dati su quanti olivi siano ospiti del batterio e di conseguenza la distribuzione geografica dello stesso.
L’importante studio degli scienziati inglesi è stato quello di testare differenti approcci per prevedere i modelli (pattern) di espansione del batterio.
Gli studiosi dopo aver testato diverse strategie di modellizzazione hanno sviluppato un sistema (DSS) che da la possibilità di scegliere la strategia in base alla situazione.
Si riporta quanto affermato nel documento:


“A seguito della valutazione di idoneità, abbiamo sviluppato un programma di supporto alle decisioni (DSS) che aiuti nella scelta della strategia di modellazione appropriata pesando le mete rilevanti e vincoli sulla modellazione. Gli obiettivi sono le domande di valutazione del rischio dell'EFSA e tipo di sistema di parassiti-ospiti verso cui la modellazione dovrebbe fornire elementi di prova. I vincoli sono la mancanza di dati e la mancanza di software disponibile per la modellazione. Il DSS fornisce punteggi relativi alla idoneità generale di ogni gruppo di modellazione per l'attività di valutazione del rischio e la sua fattibilità, tenuto conto dei vincoli. In quanto tale, il DSS è meglio visto come un metodo per la valutazione del rischio di concentrarsi su tipi di modello che dovrebbero essere più utili per guidare lo sviluppo di un modello per la valutazione del rischio dell’infezione. Sottolineiamo che, poiché non vi era nel complesso generale migliore strategia di modellazione seguito la nostra valutazione di fitness, il DSS funziona meglio quando gli obiettivi e vincoli per la modellazione sono ben definiti e limitati.”

lunedì 15 giugno 2015

Schema operativo per l’elaborazione di modelli epidemiologici nel Salento per Xylella fastidiosa


La difesa delle colture dalle malattie ha subìto, negli anni, una profonda evoluzione. I cambiamenti culturali e scientifici hanno determinato un radicale mutamento: si è passati dai metodi di semplice applicazione, poco rispettosi dell’ambiente, a quelli più complessi ed articolati, compatibili con il mantenimento dell’ecosistema e con la salute del consumatore.
L’elaborazione di un modello epidemiologico è un lavoro di ricerca che vede impegnate diverse competenze, dal patologo vegetale, al fitoiatra, al matematico, all’informatico.
Definito in modo preciso il fenomeno da modellizzare (ad esempio la presenza di spore capaci di iniziare le infezioni, oppure di condizioni meteorologiche favorevoli all’infezione, il periodo di probabile comparsa dei sintomi di malattia, ecc.), si procede ad elaborare – sulla base delle informazioni disponibili – un prototipo di modello: si tratta di definire le “tappe” fondamentali della malattia, le condizioni capaci di influenzarne la quantità e la dinamica nel tempo e di esprimere le loro relazioni tramite regole o formule matematiche.
Se le informazioni ed i dati disponibili non sono sufficienti ad esprimere matematicamente tutti gli aspetti del modello, si procede a condurre ricerche finalizzate a questo scopo. Si ottiene così un prototipo, che viene sottoposto ad una serie di verifiche scientifiche ed operative; qualora il modello non superi le verifiche, lo si modifica fino ad ottenerne una versione finale ed operativa.
Nel tempo, vi saranno poi vari aggiornamenti ed ampliamenti, in modo da inserire i risultati di nuove ricerche o nuovi elementi. Le informazioni fornite dai modelli
Va precisato che gli stessi modelli funzionano usando dati meteorologici; la distribuzione sul territorio delle stazioni agrometeorologiche e la loro rappresentatività sono un punto chiave per il loro impiego.
È evidente che le informazioni fornite dal modello sono valide per il territorio nella misura in cui la stazione meteorologica di riferimento è rappresentativa del territorio stesso.
La presenza di condizioni geografiche, sistemi colturali, varietà o altri fattori che distinguono la situazione epidemiologica di particolari zone dello stesso territorio non può essere valutata da un impiego “automatico” del modello.


Xylella, tour top secret degli ispettori europei. Sospesa Imu agricola




LECCE - Emergenza xylella: è il giorno delle ispezioni in campo. La delegazione europea del Food and veterinary office farà oggi un sopralluogo nel Salento, a cominciare da Oria, negli uliveti in cui è stata rilevata la presenza del batterio da quarantena e che, secondo la decisione europea, dovrebbero essere interessati dalle eradicazioni. Il tour nel Salento al momento è top secret. Gli stessi ispettori comunicheranno all’ultimo momento le varie tappe ai diretti interessati. Intanto cresce la preoccupazione del settore vivaistico leccese per le 188 specie sottoposte ad «embargo» dalla nuova decisione europea del 18 maggio e che non potranno più essere commercializzate.
Alla già corposa lista, fanno sapere i vivaisti, si sono aggiunte cinque nuove specie risultate, dopo le prove effettuate dall’Università di Bari, sensibili a xylella fastidiosa: la grevillea, la westringia glabra, il cisto di Creta, l’euforbia di Terracina, e l’asparago selvatico. Le prime quattro sono piante ornamentali molto comuni nei giardini e nelle ville del Salento.
«Siamo ormai condannati a chiudere - è il grido d’allarme degli operatori del settore - sinora gli unici su cui è ricaduto il peso di dover contenere l’avanza di xylella siamo noi. E questo è assurdo».
Domani, intanto, a Montecitorio, inizia la discussione per la conversione del decreto legge 51/2015 che contiene le «misure per il rilancio dei settori agricoli in crisi e per il sostegno alla imprese agricole colpite da eventi eccezionali».
«L’articolo 4 - spiega il deputato del Pd, Federico Massa - prevede lo stanziamento di 12 milioni di euro tra il 2015 e il 2017 per il recupero del potenziale produttivo del settore olivicolo-oleario. L’articolo 5 riguarda ancora più direttamente il Salento perché cita espressamente la xylella fastidiosa e la necessità di risarcire le imprese che hanno subito danni a causa dell’infezione». Il budget previsto è di 21 milioni di euro (uno per il 2015 e 20 per il 2016).
«Misure importanti - osserva Massa - che testimoniano la scelta del governo di sostenere la nostra produzione agricola. Rimane in piedi il tema dell’Imu agricola. Nei giorni scorsi il governo ha dato parere positivo su un ordine del giorno votato all’unanimità, che prevede proprio l’esen - zione dell’Imu e la proroga delle rate di credito agrario per le aree colpite dalla xylella. La discussione sul decreto 51 sarà l’occasione per chiedere di passare dagli impegni alla concretezza degli atti. E per questo, insieme agli altri parlamentari pugliesi, chiederò certezza sia sui tempi della sospensione che sulle risorse disponibili».
Manca, intanto, ad oggi, un’analisi epidemiologica della diffusione del patogeno nel Leccese. Le campionature dell’infezione si sono concentrate prevalentemente nell’area Nord del Salento, per individuare la zona cuscinetto, mentre la maggioranza dei 27 focolai non sono monitorati. Una lacuna che dovrebbe essere colmata per comprendere dal punto di vista scientifico le modalità e i tempi di propagazione del batterio.
di DANIELA PASTORE

domenica 14 giugno 2015

Xylella e il Papa - Avvenire del 14 giugno 2015





Convegno sul libro inchiesta “Xylella Report” di Marilù Mastrogiovanni svoltosi il 23 maggio scorso nella Sala Consiliare del Comune di Valenzano (BA)



Il libro inchiesta “Xylella Report” di Marilù Mastrogiovanni è stato oggetto di un convegno, svoltosi il 23 maggio scorso nella Sala Consiliare del Comune di Valenzano (BA), organizzato, in collaborazione con lo stesso Comune, da Michele Ladisa, Direttore di Onda del Sud e da Gabriella Sabato, Presidente di Stella del Monte, che ne sono stati anche moderatori.
Relatori sono stati, invece, Franco Valentini (IAMB di Valenzano), Antonio Moretti (ISPA-CNR, Bari), Donato Boscia (CNR, Università A. Moro, Bari), Francesco Porcelli (Università A. Moro, Bari) e Salvatore Camposeo (Università A. Moro, Bari).
L’obiettivo del Convegno era di fare chiarezza sulla Xylella, attraverso riflessioni e dibattito.
Alle domande chiare e precise di Michele Ladisa e Gabriella Sabato, i relatori hanno risposto in modo altrettanto chiaro, ma spesso in modo parziale, forse perché non erano gli interlocutori giusti.
Erano assenti l’autrice del libro “Xilella Report”, i funzionari della Regione Puglia, del Ministero competente (MIPAAF), della Comunità Europea, dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e alcuni patologi delle Università di Foggia e Firenze che, se fossero stati invitati e/o se fossero stati presenti, avrebbero potuto dare un valido contributo al dibattito, in quanto a giudicare dalle loro pubblicazioni non sembra siano d’accordo nell’attribuire al batterio Xylella la patologia denominata “Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO).
Franco Valentini ha chiarito che lo IAMB ha operato bene e sempre nel rispetto delle norme nazionali ed internazionali ed ha spiegato che la Xylella introdotta allo IAMB di Valenzano (BA) solo a scopo di formazione e non di sperimentazione non può essere sfuggita dai laboratori, sia perché avrebbe infettato prima gli oliveti dello stesso IAMB di Valenzano e sia perché si trattava di sottospecie diverse dalla sottospecie pauca, ceppo CoDiRO, cioè il ceppo che sarebbe stato identificato nel Salento e che alcuni esperti ritengono responsabile della patologia.

Antonio Moretti ha sottolineato l’importanza della ricerca libera e che i ricercatori devono essere lasciati in pace, in quanto hanno fatto tutto quello che potevano fare e continueranno a fare per dare un contributo alla problematica del CoDiRO. Evidentemente, Moretti si riferiva agli attacchi da parte di alcuni olivicoltori, ma forse anche alle azioni della magistratura che ha sequestrato i computer dei centri di ricerca dell’Università e del Cnr di Bari.

Donato Boscia ha lamentato l’assenza della giornalista Mastrogiovanni, in quanto avrebbe gradito chiarire con lei, personalmente, alcuni punti del libro “Xylella Report”, che, come ha detto, contengono diverse inesattezze ed in certi casi anche falsità. Precisando, però, che deve essersi trattato di errori involontari della giornalista, considerandoli quindi malintesi e/o conseguenza di mancanza di competenze nel settore della patologia.

Francesco Porcelli ha dichiarato in modo esplicito che il problema è la Xylella ed i suoi vettori e che una volta che il batterio si è insediato in un’area non c’è più nulla da fare. Bisogna abbattere l’ospite (l’olivo) se si vuole contenere la patologia. Ha paragonato la Xylella al punteruolo rosso. Purtroppo, ha aggiunto, passa sempre molto tempo (anni) tra quando c’è la certezza scientifica e il momento in cui si prende coscienza che l’unica cosa da fare è abbattere l’ospite (l’olivo) per controllare la patologia o tentare di eradicare il patogeno, cioè la Xylella.

Salvatore Camposeo è stato in linea con Porcelli: bisogna abbattere le piante d’olivo per far fuori la Xylella. È evidente che anche Camposeo ritiene o è convinto che la Xylella sia la causa della patologia CoDiRO. È stato molto determinato: se si vogliono salvare gli oliveti della Puglia, la soluzione è l’abbattimento delle piante infette, senza perder tempo.

Considerazioni e conclusioni in merito all’evento

A mio avviso, è mancato un vero dibattito. C’era poca gente (una quarantina di persone) e forse nemmeno molto interessata alla problematica. A causa dell’ora tarda, non c’era molta voglia di discutere. Un giovane matematico ci ha provato, ma lo scambio non ha funzionato. Pertanto, con grande sconforto degli organizzatori, il Convegno ha fallito l’obiettivo, che era quello di fare chiarezza sulla problematica del CoDiRO.
Avevo deciso di partecipare al Convegno per migliorare le mie conoscenze sulla connessione Xylella - CoDiRO, ma ho solo avuto la conferma dell’onestà, serietà e competenza dei relatori e dei centri di ricerca. Le cause della confusione, che si è creata, sarebbero da ricercare altrove: nell’assenza di una regia adeguata, a monte del Piano anti-Xylella.
Sono rimasto, pertanto, del parere che non ci sono dei patogeni da incriminare o da eradicare insieme alle piante malate. I grandi patologi sanno che i patogeni sono degli opportunisti e determinano patologie solo quando le piante diventano vulnerabili. La vulnerabilità è la conseguenza di diversi fattori ambientali (abiotici), a volte più determinanti degli stessi patogeni (biotici), come temperature, estremi climatici, escursioni termiche, eccessi idrici ed eccessi di aridità, uso eccessivo (abuso) di concimi chimici, pesticidi, erbicidi, ecc..
Quando per decenni si è praticata un’agricoltura ad alto impatto ambientale, di tipo industriale, che appunto comporta l’abuso di inquinanti (tra l’altro cancerogeni) è ovvio che prima o dopo le piante diventano vulnerabili. A ciò si aggiunga che le agricolture ad alto impatto ambientale sono quasi sempre responsabili della perdita di biodiversità degli agroecosistemi. È stato stimato che, in genere, quando si riduce la biodiversità di un ecosistema aumenta la diffusione delle malattie. Insomma, la biodiversità indica resistenza, mentre l’uniformità indica vulnerabilità alle malattie.
In pratica, un oliveto senza erbe non solo non è bello, come alcuni sarebbero portati a pensare, ma non è nemmeno normale. E’ un campo artificiale. La presenza di più specie di erbe, in un oliveto, indica una maggiore fertilità del suolo. Le erbe non competono, ma collaborano con le piante d’olivo, non tanto per farle produrre di più ma per farle essere più sane e quindi meno suscettibili alle malattie. Le erbe vanno falciate al momento opportuno, per farne compost e/o letame. E stato stimato che, nel tempo, l’applicazione di questi principi fornisce anche redditi superiori.
È sbagliato accanirsi contro questo o quel patogeno, contro i batteri o i funghi, sia perché, come nel caso della Xylella, l’eradicazione completa è impossibile, e sia perché l’accanimento comporta dei rischi più gravi dell’eventuale danno, tra cui quello di aumentare la virulenza degli stessi patogeni. Senza dire che spesso il tentativo di eradicazione può comportare la creazione di nuovi patogeni, ancora più insidiosi dei precedenti.
Il caso del punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus Olivier, 1790), al quale Porcelli ha fatto riferimento, nel corso del suo intervento, è un caso particolare, che, a mio avviso, non può essere paragonato a quello della Xylella, perché nel caso del punteruolo abbiamo la certezza che la causa è l’insetto (nella fase di larva) e sappiamo anche che la vulnerabilità della palma, purtroppo, sembra non dipendere dalle condizioni di allevamento. Nel caso della Xylella, invece, non abbiamo la stessa certezza, anzi, ad oggi, sono di più le incertezze delle certezze e, in ogni caso, sappiamo anche che la virulenza degli eventuali patogeni del CoDiRO è legata alla vulnerabilità delle piante e quindi alle condizioni di allevamento: modello di agrotecnica. Più esplicitamente, la virulenza dei patogeni potrebbe essere la conseguenza dell’agrotecnica e non la causa della patologia.
D’altro canto si parla della Xylella, come se fosse uguale al bacillo della peste nera: Yersinia pestis (Lehmann & Neumann, 1896), van Loghen, 1944, scoperto nel 1894 da Alexandre Yersin. Un allarmismo ingiustificato? Si e no. Vediamo perché.
A coloro che mi chiedono come spiegare la velocità con cui si è diffusa la patologia del CoDiRO, rispondo che, innanzitutto, bisogna conoscere qual è la reale velocità, che di fatto nessuno ha quantizzato. Comunque, ipotizzando un’alta velocità, la risposta è che c’è una ragione in più per pensare che la causa non sia il batterio, in quanto esso risulterebbe quasi più veloce di quello della peste. Ma se si esclude che sia il batterio, allora che cos’è? È l’agrotecnica insieme alle condizioni ambientali e climatiche che si sono verificate negli ultimi anni, proprio nelle aree focolaio del Salento, favorevoli ai patogeni e sfavorevoli all’olivo. Se accettiamo questa ipotesi, abbiamo buoni motivi non solo per escludere la Xylella, come causa della patologia, ma di pensare, invece, ad un segnale, forse più drammatico, di inizio di desertificazione, dovuta ad un’agricoltura industriale e quindi all’uomo.
Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che recentemente, sempre con maggiore frequenza, i mass media hanno comunicato che sono state scoperte in altre aree d’Italia e del resto del Mediterraneo esempi di piante d’olivo che presentano sintomatologie simili a quelle del Salento. Bisogna verificare se si tratta di una patologia assimilabile a quella del CoDiRO.
La conclusione logica, quindi, dovrebbe essere che l’estirpazione delle piante d’olivo, per ridurre la carica di Xylella, non è la soluzione del problema del CoDiRO, ma che questa patologia dovrebbe essere controllata o combattuta ripristinando una buona agricoltura, un’agricoltura a basso impatto ambientale, abbandonando definitivamente la cosiddetta CHIMICA e soprattutto l’uso e abuso di erbicidi, che oltre ad uccidere la microflora del suolo, rendono indisponibili i microelementi presenti nel terreno e interferiscono negativamente con il metabolismo delle piante, che conseguentemente diventano vulnerabili o più suscettibili ai patogeni.

Grazie all’opposizione degli olivicoltori salentini si è evitato un disastro ecologico. Grazie a loro le norme ed il Piano anti-Xylella sono stati rivisti.

La problematica doveva essere gestita meglio, possibilmente con un approccio più multidisciplinare e con la partecipazione degli olivicoltori, esclusi quelli che hanno il torto di aver utilizzato la norma europea del disaccoppiamento del 2005 per abbandonare i loro oliveti, e magari con l’aggravante di averlo fatto dopo decenni di applicazione di modelli agricoli industriali o ad alto impatto ambientale. Preciso che questi agricoltori non sono i soli colpevoli. Le colpe sono anche altrove e quasi sempre nell’intero sistema, che non vuole capire che bisogna svegliarsi e passare a modelli agricoli sostenibili. Purtroppo chi ci governa questo non l’ha ancora capito. Forse perché non riesce a metabolizzare il cambiamento. La vera economia è quella biologica ed ecologica.

Non mi resta che ribadire quello che ho sostenuto anche in altre occasioni: l’estirpazione delle piante d’olivo per porre rimedio al fenomeno del CoDiRO mi sembra una follia. La cosa migliore da fare è concentrarsi su come funziona l’ecosistema. È in questa direzione che dovrebbe andare la ricerca e per la quale dovrebbero essere spesi i finanziamenti pubblici, nazionali ed europei.

Il problema non può essere la Xylella. In un mondo non statico, ma dinamico, è sbagliato pensare che il problema è costituito da uno o più patogeni. In un mondo che diviene in continuazione i fattori in gioco sono diversi ed è su questi che bisogna intervenire per evitare di dare un vantaggio a questo o a quel patogeno, piuttosto che pensare di far fuori i patogeni, che sono ubiquitari  ed opportunisti.

La filosofia di fare fuori i patogeni invece di eliminare o ridurre o controllare le cause che agevolano i patogeni e indeboliscono l’ospite (o gli ospiti) è una filosofia perdente, che ha portato e porta sempre più la scienza verso l’isolamento e quindi ad una cattiva scienza. La filosofia vincente è quella di lavorare sulle cause e non sui sintomi. Lavorare sulle relazioni ospite – parassita, ma contestualizzarle all’intero ecosistema.

Sulla base di quanto espresso, anche il senso comune dovrebbe suggerire di continuare a lavorare per trovare soluzioni che rispettino le leggi della natura, senza allarmismi. Se le norme e direttive europee sono sbagliate, e non sempre per colpa della Commissione Europea, ma degli input ricevuti dagli Stati membri, non devono essere applicate. Bisogna avere il coraggio di contestarle.

“Il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male, ma da quelli che li guardano senza far nulla” (Albert Einstein). “Non c’è tirannia più crudele di quella che si esercita all’ombra delle leggi e con i colori della giustizia” (Montesquieu).

Pietro Perrino già Direttore dell’IGV-CNR di Bari