Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
giovedì 29 ottobre 2015
domenica 18 ottobre 2015
XYLELLA, alcune dovute riflessioni del collega Dottore Agronomo Michele Trotti
XYLELLA, alcune dovute riflessioni
Sono condivisibili le considerazioni del prof. Xyloiannis, tra cui rilevo la necessità di ampliamento del comitato tecnico-scientifico nazionale ad altri profili finora inspiegabilmente esclusi.
Non più procrastinabile è l'avvio di una vasta azione di profilassi nelle aree indenni della Regione Puglia, sostenuta dalla stessa Regione, utilizzando i diversi mezzi tecnici che la sperimentazione e la ricerca oggi suggeriscono, unitamente all'adozione di buone pratiche agronomiche.
La diffusione dell'infezione in questi ultimi due anni conferma con sempre maggiore evidenza il limite di una strategia che già nell'aprile scorso, unitamente a un esteso gruppo di agronomi brindisini, valutavamo di poca efficacia...
E' una strategia che insegue il problema, invece che superarlo, priva di rigore scientifico.
Così come lo è la misura che prevede l'abbattimento delle piante ospiti nel raggio di cento metri da quelle infette, di cui andrebbe eccepita la legittimità in ambito europeo anche con riferimento a quanto previsto dalle ISPM9 del IPPC (International Plant Protection Convention), cui vorrebbe ispirarsi.
La vicenda di Trepuzzi, oggi il comune con il maggior numero di piante infette malgrado i numerosi abbattimenti dello scorso anno, lo conferma. Repetita iuvant: analoghe esperienze condotte all'estero hanno evidenziato i medesimi limiti.
Di contro non si rendono ancora disponibili gli stanziamenti previsti per una diffusa sperimentazione in campo, nonostante le ripetute dichiarazioni di intenti.
Del tutto inadeguata si registra l'attività di formazione e informazione finora svolta, in primis tra gli olivicoltori, di fatto delegata ai media con le inevitabili frequenti confusioni e inesattezze...
Stigmatizzabile la rinuncia al prezioso apporto che sarebbe derivato dall'impiego in campo di tecnici agronomi: opzione assimilabile per analogia - mi si consenta il paragone - al mancato coinvolgimento di medici di base in caso di epidemia in ambito umano...
Spostare più a nord l'area infetta? E' un ipotesi. Occorre riflettere, è una possibile temporanea soluzione tuttavia non priva di effetti collaterali.
Si ampliano gli spazi per interventi alternativi all'abbattimento.Ciò che va radicalmente mutato è l'approccio, che deve abbandonare ogni soluzione semplicizzata di mera lotta al patogeno, peraltro non ancora accertato tale, per aderire a una gestione agroecologica e olistica del problema che guardi al rapporto pianta - ospite - ambiente in termini rigorosamente scientifici e di sostenibilità ambientale.
Nulla di più, ma nulla, nulla di meno.
Sono condivisibili le considerazioni del prof. Xyloiannis, tra cui rilevo la necessità di ampliamento del comitato tecnico-scientifico nazionale ad altri profili finora inspiegabilmente esclusi.
Non più procrastinabile è l'avvio di una vasta azione di profilassi nelle aree indenni della Regione Puglia, sostenuta dalla stessa Regione, utilizzando i diversi mezzi tecnici che la sperimentazione e la ricerca oggi suggeriscono, unitamente all'adozione di buone pratiche agronomiche.
La diffusione dell'infezione in questi ultimi due anni conferma con sempre maggiore evidenza il limite di una strategia che già nell'aprile scorso, unitamente a un esteso gruppo di agronomi brindisini, valutavamo di poca efficacia...
E' una strategia che insegue il problema, invece che superarlo, priva di rigore scientifico.
Così come lo è la misura che prevede l'abbattimento delle piante ospiti nel raggio di cento metri da quelle infette, di cui andrebbe eccepita la legittimità in ambito europeo anche con riferimento a quanto previsto dalle ISPM9 del IPPC (International Plant Protection Convention), cui vorrebbe ispirarsi.
La vicenda di Trepuzzi, oggi il comune con il maggior numero di piante infette malgrado i numerosi abbattimenti dello scorso anno, lo conferma. Repetita iuvant: analoghe esperienze condotte all'estero hanno evidenziato i medesimi limiti.
Di contro non si rendono ancora disponibili gli stanziamenti previsti per una diffusa sperimentazione in campo, nonostante le ripetute dichiarazioni di intenti.
Del tutto inadeguata si registra l'attività di formazione e informazione finora svolta, in primis tra gli olivicoltori, di fatto delegata ai media con le inevitabili frequenti confusioni e inesattezze...
Stigmatizzabile la rinuncia al prezioso apporto che sarebbe derivato dall'impiego in campo di tecnici agronomi: opzione assimilabile per analogia - mi si consenta il paragone - al mancato coinvolgimento di medici di base in caso di epidemia in ambito umano...
Spostare più a nord l'area infetta? E' un ipotesi. Occorre riflettere, è una possibile temporanea soluzione tuttavia non priva di effetti collaterali.
Si ampliano gli spazi per interventi alternativi all'abbattimento.Ciò che va radicalmente mutato è l'approccio, che deve abbandonare ogni soluzione semplicizzata di mera lotta al patogeno, peraltro non ancora accertato tale, per aderire a una gestione agroecologica e olistica del problema che guardi al rapporto pianta - ospite - ambiente in termini rigorosamente scientifici e di sostenibilità ambientale.
Nulla di più, ma nulla, nulla di meno.
sabato 17 ottobre 2015
Tavola rotonda " Gli ulivi del salento: tra disseccamento e scenari possibili. Bagnolo del Salento Sabato 17 ottobre
Dura lex, sed lex!
Dura lex, sed lex: la frase, tradotta dal latino, significa
"La legge (è) dura, ma (è sempre) la legge".
È un invito a rispettare la legge anche nei casi in cui è
più rigida e rigorosa.
Questo motto risale al periodo di introduzione nell'antica
Roma delle leggi scritte.
Così il motto significa: sebbene la legge sia dura, è una
legge scritta, uguale per tutti.
Sembrerà strano “la cura della ruspa” è la conseguenza di
questa frase latina.
Il batterio Xilella
fastidiosa subspecie pauca Ceppo Co.Di.Ro."non puo' essere sconfitto o
arrestato se non attraverso l'abbattimento delle piante malate nonche' di
quelle che circondano le piante infette, secondo le direttive ricevute dall'Unione europea".
Le direttive, la legge!
Io mi chiedo e chiedo a tutti i colleghi, agli addetti ai lavori, agli
scienziati che si occupano di questo batterio se qualcuno crede che il batterio
sarà sconfitto attraverso
l'abbattimento delle piante malate nonche' di quelle che circondano le piante
infette, secondo le direttive ricevute dall'Unione europea?
Io non ci credo.
Da Santa Maria di Leuca a Bari c’è una continuità di olivi senza che ci
siano altre coltivazioni che rompano la continuità stessa, un unico immenso oliveto,
una foresta degli ulivi che non lascia speranza ad un isolamento attraverso lo
svellimento degli alberi e delle altre piante infette.
Lo scrivo a chiare lettere. Qualche collega dice che con il Psa Pseudomonas syringae pv actinidiae si è
riusciti con questo metodo della ruspa. Ma basta guardare la letteratura
scientifica per prendere atto che invece è in aumento in Italia e in
Emilia-Romagna, anche se le recenti esperienze maturate hanno dimostrato che la
convivenza è possibile, mantenendo una produzione sostenibile e che è però
necessario seguire adeguate pratiche agronomiche.
Quindi tutti noi dovremmo uscire dall’ipocrisia e dire con chiarezza che
quanto ci impone la legge non è assolutamente certo che darà il risultato di
sconfiggere o arrestare il batterio, anzi è improbabile alla luce delle
conoscenze scientifiche che questa “cura della ruspa” sconfigga o arresti il
batterio.
Io l’ho fatto con questo scritto, l’ho detto nelle sedi in cui ho avuto
la possibilità di esprimere la mia opinione. Ai decisori politici l’onere e l’onore
di prendere le decisioni che più credono opportune.
Io, sommessamente, propongo di cambiare la direttiva.
E’ noto che le principali attività dell’EPPO nel campo della quarantena
fitosanitaria ha come uno degli obiettivi quello di aiutare i suoi paesi membri
a prevenire l’entrata o la diffusione di parassiti dannosi (quarantena
vegetale).
E’ noto altresì che l’Organizzazione è incaricata di identificare i
parassiti che possono presentare un rischio, facendone delle liste (liste EPPO
A1 e A2) e di avanzare proposte ai paesi membri sulle misure fitosanitarie che
dovrebbero essere assunte nei loro confronti.
Le liste A1 e A2 includono le specie che l’EPPO suggerisce agli stati
membri di inserire nelle legislazioni fitosanitarie nazionali come organismi di
quarantena.
Questi suggerimenti si fondano su “Pest Risk Analysis” (PRA) condotte da
gruppi di esperti e su appropriate documentazioni scientifiche.
Per ogni organismo di quarantena compreso in A1 o A2, l’EPPO raccomanda
agli stati membri i “Pest-Specific Phytosanitary Requirements” (PSPRs),
relativi ai requisiti che dovrebbero essere richiesti ai paesi terzi
esportatori per le merci che possono veicolare l’organismo stesso.
Tutti sappiamo il perché delle due diverse liste A1 e A2. Infatti la
lista A1 raggruppa organismi di quarantena non ancora presenti nell’area di
competenza EPPO, mentre la lista A2 comprende organismi di quarantena già
presenti nell’area ma non largamente diffusi e considerati sotto controllo
ufficiale.
L’Italia ha recepito con la legislazione fitosanitaria, gli organismi delle
liste A1 e A2 che quindi sono di quarantena.
La soluzione che propongo è la EPPO sia incaricata di analizzare la
situazione del batterio Xilella
fastidiosa subspecie pauca Ceppo Co.Di.Ro attraverso una nuova “Pest Risk Analysis” (PRA) per giungere alla
conclusione che suggerisco ovvero di inserire questo batterio in lista A2 che comprende organismi di quarantena già
presenti nell’area della Comunità ma non largamente diffusi e considerati sotto
controllo ufficiale.
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