domenica 29 novembre 2015

Semina farro e grano del 27 novembre 2015

Scrive Donato Nuzzo https://www.facebook.com/donato.nuzzo.9?fref=nf
4 ettari di terra donati in comodato d'uso gratuito da Giovanna Fersini. La terra è un dono! Seminate antiche varietà di cereali: Farro dicoccum, farro monococco, grano duro Cappelli, Saragolla, grano tenero gentil Rosso. Abbiamo ricevuto in dono il lavoro di Carlo Martella e la sua seminatrice e il trattore di Tommaso Cosi e Luigi Colluto. Grazie di cuore.
Notte Verde tutto l'anno!







vecchia varietà di oliva che alla maturazione diventa bianca

Alla ricerca della biodiversità perduta, nuovo innesto di


vecchia varietà di oliva che alla maturazione diventa bianca!!!!!!

Se hai le api e mangi il miele puoi vivere a lungo



E chi l’avrebbe mai detto che stare a contatto con api, fumo e miele fosse un connubio di salute e serenità. Lo dicono quelli del New York Cancer Research Institute e lo dicevano dal 1948, quando il dottor Robinson aveva affermato che il polline delle api in aggiunta agli alimenti era ed è un toccasana per la salute delle persone, evitando alle donne di contrarre il tumore al seno. Successivamente è stato il dott Hayes a confermare che le api quando sterilizzano il polline, usano una secrezione ghiandolare che combatte i tumori. Ma non è stato il solo, anche Schmid e Contreras hanno detto che il polline è utile per battere il cancro. Il Dott. Schweisheimer tra tutti gli apicoltori visitati ha potuto affermare che nessuno di questi aveva il cancro o l’aveva mai contratto. In Francia hanno osato di più, analizzando la causa di morte di 1000 apicoltori. Indovinate quanti di questi è morto di tumore? Nessuno. Invece gli agricoltori contraggono maggiormente il cancro, 100 volte di più rispetto agli apicoltori francesi.[…] E’ stato difficile smentire questa immunità che hanno gli apicoltori, ed uno che le ha studiate, come il professor Anderson di Aberdeen ha detto: Se hai le api e mangi il miele puoi vivere a lungo. 

Gli Apicoltori riescono a vivere più a lungo di tutti. La domanda che tutti voi vi sarete fatti è: Ma come fanno? Grazie al veleno delle api che possiede una sostanza conosciuta come la melittina, che è anti-batterica e citotossica. In più quando il veleno entra il circolo attiva due ghiangole: la corteccia surrenale e l’ipofisi, che secernono ormoni dall’effetto antinfiammatorio. Il tumore si genera quasi sempre dopo una brutta infiammazione ed il veleno aiuta a svegliare il sistema immunitario che risponde presente e quindi diventa anche una difesa per il cancro.  Ma anche mangiare il miele, il polline, la pappa reale ed il propoli farà bene alla vostra salute. Usando il miele al posto del solito zucchero come dolcificante farete del bene al vostro organismo che non produrrà dello zucchero in eccesso per le cellule. Il polline vi rinvigorisce come la pappa reale ed aiuta a rinforzare le difese immunitarie. Coordina anche il metabolismo e migliora le funzionalità cervello. Dicono che faccia bene anche ai capelli ed alla pelle, beh, provare per credere. Il propoli viene usato già dalle api come barriera difensiva quindi perché non usarlo qualche volta per curarci?

Attrezzi agricoli di una volta















Dieta e bilancio energetico

Dieta e bilancio energetico
I nutrienti contenuti negli alimenti che compongono la nostra dieta forniscono l’energia necessaria a far funzionare il nostro organismo. La spesa energetica è la somma di diverse componenti, tra cui l’attività fisica (sportiva o professionale) rappresenta solo un aspetto, spesso di secondaria importanza, in una società sempre più sedentaria.
Le componenti del dispendio energetico giornaliero
La principale componente della spesa energetica è rappresentata dal metabolismo basale. Il metabolismo basale corrisponde a tutte quelle azioni e reazioni esotermiche che avvengono all’interno dell’organismo e che ne garantiscono il funzionamento non solo durante la vita attiva, ma anche in condizioni di riposo. La costante attività degli organi interni, tra i quali particolarmente importanti sono cuore, cervello, rene e fegato, rappresenta la maggioranza delle azioni funzionali che consumano energia e che contribuiscono al metabolismo basale.
Il metabolismo basale si può misurare con diverse tecniche strumentali. La metabolimetria diretta prevede l’utilizzo di camere metaboliche all’interno delle quali i soggetti trascorrono una certa quantità di tempo e che permettono di misurarne tutti gli scambi termici. Questo metodo di misurazione del dispendio energetico è estremamente preciso, ma decisamente poco confortevole e pratico.
La calorimetria indiretta, invece, misura lo scambio gassoso valutando la quantità di ossigeno consumato e di anidride carbonica prodotta dal soggetto durante un determinato lasso di tempo. Ciò permette una misura robusta del consumo energetico (in condizioni di digiuno) senza la necessità di una strumentazione ingombrante e costosa. In generale, numerosi risultati di misurazioni dirette e indirette condotte negli anni per la valutazione del metabolismo basale in diverse categorie di soggetti costituiscono la base delle cosiddette “equazioni predittive”, che permettono di stimare il metabolismo basale di un soggetto a partire dal suo genere e dal suo peso (e anche dall’altezza se in fase di crescita).
Non tutti i tessuti che contribuiscono al peso corporeo sono però caratterizzati dal medesimo consumo energetico. Per esempio, il tessuto muscolare è metabolicamente molto più attivo rispetto a quello adiposo, e questo porta a inevitabili differenze nel metabolismo basale tra persone dello stesso sesso, peso e altezza, ma con percentuali di massa grassa differenti. In generale, si considera che le attività congiunte di cervello, cuore, fegato e reni rappresentino fino al 50% del metabolismo basale e che l’apparato muscolo-scheletrico ne rappresenti un ulteriore 25%. Esistono poi numerosi fattori, alcuni dei quali non ancora perfettamente chiariti, che coinvolgono il sistema endocrino e che influenzano il metabolismo basale pur restando al di fuori della semplice differenza tra tessuti metabolicamente attivi e tessuti a basso consumo di energia.
Nel contesto della spesa energetica giornaliera totale, si sommano al metabolismo basale altre due componenti fondamentali: l’attività fisica e la termogenesi indotta dalla dieta (diet-inducedthermogenesis, DIT). La prima, idealmente la più rilevante dal punto di vista quantitativo in soggetti molto attivi, è legata alle attività fisiche discrezionali che si svolgono durante la giornata.
L’intensità di tali attività viene definita da un valore detto “Indice Energetico Integrato” (IEI), espresso in multipli del metabolismo basale. Per esempio, se la semplice attività di lettura è caratterizzata da un IEI di 1,1, l’attività sportiva intensa può valere fino a 6. Questo significa che un’ora di lettura ci permette di consumare solo il 10% in più dell’energia spesa a riposo (il metabolismo basale), mentre un’ora di corsa ci costa ben 6 volte il metabolismo basale. Sommando tutte le attività della giornata si può calcolare il Livello di Attività Fisica (LAF), anch’esso calcolato come multiplo del metabolismo basale. Se per la maggior parte della popolazione il metabolismo basale rappresenta sempre più del 60-70% della spesa energetica giornaliera, esistono casi in cui il LAF supera il 2 (atleti), rendendo l’attività fisica discrezionale la prima voce tra quelle che contribuiscono al consumo totale di energia.
La DIT rappresenta un componente minore del consumo energetico giornaliero ed è costituita da tutte le attività che il nostro organismo svolge per disporre degli alimenti introdotti con la dieta.
I processi digestivi e di assorbimento, che coinvolgono tra le altre cose la secrezione di enzimi, l’afflusso sanguigno agli organi digestivi e i meccanismi di trasporto di nutrienti all’interno dell’organismo, contribuiscono per una percentuale fino al 10% della spesa energetica giornaliera.
Il fabbisogno energetico nella popolazione italiana è definito dai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) come “l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di attività fisica sufficiente per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un buono stato di salute a lungo termine”. Nella Tabella 1.1 sono riportati alcuni esempi tratti dai LARN.


L’energia introdotta con la dieta
Così come è possibile misurare il dispendio energetico, è abbastanza semplice valutare anche la quantità di energia che si introduce con gli alimenti. Infatti, ogni alimento apporta energia in funzione del suo contenuto in macronutrienti.
I tre macronutrienti principali sono rappresentati da carboidrati, grassi e proteine. I carboidrati, che si possono suddividere in semplici (es. gli zuccheri glucosio, fruttosio e saccarosio) e complessi (rappresentati principalmente dall’amido) apportano circa 4 kcal per grammo, così come le proteine. I grassi, invece, apportano in media 9 kcal per ogni grammo consumato. Tra i componenti energetici che non sono macronutrienti rientrano anche l’alcol e gli acidi organici, che, tuttavia, per limitato potere calorico e quantità introdotta (per gli acidi organici) e nel contesto di una sana alimentazione (per l’alcol) sono contributori secondari del bilancio energetico dell’individuo.
Il bilancio energetico
È evidente come la gestione del bilancio energetico possa influenzare drasticamente la tendenza a mobilitare o depositare massa corporea.
Idealmente, pur non entrando nel dettaglio dei numerosi processi legati alla spesa e all’introduzione energetica non facilmente controllabili, un bilancio energetico positivo (quando l’energia introdotta con la dieta è maggiore della spesa energetica) porta a un credibile aumento di peso, mentre un bilancio energetico negativo (quando la spesa energetica è maggiore dell’energia introdotta con la dieta) porta a una diminuzione del peso corporeo. Tuttavia, è interessante osservare come nel brevissimo termine (ore o anche giorni) esistano grandi differenze tra energia spesa ed energia introdotta con la dieta. Per mantenere un buon funzionamento fisiologico, l’organismo ha evoluto strategie che permettono di “tamponare” queste differenze in maniera estremamente efficace. Per esempio, la messa in riserva del glucosio, sotto forma di glicogeno nelle cellule muscolari e del fegato, è rapida e permette di reagire velocemente alle variazioni del bilancio energetico su base oraria. Sul lungo periodo, però, l’energia in eccesso viene stoccata sotto forma di grasso (trigliceridi, in tessuto adiposo).
Tuttavia, è interessante quantificare questa differenza per periodi molto lunghi. A tale proposito, ipotizzando che un individuo aumenti di 10 kg in 50 anni di vita (dai 25 ai 75 anni), si potrebbe considerare tale aumento di peso corporeo significativo anche dal punto di vista del rischio di malattia. Considerando però che il tessuto adiposo depositato non è costituito interamente da lipidi e che la sua densità energetica media è pari a 30 MJ per kg (più di 7000 kcal), si può rapidamente calcolare come, all’incirca, lo scarto positivo tra energia introdotta ed energia consumata nell’arco dei 50 anni dell’individuo si attesti sulle 4 kcal al giorno. In pratica, il soggetto di questo esempio ha sgarrato di 1 kcal a pasto, che corrisponde a circa un decimo di grammo di olio o quarto di grammo di zucchero da cucina.
Questo esempio serve a dimostrare come, in condizioni pienamente fisiologiche, l’organismo riesca a regolare il proprio bilancio energetico con un livello di precisione degno della migliore macchina automatica. Lo fa attraverso un fine tuning estremo, gestito mediante un’accurata regolazione delle sensazioni di fame e sazietà, alla modulazione del metabolismo basale e alla capacità percettiva del nostro cervello, senza necessariamente che siano coinvolti processi cognitivi.
Il tutto è estremamente affascinante, vista la nostra generale incapacità di valutare l’apporto energetico degli alimenti con un tale livello di precisione.
Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT)
È quindi piuttosto evidente come anche minimi spostamenti da questa fine regolazione nel metabolismo energetico possano portare a problemi di sovra- o sottopeso. Anche se l’evidenza non è sempre conclusiva, molto si è studiato e osservato sull’associazione che intercorre tra alcuni malfunzionamenti del sistema di regolazione dell’introduzione di alimenti e l’obesità. È stata inoltre osservata una relazione tra DIT e sovrappeso.
Sembra infatti che soggetti in sovrappeso o obesi consumino meno energia nell’utilizzare i nutrienti presenti negli alimenti consumati con la dieta.
Se si considera che, come detto in precedenza, la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) possa contribuire fino a un 10% della spesa energetica giornaliera, è semplice intuire come essa possa anche contribuire a un significativo e relativamente rapido aumento di peso.
Essendo la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) un fattore legato non solo all’individuo ma anche all’alimento, la scelta di alimenti che inducono una DIT più elevata potrebbe, ancora una volta nel contesto delle variazioni giornaliere di bilancio energetico, fare la differenza.
Una strategia innovativa per la gestione del bilancio energetico potrebbe quindi essere quella di individuare uno o più fattori che modifichino la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) di un alimento senza intaccarne la composizione in macronutrienti. Qualche osservazione sull’argomento esiste già. Nello studio di Scazzina et al. del 2011 è stato osservato come una colazione a basso indice glicemico, un parametro che descrive la capacità degli alimenti contenenti carboidrati di aumentare la glicemia dopo il loro consumo, sia in grado di aumentare significativamente la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) rispetto a una colazione isocalorica e composta praticamente dagli stessi nutrienti, ma ad alto indice glicemico. L’effetto sulla DIT si è dimostrato efficace per ben 8 ore dopo il consumo del pasto.
Conclusioni
Il mantenimento di un adeguato bilancio energetico è fondamentale per un buono stato di salute e per evitare sovrappeso e obesità, due fenomeni in aumento nelle nostre società sedentarie. Il nostro organismo è capace, come in molte altre situazioni (si pensi solo alla temperatura corporea o alla frequenza cardiaca), di regolare finemente la spesa energetica e l’introduzione di energia con la dieta. Tuttavia, anche alla luce delle emergenti osservazioni di fattori che vanno oltre la nostra discrezionalità nel modulare il bilancio energetico, devono essere fatte scelte consapevoli per prevenire o contrastare un deragliamento di questo efficace meccanismo fisiologico. Oltre a rifuggire la vita sedentaria, aumentando la quantità di attività fisica discrezionale, la ricerca nutrizionale ha dimostrato come, per esempio, specifiche scelte alimentari possano contribuire a un aumento della DIT, una strategia potenzialmente vincente nei confronti dell’insorgenza del sovrappeso.
Bibliografia
Frayn, K. Metabolic Regulation: A Human Perspective. 3rd Edition. Ed. Wiley-Blackwell, 2013
LARN. Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana. IV Revisione. Milano: Ed. SICS, 2014

Scazzina F, Del Rio D, Benini L, et al. The effect of breakfasts varying in glycemic index and glycemic load on dietary induced thermogenesis and respiratory quotient. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2011; 21: 121-5

Xylella 29 novembre 2015



venerdì 27 novembre 2015

Agricoltura perché? liberamente tratto dall’articolo del Dr. Nicola Gozzoli Presidente Insieme per la Terra


Agricoltura perché? liberamente tratto dall’articolo del Dr. Nicola Gozzoli Presidente Insieme per la Terra
Per gli under 35 l’agricoltura è una strada tutta in salita: in Italia dal 2010 al 2015 il 27,4% dei giovani ha dovuto chiudere l’azienda.
«Boom di giovani che tornano in campagna», «Non finisce gli studi per dedicarsi alla pastorizia», «Ritornano gli antichi mestieri». Sono solo alcuni dei titoli che capita di vedere sui giornali o in molti programmi televisivi che la domenica raccontano l’agricoltura. Un’agricoltura molto bucolica, spesso romantica, che fin dagli anni ’80, quando debuttò nei piccoli schermi il film cult di Renato Pozzetto, Il Ragazzo di Campagna, propone un modello che però è lontano dalla realtà.
Non porto camicie a quadri, non canto e non ballo sull’aia, non bevo dal fiaschetto di paglia – anche se il buon vino non lo disprezzo – parlo l’inglese e, per programmare l’attività in campagna, mi affido più ai software che alle lune o ai calendari della nonna.
Fuori dagli spot la verità sulla vita del contadino è certamente più vicina a quella che emerge dai dati di Unioncamere, aggiornati a luglio 2015, raccolti e consultabili sul sito del Registro delle Imprese Camera di Commercio.
Soffermandoci sui valori inerenti la panoramica giovanile, la fotografia è la seguente: dal 2010 al 2015 in Italia le aziende agricole gestite da under 35 che hanno chiuso sono 17.828 pari al -27,4 % del totale.
Un altro titolo che spesso si legge, riguarda l’aumento dei giovani alla guida di imprese agricole. Invece l’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di difficoltà nell’effettuare il ricambio generazionale. Ricambio che poi non avviene, perché quando il figlio eredita l’azienda, nella maggior parte dei casi solo alla morte del padre, questo o ha già intrapreso un’altra carriera oppure l’azienda è già fallita.
Ultimo titolo che vorrei confutare è il rapporto tra l’aumento di iscritti a facoltà universitarie di tipo agricolo, con un forte ritorno alla Terra. Queste iscrizioni infatti, non portano a nuove imprese agricole, anche perché il grande problema in Italia è l’accesso alla terra, oltre che al credito, difficoltà che oggi rendono impossibile ad un giovane partire da zero. Questo può avvenire solo in qualche programma della domenica, verso l’ora di pranzo.
Nell’anno accademico 2014-2015, rispetto all’anno precedente sono crollate dell’8.9% le iscrizioni ai corsi di Tecnologie e Scienze Agrarie, pure Scienze Alimentari registra un calo del 17.5%. Unico corso che regge è Produzioni animali con un incremento del 7.8%.
La provincia di Lecce ha aziende agricole che producono di tutto, viste le caratteristiche geologiche e climatiche, che rendono la nostra provincia davvero unica. A Lecce troviamo coltivati dai cereali al mais, dalla bietola ai foraggi, dalla vite all’olio, dalla verdura al noce pecan, dalla pesco al kiwi; nelle stalle la zootecnia è rappresentata da pecore, vacche da latte, da carne, da galline e polli, dai conigli ai cavalli.
L’innovazione tecnologica è entrata nei nostri campi, dove ormai sempre più aziende, specialmente quelle gestite da under 35, vedono l’installazione sui trattori, di impianti satellitari che permettono di lavorare conoscendo la superficie su cui si opera, determinando un minor spreco di carburante. Questa tecnologia sta determinando una agricoltura sempre più sostenibile e capace di intervenire in maniera mirata sui vari problemi. Anche se non è’ finita l’epoca dei diserbi scellerati e non pianificati.

Innovazione è anche sapere scegliere nuove coltivazioni, studiare il mercato assecondando una tendenza che fino pochi anni fa era inimmaginabile. Si pensi al basilico, la stevia, il ritorno alla canapa, solo per citare alcuni esempi.
Oggi l’imprenditore agricolo, così come lo definisce l’articolo 2135 del codice civile italiano, è una figura che racchiude in sé molte professionalità: per avere successo deve esser agronomo, fitopatologo, economo, meterologo, analista di mercato, manager, burocrate, perché oggi le conoscenze richieste sono maggiori rispetto a ieri. L’agricoltura è quindi un bel settore dove lavorare, non certo perché lo dicono i media, ma perché lo si percepisce dopo un solo giorno lontani dalla propria azienda.


premio da 70mila euro per i giovani in agricoltura

Approvato il regolamento attuativo delle agevolazioni per l’insediamento di giovani in agricoltura. Un premio di 70mila euro per l’insediamento e possibilità di accedere ad un mutuo. L’obiettivo della misura, gestita da Ismea, è favorire il ricambio generazionale in agricoltura mediante l’inserimento di giovani nella conduzione di imprese agricole competitive.

Soggetti beneficiari
Sono beneficiari delle agevolazioni i giovani agricoltori, anche organizzati in forma societaria, che intendono insediarsi per la prima volta in una impresa agricola in qualità di capo azienda e che presentino un piano aziendale per lo sviluppo dell’attività agricola articolato su un periodo di almeno 5 anni che dimostri la sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione. Sono esclusi dalle agevolazioni i giovani che si insediano in aziende create dal frazionamento di aziende esistenti.

Requisiti
età compresa tra i 18 ed i 39 anni al momento di spedizione della domanda del beneficiario. In caso di società di persone o di capitali il requisito dell’età deve essere dimostrato per la maggioranza assoluta e numerica. L’esercizio dell’attività agricola nel territorio nazionale. L’insediamento deve avvenire successivamente alla presentazione della domanda di ammissione all’agevolazione che decorre dalla data di assunzione della gestione dell’azienda.

Per l’insediamento deve avvenire in azienda che rispetti almeno il numero di UDE – ULU minimo previsto dal PSR 2014 – 2020. Il beneficiario si impegna a condurre l’azienda per un periodo minimo di cinque anni a decorrere dall’insediamento, salvo cause di forza maggiore.

Condizioni
1) Presentazione di un piano aziendale che dimostri la sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione di leasing in relazione allo sviluppo dell’attività agricola articolato su un periodo di almeno 5 anni.
Il piano aziendale può prevedere, laddove necessario, investimenti diretti all’ammodernamento aziendale, eventualmente finanziati da altre fonti pubbliche nazionali o comunitarie.

2) Possedere adeguate capacità e competenze professionali attestate da titolo di studio o da esperienza lavorativa di almeno 2 anni in qualità di coadiuvante ovvero di lavoratore agricolo documentata dall’iscrizione al relativo regime previdenziale oppure attestato di frequenza con profitto a idonei corsi di formazione nazionali o regionali.

E’ concesso al giovane un periodo di adattamento non superiore a 36 mesi a decorrere dalla data in cui è stata assunta la decisione individuale di concessione dell’aiuto per soddisfare i requisiti relativi alla capacità e competenza professionale, purché tale esigenza sia indicata nel piano aziendale.

Agevolazioni
Il premio di insediamento è concesso nel quadro di un’operazione di leasing finanziario concesso da Ismea, finalizzata all’acquisizione dell’azienda agricola ed è erogato in due tranches nell’arco di un periodo massimo di cinque anni. Il leasing dovrà essere rimborsato in rate semestrale posticipate.

Il premio di insediamento è concesso in conto interessi, ad abbattimento delle rate, da restituire secondo un piano di ammortamento, di durata variabile, a scelta del soggetto beneficiario, tra un minimo di 15 anni e un massimo di 30 anni. L’intensità dell’aiuto è calcolata sulla base del tasso di riferimento fissato periodicamente dalla Commissione europea per le operazioni di attualizzazione, vigente al momento della
concessione del sostegno.

Criteri di valutazione della domanda.
sussistenza dei requisiti soggettivi e oggettivi;
validità tecnica, economica e finanziaria dell’iniziativa proposta, con specifico riferimento a: attendibilità professionale del soggetto proponente; affidabilità del piano finanziario; redditività e livello tecnologico del progetto; potenzialità del mercato di riferimento.

Esclusioni

Soggetti che hanno già ottenuto un premio di primo insediamento
Soggetti che si insediano in società nelle quali in precedenza si era già insediato un altro giovane beneficiario
Soggetti che hanno già acquisito la qualifica di contitolare di una impresa o di una società Agricola.
Operazioni tra coniugi e figli
Tra coniugi
Tra affini entro il 1° grado (suocera/o – genero/nuora)
Tra società quando uno dei soci amministratori della società venditrice sia socio/amministratore della società acquirente

Soggetti richiedenti che svolgono attività agromeccanica.

Xylella 27 novembre 2015


giovedì 26 novembre 2015

Microbioma

Un corpo fisico umano medio è costituito da circa 10 elevato alla 13 (10,000,000,000,000 o circa dieci trilioni) di cellule. I microorganismi che
risiedono nel corpo umano adulto sono stimati intorno a 10 elevato alla 14 cellule, il che equivale a dire che il 90% del nostro corpo non è umano.
Ovviamente le cellule umane continuano a contribuire per la maggior parte
del nostro peso corporeo in quanto essendo i batteri residenti costituiti da
cellule molto più piccole di quelle umane il loro peso collettivo è solo di circa
900 grammi.
Il microbioma è definito come la collezione completa dei microbi (batteri, funghi, virus ecc) che coesistono naturalmente nel corpo umano. Lo studio del microbioma umano può condurre a nuovi concetti e linee guida di valore nel campo della nutrizione umana, nella scoperta di nuovi farmaci e nella medicina preventiva. Tali studi possono accrescere enormemente la nostra comprensione di malattie complesse quali l’obesità, il cancro e le malattie immunitarie come ad esempio l’asma.
A tal fine il National Institutes of Health Americano ha lanciato il progetto denominato “The Human microbiome project (HMP)” allo scopo di identificare e caratterizzare i microrganismi associati ad un corpo sano e quelli presenti in un corpo malato. Si tratta di un progetto quinquennale ben strutturato e con un budget totale di 115 milioni di dollari. Il fine ultimo di questo progetto e di altri simili è quello di testare se cambiamenti nel microbioma umano sono associati a stati di salute o di malattia nell’uomo.
In Europa il progetto METAHIT (Metagenomics of the human intestinal tract) è stato finanziato con 11,4 milioni di euro attraverso il tema ‘Salute’ del Settimo programma quadro (7° PQ). Il progetto quadriennale è partito nel 2008 e riunisce 14 partner provenienti da Cina, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito.
Nello studio in questione, i ricercatori METAHIT hanno analizzato il DNA microbico trovato nei campioni di feci prelevati da 124 adulti europei.
Tra i partecipanti allo studio - provenienti da Danimarca e Spagna - vi erano persone di peso normale, in sovrappeso e obese. Alcune soffrivano anche di malattie infiammatorie intestinali (MII). Nel corso della loro ricerca, il team ha sequenziato 576,7 gigabase di materiale genetico, più di qualsiasi altro studio fino ad oggi. La serie di geni microbici comprende 3,3 milioni di geni, cosa che la rende 150 volte più grande del genoma umano. Oltre il 99% delle specie microbiche nei campioni è risultato essere composto da batteri; sono state individuate 1.150 specie, molte delle quali nuove per la scienza. Ogni individuo presentava almeno 160 specie di microbi nelle sue viscere, e i ricercatori sono rimasti sorpresi di scoprire che le comunità microbiche intestinali riscontrate nei campioni erano abbastanza simili tra loro (J. Qin, 2010).

Oltre ai progetti sopra citati, nel resto del mondo sono state finanziate altre ricerche simili tra le quali possiamo ricordare: Human Meta Genome Microbiome Initiative Consortium (Japan) $10 million, MicroObes (France) $3 million, Meta-GUT (China) $1.5 million, Human Gastric Microbiome (Singapore) $750,000, Australian Urogenital Microbiome Consortium $600,000.
Tratto da Biodiversità nel microbioma umano: implicazioni sui processi cognitivi e coevolutivi di Massimo Pregnolato e Marcello Andriola

Zollino (Lecce) i legumi nelle aiuole del paese


Sul Quotidiano del 26 novembre 2016 la notizia dell'avvio di un'esperinza di agricoltura sociale che vede protagonisti il Comune di  Zollino, l'Ass. Philos, lo SPRAR "Kalos Irtate", la Coop. di Comunità Jemma e il Laboratorio Urbano Salento Km0.
I ragazzi extracomunitari si prenderanno cura di alcuni spazi del verde pubblico piantando nelle varie aiuole le leguminose tipiche del paese. In particolare il famoso pisello nano e la fava di Zollino, riconosciuti Prodotti Agroalimentari Tradizionali, ma anche il cece nero, un ecotipo recentemente riscoperto e riproposto.

ortofarmacia e "La cena di Santa Lucia" del 12 dicembre 2015 presso Villa Diana a Lizzanello


Con la tendenza all’urbanizzazione e l’ampliamento dei legami comunitari, il cittadino moderno abitante nel Salento leccese, si trova ad affrontare ogni giorno semplici scelte alimentari, senza avere un criterio da seguire. Sradicate le conoscenze che si potevano avere nel passato su tradizione, cultura e qualità gastronomica, la maggior parte delle salentine e dei salentini si trova a basare le proprie scelte su parametri di convenienza economica e segnali pubblicitari.
La tradizione e la cura con cui viene svolto il lavoro artigianale passano in secondo piano rispetto alle abilità trasmesse dalle grandi industrie, che propongono un’ampia scelta di prodotti costruiti per risultare attraenti.
In questo scenario noi di ortofarmacia che facciamo tutto a livello artigianale abbiamo trovato un nostro spazio, supportato da profonde conoscenze culturali in grado di promuoverne la tutela.
Ci siamo chiesti se fosse possibile creare un mezzo di comunicazione in grado di risvegliare la curiosità e il desiderio di conoscenza nella mente delle salentine e dei salentini, in modo da far percepire loro i veri benefici dei prodotti artigianali ancor prima di compiere l’acquisto.
Per rispondere, abbiamo analizzato l’attuale situazione e ci siamo resi conto che il sovraccarico informativo possa essere paradossalmente nocivo: le salentine e i salentini moderni, pur disponendo di fonti sicure e controllate, non godono tuttora di uno strumento in grado di aiutarli a portare a termine scelte appaganti. Neanche in una situazione tanto semplice quanto la spesa domestica.
Abbiamo cercato quindi di distinguere quelli che sono i principali atteggiamenti nei confronti degli alimenti, evidenziando come il rapporto con il cibo possa assumere diversi aspetti a seconda di chi sia il soggetto che vi entra in relazione.
Dagli appassionati conoscitori ed esperti, che non nutrono  alcuna esitazione nel momento in cui si trovano davanti alla scelta di un prodotto rispetto ad un altro, a coloro che hanno perso un legame importante con le caratteristiche della qualità e bontà degli alimenti. Fra critica, indifferenza e piacere abbiamo delineato una panoramica su quelle che sono le relazioni più frequenti accentuando, infine, quanto la cultura possa aiutare a raggiungere una fruizione completa e soddisfacente del cibo.
Nel tentativo di comprendere quali siano le variabili più rilevanti per una percezione allettante di un prodotto, abbiamo approfondito il ruolo dell’immagine nella società moderna.
Questo ci ha portato a osservare come l’orientamento verso la “perfezione” visiva porti i media ad usare l’immagine per attrarre su di sé l’attenzione e il desiderio del pubblico. La “perfezione” visiva delle grandi industrie, quindi, seduce ed allo stesso tempo illude la percezione, mettendo in ombra i prodotti artigianali di qualità che non hanno mezzi per riuscire a fare una comunicazione in grado di contrastarla.
Passando attraverso una riflessione sul consumo critico e sull’importanza dell’avere una consapevolezza in grado di orientare gli acquisti, ci siamo soffermati sul tema delle influenze dell’informazione, esaminando alcuni casi che ne dimostrano l’effettiva rilevanza.
Infine, nel desiderio di creare una nuova fonte di informazione, capace di restituire, almeno in minima parte, quel sentimento di umanità ed autenticità racchiuso nei prodotti artigianali, abbiamo messo in atto proposto un nuovo modello di comunicazione denominato ortofarmacia.

Un prototipo di questo nuovo strumento è
la cena di Santa Lucia del 12 dicembre 2015 presso Villa Diana a Lizzanello, per dare un’idea di come comunicare un messaggio che sottolinei le proprietà gustative, etiche e solidali caratteristiche della maggior parte dei prodotti artigianali.

DOMENICA 6 DICEMBRE RIAPRIAMO DI NUOVO LA CAVA DI VIA SAN CESARIO

DOMENICA 6 DICEMBRE RIAPRIAMO DI NUOVO LA CAVA DI VIA SAN CESARIO PER PERMETTERE LA VISITA DELLA FORESTA URBANA A TUTTI COLORI CHE HANNO PERSO L’OCCASIONE LA SCORSA SETTIMANA.
Visto il successo di sabato scorso abbiamo deciso di organizzare insieme al WWF Salento un’altra giornata alla cava di via San Cesario per visitare insieme a guide esperte e appassionati la foresta urbana nascosta nel centro della città. Questa volta, però, lo facciamo di domenica. 
APPUNTAMENTO ALLE 10 DI DOMENICA 6 DICEMBRE. SIETE TUTTI INVITATI!
Di recente, grazie al programma comunale di Rigenerazione Urbana, il WWF Salento, in un anno e mezzo di lavoro, avvalendosi dell’aiuto di tanti studenti leccesi, ha potuto rendere fruibile al pubblico questo grande e prezioso polmone verde nato per caso appena sotto il livello stradale.
La giornata sarà anche un’occasione per promuovere le buone pratiche ecologiche e prendersi cura della natura mettendo a dimora specie vegetali tipiche dell’ambiente salentino in spazi dove erano presenti delle piccole vecchie discariche di rifiuti ora bonificate.
La cava oggi è un incredibile foresta, abitata da una rigogliosa e preziosa vegetazione e da molti animali e custodisce ancora oggi “e tracce del lavoro dei cavamonti. Molta di quella pietra da loro estratta è stata utilizzata per costruire i pezzi più importanti della città e, quindi, domenica si potrà vedere come archeologia industriale e natura si fondono in un incredibile spettacolare connubio.

Fonte: Profilo Facebook dell'Assessore Andrea Guido https://www.facebook.com/andrea.guido.5




Xylella 26 novembre 2015