All'ecologia oggi tocca il primato delle scienze di Stefano
CRISTANTE
Ci sono parole che usiamo abitualmente sulla cui genesi non
sappiamo granché. È il caso della parola “ecologia”. Chi ha più o meno una
cinquantina d’anni e un background “movimentista” ricorda forse di averla
sentita pronunciare nei tardi anni ’70, ma fu negli anni ’80 che l’espressione
prese a circolare diffusamente nell’insieme della società attraverso i mezzi di
comunicazione di massa. Forse perché nel 1986 ci fu il disastro di Chernobyl,
madre di tutte le contaminazioni ambientali prodotte dall’uomo.
Come contrappeso alla catastrofe nucleare e alle sue
conseguenze la parola “ecologia” si invigorì, e divenne la sintesi concettuale
di un nuovo modo di intendere l’ambiente: la natura smise di essere considerata
una specie di enorme giocattolo nelle mani di giocatori senza scrupoli,
disposti a ogni forma di manipolazione e di sfruttamento intensivo a fini di
profitto, e la produzione di energia venne per la prima volta associata agli
aggettivi “pulita” e “verde”. La parola ecologia deriva dal greco, come tante
parole del nostro lessico. Oikos (casa) più logos (discorso, in questo caso
“scientifico”).
Quando i greci dicevano “casa” intendevano qualcosa di più
grande e di più impegnativo della dimora domestica: con una certa libertà,
potremmo definire casa sinonimo di mondo, di pianeta. Quindi l’ecologia
rappresenta la scienza che si occupa del mondo come insieme vivente. A
differenza di altre discipline scientifiche, che si occupano del mondo come
insieme di scambi di oggetti e risorse tra individui organizzati, l’ecologia
tratta degli equilibri tra natura ed esseri umani, pensando gli esseri umani
come una parte specifica della natura stessa.
Una visione di questo tipo implica un cambiamento radicale
nell’organizzazione mentale della società. La distinzione di Cartesio tra res
cogitans (noi umani) e res extensa (la natura) aveva generato l’idea del
dominio dell’uomo sulle risorse naturali come un dato di fatto: solo noi
pensiamo, quindi solo noi “siamo consapevolmente”. Il sottotesto di questo
pensiero è che esiste una gerarchia nel pianeta, e che l’homo sapiens è nato
per dominare e sottomettere la natura a proprio piacimento. I filosofi
utilitaristi e i fondatori del pensiero liberale affrontarono poi l’ambiente
come un nemico da piegare alle esigenze “naturali” del profitto, e il marxismo
non ha messo in discussione questo paradigma e ha insistito sulla necessità
dello sviluppo delle forze produttive anche dentro la teorizzazione della lotta
fra classi. Una visione industrialista pervade storicamente sia il capitalismo
sia il socialismo.
L’ecologia si è quindi manifestata non solo come una nuova
scienza, ma come una nuova speranza: vista con le lenti delle scienze sociali,
l’ecologia ha messo in moto valori e azioni concrete, cambiando la società.
Tuttavia, anche se sentiamo circolare la parola ecologia solo da poco più di
trent’anni, essa viene da più lontano. Nel 1866 un singolare scienziato
tedesco, Ernst Haeckel (1834-1919), biologo, zoologo e filosofo, formalizzò il
concetto. Haeckel era un personaggio eclettico che amava la scienza e l’arte:
stupiscono per precisione ed esattezza le sue raccolte di disegni delle forme
naturali più varie (coralli, insetti, rane, pipistrelli, eccetera) colte nelle
loro miracolose geometrie e simmetrie di dettaglio.
A 32 anni Haeckel, che si dichiarava discepolo di Darwin,
scrisse “La morfologia generale degli organismi”, in cui usò per la prima volta
il termine ecologia, definita come “la scienza delle interazioni tra organismi
e componenti biotiche e abiotiche del loro ambiente”, una definizione che pone
le basi di una concezione ecosistemica della bio-sfera, concezione che in
seguito Haeckel sviluppò anche dal punto di vista filosofico, descrivendo il tutto
vivente come un insieme di forme sensibili alla materia e allo spirito,
riprendendo la teoria delle monadi di Spinoza. La Federazione Europea delle
Società di Ecologia (Eef) ha deciso di festeggiare il 150° anniversario
dell’enunciazione del concetto di ecologia da parte di Haeckel. L’insieme delle
iniziative internazionali dell’anniversario sarà esposto il prossimo 2 febbraio
al Rettorato dell’Università del Salento da Alberto Basset (Presidente di Eef,
docente di Ecologia presso Unisalento), da Emilia Chiancone (Presidente
dell’Accademia Nazionale delle Scienze) e da Giuseppe De Matteis (Wwf Oasi). Il
primo appuntamento in programma si terrà a Lipsia in aprile, e sarà un convegno
internazionale per approfondire il significato teorico dell’ecologia, ridiscutendo
i collegamenti tra evoluzione, fisiologia e biogeografia. Questioni
evidentemente complesse che riguardano in primo luogo gli scienziati. Ma,
sottolineano gli organizzatori del 150° nel nome di Haeckel, il discorso
ecologico non può restare appannaggio della sola scienza. La visione del mondo
come ecosistema riguarda tutti, così come la consapevolezza delle bio-diversità
e dell’interdipendenza tra specie. L’amore che molti giovani e giovanissimi
dichiarano per gli animali e le piante è incoraggiante, ma non basta. La
coscienza ecologica presuppone una conoscenza diffusa sui collegamenti tra le
bio-diversità: se l’uomo interviene sulla natura, deve essere certo che le
modifiche apportate non causeranno conseguenze negative nell’ecosistema.
Quando ci viene detto che trivellare i mari o produrre
energia fossile porta ricchezza, stanno mentendoci. Eventuali profitti (a
vantaggio di chi?) non compensano il saccheggio dell’ambiente e peggiorano la
nostra vita. L’ecologia chiede di guardare il nostro destino come intero, come
un cosmo. Possiamo scegliere se essere le ultime generazioni di saccheggiatori
del pianeta o i primi umani ravveduti e in grado di invertire la rotta. Gli
studiosi di ecologia insistono sul concetto di sostenibilità, chiedendone una verifica
puntigliosa ogni volta che gli uomini intervengono sull’ambiente, valutando
attentamente gli effetti che da quegli interventi scaturirebbero, senza
limitarsi ai più immediati. È un modo di pensare che implica responsabilità e
coraggio culturale e che, 150 anni dopo la fatidica coniazione, merita un
riconoscimento unanime: l’ecologia è oggi la scienza “umana” per definizione.
Stefano Cristante
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Venerdì 29 Gennaio 2016, 20:14 –