L'orto degli ulivi per sperare in una moderna olivicoltura
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Intervista al presidente di Copagri Lecce Fabio Ingrosso che spiega lanuova forma di sperimentazione che consiste nell'allestire un campo sperimentale dove si valutano la resistenza e la tolleranza di alcune varietà di olivo.
Dal Salento. È dei giorni scorsi la notizia della ricerca del Cnr di Bari che ha messo in luce alcune caratteristiche della varietà FS17 detta anche Favolosa che parrebbe diversamente suscettibile al batterio Xylella fastidiosa. La varietà è noto sia stata selezionata dal prof. Giuseppe Fontanazza già direttore dell’Istituto di ricerche sull’olivicoltura del Cnr di Perugia.
Abbiamo incontrato il Presidente di Copagri di Lecce Fabio Ingrosso che è stato contattato per allestire un capo sperimentale che valutasse la possibile resistenza o tolleranza delle varietà di olivo ottenute dal prof. Fontanazza e dal dott. Giuseppe Vergari già ricercatore presso lo stesso istituto del prof Fontanazza.
Come mai il prof. Fontanazza si è rivolto a voi per l’allestimento di questo importante campo sperimentale quindi un orto degli ulivi?
Siamo in contatto e collaboriamo da tempo e da questa collaborazione è nata l’idea di cercare una soluzione che potesse vedere, oltre alle cultivar storiche Cellina e Ogliarola, sulle quali si sta continuando l’attività di ricerca finalizzata al raggiungimento di una convivenza fra patogeno batterio e ospite pianta, anche altre varietà italiane che possano essere coltivate in tutta tranquillità in virtù di una tolleranza o, meglio, una resistenza al patogeno.
Avete già incontrato il prof. Fontanazza?
In questi giorni dopo aver sentito il prof. Francesco Lops e la dott.ssa Antonia Carlucci dell’Università di Foggia che hanno la direzione scientifica dei progetti di ricerca in atto per condividere con loro l’idea di questa nuova linea di ricerca, abbiamo chiesto e ottenuto un incontro all’accademico Umbro e quindi ci siamo recati a Perugia.
Che cosa avete chiesto al prof. Fontanazza?
La prima cosa che gli abbiamo chiesto è quella di metterci in condizione di dare risposte alle tante domande degli imprenditori agricoli del Salento. Questi ultimi infatti non sanno che fare.
E che cosa vi ha detto il professore?
Il prof . Fontanazza ha subito approvato la linea di ricerca che stiamo seguendo perché può ottenere la convivenza tra le varietà esistenti e il patogeno. Inoltre ha suggerito di allargare l’indagine su altri genotipi in suo possesso.
Da più parti viene chiesto di scegliere per il Salento varietà di olivo che tengano conto delle caratteristiche del territorio. Il prof. Fontanazza ha tenuto conto di ciò?
Abbiamo fatto presente proprio questo al prof. Fontanazza, che per questo motivo ci ha affidato un cospicuo numero di genotipi da lui ottenuti attraverso l’incrocio per selezionare quelli resistenti o tolleranti al batterio, ma non solo, gli abbiamo anche chiesto che i genotipi venissero testati nei nostri ambienti affinché si possa verificare l’adattabilità alle condizioni climatiche e ambientali del Salento considerato che molti dei nostri oliveti sono coltivati in asciutto e che solo dopo secoli si è ottenuto quello che è oggi il paesaggio salentino.
Avremo quindi una nuova ricerca? Qual è il motivo che vi spinge a farla?
Tutti i nostri sforzi sono stati coerentemente profusi per ottenere la salvaguardia del nostro paesaggio. Ci siamo resi conto comunque che la ricerca è indispensabile perché, così come si evolvono i tempi che mutano le consuetudini, così accade per la nostra agricoltura. Siamo impegnati a cercare nuovi genotipi ma nello stesso tempo siamo determinati ad agire garantendo la continuità tra questo paesaggio e il paesaggio che verrà dopo.
Il Cnr di Bari ha scoperto questa particolare caratteristica della Favolosa. Intendete condividere le informazioni con questo ente di ricerca?
Noi abbiamo sempre sostenuto che tutti devono poter fare ricerca liberamente e quindi siamo assolutamente disponibili alla condivisione delle informazioni con questi scienziati che hanno scoperto questa importante caratteristica nella varietà FS17. Questo ci spinge a verificare gli altri genotipi perché sia noi ,che i ricercatori del Cnr di Bari, pur da prospettive diverse, guardiamo tutti ad una stessa direzione ovvero alla soluzione del problema.
Con quali risorse finanziarie intendete fronteggiare i costi della ricerca?
Per la realizzazione del campo sperimentale, sino a questo momento, non c’è nessun finanziamento. Noi così come gli scienziati dell’Università di Foggia continueremo a mettere a disposizione la nostra opera di volontariato così come sta facendo l’azienda che ha messo a disposizione il campo e i mezzi e quant’altro dovesse servire per la conduzione del campo sperimentale.
Anche questo tentativo messo in atto speriamo che possa tranquillizzare l’Europa, in maniera tale da ottenere immediatamente la possibilità di reimpiantare gli oliveti, e a dare una speranza al Mondo agricolo che è fatto da imprese e da piccoli coltivatori e che è protagonista di giuste e sacrosante proteste.
Antonio Bruno
Abbiamo incontrato il Presidente di Copagri di Lecce Fabio Ingrosso che è stato contattato per allestire un capo sperimentale che valutasse la possibile resistenza o tolleranza delle varietà di olivo ottenute dal prof. Fontanazza e dal dott. Giuseppe Vergari già ricercatore presso lo stesso istituto del prof Fontanazza.
Come mai il prof. Fontanazza si è rivolto a voi per l’allestimento di questo importante campo sperimentale quindi un orto degli ulivi?
Siamo in contatto e collaboriamo da tempo e da questa collaborazione è nata l’idea di cercare una soluzione che potesse vedere, oltre alle cultivar storiche Cellina e Ogliarola, sulle quali si sta continuando l’attività di ricerca finalizzata al raggiungimento di una convivenza fra patogeno batterio e ospite pianta, anche altre varietà italiane che possano essere coltivate in tutta tranquillità in virtù di una tolleranza o, meglio, una resistenza al patogeno.
Avete già incontrato il prof. Fontanazza?
In questi giorni dopo aver sentito il prof. Francesco Lops e la dott.ssa Antonia Carlucci dell’Università di Foggia che hanno la direzione scientifica dei progetti di ricerca in atto per condividere con loro l’idea di questa nuova linea di ricerca, abbiamo chiesto e ottenuto un incontro all’accademico Umbro e quindi ci siamo recati a Perugia.
Che cosa avete chiesto al prof. Fontanazza?
La prima cosa che gli abbiamo chiesto è quella di metterci in condizione di dare risposte alle tante domande degli imprenditori agricoli del Salento. Questi ultimi infatti non sanno che fare.
E che cosa vi ha detto il professore?
Il prof . Fontanazza ha subito approvato la linea di ricerca che stiamo seguendo perché può ottenere la convivenza tra le varietà esistenti e il patogeno. Inoltre ha suggerito di allargare l’indagine su altri genotipi in suo possesso.
Da più parti viene chiesto di scegliere per il Salento varietà di olivo che tengano conto delle caratteristiche del territorio. Il prof. Fontanazza ha tenuto conto di ciò?
Abbiamo fatto presente proprio questo al prof. Fontanazza, che per questo motivo ci ha affidato un cospicuo numero di genotipi da lui ottenuti attraverso l’incrocio per selezionare quelli resistenti o tolleranti al batterio, ma non solo, gli abbiamo anche chiesto che i genotipi venissero testati nei nostri ambienti affinché si possa verificare l’adattabilità alle condizioni climatiche e ambientali del Salento considerato che molti dei nostri oliveti sono coltivati in asciutto e che solo dopo secoli si è ottenuto quello che è oggi il paesaggio salentino.
Avremo quindi una nuova ricerca? Qual è il motivo che vi spinge a farla?
Tutti i nostri sforzi sono stati coerentemente profusi per ottenere la salvaguardia del nostro paesaggio. Ci siamo resi conto comunque che la ricerca è indispensabile perché, così come si evolvono i tempi che mutano le consuetudini, così accade per la nostra agricoltura. Siamo impegnati a cercare nuovi genotipi ma nello stesso tempo siamo determinati ad agire garantendo la continuità tra questo paesaggio e il paesaggio che verrà dopo.
Il Cnr di Bari ha scoperto questa particolare caratteristica della Favolosa. Intendete condividere le informazioni con questo ente di ricerca?
Noi abbiamo sempre sostenuto che tutti devono poter fare ricerca liberamente e quindi siamo assolutamente disponibili alla condivisione delle informazioni con questi scienziati che hanno scoperto questa importante caratteristica nella varietà FS17. Questo ci spinge a verificare gli altri genotipi perché sia noi ,che i ricercatori del Cnr di Bari, pur da prospettive diverse, guardiamo tutti ad una stessa direzione ovvero alla soluzione del problema.
Con quali risorse finanziarie intendete fronteggiare i costi della ricerca?
Per la realizzazione del campo sperimentale, sino a questo momento, non c’è nessun finanziamento. Noi così come gli scienziati dell’Università di Foggia continueremo a mettere a disposizione la nostra opera di volontariato così come sta facendo l’azienda che ha messo a disposizione il campo e i mezzi e quant’altro dovesse servire per la conduzione del campo sperimentale.
Anche questo tentativo messo in atto speriamo che possa tranquillizzare l’Europa, in maniera tale da ottenere immediatamente la possibilità di reimpiantare gli oliveti, e a dare una speranza al Mondo agricolo che è fatto da imprese e da piccoli coltivatori e che è protagonista di giuste e sacrosante proteste.
Antonio Bruno