venerdì 13 dicembre 2019

Sulle strade del tesoro dei poveri 'Ma io vivo grazie a quelle foglie'


LIZZANELLO - Primavera, è tempo di piantare. In oltre cinquanta comuni del Salento, terre predilette, ricche, fertili, profonde e fresche, i coltivatori di tabacco s' affidano al cielo e ai mercati monetari. Da tre anni piantano e producono, da tre anni il prodotto è là, in grandi balle, una sull' altra. Colpa della crisi del rublo più che delle campagne contro il fumo tipo «il tabacco nuoce alla salute». Andate a spiegarlo ai contadini leccesi, che con le foglie di tabacco vendute hanno fatto i figli medici o professionisti, andate a dire loro che il tabacco è un attentato alla salute. Di tabacco ci vivono e per loro questa crisi internazionale che blocca le balle di prodotto nei magazzini cosa buona certo non è. Che fare allora? La vita in campagna è fatta di cicli. E allora si va avanti a denti stretti, fiduciosi che il buio passerà. «Io le mie piantine pronte ce l' ho già, sono belle, sono alte così», dice, allargando indice e pollice, la «vice maestra» Cesarea Conte di San Donato, dove Conte è il cognome, San Donato è il paese di provenienza e "vice maestra" non vuol dire altro che vice capooperaia. Capelli imbiondati, rossetto rubino e modi gentili, accogliendomi all' ingresso dello stabilimento della cooperativa Cometa, sulla circonvallazione di Lizzanello, a pochi chilometri da Lecce dopo Cavallino, Cesarea trasmette subito le preoccupazioni delle tante ragazze impegnate nella lavorazione delle foglie di tabacco. «Qui siamo al Sud, siamo in Puglia», dice una di loro, «se ci viene a mancare questo reddito che potremo fare?». Scorrono nei ricordi decenni di sudori e di speranze. Parlano le donne di Martignano, di Lugugnano, di Cavallino, dei paesini della Grecìa, di tanti e tanti altri piccoli centri del Salento a Sud e a Nord di Lecce, donne dai volti rugosi e ragazze dai visi solari, donne di ieri e donne di oggi, e raccontano di cento e cento giornate passate nei campi, tra piante e piantine di tabacco, rincalzando, concimando, irrigando, vedendole crescere sotto il sole abbacinante del Sud, seguendo giorno dopo giorno la maturazione delle foglie, fino a quando non appaiono quelle macchie giallo e rosse e poi vengono staccate una a una, con amore, con destrezza, con passione e vengono appese in ogni angolo della casa a fili di zinco paralleli tirati da un capo all' altro delle stanze per farle essiccare prima di conferirle alla cooperativa. «E' una vita che io e le mie compagne facciamo questo lavoro come un rito», afferma Cesarea, «ma se mai la cooperativa chiudesse cos' altro potremmo fare?». In attesa della nuova stagione, Cesarea cura le sue piantine, aspetta i giorni per trapiantarle e farle crescere nel suo campo, ma sta attenta anche alla congiuntura internazionale, alle turbolenze nell' Est europeo dove finiva il tabacco salentino e, soprattutto, alla snervante crisi del rublo, che dura da troppo tempo e se prosegue ancora così rischia di cancellare la coltura del tabacco, quella che per cento anni è stata l' economia trainante del Salento (sono stati prodotti fino a 250 mila quintali di tabacco) e adesso potrebbe diventare il suo nodo scorsosio (hai voglia di proporre nuovi marchi e nuovi prodotti come s' impegnano a fare quelli della Camera di Commercio): «Sperando che la situazione migliori e ci ridia speranze», sostiene Cesarea. Via, via sulle strade dei vigneti e degli ulivi secolari dal tronco che misura dieci metri di diametro, vecchi come le mitiche sequoie californiane o i "giganti" del Fallistro, foresta di pini secolari nel cuore della Sila. Il panorama incomincia già a infittirsi di piantagioni di tabacco, verde intenso, foglie larghe. E' un tesoro a cui, al di là delle riserve che si possono avere sull' impiego del tabacco per i rischi accertati che il fumo provoca, la Puglia non può rinunciare. Per questo giovani donne, nella cooperativa di Lizzanello e altrove, continuano a lavorare con l' impegno di sempre. «Ci sono tra 40 e 50 mila persone che traggono un reddito dalla coltivazione e dalla lavorazione del tabacco, si tratta di un giro di affari di cento miliardi», avverte il ragionier Antonio Zecca, preoccupato per il silenzio dei compratori. Entriamo nei capannoni della Cometa, dove un odore dolciastro, stagnante e umido impregna l' aria. Quattrocento soci in oltre cinquanta comuni inviano qui il loro prodotto e qui trovano occupazione, a turno, quasi trecento lavoratori stagionali. Mani giovani e già esperte scompigliano i ballotti consegnati dai produttori e fanno, separando le foglie, una prima classificazione del prodotto. la cernita è essenziale, il prodotto deve essere uniforme. Un tempo l' ex monopolio tabacchi comprava le foglie di "serie A", oggi non compra nulla. Un tempo le multinazionali del tabacco erano qui a chiedere e comprare, oggi si sono defilate. Un tempo c' erano i mercati dell' est che il tabacco "Salento" lo compravano a scatola chiusa. Fino a quando il rublo non è diventato carta straccia e questo tabacco da tre anni viene immagazzinato. «Crisi passeggera, crisi temporanea», spiega Maurizio Marati, amministratore delegato della Cometa, «crisi temporanea che se non affrontata rischia di travolgerci». E' un lavoro monotono, lento, ripetitivo, quello delle tabacchine, come le chiamano da queste parti. Ma ci vogliono grandi capacità. Cesarea e le altre lo fanno da anni, occhio attento, mani veloci. Selezionano, miscelano, portano all' essiccazione, confezionano nuove balle che vengono sistemate in stanze "blindate", dove stufe che alzano la temperatura a 40 - 50 gradi assicurano la conservazione del prodotto, ormai privo di funghi e di parassiti vari. Ma i magazzini sono stracolmi, non c' è più posto per stoccare il prodotto nuovo. «Guardi, non c' è più spazio», fa vedere il ragionier Antonio Zecca. «siamo in affanno. Se non svuotiamo, se non vendiamo, il prossimo raccolto andrà in malora». Cesarea e le altre sanno poco di Philips Morris che condiziona i mercati, di Ente Tabacchi che preferisce acquistare all' estero, di rublo calante, di riconversione produttiva di cui qualcuno parla, di paradossi dell' Unione Europea che finanzia le campagne contro il fumo e contemporaneamente fornisce aiuti sostanziosi, come integrazione al reddito, ai coltivatori di tabacco. Sanno però che la crisi, se qualcuno non interviene, potrebbe cancellare il loro presente e annebbiare il loro futuro.

PANTALEONE SERGI
24 marzo 2001 

Fonte: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/24/sulle-strade-del-tesoro-dei-poveri-ma.html

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