LIZZANELLO - Primavera, è tempo di piantare. In oltre
cinquanta comuni del Salento, terre predilette, ricche, fertili, profonde e
fresche, i coltivatori di tabacco s' affidano al cielo e ai mercati monetari.
Da tre anni piantano e producono, da tre anni il prodotto è là, in grandi
balle, una sull' altra. Colpa della crisi del rublo più che delle campagne
contro il fumo tipo «il tabacco nuoce alla salute». Andate a spiegarlo ai
contadini leccesi, che con le foglie di tabacco vendute hanno fatto i figli medici
o professionisti, andate a dire loro che il tabacco è un attentato alla salute.
Di tabacco ci vivono e per loro questa crisi internazionale che blocca le balle
di prodotto nei magazzini cosa buona certo non è. Che fare allora? La vita in
campagna è fatta di cicli. E allora si va avanti a denti stretti, fiduciosi che
il buio passerà. «Io le mie piantine pronte ce l' ho già, sono belle, sono alte
così», dice, allargando indice e pollice, la «vice maestra» Cesarea Conte di
San Donato, dove Conte è il cognome, San Donato è il paese di provenienza e
"vice maestra" non vuol dire altro che vice capooperaia. Capelli
imbiondati, rossetto rubino e modi gentili, accogliendomi all' ingresso dello
stabilimento della cooperativa Cometa, sulla circonvallazione di Lizzanello, a
pochi chilometri da Lecce dopo Cavallino, Cesarea trasmette subito le
preoccupazioni delle tante ragazze impegnate nella lavorazione delle foglie di
tabacco. «Qui siamo al Sud, siamo in Puglia», dice una di loro, «se ci viene a
mancare questo reddito che potremo fare?». Scorrono nei ricordi decenni di
sudori e di speranze. Parlano le donne di Martignano, di Lugugnano, di
Cavallino, dei paesini della Grecìa, di tanti e tanti altri piccoli centri del
Salento a Sud e a Nord di Lecce, donne dai volti rugosi e ragazze dai visi
solari, donne di ieri e donne di oggi, e raccontano di cento e cento giornate
passate nei campi, tra piante e piantine di tabacco, rincalzando, concimando,
irrigando, vedendole crescere sotto il sole abbacinante del Sud, seguendo giorno
dopo giorno la maturazione delle foglie, fino a quando non appaiono quelle
macchie giallo e rosse e poi vengono staccate una a una, con amore, con
destrezza, con passione e vengono appese in ogni angolo della casa a fili di
zinco paralleli tirati da un capo all' altro delle stanze per farle essiccare
prima di conferirle alla cooperativa. «E' una vita che io e le mie compagne
facciamo questo lavoro come un rito», afferma Cesarea, «ma se mai la
cooperativa chiudesse cos' altro potremmo fare?». In attesa della nuova
stagione, Cesarea cura le sue piantine, aspetta i giorni per trapiantarle e
farle crescere nel suo campo, ma sta attenta anche alla congiuntura
internazionale, alle turbolenze nell' Est europeo dove finiva il tabacco
salentino e, soprattutto, alla snervante crisi del rublo, che dura da troppo
tempo e se prosegue ancora così rischia di cancellare la coltura del tabacco,
quella che per cento anni è stata l' economia trainante del Salento (sono stati
prodotti fino a 250 mila quintali di tabacco) e adesso potrebbe diventare il
suo nodo scorsosio (hai voglia di proporre nuovi marchi e nuovi prodotti come
s' impegnano a fare quelli della Camera di Commercio): «Sperando che la
situazione migliori e ci ridia speranze», sostiene Cesarea. Via, via sulle strade
dei vigneti e degli ulivi secolari dal tronco che misura dieci metri di
diametro, vecchi come le mitiche sequoie californiane o i "giganti"
del Fallistro, foresta di pini secolari nel cuore della Sila. Il panorama
incomincia già a infittirsi di piantagioni di tabacco, verde intenso, foglie
larghe. E' un tesoro a cui, al di là delle riserve che si possono avere sull'
impiego del tabacco per i rischi accertati che il fumo provoca, la Puglia non
può rinunciare. Per questo giovani donne, nella cooperativa di Lizzanello e
altrove, continuano a lavorare con l' impegno di sempre. «Ci sono tra 40 e 50
mila persone che traggono un reddito dalla coltivazione e dalla lavorazione del
tabacco, si tratta di un giro di affari di cento miliardi», avverte il
ragionier Antonio Zecca, preoccupato per il silenzio dei compratori. Entriamo
nei capannoni della Cometa, dove un odore dolciastro, stagnante e umido
impregna l' aria. Quattrocento soci in oltre cinquanta comuni inviano qui il
loro prodotto e qui trovano occupazione, a turno, quasi trecento lavoratori
stagionali. Mani giovani e già esperte scompigliano i ballotti consegnati dai
produttori e fanno, separando le foglie, una prima classificazione del
prodotto. la cernita è essenziale, il prodotto deve essere uniforme. Un tempo
l' ex monopolio tabacchi comprava le foglie di "serie A", oggi non
compra nulla. Un tempo le multinazionali del tabacco erano qui a chiedere e
comprare, oggi si sono defilate. Un tempo c' erano i mercati dell' est che il
tabacco "Salento" lo compravano a scatola chiusa. Fino a quando il
rublo non è diventato carta straccia e questo tabacco da tre anni viene
immagazzinato. «Crisi passeggera, crisi temporanea», spiega Maurizio Marati,
amministratore delegato della Cometa, «crisi temporanea che se non affrontata
rischia di travolgerci». E' un lavoro monotono, lento, ripetitivo, quello delle
tabacchine, come le chiamano da queste parti. Ma ci vogliono grandi capacità.
Cesarea e le altre lo fanno da anni, occhio attento, mani veloci. Selezionano,
miscelano, portano all' essiccazione, confezionano nuove balle che vengono
sistemate in stanze "blindate", dove stufe che alzano la temperatura
a 40 - 50 gradi assicurano la conservazione del prodotto, ormai privo di funghi
e di parassiti vari. Ma i magazzini sono stracolmi, non c' è più posto per
stoccare il prodotto nuovo. «Guardi, non c' è più spazio», fa vedere il
ragionier Antonio Zecca. «siamo in affanno. Se non svuotiamo, se non vendiamo,
il prossimo raccolto andrà in malora». Cesarea e le altre sanno poco di Philips
Morris che condiziona i mercati, di Ente Tabacchi che preferisce acquistare
all' estero, di rublo calante, di riconversione produttiva di cui qualcuno
parla, di paradossi dell' Unione Europea che finanzia le campagne contro il
fumo e contemporaneamente fornisce aiuti sostanziosi, come integrazione al
reddito, ai coltivatori di tabacco. Sanno però che la crisi, se qualcuno non
interviene, potrebbe cancellare il loro presente e annebbiare il loro futuro.
PANTALEONE SERGI
24 marzo 2001 Fonte: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/24/sulle-strade-del-tesoro-dei-poveri-ma.html
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