Erva te lu jentu del Salento leccese Parietaria judaica L. -
Urticaceae - Erba vetriola minore
La parietaria (Parietaria officinalis L.) è molto diffusa
negli incolti e si fa notare spesso in città, lungo i muri. Del resto il suo
nome deriva dal latino “paries” (parete). Il nome volgare più curioso è
"erba vetriola", che deriva dall'uso che veniva fatto di questa
pianta come strumento per lavare l’interno delle bottiglie e i vetri in
generale.
Le foglie giovani e le parti più tenere sono commestibili;
si raccolgono prima della fioritura e si consumano come gli spinaci. L’acqua di
cottura assume il colore verde intenso, tanto che può essere utilizzata anche
per colorare zuppe, minestre e pasta fresca. Peccato che il suo polline
provochi in alcuni allergie molto fastidiose. (Biodiverso 14 marzo 2018 https://www.facebook.com/BiodiverSO/photos/pcb.1816906201667269/1816905885000634/
)
Parietaria diffusa MERT. et KOCH (P. judaica sensu Boiss.),
in FE. - Margini arvensi della strada a E di Lido Silvana; Spunnulata di
Castiglione. Pianta a piccole foglie, a brattee fiorali connate alla base e con
perigonio molto pi^ accresciuto degli stami. Avevamo segnalato ne1 1” elenco la
specie comprensiva P. officinalis L. (s. 1. Fiori) che includeva anche questa
varieth (ora specie in FE) che sembra erroneamente sinonimizzata in NFAI con la
P. judaica di LINNEO anzich6 di BOIS SIER. GlULlANO MONTELUCCI e PIETRO
PARENZAN SECOND0 CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA BOTANICA DELLA COSTA NERETINA (prov.
di Taranto e Lecce) Thalassia Salentina N. 3 1 Dicembre 1969
La Parietaria officinalis (“erva ti lu jentu” nei nostri
dialetti) appartiene alla famiglia delle Urticaceae. Cresce prevalentemente nei
pressi dei vecchi muri, da qui il suo nome. Oltre che lungo i muretti a secco e
addossata alle vecchie case di campagna, è assai presente anche nelle aree
urbane insinuandosi in fessure dei marciapiedi, negli orti, lungo aiuole
abbandonate, nelle crepe delle vecchie abitazioni.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI Gianfranco
Mele https://www.lavocedimaruggio.it/wp/la-parietaria-o-erva-ti-lu-jentu-negli-usi-popolari.html
Ha proprietà diuretiche, antinfiammatorie, emollienti,
sudorifere, depurative, espettoranti. Contiene sali minerali, flavonoidi,
tannini.
Nella nostra tradizione, era utilizzata per ottenere
cataplasmi per contusioni e distorsioni (veniva pestata e mescolata ad aceto e
albume d’uovo).
L’impacco di erba pestata era utilizzato per essere
applicato su piaghe ed emorroidi.
I vapori delle sommità fiorite bollite in acqua venivano
fatti respirare a chi soffriva di raffreddore o allergie delle vie
respiratorie.
Le foglie fresche erano utilizzate per curare orzaioli e
congiuntiviti, strofinate sugli occhi.
Per sverminare i bambini si usavano spesso cataplasmi di
foglie di parietaria miste a spicchi d’aglio, tritati insieme e impastati con
olio d’oliva.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Nardone, Ditonno e Lamusta, nella loro ricerca sugli usi
tradizionali salentini e pugliesi delle piante, riportano di proprietà magiche
attribuite alla Parietaria e di un particolare rituale: doveva essere preparato
infuso di parietaria strappando la pianta “con la mano sinistra da una parete
esposta a levante in notti di luna piena o crescente”. L’intruglio doveva poi
essere lasciato per una notte, senza asportare dall’acqua la pianta immersa in
infusione, sul davanzale di una finestra. Non si evince, dallo scritto dei
succitati autori, quale fosse lo scopo del procedimento.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Un utilizzo comune in tutta la penisola era quello di
pulire, con le sue foglie, l’interno di fiaschi e bottiglie (per questo motivo
è chiamata anche erba vetriola). Come alimento, le foglie giovani e tenere
venivano lessate oppure utilizzate per ripieni, frittate, minestre. In medicina
popolare, era usata anche per eliminare i calcoli renali. Veniva utilizzata
inoltre come diuretico ingerendone il succo dopo averla pestata.
Un altro utilizzo era quello di lenire, strofinata sulla
parte arrossata, il prurito causato dal contatto con l’ortica.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Plinio il Vecchio racconta di un servitore di Pericle, che
nella rocca di un tempio, salì sulla cima e cadde. Fu guarito grazie
all’impiego della Parietaria, che Minerva mostrò in sogno a Pericle.
Nel Dioscoride rivisto dal Mattioli, la parietaria è
chiamata Elsine parietaria, e, scrive il medico senese, “ha virtù grande di
consolidare le ferite fresche”, impiegata nel seguente modo: “mezza pesta, e
legata sopra la ferita per tre dì continui”. In questo modo, racconta il
Mattioli, la ferita “si salda talmente che non ha bisogno di alro medicamento”.
Inoltre, “il succo delle foglie e dei gambi bevuto al peso di tre oncie,
provoca mirabilmente l’orina”. Si impiega inoltre “nei clisteri, per i dolori colici
e della matrice”. Ancora, “il succo tenuto in bocca caldo, mitiga il dolore dei
denti”. Inoltre, anche secondo Galeno, questa erba, impiastrata, giova alla
pelle, ai foruncoli, ai dolori d’orecchio, mentre il suo succo è efficace per
combattere la tosse utilizzandolo con gargarismi.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARILa
parietaria nelle tavole del Mattioli
Nell’ambito degli impieghi alimentari, anche moderni, la
parietaria è utilizzata per ricavarne una “crema di patate e parietaria”. Si
impiega inoltre come condimento per la pasta.
Tra gli usi erboristici, un infuso di 20 gr. di foglie è
impiegato come depurativo. In decozione, è utilizzata contro nefrite e calcoli
urinari. Esternamente, le foglie fresche pestate e ridotte in poltiglia si
utilizzano (sull’esempio del Dioscoride) come cicatrizzante per ferite,
foruncoli, irritazioni della pelle, emorroidi, ragadi. Come suffumigi per il
raffreddore, le sue foglie (versate in acqua bollente) insieme a foglie di
arancio e un rametto di edera
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta Fave
e favelle, le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di
tradizione, Centro di Studi Salentini, Lecce, 2012
Antonio Costantini, Marosa Marcucci Le erbe le pietre gli
animali nei rimedi popolari del salento, Congedo Ed., 2006
Salvatore Pezzella, Magia delle erbe, vol. 1°, Edizioni
Mediterranee, Roma, 1989
Andrea Mattioli, Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo Libri
cinque Della historia, et materia medicinale tradotti in lingua volgare
italiana da M. Pietro Andrea Matthiolo Sanese Medico, 1544
Foto di Pancrazio
Campagna http://floranelsalento.blogspot.com/2012/02/blog-post_6789.html