lunedì 18 novembre 2024

Da sempre mi tuffo nell'inesplorato

 


Questa cosa mi è sempre accaduta, e forse accadrà per sempre. Come una folata di vento che, senza preavviso, ti fa volare via un cappello. Da sempre mi tuffo nell'inesplorato, quel posto dove il mondo si mescola a qualcosa di completamente diverso, come se fossimo tutti in una gigantesca zuppa di idee e intuizioni. Mi ci portano un bagliore, un guizzo improvviso che può essere una parola letta su un treno, un libro che sfoglio distrattamente mentre il caffè colora il mio pensiero, o un racconto di un amico che non sta mai zitto, proprio quando non dovrebbe. A volte basta un film, ma non un film qualsiasi, uno che ha una scena dove una mucca suona la chitarra, e quella scena cambia tutto.

C’era un collega, un uomo di numeri e tendenze, che un giorno mi guardò con l’espressione di chi ha appena visto un unicorno in ascensore. Mi disse: “Ma come? Tu, che sei il Vice Direttore Generale, ti metti a cantare e pubblichi i tuoi video su YouTube, Instagram e Facebook? Ma ti rendi conto che così parti sempre da zero? Ti stai mettendo in gioco!”. Lo guardai, e dentro di me pensai che lui non capisse proprio nulla. Ma in fondo, aveva ragione. Ogni volta che fai qualcosa di nuovo, sembra che ricominci dal nulla, come se l’universo ti dicesse: “Va bene, ti faccio partire da zero, ma se lo fai con convinzione, potresti finirlo al numero mille, o al numero infinito, che fa lo stesso.”

Oggi, con il giornalismo, è la stessa storia. Mi sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ma è come se ogni volta che scrivo o racconto qualcosa, mi stessi tuffando nel buio con la sola speranza di trovarci un arcobaleno. Non si sa mai dove si va a finire. È un gioco dove il punto di partenza non esiste, e ogni articolo è una scommessa, un po' come ballare sotto la pioggia sperando che qualcuno noti i tuoi passi. Ma, come sempre, mi ci metto in gioco. Ogni giorno è una nuova opportunità, una nuova chance di sbagliare e di risorgere, come una fenice che dimentica come volare ma ci prova lo stesso. E poi, sì, sogno di fare il giornalista anche dove non sono ancora riuscito, nel posto in cui non sono mai stato, in un angolo remoto dove l’informazione è fatta di sogni e chiacchiere tra stelle. E così, continuo, mi metto in gioco, come se fosse una scommessa che l’universo mi ha lanciato, e non so mai se perderò o vincerò. Ma almeno mi sono tuffato.

Antonio Bruno

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