La Gestione Integrata delle Malerbe in Agricoltura: Una
Sfida per la Sostenibilità
Definizione del Problema
L’agricoltura moderna, anche in Italia, mira sempre più a
produrre in modo efficiente e sostenibile, riducendo l’uso di input non
rinnovabili come fertilizzanti chimici, agrofarmaci e carburanti (Tilman et
al., 2002). Tuttavia, questo obiettivo è ostacolato da due sfide principali: la
continua riduzione di terreni agricoli a causa dell’urbanizzazione, che
colpisce le aree più produttive del paese, e la crescente pressione legislativa
e sociale per garantire una produzione rispettosa dell’ambiente. In questo
contesto, la gestione delle malerbe assume particolare rilevanza, poiché
rappresenta una delle principali minacce alla produttività agricola a livello
globale, con perdite stimate in media al 13,2% (Zoschke e Quadranti, 2002) e
che, senza interventi, potrebbero arrivare fino al 34% (Oerke, 2006).
La Gestione delle Malerbe: Evoluzione e Problematiche
A partire dagli anni ‘60, il controllo delle malerbe è stato
reso efficace ed economicamente sostenibile grazie all’introduzione di
diserbanti chimici. Tuttavia, l’uso continuativo di erbicidi ha determinato lo
sviluppo di vari problemi: l’emergere di popolazioni resistenti e la contaminazione
delle acque superficiali e profonde (Ruegg et al., 2007). Questi effetti
collaterali richiedono soluzioni sostenibili ed efficaci, e la Gestione
Integrata delle Malerbe (Integrated Weed Management, IWM) si presenta come una
delle migliori alternative.
Che Cos'è l’IWM?
L’IWM è un sistema che combina misure agronomiche,
biologiche, culturali e chimiche per gestire le malerbe in modo economico,
rispettoso dell’ambiente e socialmente accettabile (Shaw, 1982). Questo
approccio non si limita a ridurre l’uso di erbicidi, ma si basa sulla
conoscenza approfondita delle malerbe e delle loro interazioni con le colture e
l’ecosistema agricolo, consentendo di sostituire in parte i mezzi chimici con
tecniche basate su conoscenze biologiche e agronomiche (Pretty, 2008).
Misure Proattive e Reattive nell’IWM
L’IWM include misure preventive, o proattive, e misure di
controllo, o reattive. Le misure proattive mirano a creare un ambiente agricolo
sfavorevole per le malerbe, riducendone la densità al punto da rendere necessarie
solo minime azioni di controllo (Liebman et al., 2001). Queste misure includono
pratiche come la rotazione delle colture, l’uso di colture di copertura, la
gestione dei residui colturali e l’adozione di varietà di colture competitive.
Le misure reattive comprendono, invece, l’uso di erbicidi in
dosi ridotte, interventi meccanici e metodi fisici o manuali. Tuttavia,
l’attenzione della ricerca si è spesso concentrata su come limitare l’uso degli
erbicidi piuttosto che su come ridurre l’insediamento delle malerbe alla radice
attraverso un’accurata gestione dell’ecosistema agricolo (Morse e Buhler,
1997).
Le Conoscenze Essenziali per l’IWM
Per attuare efficacemente l’IWM, sono necessarie ampie
conoscenze sulla biologia delle malerbe e sull’ecofisiologia delle colture. È
essenziale conoscere il ciclo vitale delle malerbe, dalla germinazione alla
maturità, le loro capacità competitive e le risposte alle pratiche agricole. La
conoscenza del Periodo Critico di Controllo delle Malerbe è particolarmente
importante per prevenire perdite di resa superiori al 5%, considerata la soglia
di tolleranza per la maggior parte delle colture (Sattin e Tei, 2001). Inoltre,
comprendere la competitività delle colture e sviluppare varietà più resistenti
può aiutare a limitare la diffusione delle malerbe.
Sfide e Barriere all’Adozione dell’IWM
Nonostante i vantaggi ambientali e sociali dell’IWM, molti
agricoltori italiani sono ancora riluttanti ad adottare questa pratica. Le
ragioni principali includono la complessità e l’elevato livello di conoscenze
richieste per la sua applicazione, la mancanza di incentivi economici adeguati
e la carenza di aziende dimostrative. Inoltre, in Italia il servizio di
assistenza tecnica è stato notevolmente ridimensionato, limitando il supporto
disponibile per gli agricoltori (Moss, 2008).
L’IWM è considerato più rischioso rispetto ai sistemi di
gestione tradizionali, in quanto la sua efficacia dipende da variabili
stagionali e spaziali. Tuttavia, studi come quello di Jones et al. (2006)
indicano che l’IWM potrebbe aumentare il profitto economico del 6% rispetto ai
metodi convenzionali in condizioni stabili, mentre in condizioni variabili i
benefici possono decuplicarsi.
Sfide nella traduzione della ricerca in pratiche operative
La ricerca accademica ha accumulato un vasto insieme di
conoscenze sperimentali sul controllo delle malerbe, ma la traduzione operativa
di queste informazioni non è ancora avvenuta in modo efficace. Spesso gli
strumenti sviluppati in laboratorio risultano troppo complessi o costosi per
un’applicazione diffusa e richiedono livelli di organizzazione aziendale ancora
poco comuni nelle realtà agricole italiane. Uno dei principali problemi
riguarda l’insufficiente coinvolgimento degli agricoltori nelle fasi di ricerca
e sviluppo, fattore considerato cruciale per un’adozione diffusa delle pratiche
di IWM.
L'efficacia limitata dei modelli di simulazione e dei SAD
(Sistemi di Aiuto alle Decisioni)
Gli strumenti sviluppati per supportare la gestione delle
malerbe includono i SAD, come GESTINF e Alertinf. GESTINF, ad esempio, si basa
su rilevamenti dettagliati per determinare la composizione delle malerbe e
suggerire interventi personalizzati, calcolando anche un indice di impatto
ambientale. Tuttavia, il sistema ha avuto scarsa diffusione tra gli agricoltori
italiani a causa della sua complessità e dei costi associati. Anche Alertinf,
uno strumento online per il monitoraggio delle malerbe nel mais, ha ottenuto
attenzione solo marginale, evidenziando una necessità di strumenti più semplici
e accessibili per gli operatori agricoli.
I problemi strutturali dell'IWM in Italia: il ruolo della
formazione e dell'intermediazione
Un problema fondamentale che ostacola l’adozione dell’IWM è
l’assenza di intermediari efficaci tra la ricerca scientifica e l’agricoltura
pratica. In Italia manca una rete di collegamento che possa raccogliere,
aggiornare e diffondere le innovazioni in modo efficace. Inoltre, i SAD
richiedono aggiornamenti frequenti per restare rilevanti, poiché l’evoluzione
delle malerbe e la disponibilità di nuovi erbicidi influenzano costantemente il
contesto operativo.
Il contributo della ricerca internazionale e il GIRE (Gruppo
Italiano di lavoro sulla Resistenza agli Erbicidi)
Un’iniziativa che ha ottenuto successo è il GIRE, un gruppo
di lavoro che riunisce rappresentanti della ricerca pubblica, università,
tecnici del settore e aziende produttrici di erbicidi. Questo gruppo si
concentra sulla prevenzione della resistenza agli erbicidi e sulla promozione
di pratiche di IWM. Attraverso il GIRE, si sono avviate collaborazioni
fruttuose tra diversi attori, mirate a sensibilizzare gli agricoltori
sull'importanza di strategie di gestione responsabili.
La dimensione sociale dell'IWM e la necessità di un
approccio integrato
Uno degli aspetti meno considerati nell’adozione dell’IWM è
il fattore umano. Diversi studi sottolineano che la percezione degli
agricoltori influisce in modo significativo sull’adozione di nuove tecniche.
Fattori come la percezione del rischio e il livello di conoscenza dell’IWM
incidono sulle scelte gestionali. Per favorire una diffusione efficace
dell’IWM, è quindi necessario integrare sociologia, economia e agronomia.
Analizzare i processi decisionali degli agricoltori può aiutare a comprendere
le motivazioni dietro l'adozione limitata dell’IWM, rendendo così possibile un
miglioramento nella comunicazione e nella formazione del settore.
Conclusioni: il futuro dell’IWM e il bisogno di una gestione
olistica
La gestione integrata delle malerbe deve evolvere verso un
modello più olistico che integri la dimensione umana e l’ecologia.
L’agricoltura di precisione, con l’uso di tecnologie come il GPS e il remote
sensing, offre opportunità per ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare l’uso
degli erbicidi, ma è necessario un impegno costante per adattare tali
tecnologie alle esigenze specifiche dell’agricoltore. La formazione e la
cooperazione tra scienza e pratica agricola sono quindi essenziali per
promuovere una gestione delle malerbe efficace e sostenibile in Italia.
Antonio Bruno
Nessun commento:
Posta un commento