Porto Selvaggio |
I Boschi Che Nascono Da Soli: Una Storia di Natura e Cambiamento
Hai mai pensato a come i boschi si formano? Non sempre è l’uomo a piantare alberi. A volte la natura prende il controllo e fa crescere nuovi boschi proprio dove non c’erano prima. Questo fenomeno si chiama espansione forestale, ed è successo in molti paesi, tra cui l’Italia.
Cosa è successo nei boschi italiani?
All’inizio del 1900, molte persone che vivevano in campagna o in montagna hanno deciso di trasferirsi in città. Perché? Principalmente per cercare lavoro e una vita più comoda. Questo abbandono delle campagne ha lasciato molti campi e pascoli vuoti, senza più nessuno che li coltivasse o che portasse a pascolare gli animali. La natura ha fatto il resto: le piante hanno iniziato a crescere da sole, prima piccoli arbusti, poi alberi più grandi. E così, negli anni, si sono formati i cosiddetti boschi di neoformazione.
Dove nascono questi boschi?
I boschi di neoformazione si trovano un po’ dappertutto, ma sono stati studiati di più nelle zone di montagna e collina. Nelle pianure, invece, sono ancora poco conosciuti. Ad esempio, nella pianura padana, nel Veneto, esiste un bosco di neoformazione chiamato bosco di Armedola, che si estende per circa 12 ettari. Questo bosco è un ottimo esempio di come la natura riesca a riempire gli spazi lasciati dall’uomo.
Perché è importante proteggere questi boschi?
I boschi di neoformazione non sono importanti solo per la natura, ma anche per noi. Aiutano a migliorare la qualità dell’aria, offrono rifugio a molti animali e contribuiscono a rendere il nostro ambiente più bello e sano. Tuttavia, non tutti apprezzano questi boschi: a volte, alcune persone li tagliano o li rimuovono solo perché preferiscono vedere un paesaggio “pulito”, senza vegetazione spontanea.
Per evitare che questi boschi vengano distrutti, si potrebbero creare delle regole speciali di tutela. Queste regole servirebbero a proteggere i boschi e a gestirli nel modo migliore, ad esempio decidendo quali parti lasciare crescere liberamente e quali mantenere sotto controllo.
Come possiamo aiutarli?
Gli esperti suggeriscono di prendere spunto da alcune regioni, come il Trentino, dove sono già stati creati criteri per gestire i boschi di neoformazione. Ad esempio, si può stabilire che un bosco venga lasciato crescere liberamente, ma anche tenuto d’occhio per evitare che diventi troppo disordinato o che crei problemi. Questi criteri potrebbero essere applicati anche in pianura, come nel bosco di Armedola, per far sì che la natura continui a fare il suo corso senza ostacoli.
Una lezione dalla natura
I boschi di neoformazione ci insegnano qualcosa di importante: la natura è capace di rigenerarsi e di adattarsi. Però, ha bisogno del nostro aiuto per essere protetta e valorizzata. Anche se non siamo noi a piantare gli alberi, possiamo imparare a rispettare questi nuovi boschi e a lasciarli crescere. Chi sa quali meraviglie potranno regalarci in futuro?
Ora che conosci questa storia, guardati intorno: magari vicino a te c'è un piccolo bosco di neoformazione che aspetta solo di essere scoperto e apprezzato!
Antonio Bruno
Il bosco di Tricase
Immense distese di uliveti, incorniciati da muretti a secco e rocce calcaree. Questo è il suggestivo panorama che si apre all’ interno del Parco Naturale regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. La riserva comprende ben dodici comuni del territorio salentino.
Addentrarsi in questo polmone verde, significa riscoprire il volto più antico del territorio. Una ricca e rigogliosa vegetazione rinvigorisce ogni angolo di questo Eden, fino a degradare dolcemente lungo la costa.
Tra gli alti promontori che si affacciano sul mare, si trovano incastonati gioielli storico-architettonici tipici locali e interessanti fenomeni di carsismo come grotte e doline. Di inestimabile valore, conservano tracce di un lontano passato: il Parco infatti è stato testimone dei primi insediamenti umani già a partire dall’era del Paleolitico.
Da non perdere è la maestosa Quercia vallonea, un vero e proprio monumento naturale che con i suoi 900 anni è uno degli alberi più vecchi d’ Italia.
Il parco naturale di Porto selvaggio
Nel territorio di Nardò, lungo la costa ionica, si estende la punta di diamante delle aree protette leccesi: il Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, inestimabile patrimonio storico e paesaggistico.
Un fitto bosco di pini d’Aleppo e una rigogliosa macchia mediterranea, tinteggiano lo sfondo del litorale fino alla baia di Porto Selvaggio, costellato da grotte e “spunnulate” (grotte a cui è crollata la volta formando dei laghetti di acqua salmastra).
Il parco restituisce scorci panoramici da cartolina. In particolar modo, nel tratto che conduce alla graziosa spiaggia di Porto Selvaggio: il mare dai colori chiari e cristallini presenta fondali rocciosi ricchi di vita subacquea, tutti da scoprire. La pineta che circonda la spiaggia rende la riserva di Porto Selvaggio un luogo unico e rilassante.
Il bosco è inoltre abitato da una ricca varietà di fauna locale, tra cui è possibile avvistare volpi, donnole, ricci, camaleonti e falchi.
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