L’osservatorio del paesaggio del Salento
Lo scorso sabato 29 ottobre 2011 ho preso parte ai lavori dell’interessantissimo Seminario di Studi sul paesaggio agrario organizzato dalla prof.ssa Anna Trono dell’Università degli Studi del Salento che da anni guida ed è leader della ricerca sul paesaggio agrario del Salento.
In questa sede ho avuto il grande onore di conoscere la prof.ssa Maria Chiara Zerbi http://www.letterefilosofia.unimi.it/img/common/Zerbi.pdf dell’Università degli Studi di Milano. Parafrasando ciò che ha scritto Antonio Cederna ne “la Repubblica” del 27.11.1983 in quello stupendo padiglione Chirico dell’ex convento degli olivetani ci siamo chiesti “Quando finisce il Salento?” Perché noi tutti osservando la confusione delle leggi per l’incapacità dei partiti di applicare le pianificazioni esistenti nel Salento - mi riferisco al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e al Piano Paesaggistico Regionale - stiamo consumando quel bene prezioso, limitato e irriproducibile che è il territorio del Salento.
La prof.ssa Maria Chiara Zerbi ha definito il paesaggio un “PATRIMONIO”. Il Consiglio d’Europa ha svolto un ruolo nella promozione del paesaggio e quest’anno siamo giunti al decennale della Convenzione Europea del paesaggio http://conventions.coe.int/treaty/ita/Treaties/Html/176.htm .
Il discorso della studiosa milanese si tramuta in una domanda perché oltre alla bellezza ci sono i sensi: il gusto, il gusto del cibo. La prof.ssa Maria Chiara Zerbi si chiede se è possibile parlare di Paesaggio del Gusto.
58 paesi con l’Unione Europea hanno approvato nel 1995 a Sofia nella Conferenza ministeriale dell’ambiente, la Strategia paneuropea della diversità biologica e paesaggistica, avviata dal Consiglio di Europa in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, con la finalità di arginare la tendenza al degrado dei valori connessi a tale diversità. Il Tema 4 è l’azione di conservazione dei paesaggi, considerando il rapporto del paesaggio tradizionale con l’economia tradizionale in maniera tale da collegare la diversità della natura alla diversità del paesaggio.
La prof.ssa Maria Chiara Zerbi mi ha promesso una copia della Guida europea all’osservazione del paesaggio rurale CEMAT di cui lei ha curato la traduzione italiana e mi ha assicurato che se tutti i territori l’applicassero si otterrebbe la carta pan-europea per il patrimonio rurale che è diverrebbe strumento indispensabile per promuovere lo sviluppo spaziale sostenibile.
Ma sempre secondo la studiosa il patrimonio rurale è un fattore di coesione territoriale. Il Paesaggio rurale è un PATRIMONIO ovvero bene effettivo e risorsa per i territori. Il paesaggio è una forza propulsiva dello sviluppo sostenibile del continente europeocce gioca un ruolo decisivo per rendere più attrattive le aree rurali e nel creare un equilibrio tra città e campagna. Io sono testimone della assoluta veridicità di queste affermazioni.
Il patrimonio rurale del Salento allora è la testimonianza delle relazioni che la comunità umana ha instaurato nella storia con questo territorio ed è per questo che ha dei componenti materiali e immateriali.
Tra quelli immateriali c’è il paesaggio del gusto perché l’alimentazione non è un riduttivo censimento dei prodotti che un territorio produce ma è soprattutto il tramandarsi delle modalità di consumo e di preparazione. Lo sappiamo tutti che ciò che mangiamo ci emoziona ed è per questo che i prodotti agricoli che divengono cibo sulla nostra tavola esaltano i nostri sensi e le nostre emozioni mettendoci a contatto con il mondo esterno.
Insomma la preparazione e il consumo dei prodotti del territorio sono un’attività cognitiva che attraverso le emozioni e i sensi ci danno la percezione del paesaggio e l’osservatore, attraverso il consumo del cibo del nostro territorio, arriva alla sua conoscenza che per essere funzionale deve avere le caratteristiche del benessere che è anche di tipo spirituale.
Perché? Ma se mentre mangiate siete tra i frastuoni non provate una sensazione sgradevole? Quindi il senso dell’udito se colpito da suoni forti da il disgusto! E che dire dell’odorato? Pensate a un paesaggio e a una vicina discarica che non vedete ma di cui avvertite la puzza, come dite? Provate disgusto? Certo che si! E lo avrete anche per quel luogo!
Ciò che avviene a livello fisico e fisiologico influenza tutti i nostri sensi e quindi determina la percezione positiva o negativa del paesaggio rurale.
C’è associazione tra paesaggio e beni che vengono prodotti. La prof.ssa Maria Chiara Zerbi l’ha spiegato così bene questo sillogismo che spero una volta scritto rimanga scolpito nelle menti e nei cuori di tutti. Cerco di riportare con il mio modesto scritto la spiegazione chiarissima della studiosa. I marchi territoriali altro non sono che la qualità del paesaggio che per scivolamento arriva al prodotto. Il marchio territoriale deriva dalla storia e dalla geografia del territorio e il fatto che venga percepito da tutti noi dipende da un SILLOGGISMO che afferma in definitiva che l’origine di un prodotto è garante della sua qualità.
Se ha pazienza capirai seguendo il ragionamento della prof.ssa Maria Chiara Zerbi che segue:
Il marchio territoriale garantisce l’origine del prodotto, quindi il marchio territoriale garantisce la qualità.
Faccio un esempio siccome il marchio made in italy certifica che un prodotto è del territorio Italia tutti taroccano quel marchio perché la gente nel mondo ha la certezza che il prodotto alimentare italiano è di qualità.
Allora è opportuno un atlante enogastronomica locale per uscire dal tunnel della globalizzazione del gusto dei cibi unici come la coca cola o la pizza.
Il Salento è un sistema cibo complesso e l’Atlante serve a dare voce a tutte le porzioni del Salento che hanno una loro cucina. In definitiva l’alimentazione è il vero modo di salvare sia il paesaggio agrario (bene materiale) che il paesaggio del gusto (bene immateriale).
Alla fine del seminario si è costituito l’Osservatorio del Paesaggio del Salento con sede presso l’Università guidato dalla prof.ssa Maria Chiara Zerbi e dalla prof.ssa Anna Trono. E’ stato chiesto a tutti i presenti di collaborare. Ho aderito con entusiasmo all’invito perché mi consente di dare un piccolo contributo alla crescita sostenibile del nostro Salento.
di Antonio Bruno
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