LECCE ANNI 50: LA FIERA DEL VINO UN'OCCASIONE MANCATA E PROMESSE DISATTESE
Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
martedì 6 aprile 2021
LECCE ANNI 50: LA FIERA DEL VINO UN'OCCASIONE MANCATA E PROMESSE DISATTESE
domenica 14 marzo 2021
Erva te lu jentu del Salento leccese Parietaria judaica L. - Urticaceae - Erba vetriola minore
Erva te lu jentu del Salento leccese Parietaria judaica L. -
Urticaceae - Erba vetriola minore
La parietaria (Parietaria officinalis L.) è molto diffusa
negli incolti e si fa notare spesso in città, lungo i muri. Del resto il suo
nome deriva dal latino “paries” (parete). Il nome volgare più curioso è
"erba vetriola", che deriva dall'uso che veniva fatto di questa
pianta come strumento per lavare l’interno delle bottiglie e i vetri in
generale.
Le foglie giovani e le parti più tenere sono commestibili;
si raccolgono prima della fioritura e si consumano come gli spinaci. L’acqua di
cottura assume il colore verde intenso, tanto che può essere utilizzata anche
per colorare zuppe, minestre e pasta fresca. Peccato che il suo polline
provochi in alcuni allergie molto fastidiose. (Biodiverso 14 marzo 2018 https://www.facebook.com/BiodiverSO/photos/pcb.1816906201667269/1816905885000634/
)
Parietaria diffusa MERT. et KOCH (P. judaica sensu Boiss.),
in FE. - Margini arvensi della strada a E di Lido Silvana; Spunnulata di
Castiglione. Pianta a piccole foglie, a brattee fiorali connate alla base e con
perigonio molto pi^ accresciuto degli stami. Avevamo segnalato ne1 1” elenco la
specie comprensiva P. officinalis L. (s. 1. Fiori) che includeva anche questa
varieth (ora specie in FE) che sembra erroneamente sinonimizzata in NFAI con la
P. judaica di LINNEO anzich6 di BOIS SIER. GlULlANO MONTELUCCI e PIETRO
PARENZAN SECOND0 CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA BOTANICA DELLA COSTA NERETINA (prov.
di Taranto e Lecce) Thalassia Salentina N. 3 1 Dicembre 1969
La Parietaria officinalis (“erva ti lu jentu” nei nostri
dialetti) appartiene alla famiglia delle Urticaceae. Cresce prevalentemente nei
pressi dei vecchi muri, da qui il suo nome. Oltre che lungo i muretti a secco e
addossata alle vecchie case di campagna, è assai presente anche nelle aree
urbane insinuandosi in fessure dei marciapiedi, negli orti, lungo aiuole
abbandonate, nelle crepe delle vecchie abitazioni.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI Gianfranco
Mele https://www.lavocedimaruggio.it/wp/la-parietaria-o-erva-ti-lu-jentu-negli-usi-popolari.html
Ha proprietà diuretiche, antinfiammatorie, emollienti,
sudorifere, depurative, espettoranti. Contiene sali minerali, flavonoidi,
tannini.
Nella nostra tradizione, era utilizzata per ottenere
cataplasmi per contusioni e distorsioni (veniva pestata e mescolata ad aceto e
albume d’uovo).
L’impacco di erba pestata era utilizzato per essere
applicato su piaghe ed emorroidi.
I vapori delle sommità fiorite bollite in acqua venivano
fatti respirare a chi soffriva di raffreddore o allergie delle vie
respiratorie.
Le foglie fresche erano utilizzate per curare orzaioli e
congiuntiviti, strofinate sugli occhi.
Per sverminare i bambini si usavano spesso cataplasmi di
foglie di parietaria miste a spicchi d’aglio, tritati insieme e impastati con
olio d’oliva.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Nardone, Ditonno e Lamusta, nella loro ricerca sugli usi
tradizionali salentini e pugliesi delle piante, riportano di proprietà magiche
attribuite alla Parietaria e di un particolare rituale: doveva essere preparato
infuso di parietaria strappando la pianta “con la mano sinistra da una parete
esposta a levante in notti di luna piena o crescente”. L’intruglio doveva poi
essere lasciato per una notte, senza asportare dall’acqua la pianta immersa in
infusione, sul davanzale di una finestra. Non si evince, dallo scritto dei
succitati autori, quale fosse lo scopo del procedimento.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Un utilizzo comune in tutta la penisola era quello di
pulire, con le sue foglie, l’interno di fiaschi e bottiglie (per questo motivo
è chiamata anche erba vetriola). Come alimento, le foglie giovani e tenere
venivano lessate oppure utilizzate per ripieni, frittate, minestre. In medicina
popolare, era usata anche per eliminare i calcoli renali. Veniva utilizzata
inoltre come diuretico ingerendone il succo dopo averla pestata.
Un altro utilizzo era quello di lenire, strofinata sulla
parte arrossata, il prurito causato dal contatto con l’ortica.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARI
Plinio il Vecchio racconta di un servitore di Pericle, che
nella rocca di un tempio, salì sulla cima e cadde. Fu guarito grazie
all’impiego della Parietaria, che Minerva mostrò in sogno a Pericle.
Nel Dioscoride rivisto dal Mattioli, la parietaria è
chiamata Elsine parietaria, e, scrive il medico senese, “ha virtù grande di
consolidare le ferite fresche”, impiegata nel seguente modo: “mezza pesta, e
legata sopra la ferita per tre dì continui”. In questo modo, racconta il
Mattioli, la ferita “si salda talmente che non ha bisogno di alro medicamento”.
Inoltre, “il succo delle foglie e dei gambi bevuto al peso di tre oncie,
provoca mirabilmente l’orina”. Si impiega inoltre “nei clisteri, per i dolori colici
e della matrice”. Ancora, “il succo tenuto in bocca caldo, mitiga il dolore dei
denti”. Inoltre, anche secondo Galeno, questa erba, impiastrata, giova alla
pelle, ai foruncoli, ai dolori d’orecchio, mentre il suo succo è efficace per
combattere la tosse utilizzandolo con gargarismi.
LA PARIETARIA (O “ERVA TI LU JENTU”) NEGLI USI POPOLARILa
parietaria nelle tavole del Mattioli
Nell’ambito degli impieghi alimentari, anche moderni, la
parietaria è utilizzata per ricavarne una “crema di patate e parietaria”. Si
impiega inoltre come condimento per la pasta.
Tra gli usi erboristici, un infuso di 20 gr. di foglie è
impiegato come depurativo. In decozione, è utilizzata contro nefrite e calcoli
urinari. Esternamente, le foglie fresche pestate e ridotte in poltiglia si
utilizzano (sull’esempio del Dioscoride) come cicatrizzante per ferite,
foruncoli, irritazioni della pelle, emorroidi, ragadi. Come suffumigi per il
raffreddore, le sue foglie (versate in acqua bollente) insieme a foglie di
arancio e un rametto di edera
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta Fave
e favelle, le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di
tradizione, Centro di Studi Salentini, Lecce, 2012
Antonio Costantini, Marosa Marcucci Le erbe le pietre gli
animali nei rimedi popolari del salento, Congedo Ed., 2006
Salvatore Pezzella, Magia delle erbe, vol. 1°, Edizioni
Mediterranee, Roma, 1989
Andrea Mattioli, Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo Libri
cinque Della historia, et materia medicinale tradotti in lingua volgare
italiana da M. Pietro Andrea Matthiolo Sanese Medico, 1544
Foto di Pancrazio
Campagna http://floranelsalento.blogspot.com/2012/02/blog-post_6789.html
giovedì 4 marzo 2021
Una masseria cinquecentesca del Salento leccese
Una masseria cinquecentesca con tutte le sue potenzialità ed attrezzi, un piccolo orto per la cucina ed il pozzo con le vasche in pietra per il bucato.
Foto di Raimondo Rodia
mercoledì 3 marzo 2021
Lu Cauleddu , lu Caricieddhu silene (Silene vulgaris) del Salento leccese
Lu Cauleddu , lu Caricieddhu silene (Silene vulgaris),
La silene rigonfia o gonfiata (Silene vulgaris (Moench)
Garcke) è una piccola pianta (alta fino a 60–70 cm; massimo 100 cm) perenne e
glabra, dai caratteristici fiori chiamati “bubbolini”, appartenente alla
famiglia delle Caryophyllaceae.
Nome dialettale salentino: Caricieddhu, Cauleddu
La silene (Silene vulgaris), detta anche strigoli e, in
alcune zone del Salento, Cauleddu, in altre Caricieddhu. È diffusissima ma
sconosciuta come pianta commestibile in gran parte della Puglia. Le cimette
delle piante e le foglie più carnose sono perfette per una frittata, un risotto
o semplicemente lessate e condite con un filo d’olio d’oliva extravergine e
qualche goccia di limone, o anche crude, in un’insalata mista. In pratica
possono essere trattate come gli spinaci. (Dario Ersetti 2018)
La silene era una delle “erbe miste”, le cosiddette “foglie
mischiate” (foje mische), di cui era ghiotto l’Imperatore Federico II, stupor
mundi, Hohenstaufen di Svevia, quando veniva nel suo amato Salento
Le foto sono di Pancrazio Campagna fonte: http://floranelsalento.blogspot.com/2012/02/blog-post_4756.html#:~:text=Nome%20dialettale%20salentino%3A%20Caricieddhu,Infiorescenza%20a%20pannocchia%20lassa.
martedì 2 marzo 2021
Provincia di Lecce - Trasmissione della malaria in rapporto alla permanenza di condizioni idrogeologiche capaci di permettere lo sviluppo di specie vettrici
Provincia di Lecce - Cartina che rappresenta la trasmissione della malaria in rapporto alla permanenza di condizioni idrogeologiche capaci di permettere lo sviluppo di specie vettrici
La malaria nel territorio della Città di Lecce
Bellissima carta che presenta la diffusione della malaria nel territorio di Lecce. La carta ha numerosi elementi di interesse e tra questi segnalo l'estensione delle aree palustri prima degli interventi di bonifica (potremmo parlarne per ore: i toponimi delle paludi svelano la loro origine...), le masserie, pagliaroni, frantoi, cappelle,...., l'estensione delle aree coltivate o boscate (si veda ad esempio quella sulla Lecce - San Cataldo). Non sfuggirà la localizzazione di alcune specchie e tra queste quella di Calone, posta a ridosso della palude dove ora sorge Casalabate e con le cui pietre, si dice sia stata colmata proprio la palude stessa. La carta è certamente della fine del 1800 ed è stata stampata dalla Lito-Tipografia del Prof. Vincenzo Masciullo. Carta trovata in quell'inesauribile contenitore culturale di carte, documenti e libri, assolutamente unici, della Libreria del Sole di Mario Cazzato.
mercoledì 24 febbraio 2021
Scolymus hispanicus L. -Asteraceae - Cardogna comune lu Cardunceddhu del Salento leccese
Scolymus hispanicus L. (Compositae) Cardogna: Pianta bienne con fusti leggermente alati, da giovani eduli; fiori gialli riuniti in capolini distribuiti sia all'ascella delle foglie che nella parte terminale del fusto.
Foglie profondamente incise, debolmente amplessicauli,
verdi, coriacee. Comune nei terreni aridi, costieri dell'intera penisola
italiana fiorisce tra luglio ed agosto.
Pianta erbacea biennale alta fino a 120 cm, portamento
ramoso-corimboso e fusto con ali brevi ed interrotte, di lunghezza di circa 15
cm. Fiori a capolino di colore giallo vivo, situati alle ascelle fogliari e
terminali. I frutti sono acheni ovoidali grigiastri, senza pappo.(Ugo d’Ugo https://www.ugodugo.it/2014-11-21-08-40-19/cardogna-comune)
Scolymus hispanicus L. subsp. hispanicus- La cardogna comune
è una specie a distribuzione mediterranea presente in tutte le regioni d'Italia
salvo che in Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige e forse Piemonte (segnalata
erroneamente inLombardia), ma più comune al centro-sud. Nell'area metropolitana
di Roma la specie è diffusa sia all'interno sia al difuori del raccordo
anulare. Cresce in vegetazioni ruderali lacunose, lungo le strade, presso gli
abitati, su suoli primitiviricchi in scheletro, poveri in humus, aridi
d'estate, con optimum nella fascia mediterranea. Sin dai tempi di
Teofrastonella Grecia antica, questa pianta era conosciuta per usi medicinali e
culinari; anche se un tempo veniva coltivata,attualmente l'uso culinario è
basato principalmente sulla raccolta di piante selvatiche. La specie è molto
popolare inquasi tutte le province della Spagna, dove di solito è consumata in
umido durante la primavera, oppure in insalate,zuppe e con uova strapazzate. Il
nome generico deriva dal nome greco di una pianta simile al cardo, quello
specifico siriferisce ala Spagna, ove la specie è diffusa. Forma biologica: emicriptofita
bienne. Periodo di fioritura: giugno-agosto (Guida alla flora di RomaPier Luigi
Nimis, Fabio Attorre, Carlo Blasi, Laura Celesti,Giuliano Fanelli, Edda
Lattanzi, Andrea Moro, Elena Pittao,Agnese Tilia, Stefano MartellosFoto di
AA.VV.Curatore dell'apparato di immagini: Andrea Moro http://dryades.units.it/online_books/Roma_Book_ita/files/assets/basic-html/page675.html)
Le foto sono di Pancrazio Campagna FLORA NEL SALENTO e ... anche altrove: presentazione di piante spontanee, coltivate e ornamentali (http://floranelsalento.blogspot.com/2015/05/)