lunedì 30 settembre 2013

I Dottori in Agraria e Forestali lanciano una sfida a Gino Maniglio e Severo Martini


I Dottori in Agraria e Forestali lanciano una sfida a Gino Maniglio e Severo Martini
Voglio scrivere a tutti coloro che ancora non si capacitano dello scempio edilizio avvenuto nelle città del Salento e nella bella città di Lecce negli anni Sessanta e Settanta. Voglio scrivere di questo perché anch’io, come queste persone, guardo con un po’ di invidia alle case coloniche recuperate con grande sapienza nelle grandi campagne francesi con l’orgoglio delle proprie radici contadine, e non è da meno la Germania che dimostra grande capacità di difesa della propria agricoltura, nonostante sia ben lontana dall’avere la produzione agroalimentare del Salento leccese.

Il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia ( PPTR) adottato in data 2 agosto 2013, con delibera n. 1435 dalla Giunta Regionale Pugliese se non verrà stravolto, potrebbe essere il piccolo inizio di una interessante rivoluzione economica e culturale.

Scrive Paola Ancora a pagina 8 del Quotidiano di Puglia di oggi 30 settembre 2013 :
“Il Comune, per voce dell’Assessore all’Urbanistica Severo Martini e del dirigente Gino Maniglio, ha denunciato incongruenze ed errori contenuti nel Piano Regionale, che “legge” la città barocca come un area a vocazione agricola, dove boschi e pascoli vincolati la fanno da padrone, impedendo qualsiasi espansione urbana……”

Quindi anche a detta dei due rappresentati del Comune di Lecce obiettivo del Piano è limitare il consumo di terreno agricolo, solo che i due dimenticano che proprio seguendo i vincoli del Piano finalmente riusciamo a tutelare le nostre vocazioni più autentiche: dall’agricoltura al cibo tradizionale di qualità, passando per la valorizzazione del turismo e del patrimonio artistico e culturale salentino.

Io mi chiedo e vi chiedo se siamo tutti finalmente consapevoli che l’agricoltura sta trasformando giovani disoccupati in nuovi imprenditori e che, sempre l’agricoltura, genera l’industria agroalimentare che è quella più in salute, esportazioni comprese.
Io non mi invento nulla, quello che scrivo lo ha certificato l’Istat infatti l'agricoltura pare immune dalla crisi che ha travolto il mercato del lavoro in Italia e nel resto dell'Eurozona. E nonostante i grandi marchi parlino sempre più straniero, il made Italy tira sempre, soprattutto sul fronte occupazionale. L'occupazione giovanile cresce solo in agricoltura facendo segnare un aumento record del 9% nelle assunzioni di under 35 anni nel primo trimestre del 2013 e questo significa che con il ricambio generazionale è possibile l'inserimento di 200mila giovani nelle campagne.
L'agricoltura è l'unico settore che dimostra segni di vitalità economica con una variazione tendenziale positiva del Pil (+0,1 per cento) e un aumento degli occupati dipendenti complessivi (+0,7 per cento), in netta controtendenza rispetto agli altri comparti nel primo trimestre dell'anno. Basti pensare che in Italia la disoccupazione è arrivata al 12,2%.

Tutelare quindi il paesaggio agricolo non significa soltanto prendere coscienza di un nuova imprenditoria bensì anche esserne orgogliosi.
 La ricaduta sul territorio del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia ( PPTR) è potenzialmente enorme.
Tutelare il paesaggio significa finalmente credere in queste potenzialità, valorizzando il nostro territorio nel giusto contesto e sviluppando un indotto con una visione più di lungo termine.
Faccio il Dottore in Agraria e tutti noi Dottori in Agraria e Forestali siamo convinti che il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia ( PPTR) abbia lo sguardo rivolto al futuro del nostro Territorio perché stigmatizza  la  centralità dell'agricoltura come soggetto storico. Tale Piano risponde alla necessità di riconsiderare il ruolo dell'agronomo nel sostenere la Multifunzionalità dell’agricoltura nel "progetto di territorio".
A questo proposito voglio anche precisare che sicuramente è frutto di un fraintendimento l’interpretazione che la stampa ha dato sulla missiva dei colleghi Casili, Errico e Vaglio che hanno ribadito ciò che tutti noi dottori in Agraria e forestali di Puglia andiamo dicendo da anni anche se, per la verità, spesso siamo stati poco o per nulla ascoltati, ovvero la convinzione che il  Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia ( PPTR) è un piano di qualità per i contenuti e per le innovazioni prospettate e che allo stesso tempo propone uno gronde sfida: quello di un profondo rinnovamento culturale. Noi dottori in Agraria e forestali della Provincia di Lecce insieme ai colleghi della Puglia TUTTI UNITI lanciamo questa sfida al nostro territorio per favorirne la crescita e lo sviluppo applicando un modello sostenibile. Attendiamo che qualcuno la raccolga, PRIMO FRA TUTTI IL COMUNE CAPOLUOGO DELLA PROVINCIA DI LECCE.

Antonio Bruno presidente Associazione Dottori in Agraria e Forestali della Provincia di Lecce (ADAF Lecce)

venerdì 27 settembre 2013

Domani sabato 28 settembre 2013, ore 10:00 su Rai uno durante la trasmissione linea verde orizzonti, ci sarà un intervento del Dottore Agronomo Giovanni BRAMATO iscritto all'Ordine di Lecce


Domani sabato 28 settembre 2013, ore 10:00 su Rai uno durante la trasmissione linea verde orizzonti, ci sarà un intervento del Dottore Agronomo Giovanni BRAMATO iscritto all'Ordine di Lecce dove affronterà argomenti relativi alle piante officinali ad uso estrattivo, approfondendo tematiche che spaziano dalla coltivazione alla trasformazione.
Tutti collegati!

giovedì 26 settembre 2013

“È un’epidemia e ancora non si conoscono i responsabili”



Il presidente della sezione leccese dell’Associazione Dottori Agrari e Forestali per il momento esclude solo
l’inquinamento tra le cause scatenanti, ma occorre indagare a fondo
L’agronomo Antonio
Bruno(nella foto), presidente
dell’Adaf Lecce,
in questa intervista ci
spiega quali potrebbero
essere le cause della
malattia diffusa che sta
colpendo gli ulivi salentini
e non solo. E
non risparmia critiche
agli agricoltori: “Dovrebbero
ascoltarci di più”.
Dottor Bruno, cosa sta succedendo
agli ulivi salentini?
Potrebbe trattarsi di infezioni o di
epidemie. Bisogna capire al più
presto quale tipo di attacco parassitario
(virus, insetti o batteri)
li stia mettendo in seria crisi, portandoli
addirittura ad un repentino
disseccamento.
Quali rischi corrono adesso le
piante?
Il 75% delle coltivazioni della provincia
di Lecce è costituito da uliveti.
Vi lascio immaginare cosa accadrebbe
se si ammalassero o
addirittura sparissero.
Si rischierebbe una vera
e propria desertificazione.
Quindi lo ritengo
un fenomeno di
straordinaria importanza
e rilevanza.
Che idea si è fatto sulle
possibili cause?
Al momento mi sento
solo di escluderne alcune. Per
esempio, sicuramente non si tratta
di inquinamento. Ma in questo
caso io sono impressionato dalla
rapidità con cui i nostri ulivi si seccano.
Potrei sbagliarmi, ma secondo
me non agisce un unico
agente parassitario. E poi, questo
problema può essere anche conseguenza
di una cattiva conduzione
degli uliveti. Come quando
vengono effettuate delle capitozzature
con la finalità di abbassarne
la chioma per favorire la raccolta.
Non sono quelli i modi, esistono
delle tecniche precise.
Quindi è anche colpa degli agricoltori?
Lo dico con molta franchezza: gli
agricoltori non si rivolgono quasi
mai ai dottori agronomi. C’è un
patrimonio immateriale di saperi
all’interno di questo territorio
che è rappresentato dai dottori
agronomi e dai dottori forestali
della provincia di Lecce. Attualmente
siamo in 260 ad essere
iscritti all’ordine. Gli agricoltori ti
trovano in piazza e ti chiedono
consigli, come se il nostro fosse un
hobby! Siamo dei professionisti,
siamo i “medici della terra”.
C’è anche un altro aspetto anomalo:
il manifestarsi di questa
“malattia” a macchia di leopardo.
Come mai?
Come in tutte le epidemie, per rispondere
a questa domanda c’è bisogno
di strumenti diagnostici.
Vanno accertate le cause, e poi occorre
capire l’evoluzione. Ho già
dichiarato nei giorni scorsi che il
sottoscritto, insieme ai suoi colleghi,
è disponibile a mettere a disposizione
le proprie competenze
per lavorare a questa task force.
Le istituzioni cosa le hanno risposto?
L’assessore provinciale Francesco
Pacella ci ha informati che l’assessore
regionale all’Agricoltura
Fabrizio Nardoni verrà a Lecce in
questi giorni per un tavolo tecnico
sul problema degli ulivi. Laboratori
di ricerca e istituti specializzati
stanno elaborando degli
interventi di cui ci parlerà Nardoni.
Sempre a proposito di istituzioni,
l’ex senatore Rosario Giorgio
Costa invoca un intervento del Ministero
dell’Agricoltura.
Agricoltura e sanità sono nelle
mani delle Regioni, quindi è la Regione
Puglia a dover intervenire.
E deve farlo utilizzando gli strumenti
che ha, nella fattispecie
l’Osservatorio Fitosanitario Regionale,
guidato egregiamente dal
dottor Antonio Guario.
Stefano Manca

mercoledì 25 settembre 2013

Mozione di dissenso alla federazione regionale degli agronomi ( e altri ordini professionali) in merito ad un documento prodotto contro il PPTR Puglia




----Messaggio originale----
Da: antonio.brunocbuf@libero.it
Data: 25/09/2013 21.10
A:
Cc: "MAGLIE Ludovico", "CENTONZE Rosario", "MANIERI Eugenio"t>, "GIANNONE Alessandro", "BRUNO Antonio", "MUIA Giovanni", "TREGLIA Marcello", "LAURETTI Edoardo", "ALBANESE Roberto"
Ogg: Richiesta di integrazione dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio del 28 settembre 2013

Cari Colleghi Consiglieri,
è ormai pubblico il documento di dissenso redatto da tre nostri colleghi sull'operato della Federazione Regionale in tema di Piano Paesaggistico. Non ricordo che il documento redatto dalla Federazione e citato dai colleghi Casili, Errico e Vaglio sia mai giunto a me e non ricordo che il Consiglio uscente sia stato convocato per esprimersi sull'argomento. Vi allego il documento pubblico che ho ricevuto su Facebook. Il documento è anche pubblicato nel diario del CONAF e della collega ZARI e partecipato ai colleghi Sisti e Pisanti. Chiedo pertanto che il consiglio già convocato per il 28 p.v. tratti tale argomento integrandolo nell'ordine del giorno.
Cordialità
antonio



sabato 21 settembre 2013

Troppi pesticidi nell’olio del Salento

Troppi pesticidi nell’olio del Salento

Clamorosa la decisione USA di bloccare circa un centinaio di container nei porti di New York e Seattle, perché il prodotto presentava residui di clorpirifos etile
Flavia Serravezza
Residui di clorpirifos etile, un potente pesticida utilizzato contro la «mosca dell’ulivo», sono stati rilevati in olii pugliesi e salentini destinati agli americani e ora bloccati alla dogana degli Stati Uniti. Il fitofarmaco, infatti, è autorizzato in Europa, ma non Oltreoceano. Da diverse settimane, ben 98 container sono fermi nei porti di New York e Seattle, per un totale di 10mila quintali di olio extra vergine di alta qualità prodotto in diverse regioni italiane, tra cui la Puglia. Per questo, il 22 maggio scorso, la Regione ha inviato una lettera alle associazioni di categoria, ai produttori olivicoli, alle società di agrochimica, ai rivenditori e ai tecnici, in cui i responsabili del Servizio fitosanitario pugliese hanno comunicato che la sostanza attiva clorpirifos etile subirà “forti limitazioni d’impiego”: l’utilizzo del pesticida è stato revocato su olivo a partire dal 12 giugno scorso e si è inoltre stabilito di limitare a un solo trattamento il suo impiego nei disciplinari di produzione anche sulle altre colture in etichetta. Questa singola applicazione, inoltre, è stata limitata anche nel tempo, («entro e non oltre il 30 giugno»), per evitare l’uso in periodi di inoleazione delle drupe.
Peccato che il provvedimento regionale che impone regole stringenti nell’utilizzo di questo pesticida, sia scattato solo a seguito dello stop dei container deciso dalle autorità americane. Eppure, la stessa nota della Regione evidenzia come «le Norme eco-sostenibili per la difesa fitosanitaria e il controllo delle infestanti delle colture agrarie, elaborate e pubblicate annualmente dalla Regione Puglia, non hanno mai previsto l’impiego di clorpirifos etile su olivo, per la sua elevata liposolubilità».
Non solo. Dalle indagini avviate dall’Osservatorio fitosanitario regionale, sono stati individuati diversi «punti critici» relativi all’uso di questa sostanza: dalla «presenza di deriva per l’impiego su oliveti e su altre colture limitrofe, come vigneti e fruttiferi» al «diffuso utilizzo della sostanza attiva nel periodo di inoliazione delle olive», fino all’ «impiego non razionale di questa sostanza attiva sulle colture e avversità parassitarie» e, ancora più grave, all’«inquinamento durante le fasi di trasformazione delle olive, per la promiscuità nella lavorazione presso i frantoi di partite trattate e non, con riscontro della sostanza attiva sull’intera partita di olio».
Negli Stati Uniti, l’impiego del fitofarmaco menzionato, benché ammesso e autorizzato su diverse colture, non può essere utilizzato nelle produzioni olivicole. L’olio Ue importato dagli Usa viene per questo sottoposto a procedure di verifica preordinate ad accertare l’assenza del fitofarmaco in questione nel prodotto: nella ipotesi in cui tale accertamento abbia esito negativo, sono avviate procedure di allerta in tutto il territorio nazionale.
Secondo il Consorzio nazionale degli olivicoltori (Cno) che ha scritto ai ministri dell’Agricoltura e della Salute, questo problema sta provocando danni per circa 100mila euro al giorno mettendo a repentaglio gli scambi commerciali tra i due Paesi. E ogni giorno che passa, evidenzia Cno, il danno economico aumenta, essendo l’extravergine un prodotto di alta qualità con una scadenza temporale. Sempre la circolare della Regione Puglia, sottolinea come «il problema ha determinato maggiori danni nelle produzioni di qualità che rispettano il disciplinare regionale di produzione integrata e nella produzione di olio biologico, in quanto in tali prodotti non è assolutamente consentito la presenza anche minima di residui di fitofarmaci non ammessi». Pertanto, d’ora in avanti cambiano le regole: tutti coloro che sono coinvolti nella filiera produttiva - dice la Regione - hanno l’obbligo di adottare comportamenti rispettosi della norma eco sostenibile e della sicurezza alimentare a tutela dei consumatori.
Nella circolare non si parla di eventuali sanzioni per i trasgressori. Tuttavia, viene ben evidenziato che saranno messi in atto «sistemi di controllo» per verificare: usi impropri del clorpirifos etile durante i trattamenti fîtosanitari sulle colture; la vendita presso le fitofarmacie oltre il 30 giugno e il suo utilizzo in campo oltre la stessa data e la presenza di residui nelle fasi di ingresso delle olive nei frantoi «per evitare inquinamento di oli sani».
AMBIENTE
Il clorpirifos è un pesticida che “galleggia”. A rivelarlo è l’ultimo “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque”, redatto dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che lo annovera tra le sostanze più rilevate nel 2010 nelle acque superficiali. La gran parte sono residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura: oltre al clorpirifos, glifosate e il metabolita Ampa, terbutilazina e il metabolita terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, Mcpa, lenacil, azossistrobina, diuron, metalaxil, atrazina e il metabolita atrazina-desetil.
Proibito in America per, in Italia è contenuto in più di 70 pesticidi, è uno dei fitofarmaci più presenti nella frutta ed è impiegato in tutti i più diffusi insetticidi per uso domestico. Il clorpirifos è figlio dei gas nervini utilizzati nella prima guerra mondiale.
Se ingerito o inalato, in particolare dai bambini, può provocare nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, difficoltà di respiro, lacrimazione, tremori, convulsioni, e in casi estremi addirittura stati di coma.

Idati elaborati dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente nella Relazione sullo stato di salute del 2011 dicono che la Puglia, con 155.555 quintali di prodotto distribuito nel 2010, è al quarto posto in Italia per quantità di fitofarmaci utilizzati.
Nel Leccese, due anni fa, ne sono stati impiegati 2.032.691 chilogrammi, il 15 per cento in più rispetto al 2009. Ma dal conteggio sfuggono i dati relativi ad una delle pratiche più diffuse tra le famiglie. Non è, infatti, solo una questione relativa al mondo imprenditoriale agricolo. Nel Salento, ovunque appestato dai cartelli “Zona avvelenata”, l’uso di diserbanti, fungicidi e concimi sintetici è pratica più che ordinaria anche tra i piccoli produttori. Anche tra chi coltiva l’orto per sé. Una stortura figlia di una mancata consapevolezza degli effetti sulla salute e della facilità estrema dell’acquisto dei prodotti tossici, persino nei supermercati. Come nel caso del clorpirifos, della famiglia dei pesticidi “organofosforici”, tra i più utilizzati in agricoltura, la cui tossicità è ben evidenziata nei rapporti di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, che dimostrano come il clorpirifos è un interferente endocrino, con meccanismi inediti ed inattesi ed effetti a lungo termine sulla regolazione neuro-endocrina e tiroidea. Vuol dire che ha la capacità di alterare i meccanismi di regolazione ormonale e causare ipereccitazione del sistema nervoso, soprattutto nei bambini. Gli effetti del clorpirifos sono particolarmente rilevanti infatti quando ad essere esposti sono gruppi maggiormente vulnerabili come le donne in gravidanza e, di conseguenza, il feto ed i bambini.
I“pesticidi” sono prodotti utilizzati in agricoltura a protezione delle colture da parassiti o insetti. Ne è stato sintetizzato un numero enorme e le quantità utilizzate oggi in agricoltura sono impressionanti. I pesticidi si possono trovare in gran parte degli ambienti in cui viviamo (case, scuole, luoghi di lavoro, ecc.), in alimenti quali frutta e verdura, nelle acque sotterranee e potabili, aria, fuliggine e nel suolo. Sono assorbiti rapidamente attraverso i polmoni, la cute e il tratto gastro-intestinale. I bambini, in particolare, sono più esposti.
Non essendo facilmente degradabili dai microrganismi, né metabolizzati dagli organismi superiori, tendono ad accumularsi in organi e tessuti e ad entrare nelle catene alimentari. Sono da considerare tra le sostanze in assoluto più tossiche (specie nel medio-lungo termine) per gli esseri umani: nove dei dodici prodotti chimici enumerati dalla Convenzione di Stoccolma, cosiddetti POPs (Inquinanti Organici Persistenti) sono pesticidi. Diversi studi indicano come i pesticidi costituiscano un serio problema di salute pubblica, incrementando nell’uomo il rischio di cancro, malattie neuro-degenerative, aborti, teratogenesi, malattie immunologiche, ecc. Uno studio recente ha dimostrato, utilizzando le stime di esposizione tratte da un “database storico”, che i bambini nati da madri maggiormente esposte in gravidanza a insetticidi organo clorati hanno 6-7 volte più probabilità di patologia autistica rispetto ai figli di madri meno esposte. Dalla fine del 2001 l’Environmental Protection Agency (EPA) ha vietato negli USA il commercio del clorpirifos, un insetticida organo fosfato tra i più utilizzati per uso residenziale.
Tale sostanza si trovava praticamente in tutti campioni di aria indoor e nel 60% - 70 % di campioni di sangue raccolti da madri e neonati al momento del parto. I loro livelli ematici risultavano fortemente correlati, mostrando che il pesticida attraversa facilmente e rapidamente la placenta. I possibili effetti conseguenti sullo sviluppo del nascituro si possono immaginare.
Una petizione contro i pesticidi nel Salento
Oltre 1000 firme sono state finora raccolte per dire “no” alla chimica in agricoltura. E’ la petizione “Vietiamo i pesticidi nel Salento” lanciata a giugno 2013 a Castiglione d’Otranto dall’associazione “Tullia e Gino - Casa delle Agriculture” e il comitato “Notte Verde”. Il successo della campagna di sensibilizzazione contro l’uso di fitofarmaci nocivi e l’abuso di pesticidi nella campagne salentine e pugliesi è la dimostrazione di un’esigenza matura da tempo sul territorio.

Le firme, raccolte attraverso banchetti informativi e on line (su petizionepubblica.it), saranno consegnate al ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e al presidente della Provincia Antonio Gabellone. Saranno interessati, tuttavia, anche i sindaci dei Comuni salentini. Si richiede, da un lato, lo stop assoluto all’utilizzo di fitofarmaci classificati come “tossici”, “molto tossici” e nocivi”, che rappresentano le categorie più pericolose; dall’altro, di regolamentare in modo restrittiva l’uso di pesticidi “irritanti” e “non classificati”, oltre che dei fertilizzanti sintetici. L’obiettivo finale è quello di rendere il Salento zona biologica. La petizione è stata lanciata da Castiglione d’Otranto, ove è in corso da mesi l’esperimento collettivo di riconversione in orti biologici delle terre rimaste incolte per anni. Sono state cedute in comodato d’uso gratuito dai legittimi proprietari a un gruppo di giovani: sette ettari sono già stati coltivati a cereali antichi e in via d’estinzione, poi si sono aggiunti gli ortaggi, tra cui i pomodori di Morciano. Tutto rigorosamente bio. A portare avanti il progetto, assieme al Comitato Notte Verde, è la neonata associazione “Tullia e Gino - Casa delle Agriculture”, dedicata ai precursori del biologico in Italia, i coniugi Girolomoni. L’intento è duplice: recuperare sementi, tecniche, saperi del passato e provare a fare economia reale, tornando alla terra e rispettandola.

http://www.legatumorilecce.org/Riviste/Rivista83.pdf

martedì 3 settembre 2013

Seminario Internazionale


Seminario Internazionale
Agricoltura Rigenerativa e Solidale
Programma
Mercoledì 18 settembre 2013 – ore 17,00
a Mertignano (Le)
presso la sede del Centro Internazionale di Cooperazione Culturale
ex Municipio – piazza Palmieri
Antonio Bruno
Presidente Adaf e coordinatore CICC
Jairo Restrepo Rivera
Agronomo e ricercatore colombiano – Docente di fama mondiale
Luciano Vasapollo
Delegato Università Roma La Sapienza per i paesi dell’ALBA
Susanna Debenedetti
Esperta di agricoltura organica rigenerativa socia Deafal ong
Memmo Buttinelli
Università Roma La Sapienza – coordinatore attività Set- 2013