sabato 23 maggio 2015

Gigli (Lilium L., 1753) negli oliveti possono evitare di avere sputacchine sulle chiome degli olivi del Salento?


Di tutti gli insetti Xilemomizi catturati dal dott. Daniele Cornara a Gallipoli e dintorni in provincia di Lecce sulla chioma di olivo nell’anno 2014 il 99,7% erano Philaenus spumarius. E sempre dalle prove sperimentali questo insetto risulta essere il vettore del Batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo Co Di R O. Tra le piante che risultano essere caratterizzate da tessuti teneri e succulenti che attraggono questo insetto c’è il giglio (Lilium L., 1753) è un genere di piante appartenente alla famiglia Liliaceae.
La pianta del giglio ha le radici del bulbo perenni e non si rinnovano tutti gli anni come succede solitamente nelle piante bulbose e le foglie generalmente lanceolate, più o meno strette con venature parallele che sono disposte attorno al fusto eretto, a volte in palchi, solitamente in ordine sparso.

Un autore nel 1960 ha riferito di massicce presenze di Philaenus spumarius su olivo solo quando la flora spontanea che cresceva sotto le chiome di questi alberi veniva sfalciata.
Nel Salento leccese le alte temperature fanno aumentare l’evapotraspirazione già ad aprile e in conseguenza si può osservare un disseccamento della flora spontanea presente sui terreni olivetati della provincia di Lecce.
E’ proprio in questo periodo che anche nel Salento Philaenus spumarius salta sulle chiome di olivo così come ha osservato nel 1960 dall’autore citato dal dott. Daniele Cornara.
Ricapitolando il Philaenus spumarius che vive nel Salento leccese esce dalle uova e, trovando la magnifica vegetazione verde di inizio primavera ovvero febbraio, marzo e inizio aprile si fissa sul tessuto di questi vegetali rimanendo generalmente immobile, senza mai spostarsi, e producendo una schiuma all’interno della quale si sviluppa sino a quando non emerge l’adulto.
Secondo le osservazioni effettuate dal dott. Daniele Cornara l’adulto emerge a fine aprile, inizio maggio.
Così come già scritto in questo periodo la flora spontanea del Sud ovest Salento inizia a seccare, gli adulti di Philaenus spumarius così come riferito nel 1960, vanno sugli olivi, e su qualunque pianta abbia un tessuto vegetale tenero verde e succoso.
La mia proposta è di sperimentare negli oliveti che ricadono negli impianti irrigui collettivi l’immissione di piante di giglio (Lilium L., 1753) per verificare se gli adulti di Philaenus spumarius preferiscano queste piante invece di saltare sulle chiome degli olivi.
Il giglio non ha bisogno di umidità permanentemente molto alta del suolo, quindi praticando dei cicli di irrigazione che lascino quasi essiccare il suolo prima di una nuova copiosa somministrazione d'acqua e con un corretto drenaggio del suolo si può ottenere la permanenza di piante di giglio con tessuti teneri e succulenti che attraggano questo insetto.
Lo scopo della sperimentazione è quello di verificare se tale presenza costante di piante di giglio con tessuti teneri e succulenti nei periodi di alta evapotraspirazione (ovvero da fine aprile sino ai primi di ottobre) impedisca a Philaenus spumarius di venire a contatto con le piante di olivo infettate dal Batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo Co Di R O.  


Nell’impianto di irrigazione Brile negli agri di Alezio e Gallipoli e che copre la superficie di quasi 1.000 ettari ricade tutta la zona rossa con evidenti essiccamenti e con oliveti in cui le analisi con marcatori molecolari rivelano la presenza di massicce quantità di DNA del batterio. Queste piante costituiscono un serbatoio del batterio e una fonte di inoculo. Nel gel sono riportati il marcatore molecolare (M), gli amplificati specifici di Xylella fastidiosa ceppo Codiro, ottenuti da DNA estratto da olivi nell’impianto irriguo Brile negli agri di Alezio e Gallipoli (G1 e G2) o da piante sane, situate al di fuori dell'area infetta (1 e 2). Nelle corsie + e - sono riportati, rispettivamente, il controllo positivo e quello negativo.

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