Cari colleghi,
io non compro i quotidiani, non li leggo nemmeno se sono a
diposizione gratis sui tavoli dei bar, forse perché da quando non bevo più
caffè frequento poco i bar. Stamattina
quando un collega mi ha chiamato per segnalarmi un intervento toccante sul
Quotidiano di Puglia, in prima pagina, di
un iscritto all’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Lecce, non sono
riuscito a resistere e ho acquistato il giornale per leggere quell’intervento.
Non voglio fare commenti, anche se ci sarebbe molto da
scrivere per significare ciò che avrei potuto fare, dire o promuovere. Questo
vale soprattutto per me che da otto anni ricopro il prestigioso incarico di
Consigliere dell’Ordine. Dopo la lettura
di questa lettera io ho deciso di rivedere completamente il mio modo di
osservare, percepire ed interpretare il
territorio del Salento leccese per rispondere finalmente alla domanda che mi
viene rivolta e che da troppo tempo è senza risposta. La domanda è: “DOTTORE CHE COSA DEVO COLTIVARE?”. Sento
che non posso sottrarmi, ho la consapevolezza di avere il dovere di dare il mio
contributo facendo del mio meglio. C’è una mailing list con moltissimi colleghi
che sono sensibili a questo tema e voglio fare la domanda a tutti, la stessa
domanda che fanno sempre a me. La
domanda è la seguente: “COLLEGHI QUALI INDICAZIONI SU COSA COLTIVARE DOBBIAMO
DARE AI PROPRIETARI DEL PAESAGGIO RURALE DEL SALENTO LECCESE?”
antonio bruno
LA LETTERA
CARO EMILIANO ECCO I RISULTATI DELLA XYELLA: CHIUDO,
LICENZIO E VADO ALTROVE
di Mario TENORE
sono un dottore agronomo, laureato dal luglio del 2003 con 110/lode,
e nel 2004 ho frequentato un master post/laurea in certificazione fitosanitaria
delle produzioni vivaistico e sementiere. Anni di studio per cercare migliorare
l'attività che la mia famiglia svolge con amore e dedizione estrema da ormai
tre genera-zioni: il vivaismo viticolo. Il tutto in un territorio dal potenziale
di 10 milioni di piante prodotte ogni anno: Otranto. La mia famiglia produce
circa 500 mila barbatelle di vite destinate al mercato italiano ed estero
(principalmente nord Africa), e ci avvaliamo delle prestazioni di 13
dipendenti. Tutto bene e grandi prospettive di sviluppo, fino all'arrivo della
sciagura Xylella fastidiosa. Da quel momento in poi siamo sprofondati nel buio
e nella solitudine più totale. Una breve ricostruzione. Agli inizi della
questione Xy-lella, quando si sospettava che anche la vite fosse ospite del
batterio, sono state eseguite analisi su ogni lotto di produzione di tutte le
azien-de vivaistiche di Otranto, naturalmente a nostre spese, tutte con esito
negativo (as-senza del patogeno), ma in nome di una precauzionalità estrema la
Comunità Euro-pea, nel mese di maggio del 2015 ha deciso di bloccare tutte le
attività vivaistiche, barbatelle comprese.
Continua a pag. 8
Il mondo scientifico pugliese si attivava allora subito
mettendo in atto dei test di. patogcnicita per confermare che la vite non
venis-se atta.am dal ceppo di xylella presente nel Sale.. Anche que-sti test
confermavano che la vite, fortunatamente, è estranea alle in-fezioni del
patogeno. Tutto que-sto sforzo, però, non è bastato a far cambiare opinione ai
burocra-ti di Bruxelles che, dall'anno scorso, ci impongono senza alcu-na base
scientifica su vite, l'ob-bligo di terinotrattue le barbatel-le, nel momento
più prossimo al-la consegna, con acqua calda alla temperatura di 50°C per una
du-rata di 45 minuti. Quest'obbligo interveniva nella scorsa campa-gna, in un
periodo dell'anno, no-vembre, in cui i lavori del vivai-sta sarebbero già
dovuti essere a buon punto. mentre noi eravamo ancora bloccati. In Italia
esiste so-lo una ditta produttrice dell'appo-sito macchinario e ne è anche
de-tentrice di brevetto. Il costo è di 170
mila ero, e la capienza è di circa 6000 barbatelle per ciclo. Grazie alla
caparbietà di alcuni di noi vivaisti, ed alla coscienza del costruttore della
macchina, siamo riusciti ad ottenere un mac-chinario un po' meno tecnologi-co,
ma non meno funzionale, al prezzo di 50 mila curo. Comprendendo che una sola
macchina di termoterapia non ba-stava per trattare circa 10 milioni di
barbatelle in maniera rapida ed essendo braviin matematica, abbiamo da subito
cercato dato nelle istituzioni. In particolar mo-do abbiamo più volte
interloquito con l'attuale Assessore all'agri-coltura della Regione Puglia, il
quale ci ha sempre assicurato che non saremmo stati lasciati so-li e che, o
attraverso leggi specia-li oppure per il mezzo dei Psr, ci sarebbe stata
rimborsata la spesa per le macchine. Era l'inverno 2015-2016: noi acquistiamo
sei macchine ed ovviamente lascio a voi
immaginare come è andata a finire, avete un minimo di co-noscenza della
politica italiana. Ormai, sono due anni che te, motrattiamo le nostre piante
per una malattia che non è presente, e che non riguarda la vite. Nume-rose sono
state le successive ri-chieste di incontro con l'assesso-re, tutte
rigorosamente andate a vado, forse abbiamo la colpa di non essere foggiani.
L'unico ente che non è venuto meno ai propri impegni permet-tendoci di lavorare
è l'affido pro-vinciale dell'agricoltura di Lecce che ha preso a cuore le sorti
del 1105170 territorio e di un comparo che sviluppa un numero di gior-nate
lavorative annue che sfiora le 70 mila impiegando oltre mil-le lavoratori. È
bene ricordare che l'arcate otrantino, come mol-ti altri scori del Salento, non
pullula di industrie in grado di garantire lavoro, ma fonda la pro-pria
economia sul turismo dei 3 mesi estivi e su quel poco di agni-
coltura che gente come noi cerca di portare avanti. Neanche
questi aspetti occupa-zionali, follemente a rischio, han-no attirato
l'attenzione del presi-dente della Regione Puglia che non si mai interessato
delle no-stre vicissitudini. Non è stato neanche in grado di opporsi alla
violenza protratta sull'agricoltura del nostro territorio quando il mi-nistro
dell'agricoltura ha emana-to un decreto che ha dichiarato tutta l'Italia
territorio indenne da Xylella fastidiosa tranne le pro-vincie di Brindisi e
Lecce. Que-sta genialau italiana ha generato tutta una serie di emendamenti in
cascata da parte dei Paesi esteri (nord Africa) che vietano l'impor-tazione di
barbatelle solo dalla Paglia. Una catastrofe economica di portata
incalcolabile. Ovviamene anche il presiden-te della Regione non si è mai
de-gnato di rispondere alle nostre ri-chieste di incontrò per cui la mia domanda
è: per quale motivo io, in piena solitudine devo continua-re a lavorare con
tali e tante diffi-coltà in un territorio che mi ha completamente abbandonato
nel-la sua rappresentanza istituziona-le? Allora per farla breve, comuni-co
ufficialmente che la mia azien-da si è già trasferita in un'altra Regione con
una nuova licenza vivaistica, e ringrazio l'intera giunta regionale per
"l'impegno" che ci ha messo per distruggere in soli 3 armi tutti gli
sforzi della mia famiglia ed i miei sogni per il futuro. Mi rimane il tempo di
termina-re i lavori di produzione delle mie ultime barbatelle "made in
Otranto" e mi vedrò costretto a li-cenziare tutti e 13 i miei
dipen-denti,ti, non per mie colpe. Vado via con la coscienza pulita e con il
rammarico e la delusione di avere una classe politica comple-tamente incapace
di tutelarmi. Al-tri colleghi vivaisti seguiranno*. scia per cui mi auguro che
i no-stri politici possano prevedere un futuro più roseo a tutti quei lavo-ratori
agricoli che la xylella ren-de
disoccupati. Mario Tenore*
*MARIO TENORE DOTTORE AGRONOMO ISCRITTO ALL’ORDINE DEI
DOTTORI AGRONOMI E FORESTALI DELLA PROVINCIA DI LECCE
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