domenica 17 novembre 2019

Trasformare gli imprenditori agricoli professionali in manager pubblici per scongiurare il fallimento dell’agricoltura pugliese di Antonio Bruno Ferro





Oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli illustra le ragioni che hanno determinato il fallimento degli imprenditori agricoli professionali e conseguentemente dell’Agricoltura pugliese. Le ragioni sono tutte legate alla circostanza che il Mercato Agricolo Globale è in mano alla Grande Distribuzione Organizzata che tratta direttamente con la finanza internazionale.
Il libero mercato con la concorrenza determinata dalla logica del neo liberismo economico ha decretato in Italia la fine dell’esperienza degli imprenditori agricoli professionali.
Il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli chiede l’intervento della finanza pubblica con capitali di miliardi di euro onde assicurare la continuazione dell’esperienza del Paesaggio rurale.
Ma ciò non può essere risolutivo del problema in quanto il mercato dei prodotti agricoli e anche dei prodotti che derivano dalla loro trasformazione è in mano alla Grande Distribuzione organizzata.
L’unico modo per tornare a produrre prodotti agricoli freschi e trasformati in Italia in modo sostenibile sia dal punto di vista economico che da quello paesaggistico e ambientale, e quindi per poter ancora ottenere i servizi ecosistemici del Paesaggio agrario, è che queste esperienze degli imprenditori agricoli professionali insieme a quelle dei di 75 – 80enni proprietari di pezzetti ormai incolti del Paesaggio rurale debbano essere assorbite dallo Stato poiché il Paesaggio rappresenta un Bene Comune tutelato dalla nostra Costituzione.
Una Nuova Riforma Fondiaria in cui gli imprenditori agricoli professionali siano i manager pagati dallo Stato in quanto dipendenti pubblici in maniera tale da ottenere che continuino a coordinare l’attività agricola statale con tecnici assunti come dipendenti pubblici insieme a operai stipendiati dallo Stato.
Ne scrissi per altri motivi tre anni fa: https://centrostudiagronomi.blogspot.com/search?q=diritto+cibo

Caro Luigi,
che bel Convegno quello dello scorso 25 maggio. Grazie di avermi invitato e, quindi per ciò stesso, di essere stato messo nelle condizioni di acquisire delle informazioni per me utilissime. Grazie ancora per la mia elezione a Consigliere Nazionale della Federazione Italiana Dottori in scienze Agrarie e Forestali, è per me un grande onore ricoprire tale incarico e non nascondo un senso di smarrimento, l’esser io “agronomo terra terra”, in mezzo a voi miei Magister e Giganti dell’Agronomia.
Tante cose avrei voluto dire circa il tema del cibo e, mi rendo conto, di non aver detto tutto quello che avrei desiderato dire. E allora mi sono detto che le mie "povere parole" era meglio che le scrivessi a te, sempre attento a tutto e a tutti, sensibile osservatore della realtà.
La mia idea è che acqua e cibo siano un diritto. Scorrono davanti ai miei occhi i dati che ha messo a disposizione il Vice Presidente della Fidaf Dottore Agronomo Andrea Sonnino della Fao e, prendendone atto,  sono sempre più convinto che acqua e cibo siano un diritto di tutta l’umanità.
Le conclusioni del dott. Andrea Sonnino sono:
·         La produzione attuale di alimenti è sufficiente a soddisfare le necessità di tutto il genere umano;
·         Gli alimenti prodotti sono però usati in modo inefficiente e distribuiti in maniera iniqua, per cui il fenomeno della fame non è stato ancora sconfitto;
·         La produzione alimentare è aumentata a costo della erosione delle risorse naturali, che ne costituiscono la base.


E quali altre conclusioni ha tratto?

·         L’offerta mondiale di alimenti deve aumentare del 60% prima del 2050;
·         Nello stesso tempo si devono conservare le risorse naturali e fare fronte al cambio climatico;
·         Bisogna quindi produrre di più con meno;
·         L’innovazione in agricoltura è essenziale per raggiungere la sicurezza alimentare in modo sostenibile.

La domanda è?
Si possono ottenere questi obiettivi che costituiscono la vita o la morte dell’umanità attraverso il “LIBERO MERCATO”?
La mia risposta è un secco no!
La conferma mi viene anche dal vertice dei Ministri Europei dell’Agricoltura del 2011 imposto dalla volatilità dei prezzi agricoli. Ricordo i titoli dei giornali di allora:
Uno scudo contro la volatilità dei prezzi - Trasparenza dei mercati e fondo anticrisi nell' Action Plan varato al recente vertice di Parigi.  - Ma serve anche più produttività: un progetto di ricerca per rilanciare il grano duro.
C’è una grande volatilità dei prezzi agricoli perché la produzione mondiale di cibo non è un dato trasparente.

Sappiamo che ci sono persone umane che non hanno abbastanza cibo, conosciamo il loro numero e la loro collocazione geografica ma non sappiamo di quale e di quanto cibo hanno bisogno e soprattutto non sappiamo chi lo produrrà.

Mi sembra il minimo di informazioni necessarie, anzi indispensabili, a chiunque abbia in animo di soddisfare un bisogno vitale come quello che nessuna persona debba più "soffrire la fame" e ancora che nessuna persona debba più "morire di fame”.

Poi c’è la logistica ovvero chi, dove, come e quanto produce e chi, dove, come e quando distribuisce a tutte le persone dell'umanità.

Sino ad oggi c’è da prendere atto di un fatto, ovvero che da quando esiste l’agricoltura, ricordo a me stesso che sono passati 12mila anni, nessun “LIBERO MERCATO” e nessuna ideologia ha avuto il risultato di non avere persone denutrite o che muoiono di fame.

Ci vuole quindi un organismo Mondiale che, secondo me, si dovrebbe occupare di tutto questo e al quale vadano destinate le risorse finanziarie per garantire tutto questo a tutta l’umanità.

L’ho detto al Presidente Sonnino e ho aggiunto che la mia poteva sembrare una riedizione di una ideologia dell’ultimo secolo dello scorso millennio.

Ricordo a me stesso che “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati” non è una ideologia e nemmeno una religione.
Secondo me dare a tutti cibo e acqua è dare la vita alle persone che costituiscono l’umanità.

Ancora grazie di tutto

antonio bruno dottore agronomo

Salvatore Rolli ha scritto:

“Un allenatore è qualcuno che ti dice quello che non vuoi sentire, ti fa vedere quello che non vuoi vedere, in modo che tu possa essere quello che hai sempre saputo di poter diventare.”
Tom Landry, Dallas Cowboys
.
Le aziende oggi si trovano a operare in un contesto caratterizzato da elevata concorrenza, globalizzazione delle scelte e aggiornamento costante, in una parola: COMPLESSITA'.
Per rispondere a questa complessità e generare valore per i clienti, le imprese devono coniugare flessibilità e rigore, efficienza e semplicità e non perdere mai di vista gli obiettivi.
Nella complessità, il raggiungimento di un obiettivo può pregiudicare i risultati futuri.
Non conta quindi solo il COSA si raggiunge ma anche il COME.
Impariamo a distinguere gli obiettivi dagli scopi.
Se non teniamo lo sguardo fisso sugli scopi finali, i singoli obiettivi potrebbero essere nocivi.
La complessità è un’onda: può travolgerci o possiamo cavalcarla, magari scopriremo che è pure divertente!
È un mondo difficile, è vita intensa
La risposta?
CONNETTERE LA VISIONE CON LE SOLUZIONI
Ciò che servirà per avere successo in futuro è probabilmente diverso da quello che serve per avere successo oggi, quindi i leader devono sia gestire che reinventare il business allo stesso tempo.
Per un’agricoltura sostenibile occorre che la scienza italiana venga messa in campo.
"L'agricoltura di precisione è una strategia di gestione che tiene conto della variabilità temporale e spaziale per migliorare la sostenibilità della produzione agricola".
Agronomi, abbandonate le scrivanie e scendete in campo.
Siamo nell’era della tracciabilità dal campo alla tavola, della valorizzazione massima del prodotto raccolto e della massima salvaguardia di suolo, aria e acqua.
Occorre un agronomo smart, così come deve essere l’agricoltura: intelligente, innovativa, veloce, furba, brillante, sveglia, etica e sostenibile, che produce alimenti di alta qualità e sicuri, tutela il territorio, guarda al mercato e utilizza il meglio della tecnologia digitale 
Salvatore Rolli


«L'AGRICOLTURA PUGLIESE SULL'ORLO DEL FALLIMENTO»
di ONOFRIO SPAGNOLETTI ZEULI
« Chiuso per fallimento!». È il cartello che sa-remo costretti ad esporre all'entrata delle nostre aziende fra qualche giorno. Chiuso per fallimento! È la triste morte annunciata dell'olivi-coltura pugliese. Prima la Xylella completamente sotto-valutata e che ha eroso il nostro splendido patrimonio olivicolo riducendolo ai minimi termini, poi la gelata del 2019 che ha distrutto 90.000 ettari di produzione olivicola inginocchiando quella parte produttiva ancora rimasta sana nella nostra Puglia e adesso la gelata del mercato con prezzi incredibilmente abbassati a cifre che non remu-nerano nemmeno i costi di produzione. In questi giorni balzano all'onore della cronaca le vicende dell'Ilva e gli allagamenti di Venezia. Tutte cose importantissime visto che sono in gioco 18.000 posti di lavoro e la sicurezza di una delle città più belle del mondo. Ma perché non si sobbalzava alla stessa maniera dalla sedie quando si parlava della gelata olivicola per la provincia di Bari (solo quella senza contare le altre) che per la sola economia agricola vale circa 25.000 posti di lavoro? Perché non si sobbalzava allo stesso modo dalla sedia quando stiamo assistendo alla distruzione di centinaia di migliaia di ettari di paesaggio olivicolo, quello più bello al mondo? Ieri (venerdì, ndr) il premier ha annunciato che sono pronti i primi 20 milioni di euro per Venezia e ne sono in arrivo immediatamente parecchi altri. Noi abbiamo atteso 16 mesi la declaratoria per le gelate 2018 che contava più di 500 milioni di danni e stiamo ancora attendendo quale sia l'elemosina che attraverso il fondo di solidarietà nazionale sarà eventualmente stanziata. Siamo andati in piazza, abbiamo protestato a ogni livello, ma non è affatto bastato. Abbiamo chiesto che ci fosse anticipata la Pac immediatamente: i più fortunati hanno avuto un anticipo a inizio settembre, succubi di procedure sull'antimafia, poggiate su sistemi informatici che non funzionano e sono ingolfati ed ora attendiamo, da regolamento entro fine Novembre, l'anticipo del 70%,  ma nessun segnale all'orizzonte. Un Psr ingessato, bloc-cato, tutto un guazzabuglio pazzesco, con una serie di ricorsi degni di chi si sta affamando, specchio fedele di chi si sta impoverendo e comincia a morsicarsi nel proprio atrio. Probabilmente non siamo capaci di farci sentire ab-bastanza e di portare l'opinione pubblica con noi, quell'opi-nione pubblica a cui viene trasferito che noi siamo quelli che avvelenano i consumatori e che distruggono l'am-biente. Gli agricoltori sono gli unici grandi ed insosti-tuibili difensori dell'ambiente, quelli che lo tutelano. Che cosa sarebbe il nostro territorio senza gli agricoltori? Un paesaggio spettrale al posto della foresta degli ulivi coltivati, anidride carbonica dispersa nell'aria, delinquenza diffusa e incontrollata. Invece di riconoscerci come i custodi dell'ambiente ci accusano di rovinarlo: questo è semplicemente assurdo! Non assisteremo inermi alla morte delle nostre aziende e alla chiusura dell'olivicoltura pugliese, stiamo stilando delle proposte, le condivideremo fino a farne un documento unico, ma abbiamo bisogno di tutti e più che mai della nostra organizzazione al nostro fianco. Chiedevamo dignità in piazza lo scorso anno, adesso grideremo vergogna. Lo grideremo in faccia a tutti anche a quella grande distribuzione, fenomeno di controllo indiscriminato del mercato, che prima ha affossato l'ortofrutta e adesso sta stringendo il cappio al collo dell'olivicoltura. Lo grideremo a questi politici attori da social. Lo grideremo a questa Europa che permette l'importazione di 56.000 tonnellate di olio tunisino: abbiamo bloccato l'aumento di questo contingente, ma l'olio tunisino non dovrebbe proprio entrare. Quali sono le loro norme igieniche? Quale è il loro rispetto dei lavoratori? E a noi ci accusano di caporalato, ci mettono alla gogna. Grideremo basta anche a questi organi di controllo che ritengono che le olive si producano in un capannone. Ci difenderemo attaccando, statene certi, con gli agricoltori e con la nostra organizzazione.

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