sabato 13 settembre 2025

BiodiverSO, l’urgenza di un nuovo paradigma


 BiodiverSO, l’urgenza di un nuovo paradigma

C’era un vento leggero a Castiglione d’Otranto, lo scorso 29 agosto, quando il professor Pietro Santamaria ha preso la parola per la sua lectio magistralis inaugurale della Notte Verde. Un vento non solo atmosferico, ma di idee e di memoria, capace di agitare le vele della nostra coscienza ambientale. Perché parlare di biodiversità oggi significa parlare di futuro, di cibo, di giustizia, di storia.
Pietro Santamaria ha iniziato così, con la chiarezza pacata di chi sa che il sapere deve arrivare a tutti, senza barriere di tecnicismi. Biodiverso – acronimo che, se ci pensate, suona quasi come un invito alla diversità: “essere diversi è bello, necessario, vitale” – non è un progetto astratto. È la testimonianza concreta di ciò che resta della ricchezza vegetale della Puglia, dei semi che i nostri contadini custodiscono come eredità, memoria e polizza assicurativa contro un futuro sempre più incerto.
Si è parlato di patate e carestie, di Irlanda e Ande, di errori storici che hanno causato fame e migrazioni forzate. Ma anche di saggezza antica: la saggezza dei popoli che, seminando varietà diverse nello stesso buco, proteggevano le colture dai disastri naturali. È un messaggio che suona moderno: la diversità non è solo bellezza, è resilienza.
Eppure, come ha mostrato Santamaria, l’agricoltura moderna sembra aver smarrito questa lezione. La produzione intensiva, le monocolture e la logica delle multinazionali hanno portato a un’insostenibile uniformità genetica. Poche varietà coltivate ovunque, a discapito del territorio e della cultura locale, mentre la maggior parte dei semi che nutre l’Italia proviene dall’estero, lontano dai nostri campi, dai nostri microclimi, dai nostri sapori.
Il progetto BiodiverSO è un controcanto necessario: recuperare varietà dimenticate, proteggerle, restituirle ai contadini e, attraverso di loro, ai cittadini. Parliamo di carote viola di Polignano, cicorie di Tricase, cima di Rapa che cresce ancora secondo tradizioni secolari. Ogni seme è un piccolo gesto di resistenza, un atto politico silenzioso contro l’omologazione e la speculazione.
E qui emerge l’urgenza di un nuovo paradigma: non più quantità fine a se stessa, non più resa immediata, ma varietà, adattamento locale, rispetto della terra. Una rivoluzione che parte dai semi, dalle mani di chi coltiva, dalla cura per ciò che mangiamo. Santamaria ci ricorda che l’agricoltura non è solo tecnica, è democrazia: chi possiede i semi, possiede anche il futuro del cibo, e quindi una quota di autonomia, di libertà.
“Chi getta semi dal vento farà fiorire il cielo”, recita una scritta di una cooperativa sociale pugliese. È una frase semplice, eppure profondissima: ogni seme che spargiamo oggi è un atto di speranza, un’arma contro l’indifferenza, un investimento per chi verrà dopo di noi. In un’epoca in cui si parla di crisi alimentari, cambiamenti climatici, migrazioni forzate, il messaggio è chiaro: il futuro non si eredita, si semina.
E così, tra applausi e musica, la serata si è chiusa con la convinzione che un nuovo paradigma agricolo non sia solo possibile, ma urgente. Non per idealismo, ma per sopravvivenza. Non per nostalgia, ma per lungimiranza. Non solo per la Puglia, ma per tutti noi.

Biodiverso
Che bello! Hai colto appieno il mio messaggio. Grazie per quello che hai scritto e sottolineato. Le tue parole mi hanno emozionato e mi danno più forza per continuare a lavorare in difesa del bene comune. E tu sai quanto ne abbiamo bisogno in agricoltura. Mi avrebbe fatto piacere salutarti a Castiglione d'Otranto. Sarà per un'altra volta. Ci sarà un'altra volta. Ci deve essere sempre un'altra volta. Come per i semi. Ti abbraccio fraternamente. Pietro Santamaria
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Autore
Antonio Bruno
Biodiverso Caro Professor Santamaria,
la ringrazio di cuore per le sue parole, così autentiche e dense di significato. Mi hanno davvero toccato. Purtroppo nei giorni della Notte Verde ero fuori Lecce e mi è dispiaciuto molto non poter essere lì a Castiglione d'Otranto per condividere quel momento così importante.
So quanto cuore, visione e impegno lei mette nel suo lavoro e quanto il suo operato sia prezioso per la terra e per chi la ama. Le sue parole sulla necessità di “un’altra volta” sono semi che trovano terreno fertile: sono d’accordo, ci deve sempre essere un’altra volta, come per i semi, come per la speranza.
A presto, con stima e un forte abbraccio.
Biodiverso
Antonio Bruno caspita, mi fai emozionare (di nuovo)!
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