domenica 14 settembre 2025

Italia 2025: vendemmia in ripresa, ma tra sfide che non vanno sottovalutate



Italia 2025: vendemmia in ripresa, ma tra sfide che non vanno sottovalutate

10 settembre 2025 – Come da consuetudine, alle porte dell’autunno, sono state presentate le stime ufficiali della vendemmia italiana 2025, elaborate da Assoenologi, ISMEA e Unione Italiana Vini (UIV), con il supporto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MASAF) e delle Regioni. Le cifre parlano chiaro: un raccolto che si preannuncia consistente e qualitativamente promettente, ma non senza ombre.


Le previsioni 2025

  • Il volume stimato è di circa 47,4 milioni di ettolitri, una crescita dell’8% rispetto al 2024, che si avvicina alla media recente (+2%) dopo due annualità particolarmente magre. assoenologi.it+1
  • L’Italia conferma il primato produttivo mondiale, seguita in Europa da Francia (≈ 37,4 milioni hl) e Spagna (≈ 36,8 milioni hl). assoenologi.it+1
  • Distribuzione geografica disomogenea:
    • Il Sud mostra un incremento a due cifre (+18%), grazie alla disponibilità idrica primaverile che ha mitigato gli effetti delle ondate di caldo. assoenologi.it+1
    • Il Nord-Ovest ha beneficiato di condizioni primaverili piovose seguite da caldo estivo “gestibile”, con sanità delle uve preservata. assoenologi.it+1
    • Il Nord-Est ha vissuto una primavera abbondante di pioggia, che ha richiesto maggior cura e controlli contro le fitopatie. assoenologi.it+1
    • Il Centro registra una flessione complessiva (−3%); aumenti significativi in Umbria (+10%), Marche (+18%), Lazio (+5%) non compenseranno la perdita della Toscana. assoenologi.it+1
  • Sulla qualità, le previsioni sono ottimistiche: uve in buona salute, climatologia favorevole e potenzialità di annata “molto buona o eccellente”. Ismea+2assoenologi.it+2
  • I prezzi di mercato 2024/25 mostrano un lieve aumento complessivo. Sicilia Report+1
  • La giacenza interna, al 31 luglio 2025 (dati Cantina Italia), è sostanzialmente equivalente a quella dello stesso periodo dell’anno precedente. Sicilia Report+1

Proiezioni e scenari futuri

Alla luce di queste stime, ma tenendo a mente le tendenze climatiche, economiche e di mercato, è possibile formulare alcune proiezioni:

  1. Pressione sui prezzi
    Con una produzione nazionale che torna a livelli elevati e giacenze già consistenti, il rischio è che l’offerta superi la domanda, comprimendo i compensi per produttori, soprattutto per vini meno distintivi o con marchi meno forti. L’incremento quantitivo, da solo, difficilmente tradurrà un aumento proporzionale dei ricavi se non accompagnato da strategie di valorizzazione.
  2. Qualità vs quantità: il trade-off
    Se da un lato le condizioni sembrano favorevoli, la distribuzione disomogenea significa che non tutte le zone potranno garantire uve con standard elevatissimi. Il centro, ad esempio, dovrà lavorare su più fronti per recuperare su aree come la Toscana, che tradizionalmente pesa molto sul valore medio del settore.
  3. Adattamenti climatici sempre più necessari
    Eventi estremi, ondate di caldo, piogge intense o scarsità d’acqua stanno diventando la norma in molte aree produttive. Serve investire in tecniche di gestione dell’acqua, varietà più resilienti, opportuna gestione del suolo e ombreggiamento, oltre che nel controllo biologico delle malattie fungine, che diventano più probabili in condizioni di umidità variabile.
  4. Mercati internazionali e barriere
    L’Italia mantiene una posizione di leadership, ma la concorrenza è forte (Francia, Spagna, Nuovo Mondo). Le barriere tariffarie, la logistica, e le aspettative dei consumatori su sostenibilità e qualità (non solo quantità) possono penalizzare produttori meno attrezzati.
  5. Sostenibilità ambientale
    Crescerà la pressione normativa e della domanda verso produzioni a basso impatto, uso efficiente delle risorse idriche, riduzione delle emissioni, packaging ecosostenibile. Queste componenti diventeranno parte integrante del valore del vino sul mercato globale.

Criticità: evidenze dalla letteratura scientifica

Per comprendere bene dove si annidano i rischi, vale la pena guardare alla letteratura internazionale:

  • Uno studio di environmental footprint nel Piemonte ha evidenziato come il vetro della bottiglia, il consumo di elettricità e il carburante per le macchine agricole siano tra i fattori che maggiormente incidono sull’impronta carbonica di un vino rosso (CF), mentre l’impronta idrica (Water Footprint) è dominata dall’evapotraspirazione (“green water”) nelle fasi vegetative e dalla disponibilità idrica naturale. mdpi.com
  • La ricerca internazionale sul cambiamento climatico mostra che temperature estremamente elevate, particolarmente nel periodo post-veraison, possono causare penalizzazioni importanti sia nei rendimenti sia nella qualità del vino, con effetti su aromi, acidità, colore. ScienceDirect+2ajevonline.org+2
  • In regioni calde e aride, la scarsità d'acqua mette già a dura prova le strutture viticole, costringendo a irrigazioni di emergenza, specializzazione delle cultivar resistenti, gestione delle superfici fogliari per contenere stress termico. ajevonline.org+1
  • L’uso crescente di tecnologie come il rilievo satellitare, predittivo, monitoraggio climatico di dettaglio è emerso come fattore critico di adattamento, soprattutto per anticipare fenomeni meteorologici estremi o malattie. oeno-one.eu+1

Casi studio internazionali

  • In California, negli ultimi anni, annate caratterizzate da ondate di calore estremo hanno mostrato una forte correlazione con diminuzione della qualità (e dei punteggi nei rating), soprattutto per vini premium; i prezzi subiscono flessioni quando il caldo supera soglie critiche. Cambridge University Press & Assessment
  • In regioni semi-aride del Mediterraneo e Australia, gli studi mostrano che l’aumento delle temperature medie e delle condizioni di stress idrico hanno portato sia a una riorganizzazione delle varietà coltivate sia a una modificazione del calendario vendemmiale (raccolta anticipata per preservare acidità e aromi) ‒ ma con costi da considerare sia in termini di gestione che di identità del vino.

Proposte di risposta: cosa fare adesso

Per evitare che una vendemmia abbondante si trasformi in un’opportunità sprecata o in un rischio per la sostenibilità economica, ambientale e qualitativa del comparto, suggerisco le seguenti linee d’azione:

  1. Un sistema produttivo “a fisarmonica”
    Come già invocato da alcuni rappresentanti del settore: attivare strumenti normativi che permettano di modulare la produzione in base alle condizioni climatiche, ai mercati, alle giacenze. Questo potrebbe significare incentivi per le viti meno produttive o strategie di accorpamento temporaneo.
  2. Investire nella qualità diffusa
    Non bastano le zone di eccellenza: serve che anche le zone periferiche migliorino gestione, sanità fitosanitaria, vinificazione, packaging. Migliorare la qualità significa ottenere margini migliori, difendersi dalle oscillazioni del mercato globale.
  3. Adattamento climatico strutturale
    • Varietà meno suscettibili al caldo o con vinificazione che preservi meglio acidità e aromi.
    • Gestione dell’acqua: raccolta, conservazione, irrigazione efficiente, pratiche agroecologiche.
    • Monitoraggio climatico di precisione, uso della tecnologia per prevedere stress, malattie, per ottimizzare l’intervento.
  4. Sostenibilità ambientale come leva competitiva
    Il consumatore sempre più richiede certificazioni, trasparenza, impegno ambientale. Produzioni con basso impatto ambientale, packaging sostenibile, processi energetici puliti possono diventare elementi differenzianti.
  5. Supporto istituzionale e finanziario
    Fondi pubblici, politiche regionali, formazione rivolta ai viticoltori per le migliori pratiche, per innovazione e per mitigazione degli impatti ambientali. Occorre che le Regioni e lo Stato collaborino efficacemente non solo in termini di stime, ma anche di supporto operativo.

Quale futuro ci attende?

Se le tendenze attuali si mantengono, potremmo ipotizzare che:

  • Nei prossimi 5-10 anni l’Italia continui a oscillare intorno ai 45-50 milioni di ettolitri, ma con una crescente divergenza qualitativa tra aree che si adattano bene e aree che invece soffrono condizioni climatiche più avverse.
  • Le regioni meridionali, se non gestiscono bene l’acqua e lo stress da caldo, rischiano una sorta di “plateau” produttivo o cali in qualità, mentre zone del Nord-Est potrebbero spingere verso nuove cultivar o versatilità produttiva.
  • La sostenibilità diventerà non solo criterio ambientale, ma requisito di mercato: accesso a mercati esteri, apprezzamento da parte di consumatori attenti, premi di prezzo per vini certificati o di nicchia.

Sintesi esecutiva (in una riga)

La vendemmia 2025 mostra quantità e qualità promettenti, ma il rischio climatico resta elevato: occorrono investimenti prioritari in gestione dell’acqua, monitoraggio climatico di precisione, adattamento varietale e misure di mitigazione/paesaggistiche nelle aree più vulnerabili (zone collinari ripide — es. Prosecco/Asolo, aree costiere e interne con stress idrico ricorrente, territori di alto valore come la Toscana). Queste priorità variano in intensità a seconda dello scenario climatico (1.5–3°C). (Fonte: Assoenologi/ISMEA/UIV; IPCC; studi MDPI e Frontiers). ResearchGate+3assoenologi.it+3ipcc.ch+3


Metodo e scenari (breve)

Non propongo una simulazione numerica completa qui (richiederebbe modelli ad hoc e dati locali), ma uno schema di simulazione qualitativa utile alle decisioni:

  • Scenario A: +1.5 °C → aumento moderato degli stress termici; maggiore variabilità stagionale; adattamenti tecnici e gestionali possono limitare danni significativi. (IPCC). ipcc.ch
  • Scenario B: +2.0 °C → incremento dei giorni di caldo estremo d’estate, aumento siccità stagionali nelle aree mediterranee; più frequenti eventi estremi (piogge intense alternate a siccità). Richiede investimenti strutturali. (IPCC / MED). ipcc.ch+1
  • Scenario C: ~+3.0 °C o più → riduzione estesa della suitability per molte cultivar tradizionali nelle zone basse e costiere; spinta verso altitudini maggiori e cambi varietali; impatti profondi su qualità e identità territoriale (studi regionali). ResearchGate

Le raccomandazioni qui sotto sono organizzate per priorità d’investimento e regione.


Priorità 1 — Gestione idrica e infrastrutture (investimento immediato e centrale)

Perché: la scarsità d’acqua è il fattore che più limita la resilienza. In Italia solo una parte limitata dei vigneti è irrigata: molte zone ancora dipendono dalle piogge. (Fonte CREA / studi nazionali). WineNews

Dove investire (priorità alta):

  • Sud (Puglia, Sicilia, Calabria, Campania): aree con alta esposizione al calore ma con potenziale per accumulo idrico primaverile; investire in serbatoi, micro-irrigazione a goccia ad alta efficienza, sistemi di ricarica delle falde e in agricoltura rigenerativa che aumenti la ritenzione idrica del suolo. (Scenario B–C: alto rischio) ipcc.ch+1
  • Aree collinari con suoli sottili (alcune parti di Sicilia, Puglia, ma anche microzone in Toscana/Marche): costi di implementazione più bassi rispetto a grandi impianti, ma alta efficacia locale.

Azioni concrete:

  • Piani regionali per invasi/serbatoi diffusi, incentivi per impianti micro-irrigui, regolamentazione sull’uso integrato delle acque, formazione per l’irrigazione a deficit controllato.

Priorità 2 — Protezione dei territori collinari e mitigazione dei rischi geomorfologici

Perché: aree con forte pendenza e suoli fragili (Prosecco/Asolo, Colline del Nord-Est, alcune zone del Centro) stanno già sperimentando frane, erosione e fenomeni collegati a eventi pluviometrici intensi seguiti da siccità. Caso esemplare: crisi nelle colline del Prosecco (asolo/valdobbiadene) con frane e siccità alternate. The Guardian

Dove investire (priorità alta):

  • Prosecco (Veneto) — misure urgenti: rinforzo della rete di drenaggio, fasce vegetative, gestione del sovraccarico turistico/agricolo, monitoraggio delle frane; incentivi per pratiche che aumentano la stabilità (siepi, alberature, coperture vegetali). The Guardian
  • Colline toscane e marche collinari: sistemi di contenimento erosione e infrastrutture verdi.

Azioni concrete:

  • Mappe di rischio idro-geomorfologico, cantieri verdi, limitazioni a pratiche che aumentano l’erosione (es. lavorazioni profonde senza copertura), sovvenzioni per rimboschimento a filari.

Priorità 3 — Adattamento varietale e gestione della vigna (medio termine)

Perché: con l’aumento delle temperature molte varietà tradizionali perdono acidità e cambiano profilo aromatico; alcune regioni vedranno la “suitability climatica” spostarsi in altitudine ~+100–+300 m (evidenze da studi comparativi). ResearchGate+1

Dove investire (priorità media-alta):

  • Toscana, Marche, Umbria: aree ad alto valore che dovranno investire in selezione varietale (rootstock, scion), prove di micro-vinificazione e sperimentazione di nuove cultivar in vigneti pilota. (Scenario B–C suggerisce forte pressione). MDPI+1
  • Piemonte e Nord-Est: sperimentare spostamenti altitudinali e microclimi favorevoli per mantenere tipicità.

Azioni concrete:

  • Programmi regionali di sperimentazione varietale, incentivi per passage a rootstock più resistenti, banca regionale di germoplasma, sostegno a progetti di ricerca-azione.

Priorità 4 — Monitoraggio climatico di precisione e tecnologia (immediato-continuo)

Perché: anticipare fitopatie (fungine dopo primavere piovose), evitare raccolte dannose per qualità, ottimizzare interventi. Studi mostrano l’efficacia del monitoraggio satellitare e IoT. cp.copernicus.org+1

Dove investire:

  • Tutte le regioni, con priorità per Nord-Est dove la primavera piovosa richiede gestione fitosanitaria puntuale e Centro dove la variabilità aumenta il rischio di perdita qualitativa.

Azioni concrete:

  • Stazioni meteorologiche aziendali (rete interoperabile), immagini satellitari per stress idrico, piattaforme di allerta fitosanitaria; formazione per interpretare dati.

Priorità 5 — Valorizzazione commerciale e gestione delle giacenze (strategia di mercato)

Perché: anche con produzione elevata (47,4 Mhl, stime Assoenologi/ISMEA/UIV), il rischio è la pressione sui prezzi e giacenze stabili; servono strategie per evitare cali di prezzo generalizzati. assoenologi.it+1

Azioni concrete:

  • Promozione dei vini sostenibili (certificazioni), contratti a termine/assicurazioni di prezzo, investimenti in marketing per segmenti premium, sviluppo di filiere corte e turismo del vino per aumentare valore locale.

Priorità per Regione: elenco rapido e motivato

  • Veneto (Prosecco/Valdobbiadene, Triveneto in generale)Altissimo rischio geomorfologico e turismo-pressures: priorità su interventi paesaggistici, drenaggio, monitoraggio frane. (Caso Prosecco: frane e dissesti riportati). The Guardian
  • ToscanaRischio qualitativo per vini di pregio: priorità su adattamento varietale, sperimentazione e ricerca per preservare acidità e profili aromatici. MDPI
  • Puglia & SiciliaStress da calore ma utile capacità di accumulo idrico se gestita: priorità su sistemi di irrigazione efficienti e raccolta/stoccaggio dell’acqua. WineNews
  • PiemonteRischio minore immediato ma attenzione ai cambi di fenologia: investire in monitoraggio climatico, prove varietali d’altitudine. ResearchGate
  • Trentino-Alto Adige / FriuliOpportunità di “migrazione verticale”: investire in ricerca varietale e infrastrutture che supportino vigneti in quota. ResearchGate

Misure di adattamento collegate a pratiche enologiche

  • Modifiche in cantina per gestire uve con maggiore zucchero / minore acidità (tecniche di vinificazione per mantenere equilibrio; vedi review su effetti climatici sulla composizione del vino). ResearchGate
  • Canopy management e pratiche di ombreggiatura per ridurre sunburn e perdita di acidi: efficaci in regioni calde. ScienceDirect

Che cosa finanziare subito (programa operativo suggerito, 3 anni)

  1. Reti e invasi d’acqua regionali + incentivi micro-irrigazione (budget: alto) — target: Sud, Puglia, Sicilia, Campania. WineNews
  2. Progetti pilota (10–30 aziende) per adattamento varietale + banca germoplasma — target: Toscana, Marche, Umbria, Piemonte. ResearchGate
  3. Monitoraggio nazionale integrato (stazioni + satellite + piattaforma dati open) — target: tutte le regioni (priorità Nord-Est e Centro). cp.copernicus.org
  4. Interventi paesaggistici e stabilizzazione nelle colline fragili — target: Prosecco, aree collinari toscane e marchigiane. The Guardian
  5. Fondo per la valorizzazione commerciale e certificazioni di sostenibilità — target: produttori diffusi per aumentare valore unitario.

Rischi residui e come monitorarli

  • Rischio di perdita di identità territoriale se si abbandonano cultivar storiche senza una strategia di tutela. Monitorare attraverso progetti pilota che includano analisi sensoriale e di mercato. ResearchGate
  • Rischio finanziario per piccole aziende: favorire strumenti di credito agevolato e assicurazione climatica.

Conclusione rapida

Selezionando investimenti che combinino infrastrutture idriche, protezione del paesaggio, sperimentazione varietale e precision farming, l’Italia può trasformare l’attuale abbondanza produttiva (vendemmia 2025) in un’opportunità di consolidamento competitivo, evitando che l’aumento quantitativo si traduca in perdita di valore. Gli scenari 1.5–2°C sono ancora gestibili con investimenti mirati; oltre il 2–3°C servirebbe una strategia sistemica molto più radicale (migrazione altitudinale, nuovi modelli varietali).

 

 


Conclusione

La vendemmia 2025 italiana è senza dubbio un buon segno per il settore: quantità in aumento, condizioni spesso favorevoli, qualità attesa in molti casi elevata. Ma non possiamo adagiarci: in un contesto globale segnato dal cambiamento climatico, dalla competizione internazionale, da richieste di sostenibilità crescente, l’Italia del vino deve muoversi su più fronti per non perdere terreno. Le risorse ci sono: know-how, territorialità, varietà, approccio enogastronomico. È il momento di usarli, non solo per brindare, ma per costruire.


Bibliografia

Fonti / Bibliografia (link)

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