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| Sequenziata una variante di grano selvatico, il ‘Senatore Cappelli’, scoperto a Lecce. |
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze
Forestali della Provincia di Lecce
C’è un
istante, nella lunga stagione agricola, in cui l’aria sembra tirare un respiro:
si conta il raccolto, si pesa la speranza. Il 2025, per il grano duro italiano,
è stato quell’istante. Una ripresa che non è soltanto statistica — da 0,81 t/ha
in molte parcelle sperimentali nel 2024 a medie nazionali attorno a 6,2 t/ha
nel 2025 — ma un racconto di resilienza contadina, di genetica che tiene il
campo e di suoli che, dove possono, hanno restituito fiducia.
Da Sud a
Nord il mosaico produttivo parla chiaro: il Meridione peninsulare (esclusi gli
areali insulari) ha avuto rese più contenute (intorno a 4,68 t/ha), mentre il
Centro-adriatico e il Nord toccano valori prossimi ai 7–7,6 t/ha, con aumenti
marcati rispetto al 2024. La Sicilia segna un valore quasi da record per le
serie della Rete, la Sardegna rimbalza con un +~2 t/ha rispetto all’anno
precedente — segni evidenti che la variabilità climatica e le condizioni locali
restano fattori decisivi.
Ma che cosa
dice la scienza dietro questi numeri? E quanto possiamo fidarci di una Rete di
prove varietali per tracciare la traiettoria futura del comparto?
1) Conferme e coerenze: il ruolo della sperimentazione
e del genotype × environment
I risultati
della Rete nazionale di confronto varietale (Coordinata dal CREA-CI) confermano
due punti che la letteratura scientifica ha ribadito negli ultimi anni: (i)
esiste una forte interazione genotipo × ambiente (GEI) che determina
performance molto diverse da un areale all’altro; (ii) alcune cultivar moderne
mostrano stabilità e rese elevate su più areali, mentre altre rispondono bene
solo in nicchie ambientali. Studi multi-annuali e review recenti mostrano come
la variabilità temporale e spaziale richieda sistemi di valutazione estesi e
ripetuti nel tempo per selezionare varietà con reale adattamento.
Caso di studio 1 — prove pluriennali in Italia
meridionale
Una analisi
su più stagioni condotta in aree del Sud Italia ha mostrato come le prestazioni
delle varietà varino ampiamente e come la stabilità sia fondamentale per
mitigare anni estremi (siccità/perdite di resa). Questi risultati supportano
l’approccio della Rete CREA, che testa le cultivar in un ventaglio di
condizioni reali.
2) Qualità vs quantità: il problema sottile della
qualità tecnologica del grano
Se la
quantità è tornata — e in certi casi è cresciuta molto — la qualità rimane una
variabile non scontata. Esperienze recenti internazionali mostrano come
condizioni meteorologiche favorevoli possano aumentare la resa ma incidere sui
parametri proteici e sulla qualità panificabile/pastificabile. È un tema di
rilievo per la filiera pastaia italiana, dove la domanda non è solo tonnellate
ma parametro proteico e forza della farina.
3) Innovazione agronomica e pratiche: cosa hanno
contato nel 2025
La ricerca e
i progetti applicati (es. BioDURUM e altri progetti nazionali) mostrano che
scelte come la gestione della lavorazione minima, rotazioni più attente, e
l’uso mirato di biostimolanti o pratiche conservative possono migliorare la
resilienza e la produttività media. L’incontro specialistico “From Seed to
Pasta” e le attività del Gruppo Durum indicano come la comunità scientifica e
tecnica stiano spingendo verso pratiche più sostenibili e varietà con maggiore
stabilità.
Caso di studio 2 — sperimentazioni su pratiche
conservative
Prove
condotte in contesti mediterranei indicano che la transizione verso
conservazione della sostanza organica e minore lavorazione può mantenere rese
competitive e migliorare resilienza idrica, ma la risposta è fortemente locale
e dipende dal suolo e dal clima. Questo spiega perché i risultati della Rete
mostrano grandi differenze anche tra regioni relativamente vicine.
4) Allarme price & mercati: più grano non vuol
dire più ricavo
Un paradosso
appare sul mercato: in alcune analisi giornalistiche e di settore il 2025 vede
un aumento della produzione ma nel contempo pressioni al ribasso sui prezzi
pagati al produttore. Tradotto: la redditività rimane un tema aperto; la
politica agricola e gli accordi di filiera dovrebbero guardare non soltanto
alla resa ma al valore aggiunto.
5) Cosa manca — limiti e cautela nell’interpretare i
risultati 2025
La Rete
fornisce dati essenziali, ma la letteratura ricorda due limiti: (i) i risultati
su un solo anno (o su pochi anni) rischiano di sovrastimare l’effetto di
condizioni meteorologiche favorevoli; (ii) la qualità tecnologica (proteine,
g/kg, alveografici) e la durabilità della resa richiedono misure integrate nel
tempo. Per decisioni di semina serve continuare le prove multiennali, integrare
indicatori di qualità e valutare scenari climatici futuri.
In sintesi (quel che un contadino, un ricercatore e un
giornalista dovrebbero prendere nota)
- I numeri 2025 sono una buona
notizia: la media nazionale riportata dalla Rete e ripresa dalla stampa
specializzata indica un salto rispetto al quinquennio precedente; ma è un
segnale da leggere con prudenza
- La variabilità territoriale
ribadisce che non esistono cure universali: alcune varietà (es. Calvino,
Antalis, Fuego e altre citate dalla Rete) hanno mostrato adattamento
multi-areale, ma la scelta locale rimane cruciale.
- Bisogna guardare oltre alla
resa: qualità, prezzo e sostenibilità sono l’altro lato della medaglia. Le
politiche e le filiere devono accompagnare le aziende in percorsi di
valore.
Casi di studio / riferimenti pratici citati nel
confronto
- Rete nazionale di confronto
varietale frumento duro 2024–25 — resoconto e dati sintetici (report e
articolo su L'Informatore Agrario). Informatore Agrario+1
- Progetto BioDURUM e relazioni
tecniche su prove varietali in collaborazione con CREA. sinab.it
- Studio pluriennale su 41
varietà nel Sud Italia — analisi di stabilità e GEI (Frontiers/Agronomy
2024). Frontiers
- Review su evoluzione varietale
e prospettive di miglioramento genetico in Italia (MDPI, 2023). MDPI
- Atti e programma del convegno From
Seed to Pasta (Bari 2025) — sessioni su pratiche agronomiche e
caratteri di resa di fragiliere. fromseedtopasta.com
Bibliografia selezionata (documenti, articoli e
risorse consultate)
- Le migliori varietà di grano
duro per le prossime semine, L'Informatore Agrario — articolo/report sulla
Rete nazionale di confronto varietale (annata 2024–25). Informatore Agrario+1
- CREA — Centro di ricerca
Cerealicoltura e Colture Industriali: pagina istituzionale e report
attività (Rete frumento duro). Crea
- Sellami, M.H. et al., Assessing
temporal variability in durum wheat performance and stability through
multi-trait mean performance selection in Mediterranean climate —
Frontiers in Agronomy (2024). Frontiers
- Careddu, M.L., Lessons from
the Varietal Evolution of Durum Wheat in Italy, Agronomy (MDPI)
(2023). MDPI
- Progetto BioDURUM — relazione e
report tecnici sulle sperimentazioni (Sinab/partner, 2018–2019 e
aggiornamenti). sinab.it
- Documenti e atti del convegno From
Seed to Pasta (Bari, 24–27 settembre 2025) — sessioni su resa
potenziale e pratiche conservative (Pecchioni, Flagella, ecc.). fromseedtopasta.com
- Analisi di mercato e notizie
sul 2025 per il grano duro in Italia (sintesi stampa e report di settore,
2025). Italianfood.net+1
- Review su produttività del
grano duro e impatti climatici (varie riviste e rapporti 2023–2025). ScienceDirect+1

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