Agronomi e Forestali: nuove competenze per guidare la transizione verde
di Antonio Bruno
La riforma delle professioni approvata il 4 settembre 2025 è, per i Dottori Agronomi e Forestali, una vera e propria chiamata alle armi. Per una volta, la politica sembra aver capito che il futuro del Paese passa anche dalla gestione sostenibile del territorio, dalla filiera agroalimentare e dalla prevenzione dei rischi ambientali.
La novità più importante riguarda la certificazione delle competenze. Finora gli agronomi che volevano specializzarsi in settori chiave – irrigazione di precisione, pianificazione forestale, bioenergie – lo facevano seguendo corsi e master non sempre riconosciuti ufficialmente. Ora la riforma prevede:
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Cataloghi nazionali delle specializzazioni definiti dagli Ordini, validati dal Ministero e aggiornati ogni due anni per tenere il passo con innovazione e cambiamenti climatici.
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Percorsi formativi modulari, con crediti professionali obbligatori dedicati a telerilevamento, agricoltura 4.0, sensoristica IoT e intelligenza artificiale applicata alla gestione delle risorse naturali.
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Certificazione con esame finale: una commissione mista – Ordine, università, imprese agricole – rilascerà una qualifica spendibile in tutta l’UE.
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Registro pubblico delle competenze, online, per garantire trasparenza a cittadini, imprese e PA nella scelta dei professionisti.
Si tratta di un salto culturale: non più solo laurea e tirocinio, ma aggiornamento continuo, verificato e tracciabile.
Un esempio concreto: “Agronomo 4.0”
Immaginiamo un neolaureato in Scienze agrarie che sceglie la nuova specializzazione “Agronomo 4.0”.
Il percorso, della durata di 12 mesi, include:
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120 ore di formazione digitale su uso di droni per la mappatura del suolo, sensori per il monitoraggio dell’umidità e software di supporto decisionale per l’irrigazione.
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Project work su campo in collaborazione con un’azienda agricola che sperimenta tecniche di irrigazione di precisione, con obiettivi di risparmio idrico del 20%.
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Esame finale con discussione del progetto e simulazione di un piano di gestione integrata per un comprensorio agricolo.
Alla fine, il nome del professionista compare nel registro nazionale delle specializzazioni. Per un’azienda agricola o un ente pubblico che deve affidare un incarico di consulenza, questo diventa un indicatore di qualità immediatamente verificabile.
Giovani e parità di genere
La riforma accorcia i tirocini e introduce incentivi per favorire l’ingresso di giovani professionisti. Inoltre, nelle governance degli Ordini dovranno essere garantite quote di presenza femminile, un passo importante per una categoria dove le donne sono oggi meno del 30% degli iscritti.
Equo compenso e responsabilità
L’estensione dell’equo compenso è decisiva: la gestione del territorio non può essere appaltata al ribasso. La riforma impone parametri minimi per incarichi pubblici e privati, proteggendo sia la qualità dei progetti sia la dignità economica dei professionisti.
Se nei prossimi 24 mesi i decreti attuativi tradurranno queste misure in norme semplici e operative, i Dottori Agronomi e Forestali potranno diventare il vero motore della transizione ecologica italiana. In caso contrario, resteremo a piangere frane e siccità senza avere abbastanza professionisti qualificati per prevenirle.

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