“Agrivoltaico
e sostenibilità territoriale: dal progetto di Noha a un modello integrato per
la provincia di Lecce”
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in
Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce
Di seguito
una verifica critica (basata sulla letteratura scientifica) delle affermazioni
principali dell’articolo del giornale locale, seguita da alcune proposte di
“ampliamento del paradigma” adattate alla realtà della provincia di Lecce.
Verifica critica rispetto alla letteratura scientifica
Il testo
propone un paradigma relativamente ambizioso: “impianto agri-fotovoltaico +
compensazioni ambientali → sviluppo sostenibile territoriale”. Vediamo quanto
le evidenze scientifiche supportano tali affermazioni, quali sono i punti
deboli o le incognite, e dove si possono porre eventuali cautele.
1. Il concetto di agrivoltaico: stato dell’arte
- L’agrivoltaico (o
agri-photovoltaics, AgroPV) è l’idea di utilizzare lo stesso suolo sia per
la produzione agricola sia per l’installazione di moduli fotovoltaici, in
configurazioni tali da minimizzare la competizione tra uso agricolo e
produzione energetica. MDPI+3science.osti.gov+3NREL
Documenti+3
- Una recente rassegna
sistematica mostra che la letteratura è in crescita, ma evidenzia anche
incertezze importanti su resa agricola, effetti ambientali, progettazione
ottimale, costi e modelli socioeconomici. ScienceDirect+2NREL Documenti+2
- Gli studi mostrano che
l’agrivoltaico può mitigare il conflitto tra domanda energetica e uso del
suolo, fornendo una “dual use” che può migliorare l’efficienza complessiva
dell’uso del territorio (ad esempio, “land equivalent ratio” > 1). MDPI+3NREL Documenti+3science.osti.gov+3
→ Quindi
l’assunto di base (“integrazione energia + agricoltura”) è fondato e condiviso
nella letteratura, ma con varianti forti in funzione del contesto (clima,
colture, densità d’impianto, assetto strutturale).
2. Effetti sulle colture agricole
Il testo
suggerisce implicitamente (o almeno non esclude) che le colture possano
convivere bene con i pannelli, e che non ci sia una perdita produttiva
significativa, specie se ben progettato.
Cosa dicono
gli studi:
- L’ombreggiamento parziale è un
elemento centrale: la riduzione della luce disponibile può penalizzare le
colture che richiedono forte irradiamento. AIP Publishing+4QualEnergia.it+4ScienceDirect+4
- Alcune ricerche (es. Enel /
Università della Tuscia) hanno segnalato che le colture più “sensibili”
(mais, frumento, girasole) subiscono riduzioni anche marcate sotto
ombreggiatura, mentre colture più tolleranti o a ciclo breve possono
resistere meglio o addirittura trarre beneficio in contesti climatici
caldi. QualEnergia.it+2MDPI+2
- In alcuni casi, la presenza di
pannelli può ridurre il consumo idrico (meno evaporazione), mantenere
microclimi più freschi e proteggere le piante da stress climatici forti
(eccesso di calore, radiazione, siccità) — effetti che possono compensare
la perdita di luce sotto certe condizioni. ResearchGate+3The Department of
Energy's Energy.gov+3NREL Documenti+3
- Tuttavia, l’effetto finale sulla
resa agricola dipende fortemente da: tipo di coltura, densità dei moduli,
disposizione spaziale, orientamento, altezza del telaio, distanza tra
file, stagione climatica, gestione agronomica. Nature+3NREL Documenti+3MDPI+3
- Alcuni studi puntano a “fattori
di progettazione ottimale” e metriche (es. “light productivity factor”)
per mediare la condivisione della luce tra coltura e pannelli. NREL Documenti+3arXiv+3arXiv+3
- Un altro problema è che
l’installazione, manutenzione e ombre dei telai possono ostacolare le
semine meccaniche, il passaggio di macchine agricole, l’irrigazione, il
diserbo, il drenaggio. ResearchGate+2NREL Documenti+2
→
Conclusione: non si può dare per scontato che non ci sia perdita agricola —
serve progettazione rigorosa calata sul contesto (colture locali, condizioni
climatiche) e monitoraggio sperimentale.
3. Impatti ambientali, biodiversità e paesaggio
Il testo
sottolinea che il progetto prevede misure di compensazione, piantumazioni,
mitigazioni paesaggistiche, e che l’impianto “può migliorare il paesaggio e la
biodiversità”.
Cosa dice la
letteratura:
- Alcuni studi mostrano che, in
impianti agrivoltaici ben progettati, la biodiversità (in particolare
insetti impollinatori, entomofauna, flora autoctona) può aumentare
rispetto a terreni agricoli intensivi o incolti degradati. ResearchGate+5ScienceDirect+5ScienceDirect+5
- Il progetto InSPIRE su due siti
negli Stati Uniti ha documentato che l’abbondanza totale di insetti è
triplicata, e le api autoctone sono aumentate di venti volte dopo 5 anni,
con visita anche nei campi agricoli circostanti. Rinnovabili
- L’effetto microclimatico dei
pannelli (ombreggiamento, minore evaporazione, caldo mitigato) può
favorire specie vegetali più adattate all’ombra o ambienti più umidi in
prossimità dei moduli, e attrarre fauna utile. PMC+3Wired Italia+3WWF Italia+3
- Tuttavia, la letteratura
avverte che gli impatti positivi non sono automatici: la perdita di
habitat o la frammentazione possono dominare se il progetto non è ben
pensato, se i corridoi ecologici sono ignorati, se non si preserva la
connettività ecologica, se le compensazioni sono solo formali, se la
qualità del suolo è compromessa. ScienceDirect+4ResearchGate+4NREL
Documenti+4
- È essenziale un monitoraggio a
lungo termine (anni o decenni), perché molte dinamiche ecologiche
(successione vegetale, colonizzazione, equilibrio specie) avvengono
lentamente. NREL Documenti+2ResearchGate+2
- L’impatto paesaggistico
(visibilità dell’impianto, alterazione del contesto collinare, barriere
visive) è un tema critico nelle autorizzazioni, specie in zone sensibili o
con forte valore estetico. Le misure di mitigazione visiva (barriere
verdi, piantumazioni, conformazioni del terreno) sono pratiche
frequentemente suggerite, ma la loro efficacia dipende da tempi di
crescita (le piante impiegano anni), specie utilizzate, continuità e
manutenzione. WWF Italia+3ResearchGate+3NREL
Documenti+3
- Il suolo è un’altra criticità:
la realizzazione delle fondazioni, scavi, compattamenti, drenaggi,
movimentazioni possono alterare la struttura del suolo, la sua fertilità,
il ciclo idrico e i microrganismi; in contesti fragili (aree costiere,
suoli poveri, zone con forte falda) ciò può essere rilevante. NREL Documenti+2ResearchGate+2
- Infine, la coerenza delle
“compensazioni ambientali” (versamento monetario + piantumazioni) con
benefici reali ecologici è spesso problematica: c’è il rischio che siano
“mitigazioni cartolari” senza reale restituzione ecologica se non ben
vigilate. La letteratura critica spesso le compensazioni “one-off” non
integrate nel tessuto ecologico locale. NREL Documenti+2ResearchGate+2
→ Il testo è
corretto nel valorizzare le compensazioni ambientali come elemento centrale, ma
tali misure vanno progettate con rigore ecologico e integrate con il contesto
locale; non basta “versare somme e piantare a caso”.
4. Accettazione sociale, governance e rischi
Il testo
mette in rilievo il ruolo del Comune come garante e promotore, e la necessità
di vigilanza.
Cosa dice la
letteratura:
- Un aspetto spesso sottovalutato
è l’accettazione sociale: gli impianti (anche agrivoltaici) possono
suscitare opposizione per motivi paesaggistici, percezione del “consumo
del suolo”, timori per emissioni (anche se nulle) o alterazioni
dell’ambiente locale. Il coinvolgimento della comunità, trasparenza,
partecipazione e condivisione dei benefici sono fattori chiave per la
legittimità dei progetti. NREL Documenti+2ScienceDirect+2
- La governance locale è
cruciale: il monitoraggio, controlli ambientali, procedure di adeguamento
e sanzioni devono essere ben predisposti, con capacità tecnica
dell’amministrazione. Altrimenti, gli accordi di convenzione rischiano di
restare “lettera morta”. NREL Documenti+1
- Costo e sostenibilità
economica: l’agrivoltaico richiede spesso maggiori investimenti (strutture
portanti, spazio tra i moduli, sistemi di irrigazione adeguati) e una
complessità operativa maggiore rispetto al fotovoltaico tradizionale. La
redditività (combinata produzione agricola + energia + eventuali
contributi) deve essere attentamente valutata nel contesto italiano. The Department of Energy's
Energy.gov+2NREL Documenti+2
- Rischi tecnici: resistenza al
vento, stabilità strutturale, manutenzione, ombreggiamento e usura dei
pannelli, interferenza meccanica con le operazioni agricole. ResearchGate+1
→ Il testo è
consapevole (almeno implicitamente) che il Comune deve vigilare, ma dovrebbe
meglio considerare i rischi gestionali, tecnici ed economici, oltre
all’importanza del coinvolgimento sociale e della capacità tecnica locale.
Valutazione complessiva del testo rispetto alla
letteratura
In sintesi:
- Le idee generali del testo
(“integrazione energia + agricoltura”, “compensazioni ambientali”,
“restaurazione del valore territoriale”) trovano un buon supporto nella
letteratura recente, che indica come l’agrivoltaico sia una delle
soluzioni emergenti più promettenti per conciliare transizione energetica
e uso del suolo.
- Tuttavia, molte delle
affermazioni del testo sono più “ideali” che “garantite” — occorre dire
che i benefici (ambientali, agricoli, paesaggistici) sono condizionati da
progettazione puntuale, contesto locale, monitoraggio, gestione e
governance.
- Alcuni passaggi del testo (ad
esempio, “migliorare la biodiversità e la qualità della vita” con
certezza) possono essere considerati come ambiziosi esperimenti piuttosto
che garanzie certe, almeno inizialmente.
Proposte di ampliamento del paradigma per la provincia
di Lecce / contesto locale
Partendo dal
progetto di Galatina/Noha come “caso pilota”, si può pensare a una strategia
più articolata — un modello replicabile e adattato alla provincia di Lecce, con
alcune linee guida e idee:
A. Approccio integrato e multidimensionale del
“modello locale di agrivoltaico sostenibile”
- Progetti pilota sperimentali
con monitoraggio di lungo periodo
Prima di replicare su vasta scala, realizzare uno o più impianti pilota con protocollo di monitoraggio ambientale, agricolo, socioeconomico (ad es., produttività, biodiversità, qualità del suolo, accettazione locale).
L’obiettivo è raccogliere dati locali specifici (climatici, idrici, suoli salini, vento, colture mediterranee) per adattare i modelli generali alla realtà salentina. - Selezione “colture compatibili”
con ombreggiamento parziale
In provincia di Lecce si dovrà tenere conto del clima caldo, della siccità estiva, delle colture prevalenti (ulivo, vite, orticole, cereali).
Potrebbero essere privilegiati ortaggi estivi che tollerano ombra, colture aromatiche, leguminose, colture a ciclo breve.
Si può esplorare l’uso di colture “di servizio” (erbai, fiori, leguminose per sovescio) tra le file di moduli, piuttosto che colture principali sotto moduli, per mitigare il rischio.
La progettazione modulare (file più larghe, moduli elevati) può lasciare sufficiente luce e “porte” per operazioni agricole. - Corridoi ecologici e
connettività naturale
Nel modello locale dovrebbe essere previsto fin dall’inizio un “mosaico ecologico”: bordure vegetate a specie autoctone, siepi, fasce tampone, zone non modulate, canali di drenaggio naturali, aree non coltivate per la fauna (rifugi, microhabitat).
Le operazioni di compensazione non dovrebbero essere isolate: vanno integrate in una strategia di paesaggio (es. collegamento con altre aree naturali, boschi, corsi d’acqua). - Mitigazione paesaggistica come
elemento progettuale (non addizionale)
Le barriere verdi e le piantumazioni devono essere disposte in modo da armonizzarsi con la morfologia del territorio (altitudine variabile, colline, tipicità pugliese), utilizzando specie locali che richiedono manutenzione minima.
È utile studiare gli aspetti visivi da prospettive privilegiate (dai centri abitati, dalle strade panoramiche) fin dalla fase di progetto, anche con simulazioni 3D. - Partecipazione e condivisione
dei benefici con la comunità locale
Per aumentare l’accettazione sociale, occorre coinvolgere i cittadini, agricoltori, associazioni ambientali nel disegno del progetto.
Il “ritorno territoriale” non dovrebbe limitarsi a somme monetarie, ma includere azioni concrete condivise: gestione condivisa delle aree verdi, urban trails, education ambientale, agricoltura sociale, orti didattici legati all’impianto.
Si potrebbe valutare un modello di “proprietà mista” o “quota sociale” dell’impianto (partecipazione pubblica/comunitaria). - Meccanismi di controllo,
trasparenza e adattamento
L’amministrazione comunale (o un organismo di terza parte) dovrebbe avere facoltà di audit, monitoraggi ambientali periodici, sanzioni per inadempienza, clausole di adeguamento tecnico se i risultati (es. impatti agricoli, ambientali) deviano dai valori attesi.
Prevedere un fondo di contingenza per interventi correttivi (es. miglioramento suoli, consolidamento barriere, riforestazioni aggiuntive). - Economia e incentivi locali
Valutare incentivi locali o agevolazioni comunali (riduzioni IMU, facilitazioni urbanistiche) per progetti che rispettino criteri di sostenibilità avanzata.
Favorire la partecipazione degli agricoltori locali negli accordi, con contratti di affitto, rendite agricole supplementari, forme di integrazione economica.
Collegare il progetto con strategie energetiche regionali e PNRR/PON, per ottenere finanziamenti aggiuntivi per la fase “verde”, biodiversità e monitoraggio. - Replicabilità e rete
territoriale
Se il modello ha successo, estenderlo a contesti analoghi nel Salento (aree rurali intorno ai comuni, zone meno densamente urbanizzate).
Creare una rete “Salento Agrivoltaico” che connetta i vari impianti, favorisca scambio di dati, buone pratiche, laboratori locali di ricerca/applicazione.
B. Criticità specifiche da considerare per il Salento
/ Lecce
Nel contesto
salentino vi sono alcune condizioni particolari che richiedono attenzione:
- Clima mediterraneo secco e
elevata irradiazione estiva: l’ombreggiamento può essere un vantaggio contro
stress idrici, ma deve essere calibrato per non penalizzare troppo la
fotosintesi.
- Ventosi e condizioni di vento
forte: le
strutture devono essere dimensionate per resistere a venti intensi; la
progettazione strutturale è cruciale.
- Suoli fragili, salinità e falda
superficiale: i
lavori di fondazione possono alterare l’assetto idrico; serve cura nelle
opere di drenaggio e rispetto delle caratteristiche idrologiche locali.
- Pressione urbanistica e densità
abitativa: il
paesaggio pugliese è molto valorizzato, spesso vi sono vincoli
paesaggistici o ambientali; l’accettabilità visiva sarà un tema sensibile.
- Capacità tecnica e risorse
“locali”:
l’amministrazione comunale e le comunità locali devono avere supporto
tecnico specialistico per valutare, controllare e gestire il progetto.
- Colture tradizionali prevalenti: viti, olivi, colture
mediterranee storiche hanno caratteristiche peculiari (in genere alta
luce, lunga durata). Sarà fondamentale valutare se queste colture
tradizionali “classiche” possono coesistere o se è meglio riservare gli
impianti agrivoltaici su terreni agricoli secondari o marginali.
C. Un possibile “modello concettuale” per la provincia
di Lecce
Ecco uno
schema sintetico di come potrebbe essere strutturato un programma provinciale
di agrivoltaico sostenibile:
|
Fase |
Azione chiave |
Obiettivo / output atteso |
|
1. analisi
territoriale |
mappare
suoli agricoli marginali, aree con bassa produttività, aree con vincoli
paesaggistici, idoneità solare e venti |
selezione
dei siti candidabili con minor impatto agricolo/ambientale |
|
2.
progetto sperimentale |
realizzazione
1-2 impianti pilota (es. 1–2 MW) con protocolli di ricerca |
acquisizione
dati locali su rese, biodiversità, suolo, microclimi |
|
3.
modulazione agricola |
definizione
di “pacchetti agronomici” (colture locali compatibili, consociazione,
irrigazione, rotazioni) |
minimizzazione
del rischio agricolo e valorizzazione produttiva |
|
4.
progettazione ecologica integrata |
inserimento
di corridoi verdi, fasce tampone, piantumazioni autoctone, gestione ecologica
del suolo |
massimo
beneficio per biodiversità e mitigazione visiva |
|
5.
governance & partecipazione |
meccanismi
di coinvolgimento dei cittadini (workshop, comitati), trasparenza nei
contratti, monitoraggio pubblico |
supporto
sociale e legittimità del progetto |
|
6.
controllo e adattabilità |
monitoraggio
ambientale, agricolo, paesaggistico a 5, 10, 20 anni; clausole di revisione
tecnica |
correzioni
evolutive e miglioramenti negli impianti futuri |
|
7.
scaling-up intelligente |
espansione
graduale verso altri comuni/aree rurali con criteri di selezione e
replicabilità |
diffusione
del modello su scala provinciale |
D. Conclusione e
raccomandazioni
- Il paradigma presentato nel
testo — impianto agri-fotovoltaico con compensazioni ambientali per
coniugare transizione ecologica e sviluppo locale — è in gran parte
coerente con le tendenze emergenti nella letteratura, ma va inteso come
modello condizionato, non come formula automatica.
- La chiave del successo sarà la contestualizzazione
locale, la progettazione integrata, la partecipazione
sociale, il monitoraggio serio e a lungo termine e una governance
competente.
- Il caso di Galatina/Noha può
diventare un laboratorio virtuoso: se ben riuscito, può fornire dati e
buone pratiche per replicare un “modello Lecce-Salento” di agrivoltaico
sostenibile, con un approccio che non sia solo energetico ma territoriale,
agricolo, ecologico e comunitario.

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