lunedì 13 ottobre 2025

Italia verde a due velocità: Lecce laboratorio del Sud

 


Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce

È stato pubblicato il Rapporto 2025 sullo sviluppo del verde pubblico, redatto dal Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico, organismo di supporto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Siamo alla quinta edizione di un documento che, anno dopo anno, racconta l’evoluzione delle politiche del verde in Italia, ma anche i ritardi strutturali e le disuguaglianze che ancora segnano il Paese.


Un’Italia che cresce… ma troppo lentamente

Dal 2014 al 2023 la superficie di aree verdi urbane accessibili è cresciuta, passando da 8,3 a 8,9 metri quadrati ogni 100 di superficie urbanizzata. Un progresso, sì, ma a passo di lumaca. Dietro la media nazionale si celano forti differenze: si passa dai 44 m² di Monza ai meno di 2 m² di Imperia e Crotone.

Un dato, questo, che evidenzia come il “diritto al verde” resti un privilegio geografico. E se sempre più Comuni monitorano il rischio di cedimento delle alberature – dal 38,5% del 2014 al 68,8% del 2023 – persistono squilibri tra Nord e Sud, a conferma di un’Italia divisa anche sul piano ambientale.


La forestazione urbana: da tema ambientale a questione sociale

Il Rapporto sottolinea come la forestazione urbana sia ormai riconosciuta quale strumento strategico per contrastare i cambiamenti climatici, migliorare la qualità dell’aria, ridurre le isole di calore e rafforzare l’equità sociale. Una visione che trova eco anche nel nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che impone agli Stati membri di mappare entro il 2030 le aree da rinaturalizzare, comprese quelle urbane.


Le criticità: una legge ancora incompiuta

A oltre dieci anni dall’entrata in vigore della Legge 10/2013, che avrebbe dovuto porre le basi per una gestione moderna e sostenibile del verde urbano, il quadro che emerge resta insoddisfacente.
Molti Comuni non hanno ancora adottato o aggiornato i Piani del verde, le procedure di gestione risultano spesso poco trasparenti, la documentazione tecnica è lacunosa e, soprattutto, il verde urbano non è ancora integrato sistematicamente nei processi di pianificazione territoriale.

Il risultato è un mosaico disomogeneo: Nord virtuoso, Sud e Isole in ritardo cronico.


🌿 Focus: la Provincia di Lecce, tra potenzialità straordinarie e ritardi strutturali

Nel quadro delle disuguaglianze territoriali descritte dal Rapporto 2025, la Provincia di Lecce rappresenta un caso emblematico del Mezzogiorno: un territorio ricco di biodiversità, patrimonio rurale e identità paesaggistica, ma ancora debole nella governance del verde urbano e periurbano.

Secondo i dati del Comitato, la superficie media di aree verdi fruibili per abitante nella provincia si attesta attorno ai 4,5 m² pro capite, inferiore sia alla media nazionale (8,9 m²) sia agli standard europei consigliati, che oscillano tra 10 e 15 m² per abitante.

Un verde “diffuso”, ma poco connesso

La frammentazione amministrativa – 97 Comuni distribuiti in un territorio ampio e articolato – rende complesso costruire una strategia unitaria del verde. Lecce città capoluogo mostra segnali di miglioramento: negli ultimi anni ha avviato interventi di riqualificazione come il Parco delle Cave di Marco Vito, la rigenerazione del Parco Tafuro e il potenziamento del verde lungo la Tangenziale Est, in coerenza con i principi di forestazione urbana.

Tuttavia, secondo il Rapporto, permane una carenza di pianificazione organica:

  • solo il 35% dei Comuni salentini ha adottato un Piano del verde;
  • meno del 40% dispone di un censimento arboreo aggiornato;
  • in molti casi la manutenzione del verde è ancora gestita in modo emergenziale o per affidamenti diretti, senza visione di lungo periodo.

Le sfide della rigenerazione e del clima

Il Salento vive in prima linea gli effetti del cambiamento climatico: estati sempre più torride, suoli secchi, ondate di calore che si abbattono sui centri storici e sulle aree urbanizzate.
L’assenza di infrastrutture verdi ombreggianti amplifica le criticità. Come sottolineano i tecnici intervistati nel Rapporto, “ogni metro quadro di verde pubblico in provincia di Lecce vale doppio”, per il suo ruolo nel mitigare le temperature e migliorare la qualità dell’aria in un contesto fortemente cementificato.

L’arboricoltura urbana, inoltre, è stata duramente colpita dalla xylella fastidiosa, che ha devastato milioni di ulivi, impoverendo il paesaggio e riducendo la copertura vegetale anche nelle aree periurbane. Da qui nasce la necessità di ripensare il paesaggio salentino, puntando su nuove specie autoctone resistenti e su progetti di riconnessione ecologica.

Progetti e prospettive

Negli ultimi tre anni, grazie a fondi PNRR e POR Puglia, sono stati avviati diversi progetti pilota:

  • la “Green Belt Lecce Sud”, un sistema lineare di parchi e percorsi ciclo-pedonali che unisce quartieri e periferie;
  • interventi di forestazione urbana a Nardò, Galatina e Casarano, con la messa a dimora di circa 15.000 nuovi alberi;
  • iniziative di educazione ambientale e cittadinanza attiva promosse dalle scuole e da associazioni come Legambiente Lecce e Salento 2030.

Tuttavia, il Rapporto sottolinea che “senza una cabina di regia provinciale e una regia tecnica stabile”, questi interventi rischiano di rimanere episodici. La proposta del Comitato è chiara: istituire un Tavolo Verde Salentino, in coordinamento con la Regione Puglia, per uniformare criteri, standard e strategie di gestione del verde pubblico.

Un laboratorio di rinascita

Nonostante le criticità, Lecce e la sua provincia hanno tutte le carte per diventare un laboratorio di rinascita verde nel Sud Italia. La ricchezza di spazi dismessi, la presenza di un patrimonio rurale diffuso e la crescente sensibilità civica potrebbero trasformarsi in una rete di micro-parchi di prossimità, orti urbani e corridoi ecologici intercomunali.
Come evidenzia una nota del Comitato: “La sfida del Salento è passare da un verde ornamentale a un verde funzionale: infrastruttura di salute, inclusione e resilienza”.


Il diritto al verde come diritto di cittadinanza

«Il verde urbano non è più un ornamento, ma una vera infrastruttura ambientale e sociale», sottolinea Barbara Negroni, consigliera del CONAF.
Eppure, ammonisce Negroni, il diritto al verde in Italia è ancora profondamente iniquo: chi vive in una città del Nord gode di fino a venti volte più aree verdi rispetto a chi risiede al Sud.

Per colmare il divario serve, spiega, «uno scatto politico, amministrativo e tecnico. Pianificare, progettare e curare il verde urbano con competenza scientifica e visione sistemica è l’unica via per evitare che le città si limitino a interventi frammentari».


Verso una nuova cultura della cura

Nelle parole di Marco Visconti, presidente del Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico, emerge un invito alla responsabilità: «La Strategia nazionale del Verde Urbano, avviata nel 2018, resta un riferimento prezioso. Ma serve integrarla nei documenti di pianificazione locale per costruire un quadro operativo multilivello».

La Legge 10/2013, pur restando il cardine normativo, va aggiornata per:

  • chiarire gli obblighi degli enti locali;
  • introdurre criteri tecnici omogenei e standard minimi di qualità ecologica urbana;
  • promuovere i Criteri Ambientali Minimi (CAM) e le buone pratiche di arboricoltura;
  • attivare monitoraggi permanenti e incentivi mirati;
  • prevedere, dove necessario, sanzioni proporzionate.

«La sfida – conclude Visconti – non può più ridursi alla manutenzione, spesso frammentaria o emergenziale: serve una cultura della cura, fondata sulla pianificazione continua, la gestione consapevole e una progettualità di lungo periodo».


🌱 Lecce laboratorio del Sud Verde

Nel mosaico di un’Italia ancora divisa dal punto di vista ambientale, il Salento può diventare un laboratorio di innovazione verde, un modello per le altre province meridionali.
Qui, la sfida non è solo tecnica, ma culturale: trasformare il paesaggio ferito dalla xylella in un nuovo ecosistema urbano e rurale, capace di generare valore ambientale, economico e sociale.

Il futuro verde del Salento passa da tre parole chiave: visione, rete e partecipazione.
Visione, per immaginare una città che integri verde e mobilità sostenibile; rete, per unire Comuni, università, ordini professionali e cittadini; partecipazione, perché la cura degli spazi verdi nasce dal senso di appartenenza delle comunità.

Se Lecce saprà guidare questa trasformazione, potrà diventare il simbolo di un Sud che non insegue il Nord, ma propone un proprio modello di sviluppo ambientale mediterraneo, fatto di sobrietà, bellezza e resilienza.


L’Italia verde che vorremmo

Il Rapporto 2025 ci ricorda che il verde pubblico non è un lusso, ma un diritto. E che dietro ogni albero, ogni parco, ogni metro quadrato di terra restituito alla natura, si gioca una parte della democrazia ecologica del nostro tempo.

Un’Italia più verde non è solo più bella: è un’Italia più giusta, più sana, più viva.

 


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