domenica 19 ottobre 2025

Il melone che non volle farsi raccogliere

 


Il melone che non volle farsi raccogliere

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce

 

C’è un profumo dolce che aleggia nelle campagne del Brindisino, e non è quello dell’estate. È l’odore dei meloni che marciscono al sole. Migliaia di frutti rimasti nei campi, dimenticati, come lettere mai spedite. Non perché fossero cattivi, anzi. Troppo buoni, forse, per un mercato che non sa più riconoscere la bontà.

Quest’anno i contadini del Salento hanno guardato le loro angurie maturare e poi marcire, perché raccoglierle sarebbe costato più che lasciarle lì. I prezzi sono crollati a sette centesimi al chilo: meno di una caramella. La concorrenza dall’Egitto, dalla Tunisia, dal Marocco – dove il sole scotta uguale ma il lavoro costa meno – ha fatto il resto.

Così le campagne si sono riempite di frutti abbandonati e di uomini sconfitti. Non da un uragano, ma dall’economia: quella tempesta invisibile che travolge senza fare rumore.

Eppure, se ci pensiamo, l’assurdo non è che i meloni marciscano. L’assurdo è che nel frattempo, a poche decine di chilometri, qualcuno paga tre euro per un centrifugato “bio” in una bottiglietta di plastica. È come se vivessimo in due mondi paralleli: quello dell’eccesso e quello dell’abbandono, separati solo da un’etichetta e da un algoritmo.

In Giappone, in California, perfino in Portogallo, quando i prezzi crollano, le cooperative trasformano i frutti in succhi, confetture, gelati. Lì, ciò che il mercato scarta diventa valore. Da noi, invece, diventa compost. O poesia triste sui social.

Ma basterebbe poco — una cella frigorifera condivisa, una piccola linea di trasformazione, una cooperativa che raccolga invece di disperdere — per far sì che quei meloni non finiscano dimenticati, e che chi li ha coltivati possa almeno sperare in un domani.

Il melone del Brindisino non chiede carità: chiede senso. Chiede che qualcuno si accorga che dietro ogni frutto lasciato marcire c’è una mano che lo ha piantato, un credito non pagato, un figlio che forse se ne andrà altrove.

E allora, forse, la prossima volta che compriamo una fetta d’anguria al supermercato, potremmo chiederci se arriva da lontano o da vicino, da una terra che muore o da una che resiste. Perché un Paese che lascia marcire i suoi frutti, presto finirà per lasciare marcire anche le sue speranze.

Dai campi al valore: strategie integrate per ridurre le perdite e valorizzare le eccedenze ortofrutticole nel Salento

Studio pilota per la Provincia di Lecce e Brindisi – Modelli di economia circolare, cooperazione agricola e trasformazione a valore aggiunto contro la crisi dei prezzi e l’abbandono delle colture ortofrutticole (Campagna 2025)

 Ho cercato nella letteratura scientifica e in casi reali europei e internazionali per proporre una strategia pratica e attuabile (a breve e medio termine) per ridurre gli sprechi, recuperare valore economico e rafforzare la resilienza delle filiere di angurie/meloni nel Salento (prov. Brindisi / Lecce). Riassumo prima i punti chiave che userò come base e poi propongo un pacchetto di azioni concrete (immediato — 12 mesi — 3+ anni), con riferimenti bibliografici e esempi di casi di studio applicabili al territorio.

Punti chiave dalla letteratura (breve)

  • Le perdite post-raccolta e gli “eccessi” di offerta per prodotti deperibili sono un fenomeno mondiale e richiedono interventi su più fronti: gestione dell’offerta, catena del freddo, trasformazione/valorizzazione e organizzazione collettiva dei produttori. Open Knowledge FAO+1
  • Le Organizzazioni di Produttori (PO/OP) e le cooperative svolgono un ruolo cruciale nel concentrare l’offerta, negoziare prezzi e investire in infrastrutture condivise (logistica, stoccaggio, trasformazione). Agriculture and rural development+1
  • La trasformazione a valle (conserve, succhi/concentrati, puree, surgelazione, prodotti a valore aggiunto) è una via efficace per assorbire eccedenze di frutta che non possono entrare sul mercato fresco. Esistono anche studi su accettazione dei consumatori e modelli aziendali. PMC+1

Pacchetto di soluzioni pratiche (prioritizzate)

A — Interventi immediati (settimane–3 mesi) — togliere valore dalle perdite oggi

  1. Raccogliere dati rapidi e centralizzati
    • Ogni comune/consorzio raggruppi dati su superfici in maturazione, rese stimate e stima di eccedenza. Serve per attivare canali rapidi (donazione, trasformazione, vendite dirette).
    • Perché: molte risposte richiedono semplicemente informazione aggregata per abbinare domanda/offerta (food banks, trasformatori). (EIP-AGRI raccomanda sistemi informativi per ridurre perdite on-farm). eu-cap-network.ec.europa.eu
  2. Accordi rapidi con trasformatori locali/mobili (juicing, puree, surgelazione)
    • Contrattare capacità di trasformazione mobile o “contratti spot” con industrie di trasformazione (succhi, puree, conserve, concentrati, surgelazione). Anche micro-linee comunali / cooperative possono funzionare per piccoli volumi. La trasformazione aumenta la shelf-life e assorbe surplus. uoguelph.ca+1
  3. Canali di redistribuzione e donazione organizzata
    • Protocollo rapido con organizzazioni caritative, mense scolastiche/ospedali, o programmi di pubblica utilità: ritiro gratuito (o a costo contenuto) per eccedenze. Prevedere sgravi fiscali o incentivi per la donazione (norme nazionali/regionali da verificare concretamente). (FAO/EIP raccomandano integrazione donazione come opzione temporanea). Open Knowledge FAO+1
  4. “Harvest for processing” prioritario
    • Prioritizzare la raccolta di campi destinati alla trasformazione; lasciare solo quelle porzioni che costerebbe più raccogliere che trasformare. Questo massimizza il ritorno economico netto.

B — Soluzioni a 3–12 mesi — infrastrutture e organizzazione

  1. Costituire o rafforzare una O.P./Cooperativa intercomunale (modello EU PO)
    • Obiettivo: concentrare offerta, pianificare i volumi, negoziare contratti a monte (retailer, trasformatori, export), usare fondi operativi EU per campagne promozionali e stoccaggio. Le PO migliorano il potere contrattuale e la capacità di programmare piantagioni per evitare picchi. Agriculture and rural development+1
  2. Investire in logistica freddo condivisa (cold chain mobile e camere fredde comuni)
    • Piccoli impianti di pre-raffreddamento e celle frigorifere remote (anche mobili) vicino alle aree di raccolta riducono deterioramento e permettono l’accumulo temporaneo finché il mercato non assorbe. Studi mostrano la riduzione sostanziale delle perdite dove la catena del freddo è efficiente. postharvest.org
  3. Micro-impianti di trasformazione locale (linee per succhi, puree, cubettatura, surgelazione, snack di frutta)
    • Creare una o più micro-linee comuni per trasformare i volumi eccedenti in prodotti a valore aggiunto vendibili su mercati indoor/online, GDO locale, Horeca o per esport. Modelli come “value-added processing” mostrano che piccole realtà possono essere sostenibili con contratti di conferimento. Cornell Cooperative Extension+1
  4. Pianificazione colturale e strumenti contrattuali
    • Pianificare semine/impianti fra produttori associati per distribuire maturazioni (staggering), inserire clausole di prezzo minimo/contrattazione anticipata con acquirenti (contratti forward) per ridurre il rischio di glut. Le PO possono coordinare la programmazione produttiva.

C — Politiche e strategie strutturali (1–3+ anni)

  1. Accesso a finanziamenti e fondi CAP/UE per PO, logistica e trasformazione
    • Usare fondi CAP, programmi regionali e bandi nazionali per finanziare investimenti in camere fredde, micro-impianti di trasformazione e formazione. (La Commissione UE contempla misure specifiche per le PO e programmi operativi). Agriculture and rural development+1
  2. Promuovere filiere corte e marchi di origine (traceability & labeling)
    • Rafforzare il posizionamento dei prodotti locali (etichettatura chiara “origine Salento / qualità controllata”, DOP/IGP se applicabile) e costruire mercati premium (turismo enogastronomico, GDO locale, ristorazione). Questo contrasta la competizione esclusivamente sul prezzo.
  3. Diversificazione colturale e pratiche risparmio idrico
    • Promuovere colture alternative a più alto valore o rotazioni che riducano il rischio di glut; applicare irrigazione a goccia, pratiche di deficit controllato e varietà a maturazione scaglionata per mitigare la crisi idrica e ridurre i costi. (Interventi tecnici per risparmio idrico possono ridurre i costi di produzione).
  4. Strumenti di mercato: contratti, assicurazioni mutuali, fondi di solidarietà
    • Sviluppare strumenti di stabilizzazione dei redditi (assicurazioni parametriche contro cali di prezzo/produzione, fondi mutualistici nella PO) per smussare i picchi negativi.
  5. Regole commerciali e trasparenza d’origine
    • Spingere a livello regionale/nazionale per etichettatura completa (origine e periodo di raccolta) e controllo delle pratiche doganali/reciprocità su prodotti esteri, come richiesto anche dalle associazioni di categoria. Questo è un tema politico e richiede advocacy collettiva. (Coldiretti ha sollevato lo stesso tema). La Moncloa

Piccolo progetto pilota proposto (schema operativo) — “Salento Surplus Valorization Pilot” (6–12 mesi)

Obiettivo: ridurre le rese lasciate in campo e creare 2 linee di ricavo alternative (trasformazione + vendita diretta).

  1. Coordinamento e governance (mese 0–1)
    • Creare un nucleo operativo (5–10 produttori + comune/provincia + Coldiretti locale + una ONG alimentare + un trasformatore) → raccogliere dati su 200–500 ha irrigati a rischio.
  2. Intervento operativo (mese 1–6)
    • Allestire 1 cella frigorifera mobile + 1 micro-linea per puree/succo (contratto co-finanziamento con PO e bando regionale).
    • Raccogliere e deviare il 30–50% dell’eccedenza su trasformazione e il resto su donazioni/mercati diretti.
    • Attivare e-commerce locale (box Salento) + accordi Horeca/mercati turistici.
  3. Valutazione economica e scala (mese 6–12)
    • Analisi costi-benefici, individuazione di incentivi fiscali per donazioni e piani per scalare infrastrutture su 2–3 centri strategici.

Risultati attesi: riduzione significativa dell’abbandono, nuove entrate da prodotti trasformati, rafforzamento contrattuale dei produttori.


Esempi e casi di studio utili (da cui trarre modelli)

  • Conserve Italia / cooperative italiane — modello di seconda livello cooperativo per concentrare produzione e trasformazione (esperienze di internazionalizzazione e filiera). ResearchGate
  • EIP-AGRI (UE) – Focus Group "Reducing food loss on the farm" — raccomandazioni pratiche su misure on-farm, informazione e strumenti per ridurre le perdite. Utilissimo come guida per misure locali. eu-cap-network.ec.europa.eu
  • Studi su valorizzazione dei sottoprodotti e piccola trasformazione (revue su gestione sottoprodotti frutta) — tecnologie e modelli commerciali per purea, succhi e concentrati. PMC+1

Azioni consigliate subito (checklist rapida)

  1. Mobilitare una riunione entro 7–10 giorni con produttori, Coldiretti, Comune/Provincia, associazioni caritative e almeno 1 trasformatore.
  2. Raccolta dati (scheda semplice) su volumi maturi e stima eccedenza (entro 1 settimana dalla riunione).
  3. Identificare un trasformatore locale/distributore disponibile e contrattare un primo accordo per almeno una partita di prova.
  4. Presentare una richiesta di finanziamento urgente (bando regionale o misura PO/CAP) per camera fredda mobile e microlinea.
  5. Promuovere accordi di donazione semplificati con organizzazioni no-profit locali.

Bibliografia selezionata (principali fonti consultate)

  • FAO, The State of Food and Agriculture 2019 (analisi su perdite alimentari e indicatori). Open Knowledge FAO
  • EIP-AGRI Focus Group, Reducing food loss on the farm — raccomandazioni pratiche per riduzione perdite on-farm. eu-cap-network.ec.europa.eu
  • Kitinoja L. et al., The critical role of clean cold-chain development (postharvest losses & cold chain). postharvest.org
  • Campos D.A. et al., Management of Fruit Industrial By-Products — review (integrazione/valorisation). PMC
  • Cornell Cooperative Extension, Value-Added Processing (pratiche e modelli per piccoli trasformatori). Cornell Cooperative Extension

 

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