Allarme
biodiversità e sistema alimentare in Europa: focus sull’olivicoltura italiana,
adattamento e scenari futuri al 2050
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze
Forestali della Provincia di Lecce
Il nuovo
rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Europe’s Environment 2025,
pubblicato il 29 settembre 2025) descrive con chiarezza il paradosso europeo:
da un lato progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas
serra, nella qualità dell’aria e nel riciclo; dall’altro, una natura in rapido
declino, con habitat degradati, suoli impoveriti e biodiversità in costante
erosione. L’analisi si inserisce in un contesto globale in cui il sistema
alimentare rimane uno dei principali driver di perdita di biodiversità e di
pressione sulle risorse naturali. L’articolo di Debora Degl’Innocenti (2
ottobre 2025) evidenzia bene come l’agricoltura intensiva e la zootecnia
spingano l’Europa oltre i limiti della sua biocapacità.
1. Stato dell’ambiente europeo: progressi parziali,
crisi persistenti
Il rapporto
EEA segnala che l’Europa è il continente che si riscalda più velocemente al
mondo, con conseguenze sempre più evidenti in termini di incendi, alluvioni e
crisi idriche. Nonostante i progressi su emissioni e rinnovabili, la
biodiversità continua a deteriorarsi in ecosistemi terrestri, marini e d’acqua
dolce. Circa un terzo della popolazione europea vive già in condizioni di
stress idrico. Questo quadro dimostra che la competitività e la sicurezza
dell’Unione dipendono dalla capacità di preservare natura e risorse: proteggere
la biodiversità non è solo un dovere ambientale, ma un investimento per
l’economia e la resilienza sociale.
2. Produzione alimentare e biodiversità: convergenze
scientifiche
L’IPBES e
numerose meta-analisi scientifiche confermano che i sistemi alimentari globali
sono tra i principali fattori di pressione sugli ecosistemi. Poore &
Nemecek (2018) hanno quantificato come la produzione animale intensiva comporti
i maggiori impatti ambientali in termini di consumo di suolo, emissioni e perdita
di habitat. La letteratura concorda anche sul fatto che pratiche agricole
estensive, agroforestali e pascolative possano mitigare gli effetti negativi,
se ben gestite. Tuttavia, senza un cambiamento strutturale nei modelli di
consumo e produzione, gli obiettivi UE al 2030 resteranno fuori portata.
3. Lezioni dai casi globali
Esempi dal
resto del mondo confermano i rischi segnalati dal rapporto EEA:
- Soia in Brasile: la domanda di mangimi ha
spinto la deforestazione in Amazzonia e Cerrado, mostrando come i mercati
globali possano destabilizzare ecosistemi ad alto valore naturale.
- Olio di palma in Indonesia e
Malesia: le
piantagioni hanno sostituito foreste primarie, compromettendo biodiversità
e aumentando le emissioni. Le certificazioni hanno portato benefici
parziali, ma l’impatto resta ingente.
Questi casi
dimostrano che senza regole vincolanti e strumenti di monitoraggio rigorosi, le
misure volontarie hanno effetti limitati e possono spostare i problemi da
un’area all’altra.
4. L’olivicoltura italiana tra minacce e opportunità
Gli oliveti
mediterranei rappresentano un esempio di intersezione tra produzione agricola e
conservazione della biodiversità. Gli impianti tradizionali, spesso terrazzati
e caratterizzati da copertura vegetale, hanno un valore ecologico elevato e
possono contribuire a contrastare erosione e desertificazione. Al contrario,
gli impianti super-intensivi irrigui, diffusi in Spagna e in alcune aree
italiane, riducono eterogeneità paesaggistica e rischiano di compromettere
habitat per specie legate alle praterie aride.
In Italia,
le sfide per l’olivicoltura sono particolarmente legate al cambiamento
climatico:
- Siccità e scarsità idrica: gli ultimi dieci anni hanno
visto un aumento delle stagioni siccitose, con cali produttivi
significativi in Puglia, Calabria e Sicilia.
- Parassiti e malattie: la diffusione della Xylella
fastidiosa ha già devastato oltre 21 milioni di piante nel Salento,
trasformando interi paesaggi e riducendo la capacità produttiva della
regione.
- Aumento delle temperature: favorisce la proliferazione
della mosca olearia, che riduce qualità e quantità delle olive,
richiedendo maggiori interventi fitosanitari.
Tuttavia,
l’olivicoltura italiana conserva anche importanti opportunità di adattamento:
la ricerca sta selezionando varietà resistenti alla siccità e alla Xylella,
mentre pratiche come il recupero di acque reflue depurate, la microirrigazione
e la gestione integrata degli uliveti stanno diventando strumenti fondamentali
per ridurre vulnerabilità e aumentare resilienza.
5. Politiche europee e governance
Il nuovo
quadro politico europeo sottolinea due fronti cruciali:
- Direttiva sul monitoraggio del
suolo:
obbliga gli Stati a raccogliere dati armonizzati su qualità fisica,
chimica e biologica dei suoli, compresi contaminanti emergenti come PFAS e
microplastiche. Questo strumento, se ben attuato, può orientare gli
agricoltori verso pratiche rigenerative e rendere misurabili i progressi.
- Brevetti e risorse genetiche: la controversia sul brevetto
EP3911147 (resistenza al ToBRFV in pomodoro) solleva timori per l’accesso
libero alle risorse genetiche. Per la filiera olivicola, la libertà di
selezione varietale è essenziale per l’adattamento al cambiamento
climatico e per la salvaguardia del patrimonio genetico mediterraneo.
6. Scenari futuri per l’olivicoltura italiana al 2050
Guardando al
futuro, diversi studi di scenario (CREA, IPCC, JRC) delineano tre possibili
traiettorie:
- Ritiro climatico verso nord: il Sud Italia rischia una
riduzione delle superfici olivicole a causa di siccità cronica, mentre
regioni oggi marginali come Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna potrebbero
vedere un’espansione della coltura.
- Nuove varietà resilienti: la ricerca genetica e
biotecnologica potrebbe generare cultivar più resistenti a siccità, alte
temperature e patogeni, preservando la produttività anche in aree oggi a
rischio.
- Scenari di abbandono o
rinaturalizzazione: nelle zone più colpite dalla Xylella o
dalla desertificazione, gli oliveti abbandonati potrebbero trasformarsi in
paesaggi semi-naturali, con implicazioni negative per l’economia ma
potenzialmente positive per la biodiversità spontanea.
Questi
scenari mostrano che le scelte politiche e gestionali dei prossimi 10-15 anni
saranno decisive: senza un forte sostegno all’innovazione e alla transizione
ecologica, il rischio è un declino strutturale del settore, con perdita di
patrimonio culturale, paesaggistico ed economico.
7. Conclusione: la sfida della transizione
Il rapporto Europe’s
Environment 2025 e l’articolo di Degl’Innocenti convergono su un punto
chiave: la transizione verso sistemi alimentari sostenibili non è più
opzionale, ma necessaria per salvaguardare biodiversità, sicurezza alimentare e
prosperità economica. Per l’olivicoltura italiana, questa sfida si traduce in
un’occasione per coniugare pratiche agroecologiche, innovazione e valorizzazione
territoriale.
La vera
posta in gioco è la capacità di trasformare la pressione normativa in
opportunità: costruire un modello produttivo che faccia della qualità
ambientale e della tutela del capitale naturale un marchio distintivo, capace
di rafforzare la competitività internazionale e garantire resilienza alle
comunità rurali, fino e oltre il 2050.
Raccomandazioni
politiche operative per il governo italiano e per le associazioni di
olivicoltori
Questa
sezione propone misure concrete, prioritarie e temporalmente ordinate (breve,
medio e lungo termine) che il Governo italiano, le Regioni e le organizzazioni
di rappresentanza (associazioni di produttori, cooperative, frantoi) possono
adottare per rendere operativa la transizione verso un’olivicoltura più
resiliente, produttiva e rispettosa della biodiversità.
Obiettivi generali
- Ridurre il degrado del suolo e
aumentare la sostanza organica.
- Ridurre l’uso di input chimici
e migliorare la gestione delle fitopatie (Xylella, mosca olearia).
- Garantire accesso sicuro e
libero a risorse genetiche e materiale vivaistico locale.
- Favorire resilienza idrica
mediante tecniche di risparmio e gestione sostenibile delle acque.
- Incentivare pratiche che
mantengano o aumentino il valore naturalistico del paesaggio olivicolo.
- Rendere disponibili strumenti
di monitoraggio e dati armonizzati per misurare progressi (coerenza con la
Soil Monitoring Directive).
Azioni operative
A. Breve termine (1–3 anni)
- Piano nazionale di supporto
alla salute del suolo per oliveti
- Soggetto responsabile: MIPAAF
+ MiTE, in coordinamento con CREA e ARPA regionali.
- Azione: bando per analisi SOC
gratuite/subvenzionate per PMI; buoni tecnici per valutazione dello stato
del suolo (analisi chimiche, fisiche e biologiche).
- Linea urgente per contrastare
Xylella e supportare vivaisti locali
- Soggetto responsabile: MIPAAF
+ EFSA/ISS supporto tecnico.
- Azione: fondo straordinario
per sostituzione rapida con varietà tolleranti, sostegno alla
conservazione di germoplasma locale e per programmi di produzione
vivaistica certificata.
- Pacchetti tecnici e formazione
(extension)
- Soggetto responsabile:
Regioni, CREA, associazioni (Coldiretti, CIA, Confagricoltura).
- Azione: corsi sul campo e
servizi di consulenza su coperture vegetali, tecniche conservative del
suolo, microirrigazione e lotta integrata alla mosca olearia. Voucher
formazione per piccoli produttori.
- Programma pilota “Olive Soil
Compass”
- Soggetto responsabile: MIPAAF
+ piattaforma Compass UE.
- Azione: selezionare 50 aziende
pilota per testare indicatori proposti (SOC, % groundcover, consumo
input/ton, elementi di paesaggio) e affinamento pratico dei protocolli.
B. Medio termine (3–7 anni)
- Incentivi economici per
pratiche rigenerative
- Strumenti: pagamenti
agroambientali nella PAC e incentivi nazionali per conservazione del
suolo, mantenimento delle siepi, mancata aratura invernale.
- Priorità: favorire piccoli e
medi olivicoltori che mantengono pratiche estensive e strutture
paesaggistiche di elevato valore.
- Sistemi di remunerazione per
servizi ecosistemici
- Creazione di schemi regionali
di PES (Payments for Ecosystem Services) per conservazione di muretti a
secco, alberi veteran i, biodiversità associata agli oliveti.
- Rinforzo del vivaio nazionale e
banche del germoplasma
- Investimenti in strutture
certificate per mantenere e distribuire materiale adattato ai nuovi
stress climatici e resistente a patogeni; linee guida chiare sui limiti
dei brevetti e tutela del miglioramento tradizionale.
- Implementazione della Soil
Monitoring Directive
- Standard nazionali per
raccolta dati interoperabili, dashboard pubblica per monitorare
indicatori di suolo regionali e aziendali; incentivi alla condivisione
dati (privacy/compliance).
C. Lungo termine (7–15 anni)
- Strategia nazionale di
adattamento per l’olivicoltura al 2050
- Mappatura delle aree a
rischio: identificare zone con elevato rischio di abbandono, zone da
favorire per migrazione colturale e corridoi ecologici. Piano per
favorire migrazione colturale controllata e conservazione del paesaggio.
- Innovazione genetica
responsabile
- Programmi pubblici-privati per
sviluppare varietà resilienti con accesso pubblico al materiale genetico;
regime di governance su brevetti che tuteli gene banks e pratiche di
miglioramento convenzionale.
- Mercati premiali per qualità
ambientale
- Promuovere etichette/claim
nazionali/UE che riconoscano e valorizzino le pratiche che conservano
biodiversità e suolo (ad es. “Olio a Capitale Naturale Conservato”),
collegando questi standard a strumenti di promozione e appalti pubblici
(bandi catering pubblico, mense scolastiche).
Strumenti finanziari e leva economica
- Ristrutturazione della spesa
PAC:
aumentare quota a misure agroambientali vincolate per oliveti.
- Fondi nazionali di transizione
verde:
canali dedicati per piccoli frantoi e cooperative (efficientamento
energetico, digitalizzazione, sistemi di recupero acqua).
- Assicurazioni parametriche e
strumenti di gestione del rischio: diffusione di coperture contro eventi climatici
estremi (indicate per imprese che adottano buone pratiche di gestione del
suolo, con premio assicurativo ridotto).
Governance e partecipazione
- Tavolo nazionale
olivicoltura-sostenibilità: MIPAAF, MiTE, Regioni, associazioni produttori,
ricerca (CREA, Università), rappresentanti delle banche e frantoi — per
co-progettare indicatori Compass e linee guida tecniche.
- Rappresentanza nei negoziati
sui brevetti e sulle norme genetiche UE: coordinamento con altri Paesi mediterranei per
posizioni comuni a tutela del germoplasma locale.
- Monitoraggio e valutazione: indicatori chiave (SOC,
consumo input/ton, % cover, stato fitosanitario) con revisione biennale e
pubblicazione di un “Rapporto nazionale sull’olivicoltura e biodiversità”.
Misure di comunicazione e mercato
- Campagne informative rivolte ai consumatori per
valorizzare l’olio prodotto con pratiche di tutela del suolo e
biodiversità.
- Promozione internazionale: sostenere consorzi per
accedere a mercati premium (esportazioni, turismo olivicolo) legati alla
sostenibilità.
Considerazioni finali
La
transizione dell’olivicoltura italiana richiede un mix di misure regolatorie,
incentivi economici, ricerca applicata e forte partecipazione dei produttori.
Intervenire tempestivamente con programmi concreti (analisi suolo, sostegno
vivaistico, formazione estesa e incentivi mirati) può ridurre i rischi di
declino produttivo e trasformare il patrimonio olivicolo in un elemento
centrale della competitività verde italiana fino al 2050.
Collegamento con la bibliografia del saggio
Le
raccomandazioni proposte sono coerenti con le evidenze del rapporto EEA (Europe’s
Environment 2025) e con la letteratura citata nel saggio (IPBES, Poore
& Nemecek, studi su olivicoltura) e tengono conto delle sfide specifiche
identificate (Xylella, siccità, perdita di suolo).
Bibliografia
- Agenzia Europea dell’Ambiente
(EEA). Europe’s environment: State and Outlook 2025. EEA Report,
2025.
- IPBES. Global Assessment
Report on Biodiversity and Ecosystem Services. Bonn, 2019.
- Poore, J., & Nemecek, T.
(2018). Reducing food’s environmental impacts through producers and
consumers. Science, 360(6392), 987–992.
- Gibbs, H. K., et al. (2015). Brazil’s
Soy Moratorium. Science, 347(6220), 377–378.
- Koh, L. P., & Wilcove, D.
S. (2008). Is oil palm agriculture really destroying tropical
biodiversity?. Conservation Letters, 1(2), 60–64.
- Blondel, J. (2006). The
‘design’ of Mediterranean landscapes: a millennial story of humans and
ecological systems during the historic period. Human Ecology, 34,
713–729.
- Rey, P. J., et al. (2019). The
impact of high-density olive farming on biodiversity. Agriculture,
Ecosystems & Environment, 272, 1–7.
- European Food Safety Authority
(EFSA). Update on Xylella fastidiosa in Europe. Parma, 2023.
- CREA. Rapporto
sull’agricoltura in Italia 2024: olivicoltura e cambiamento climatico.
Roma, 2024.
- JRC (Joint Research Centre). Climate
change impacts on European agriculture by 2050. European Commission,
2022.
- IPCC. AR6 Climate Change
2022: Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Cambridge University
Press, 2022.

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