giovedì 2 ottobre 2025

Allarme biodiversità e sistema alimentare in Europa: focus sull’olivicoltura italiana, adattamento e scenari futuri al 2050


 

Allarme biodiversità e sistema alimentare in Europa: focus sull’olivicoltura italiana, adattamento e scenari futuri al 2050

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Scienze Forestali della Provincia di Lecce

 

Il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Europe’s Environment 2025, pubblicato il 29 settembre 2025) descrive con chiarezza il paradosso europeo: da un lato progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra, nella qualità dell’aria e nel riciclo; dall’altro, una natura in rapido declino, con habitat degradati, suoli impoveriti e biodiversità in costante erosione. L’analisi si inserisce in un contesto globale in cui il sistema alimentare rimane uno dei principali driver di perdita di biodiversità e di pressione sulle risorse naturali. L’articolo di Debora Degl’Innocenti (2 ottobre 2025) evidenzia bene come l’agricoltura intensiva e la zootecnia spingano l’Europa oltre i limiti della sua biocapacità.


1. Stato dell’ambiente europeo: progressi parziali, crisi persistenti

Il rapporto EEA segnala che l’Europa è il continente che si riscalda più velocemente al mondo, con conseguenze sempre più evidenti in termini di incendi, alluvioni e crisi idriche. Nonostante i progressi su emissioni e rinnovabili, la biodiversità continua a deteriorarsi in ecosistemi terrestri, marini e d’acqua dolce. Circa un terzo della popolazione europea vive già in condizioni di stress idrico. Questo quadro dimostra che la competitività e la sicurezza dell’Unione dipendono dalla capacità di preservare natura e risorse: proteggere la biodiversità non è solo un dovere ambientale, ma un investimento per l’economia e la resilienza sociale.


2. Produzione alimentare e biodiversità: convergenze scientifiche

L’IPBES e numerose meta-analisi scientifiche confermano che i sistemi alimentari globali sono tra i principali fattori di pressione sugli ecosistemi. Poore & Nemecek (2018) hanno quantificato come la produzione animale intensiva comporti i maggiori impatti ambientali in termini di consumo di suolo, emissioni e perdita di habitat. La letteratura concorda anche sul fatto che pratiche agricole estensive, agroforestali e pascolative possano mitigare gli effetti negativi, se ben gestite. Tuttavia, senza un cambiamento strutturale nei modelli di consumo e produzione, gli obiettivi UE al 2030 resteranno fuori portata.


3. Lezioni dai casi globali

Esempi dal resto del mondo confermano i rischi segnalati dal rapporto EEA:

  • Soia in Brasile: la domanda di mangimi ha spinto la deforestazione in Amazzonia e Cerrado, mostrando come i mercati globali possano destabilizzare ecosistemi ad alto valore naturale.
  • Olio di palma in Indonesia e Malesia: le piantagioni hanno sostituito foreste primarie, compromettendo biodiversità e aumentando le emissioni. Le certificazioni hanno portato benefici parziali, ma l’impatto resta ingente.

Questi casi dimostrano che senza regole vincolanti e strumenti di monitoraggio rigorosi, le misure volontarie hanno effetti limitati e possono spostare i problemi da un’area all’altra.


4. L’olivicoltura italiana tra minacce e opportunità

Gli oliveti mediterranei rappresentano un esempio di intersezione tra produzione agricola e conservazione della biodiversità. Gli impianti tradizionali, spesso terrazzati e caratterizzati da copertura vegetale, hanno un valore ecologico elevato e possono contribuire a contrastare erosione e desertificazione. Al contrario, gli impianti super-intensivi irrigui, diffusi in Spagna e in alcune aree italiane, riducono eterogeneità paesaggistica e rischiano di compromettere habitat per specie legate alle praterie aride.

In Italia, le sfide per l’olivicoltura sono particolarmente legate al cambiamento climatico:

  • Siccità e scarsità idrica: gli ultimi dieci anni hanno visto un aumento delle stagioni siccitose, con cali produttivi significativi in Puglia, Calabria e Sicilia.
  • Parassiti e malattie: la diffusione della Xylella fastidiosa ha già devastato oltre 21 milioni di piante nel Salento, trasformando interi paesaggi e riducendo la capacità produttiva della regione.
  • Aumento delle temperature: favorisce la proliferazione della mosca olearia, che riduce qualità e quantità delle olive, richiedendo maggiori interventi fitosanitari.

Tuttavia, l’olivicoltura italiana conserva anche importanti opportunità di adattamento: la ricerca sta selezionando varietà resistenti alla siccità e alla Xylella, mentre pratiche come il recupero di acque reflue depurate, la microirrigazione e la gestione integrata degli uliveti stanno diventando strumenti fondamentali per ridurre vulnerabilità e aumentare resilienza.


5. Politiche europee e governance

Il nuovo quadro politico europeo sottolinea due fronti cruciali:

  • Direttiva sul monitoraggio del suolo: obbliga gli Stati a raccogliere dati armonizzati su qualità fisica, chimica e biologica dei suoli, compresi contaminanti emergenti come PFAS e microplastiche. Questo strumento, se ben attuato, può orientare gli agricoltori verso pratiche rigenerative e rendere misurabili i progressi.
  • Brevetti e risorse genetiche: la controversia sul brevetto EP3911147 (resistenza al ToBRFV in pomodoro) solleva timori per l’accesso libero alle risorse genetiche. Per la filiera olivicola, la libertà di selezione varietale è essenziale per l’adattamento al cambiamento climatico e per la salvaguardia del patrimonio genetico mediterraneo.

6. Scenari futuri per l’olivicoltura italiana al 2050

Guardando al futuro, diversi studi di scenario (CREA, IPCC, JRC) delineano tre possibili traiettorie:

  1. Ritiro climatico verso nord: il Sud Italia rischia una riduzione delle superfici olivicole a causa di siccità cronica, mentre regioni oggi marginali come Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna potrebbero vedere un’espansione della coltura.
  2. Nuove varietà resilienti: la ricerca genetica e biotecnologica potrebbe generare cultivar più resistenti a siccità, alte temperature e patogeni, preservando la produttività anche in aree oggi a rischio.
  3. Scenari di abbandono o rinaturalizzazione: nelle zone più colpite dalla Xylella o dalla desertificazione, gli oliveti abbandonati potrebbero trasformarsi in paesaggi semi-naturali, con implicazioni negative per l’economia ma potenzialmente positive per la biodiversità spontanea.

Questi scenari mostrano che le scelte politiche e gestionali dei prossimi 10-15 anni saranno decisive: senza un forte sostegno all’innovazione e alla transizione ecologica, il rischio è un declino strutturale del settore, con perdita di patrimonio culturale, paesaggistico ed economico.


7. Conclusione: la sfida della transizione

Il rapporto Europe’s Environment 2025 e l’articolo di Degl’Innocenti convergono su un punto chiave: la transizione verso sistemi alimentari sostenibili non è più opzionale, ma necessaria per salvaguardare biodiversità, sicurezza alimentare e prosperità economica. Per l’olivicoltura italiana, questa sfida si traduce in un’occasione per coniugare pratiche agroecologiche, innovazione e valorizzazione territoriale.

La vera posta in gioco è la capacità di trasformare la pressione normativa in opportunità: costruire un modello produttivo che faccia della qualità ambientale e della tutela del capitale naturale un marchio distintivo, capace di rafforzare la competitività internazionale e garantire resilienza alle comunità rurali, fino e oltre il 2050.

Raccomandazioni politiche operative per il governo italiano e per le associazioni di olivicoltori

Questa sezione propone misure concrete, prioritarie e temporalmente ordinate (breve, medio e lungo termine) che il Governo italiano, le Regioni e le organizzazioni di rappresentanza (associazioni di produttori, cooperative, frantoi) possono adottare per rendere operativa la transizione verso un’olivicoltura più resiliente, produttiva e rispettosa della biodiversità.


Obiettivi generali

  1. Ridurre il degrado del suolo e aumentare la sostanza organica.
  2. Ridurre l’uso di input chimici e migliorare la gestione delle fitopatie (Xylella, mosca olearia).
  3. Garantire accesso sicuro e libero a risorse genetiche e materiale vivaistico locale.
  4. Favorire resilienza idrica mediante tecniche di risparmio e gestione sostenibile delle acque.
  5. Incentivare pratiche che mantengano o aumentino il valore naturalistico del paesaggio olivicolo.
  6. Rendere disponibili strumenti di monitoraggio e dati armonizzati per misurare progressi (coerenza con la Soil Monitoring Directive).

Azioni operative

A. Breve termine (1–3 anni)

  1. Piano nazionale di supporto alla salute del suolo per oliveti
    • Soggetto responsabile: MIPAAF + MiTE, in coordinamento con CREA e ARPA regionali.
    • Azione: bando per analisi SOC gratuite/subvenzionate per PMI; buoni tecnici per valutazione dello stato del suolo (analisi chimiche, fisiche e biologiche).
  2. Linea urgente per contrastare Xylella e supportare vivaisti locali
    • Soggetto responsabile: MIPAAF + EFSA/ISS supporto tecnico.
    • Azione: fondo straordinario per sostituzione rapida con varietà tolleranti, sostegno alla conservazione di germoplasma locale e per programmi di produzione vivaistica certificata.
  3. Pacchetti tecnici e formazione (extension)
    • Soggetto responsabile: Regioni, CREA, associazioni (Coldiretti, CIA, Confagricoltura).
    • Azione: corsi sul campo e servizi di consulenza su coperture vegetali, tecniche conservative del suolo, microirrigazione e lotta integrata alla mosca olearia. Voucher formazione per piccoli produttori.
  4. Programma pilota “Olive Soil Compass”
    • Soggetto responsabile: MIPAAF + piattaforma Compass UE.
    • Azione: selezionare 50 aziende pilota per testare indicatori proposti (SOC, % groundcover, consumo input/ton, elementi di paesaggio) e affinamento pratico dei protocolli.

B. Medio termine (3–7 anni)

  1. Incentivi economici per pratiche rigenerative
    • Strumenti: pagamenti agroambientali nella PAC e incentivi nazionali per conservazione del suolo, mantenimento delle siepi, mancata aratura invernale.
    • Priorità: favorire piccoli e medi olivicoltori che mantengono pratiche estensive e strutture paesaggistiche di elevato valore.
  2. Sistemi di remunerazione per servizi ecosistemici
    • Creazione di schemi regionali di PES (Payments for Ecosystem Services) per conservazione di muretti a secco, alberi veteran i, biodiversità associata agli oliveti.
  3. Rinforzo del vivaio nazionale e banche del germoplasma
    • Investimenti in strutture certificate per mantenere e distribuire materiale adattato ai nuovi stress climatici e resistente a patogeni; linee guida chiare sui limiti dei brevetti e tutela del miglioramento tradizionale.
  4. Implementazione della Soil Monitoring Directive
    • Standard nazionali per raccolta dati interoperabili, dashboard pubblica per monitorare indicatori di suolo regionali e aziendali; incentivi alla condivisione dati (privacy/compliance).

C. Lungo termine (7–15 anni)

  1. Strategia nazionale di adattamento per l’olivicoltura al 2050
    • Mappatura delle aree a rischio: identificare zone con elevato rischio di abbandono, zone da favorire per migrazione colturale e corridoi ecologici. Piano per favorire migrazione colturale controllata e conservazione del paesaggio.
  2. Innovazione genetica responsabile
    • Programmi pubblici-privati per sviluppare varietà resilienti con accesso pubblico al materiale genetico; regime di governance su brevetti che tuteli gene banks e pratiche di miglioramento convenzionale.
  3. Mercati premiali per qualità ambientale
    • Promuovere etichette/claim nazionali/UE che riconoscano e valorizzino le pratiche che conservano biodiversità e suolo (ad es. “Olio a Capitale Naturale Conservato”), collegando questi standard a strumenti di promozione e appalti pubblici (bandi catering pubblico, mense scolastiche).

Strumenti finanziari e leva economica

  • Ristrutturazione della spesa PAC: aumentare quota a misure agroambientali vincolate per oliveti.
  • Fondi nazionali di transizione verde: canali dedicati per piccoli frantoi e cooperative (efficientamento energetico, digitalizzazione, sistemi di recupero acqua).
  • Assicurazioni parametriche e strumenti di gestione del rischio: diffusione di coperture contro eventi climatici estremi (indicate per imprese che adottano buone pratiche di gestione del suolo, con premio assicurativo ridotto).

Governance e partecipazione

  1. Tavolo nazionale olivicoltura-sostenibilità: MIPAAF, MiTE, Regioni, associazioni produttori, ricerca (CREA, Università), rappresentanti delle banche e frantoi — per co-progettare indicatori Compass e linee guida tecniche.
  2. Rappresentanza nei negoziati sui brevetti e sulle norme genetiche UE: coordinamento con altri Paesi mediterranei per posizioni comuni a tutela del germoplasma locale.
  3. Monitoraggio e valutazione: indicatori chiave (SOC, consumo input/ton, % cover, stato fitosanitario) con revisione biennale e pubblicazione di un “Rapporto nazionale sull’olivicoltura e biodiversità”.

Misure di comunicazione e mercato

  • Campagne informative rivolte ai consumatori per valorizzare l’olio prodotto con pratiche di tutela del suolo e biodiversità.
  • Promozione internazionale: sostenere consorzi per accedere a mercati premium (esportazioni, turismo olivicolo) legati alla sostenibilità.

Considerazioni finali

La transizione dell’olivicoltura italiana richiede un mix di misure regolatorie, incentivi economici, ricerca applicata e forte partecipazione dei produttori. Intervenire tempestivamente con programmi concreti (analisi suolo, sostegno vivaistico, formazione estesa e incentivi mirati) può ridurre i rischi di declino produttivo e trasformare il patrimonio olivicolo in un elemento centrale della competitività verde italiana fino al 2050.


Collegamento con la bibliografia del saggio

Le raccomandazioni proposte sono coerenti con le evidenze del rapporto EEA (Europe’s Environment 2025) e con la letteratura citata nel saggio (IPBES, Poore & Nemecek, studi su olivicoltura) e tengono conto delle sfide specifiche identificate (Xylella, siccità, perdita di suolo).

 

 


Bibliografia

  • Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA). Europe’s environment: State and Outlook 2025. EEA Report, 2025.
  • IPBES. Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services. Bonn, 2019.
  • Poore, J., & Nemecek, T. (2018). Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers. Science, 360(6392), 987–992.
  • Gibbs, H. K., et al. (2015). Brazil’s Soy Moratorium. Science, 347(6220), 377–378.
  • Koh, L. P., & Wilcove, D. S. (2008). Is oil palm agriculture really destroying tropical biodiversity?. Conservation Letters, 1(2), 60–64.
  • Blondel, J. (2006). The ‘design’ of Mediterranean landscapes: a millennial story of humans and ecological systems during the historic period. Human Ecology, 34, 713–729.
  • Rey, P. J., et al. (2019). The impact of high-density olive farming on biodiversity. Agriculture, Ecosystems & Environment, 272, 1–7.
  • European Food Safety Authority (EFSA). Update on Xylella fastidiosa in Europe. Parma, 2023.
  • CREA. Rapporto sull’agricoltura in Italia 2024: olivicoltura e cambiamento climatico. Roma, 2024.
  • JRC (Joint Research Centre). Climate change impacts on European agriculture by 2050. European Commission, 2022.
  • IPCC. AR6 Climate Change 2022: Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Cambridge University Press, 2022.

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