Sabato 15 novembre alle ore 18, presso la sala convegni del
Castello Risolo in piazza del Popolo a Specchia, si svolgerà un pubblico
incontro sul tema “Xylella fastidiosa e complesso del disseccamento rapido
dell’olivo”, organizzato dall’assessore all’Ambiente e all’agricoltura Enrico
Vincenti, in collaborazione con il Consorzio Difesa Lecce (Co.Di.Le),
l’istituto che ha effettuato i controlli sul territorio specchiese,
individuando un focolaio del temibile batterio in una zona di Specchia.
Aprirà i lavori dell’assemblea il sindaco Rocco Pagliara, al
quale seguirà un’introduzione dell’assessore Enrico Vincenti; interverranno poi
gli esperti del Co.di.le: il presidente dott. Amedeo Falcone e il tecnico dott.
Vincenzo Parisi, infine interverrà il dott. agronomo Cristian Casili, esperto
di xylella, che da tempo segue con attenzione le problematiche legate a questa
patologia degli ulivi. Seguirà un pubblico dibattito, con interventi e
richiesta di chiarimenti da parte del pubblico.
Afferma l’assessore Vincenti: “Una adeguata campagna di
comunicazione è indispensabile per restituire chiarezza e verità riguardo una
tematica, sulla quale si è molto parlato e anche speculato, con teorie
fantasiose, ma che soprattutto preoccupa molto i produttori locali e i cittadini
in genere.
Questo pubblico incontro informativo sarà quindi
un’occasione per informare i cittadini, in particolare gli addetti ai lavori e
i tantissimi proprietari di oliveti, sullo stato dell’arte di questa patologia,
diventata oggi una vera e propria calamità per l’economia salentina; l’incontro
è anche un modo per ridare dignità ai nostri olivi e al nostro olio
extravergine d’oliva, che proprio in questi giorni si produce”.
Proprio nei giorni scorsi si è svolto a Gallipoli un
simposio sulla Xylella nel Salento, che ha visto la partecipazione di oltre 200
scienziati da tutto il mondo nella sala convegni del “Costa Brada”, esperti
provenienti da vari continenti, che rappresentano il top mondiale per la
conoscenza del batterio Xylella fastidiosa, ad esempio lo scienziato Dan
Hopkins, Università della Florida, che studia Xylella da 40 anni, il collega
americano Alexander Purcell, altro mostro sacro nello studio della
fitopatologia. La “malattia di Pierce”, come è conosciuta in America, ha avuto
la meglio su migliaia di ettari di vigneti della California, con danni
economici spaventosi.
«In 22 anni di sperimentazioni non abbiamo trovato la
soluzione definitiva – ha affermato Hopkins – abbiamo però messo a punto
strategie di gestione efficaci per contenere la malattia». E ne elenca alcune:
controllo biologico con l’inserimento di ceppi benigni del batterio,
identificazione di cultivar più resistenti, eradicazioni, lotta chimica al
vettore. «Gli insetticidi non risolvono definitivamente il problema – spiega –
ma possono mantenere la malattia su livelli più sostenibili».
Steven Lindow, anche lui da Berkeley, entra nel dettaglio
dei geni del patogeno e parla della possibilità di modificare alcuni geni del
batterio in modo da ridurre la sua capacità di attaccarsi all’apparato boccale
dell’insetto che poi lo trasmette ad altre piante.
La collega brasiliana Alessandra Alves de Souza racconta gli
effetti devastanti della malattia che ha colpito gli agrumi nel Sud America, e
fa intravedere la speranza di controllare la fitopatologia attraverso un banale
mucolitico (n-acetilcisteina) con cui mantenere fluidi i vasi xilematici della
pianta.
Tra i vari interventi scientifici torna con insistenza
l’idea a cui sembrano legate le speranze di una cura definitiva del problema:
le piante transgeniche.
«Le piante geneticamente modificate, capaci di resistere
agli attacchi di batteri fastidiosi come Xylella, sono il futuro», concordano
gli studiosi. Una tendenza, ne sono consapevoli, che farà storcere il naso
all’opinione pubblica, ma che potrebbe risolvere il problema in modo radicale.
«Va però messo in conto che il prezzo di cultivar transgeniche crolla perché
alla gente l’ingegneria genetica sugli alimenti non piace», osserva il
professor Purcell. Che sugli ulivi del Salento non se la sente di fare una
profezia.
Una cosa è certa: il Salento è diventato un grande
laboratorio scientifico mondiale a cui gli studiosi guardano con grande
interesse e con l’intima speranza di poter trovare la soluzione per disarmare
un batterio che sinora ha dato solo delusioni e grattacapi.
Intanto, per la produzione di olio di oliva si prevede un
calo vertiginoso, si parla persino dell’80% in meno, soprattutto nelle zone
maggiormente colpite dal parassita.
Agli effetti negativi causati dal terribile batterio si
somma poi il calo produttivo di un’annata di «scarica», ossia di riduzione
fisiologica della produzione di drupe.
E come se ciò non bastasse, gli olivicoltori stanno
combattendo con altre patologie che hanno reso particolarmente negativa questa
annata olivicola: rinchite e mosca dell’olivo, quest’ultima, considerata da
sempre uno dei flagelli degli uliveti, complice un clima caldo umido,
quest’anno ha notevolmente proliferato.
Fonte: Da Tricase News :: 12 novembre 2014 Agricoltura,
Ambiente, Salento
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