martedì 29 dicembre 2015

La malattia degli olivi del Salento è l’abbandono della coltivazione



Il vero problema dei 10 milioni di alberi di olivo del Salento leccese è l’abbandono della loro coltivazione. Lo dico all’inizio così sgombro il campo da tutte le supposizioni del mondo. Se davvero si vuole salvare questo patrimonio del territorio e dell’umanità bisogna partire da questo. Tutto il resto non serve a nulla.
Perché? Io ho guardato i dati.
I dati in mio possesso mettono in luce che in Paesi come gli USA si consuma moltissimo olio rettificato, che è prodotto della rettificazione chimica dell'olio lampante, quindi che è frutto della tecnologia dell’uomo volta ad eliminarne il contenuto in acidità.
I dati in mio possesso dicono che negli Stati Uniti si consuma olio lampante rettificato e i ristoratori e consumatori non riescono a distinguerlo dall’olio extra vergine.
Ma questa totale mancanza di capacità di distinguere l’olio d’oliva extra vergine non è solo dei ristoratori e dei consumatori esteri. Infatti il 23 dicembre 2011 il quotidiano “La Repubblica” riferiva in un lungo articolo i risultati delle indagini su bottiglie di olio d’oliva extravergine acquistate dalla grande distribuzione organizzata. Analizzando quelle bottiglie gli esperti evidenziavano nel 40% dei casi presenza di muffe, nel 16% di campioni olio proveniente da olive alterate e nell’8% di olio ottenuto da olive rancide . Questo è accaduto in Italia, nel paese che ha il secondo posto nella produzione di olio d’oliva e il primo per il consumo.
Infine i dati riferiti al commercio mondiale di olio di oliva indicano che il prezzo medio di vendita dell’olio extravergine è di pochissimo (qualche decina di centesimi di euro) superiore al prezzo dell’olio di oliva rettificato.
Secondo il prof. Claudio Peri, “la qualifica di olio extra vergine, meritoria ed essenziale per proteggere l’identità legale di questo prodotto, è del tutto insufficiente a discernere tra un olio eccellente e un olio banale.”
Da questa affermazione ne deriva una conseguenza scientificamente provata che potete leggere di seguito:
“In queste condizioni la competizione commerciale si fa sul prezzo e la qualità media del prodotto tende a diminuire, a banalizzarsi. Non è colpa di nessuno, è la legge del mercato. Quando i consumatori non sono in grado di giudicare e scegliere in base alla qualità, il mercato evolve verso un prodotto sempre più scadente perché sempre più remunerativo per il venditore e i produttori migliori vengono così dissuasi dal perseguire la qualità (George Ackerlof, Nobel dell’economia nel 2001, teoria della “Asymmetric Information”).”
Sapete come possono essere tradotte queste parole se riferite ai 10 milioni di alberi di olivo del Salento leccese?
Non lo sapete? Allora ve lo dico io:
L’olio extra vergine d’oliva del Salento leccese è eccellente e per essere remunerativo per il produttore, deve essere venduto a un prezzo molto più alto di quello a cui è venduto nei centri della grande distribuzione organizzata.
Siccome i consumatori non sanno giudicare e scegliere in base alla qualità, l’olio extra vergine di oliva del Salento leccese non lo compra nessuno.

A questo punto i produttori, siano essi i migliori o gli ordinari, vengono dissuasi dal perseguire la qualità e non essendo remunerativo produrre olive ecco che la maggior parte dei 220mila proprietari del paesaggio rurale del Salento leccese abbandonano la coltivazione dei 10 milioni di alberi di olivo.

Dobbiamo tutti divenire consapevoli di questa realtà perché almeno noi, mi riferisco a noi 850mila cittadini del Salento leccese, dobbiamo essere in condizioni di sostenere l’olivo non solo con quello che facciamo ogni giorno ma, soprattutto, acquistando ESCLUSIVAMENTE OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA DI QUALITA’. 
Questo perchè in Italia i consumi medi di olio d’oliva si aggirano intorno a 650 mila t l'anno, con un consumo pro-capite di 12 kg annui. Nel Salento leccese siamo 850mila abitanti che potremmo consumare più 102.000 quintali di olio d’oliva d’eccellenza del Salento leccese su una produzione annua di 340.000 quintali! A queste si può aggiungere la potenzialità rappresentata dai 2milioni di turisti che ogni anno vengono nel Salento che potrebbero essere un ottimo mercato per i restanti 230.000 quintali  ed ecco che grazie a te la foresta degli ulivi del Salento leccese, sarebbe salva. 
Invece il  57,6% delle aziende della provincia di Lecce destina il 100% della produzione all’autoconsumo, rispetto ad una media regionale del 35,7% e nazionale del 27,5%.  

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