Le forti pressioni di abbandono nella dinamica del
paesaggio rurale delle province di Brindisi e Lecce dal 1971 al 2001
di Antonio Bruno
Nella foto rifiuti abbandonati nella campagna della Città di Lecce il 22 gennaio 2021 foto Dott. Agr. Fabio Ippolito
La struttura
dell’agricoltura italiana ha subito dei notevoli cambiamenti evidenziati
soprattutto dall’evoluzione storica del numero delle imprese agricole e la loro
distribuzione per classi di ampiezza. Il dato più evidente dell’analisi
intercensuaria, riferendosi alle rilevazioni ISTAT effettuate a cadenza
decennale dal 1961 al 2010, è la considerevole riduzione nel numero delle
aziende agricole e della superficie agricola utilizzata (SAU) (Spinelli e
Fanfani 2012).
Questa è una
tendenza che continua con regolarità da almeno 50 anni, prodotta dalla
progressiva sostituzione di suolo agricolo a favore di altri usi produttivi o
abitativi e dall’abbandono delle superfici marginali.
Tale andamento è riscontrabile anche per la struttura
territoriale delle Province di Brindisi e Lecce. Infatti facendo riferimento ai
Censimenti generali dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) per gli anni
1971, 1981, 1991 e 2001, possiamo osservare anche per tali province tale
riduzione.
Il fattore che ha maggiormente influito sull’aumento delle
aree antropizzate a discapito della superficie agricola può essere ricondotto
principalmente al differenziale reddituale tra l’agricoltura e gli altri
settori produttivi. Tali differenziali hanno influenzato la definizione degli
obiettivi degli strumenti di pianificazione territoriale, orientando i decisori
pubblici verso politiche che hanno favorito un’espansione delle aree
antropizzate (Agostini 2014).
L’antropizzazione del territorio come causa della riduzione
di SAU non è un fenomeno prettamente italiano, ma è diffuso in tutta Europa.
Infatti, il land use substitution tra la superficie agricola e le aree urbanizzate,
tra il 1990 e il 2000, ha riguardato il 6% della superficie totale europea e un
ulteriore 3% dal 2000 al 2006.
In particolare, tale fenomeno si è verificato principalmente
oltre che in Italia, in Spagna, Irlanda e Olanda (Jones et al. 2012). Il
fattore terra è il fattore produttivo principale dell’agricoltura. Tuttavia il
suo uso ha anche un’importanza fondamentale per quanto riguarda la
sostenibilità ambientale di un territorio. È necessario quindi ottimizzare il
rapporto tra superficie urbana e superficie agricola, mantenendo un giusto
equilibrio (Setälä et al. 2014; Russo 2013), per garantire anche le funzioni
ambientali dell’uso del suolo.
Di seguito propongo una mia rielaborazione dei dati del laboratorio
di Ecologia del Paesaggio, DiSTeBA, dell’Università degli Studi del Salento
Struttura demografica e produttiva e Superficie Agricola
Totale SAT e ripartizione colturale
Considerando la dinamica dell’impiego nei tre principali
settori economici nel periodo 1971 – 2001, emerge chiaramente un riassetto
dell’organizzazione produttiva che sottrae addetti in agricoltura verso il
settore dei servizi con una stasi del settore industriale.
Il calo degli addetti del settore primario si associa ad una
riduzione di circa un quarto della Superficie Agricola Totale SAT nelle province
che passa da Ettari 390.091 nel 1971 a Ettari 287.551 nel 2001.
Variazione della Superficie Agricola
Totale SAT
|
Anno 1971
|
Anno 2001
|
Differenza
|
Ettari
|
390.091,00
|
287.551,00
|
102.540,00
|
Nei trent’anni considerati si registra una riorganizzazione
delle terre produttive che privilegia il consolidamento degli oliveti e dei
seminativi ed una sensibile riduzione della vite e dei prati foraggere.
Il paesaggio si dimostra fortemente determinato da una
matrice agricola con un’incidenza comunale media della SAT che passa dal 87.62%
del 1971 al 65.33% del 2001 anche se le variazioni non sono uniformi nei
diversi comuni. In particolare per diversi comuni è evidente il fenomeno
della “dispersione fondiaria” che si riscontra quando l’estensione della
SAT è superiore alla superficie dell’unità amministrativa, indice di
delocalizzazione dei terreni agricoli delle diverse aziende in comuni limitrofi.
Comparti agricoli (oliveto, vigneto, seminativo)
Comparto produttivo olivicolo
L’incidenza percentuale media sulla SAT del comparto produttivo
olivicolo per comune passa dal 39.6% del 1971 al 52.26% del 2001.
Tale aumento percentuale vede comunque una diminuzione in valore assoluto anche
della superficie olivicola come si può evincere dal quadro sinottico che segue:
|
SAT
|
Olivicoltura
|
% sulla SAT
|
Anno 1971
|
390.091,00
|
154.476,04
|
39,6%
|
Anno 2001
|
287.551,00
|
150.274,15
|
52,2%
|
differenza
|
|
4.201,88
|
|
Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 4.201,88
pari a 2,8% in meno rispetto al 1971
Il comparto olivicolo ha avuto una lieve flessione ovvero
del 2,8% rispetto a quella della SAT che si attesta a un meno 26% perché in
quegli anni ha beneficiato direttamente del sostegno della Politica Agricola
Comunitaria (PAC) mediante aiuti proporzionali alla quantità di olive prodotte
che hanno portato ad adottare forme di agricoltura estensiva con l’impiego di
diserbanti chimici con conseguente perdita della diversità floristica ma anche
di quella faunistica.
Comparto produttivo
dei seminativi
L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel
comparto produttivo dei seminativi mostra una riduzione passando dal 32.9% del
1971 al 30.5% del 2001
|
SAT
|
Seminativi
|
% sulla SAT
|
Anno 1971
|
390.091,00
|
128.339,94
|
32,9
|
Anno 2001
|
287.551,00
|
87.703,06
|
30,5
|
differenza
|
|
40.636,88
|
|
Come è evidente vi è una
diminuzione di ettari 40.636,88 pari a 31,7% in meno rispetto al 1971
Il comparto
produttivo dei seminativi ha avuto una forte flessione ovvero del 31,7% maggiore
a quella della SAT che si attesta a un meno 26% nonostante in quegli anni abbia
beneficiato direttamente del sostegno della Politica Agricola Comunitaria (PAC)
come nel caso dei cereali, del tabacco e di alcune coltivazioni come soia e
girasole.
Comparto produttivo della vite
L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel
comparto produttivo della vite mostra una riduzione passando dal 14,2% del 1971
al 6,9% del 2001
|
SAT
|
Vigneti
|
% sulla SAT
|
Anno 1971
|
390.091,00
|
55.392,92
|
14,2
|
Anno 2001
|
287.551,00
|
19.841,02
|
6,9
|
differenza
|
|
35.551,90
|
|
Come è
evidente vi è una diminuzione di ettari 35.551,9 pari al 64 % in meno
rispetto al 1971
Il comparto produttivo della vite ha avuto una forte
flessione ovvero del 64% maggiore a quella della SAT che si attesta a un meno
26%.
I comuni che hanno conservato una forte vocazione viticola
sono quelli dislocati nella parte meridionale della provincia di Brindisi, al
confine con quella di Lecce ed a una zona centro occidentale sempre della provincia
di Lecce dove la vite rimane relegata in un’area specializzata per via della
presenza di terreni particolarmente idonei ad ospitarla.
Il drastico decremento è da imputare all’applicazione
massiccia del meccanismo di set-aside proposto e sovvenzionato dalla Comunità
Europea per ridurre i surplus produttivi, che fra la fine degli anni ottanta e
la fine degli anni novanta, ha notevolmente ridimensionato il patrimonio vitato
nazionale ed in particolare nel Salento favorendo la conversione dei terreni ad
altro uso.
Comparto produttivo prati – pascoli
L’incidenza percentuale media sulla SAT per comune nel
comparto produttivo prati pascoli mostra una riduzione passando dal 5,2% del
1971 al 1,6% del 2001
|
SAT
|
Prati -pascoli
|
% sulla SAT
|
Anno 1971
|
390.091,00
|
20.284,73
|
5,2
|
Anno 2001
|
287.551,00
|
4.600,82
|
1,6
|
differenza
|
|
15.683,92
|
|
|
|
|
|
Come è evidente vi è una diminuzione di ettari 15.683,92
pari al 77 % in meno rispetto al 1971
Il comparto produttivo dei seminativi ha avuto una forte flessione
ovvero del 77 % maggiore a quella della SAT che si attesta a un meno 26%.
Dal punto di vista ecologico il comparto prati pascoli
risulta strategico ai fini della conservazione di buona parte della diversità
biologica sia floristica (ad esempio orchidee) che faunistica (ad esempio
rapaci migratori) nel Salento.
La possibile causa di questo fenomeno è riconducibile
all’effetto negativo della politica comunitaria che ha favorito la conversione
in oliveto.
Conclusioni
I dati mostrano come la superficie agricola totale sia
diminuita ed invece quella delle aree antropizzate è aumentata dal 1950
al 2001. Tale andamento è confermato anche per gli anni seguenti.
La consapevolezza di questa dinamica dell’abbandono del
territorio pone il problema di due caratteristiche del settore primario ovvero
quelle produttive dell’agricoltura e i grandi temi ambientali. Tutto ciò si
evidenzia soprattutto nel Salento che sta vivendo la distruzione del comparto
olivicolo ad opera della fitopatia Xylella fastidiosa Wells, Raju et al., 1986 e
per questo è soggetto a forti pressioni di abbandono. Queste emergenze si
ricollegano strettamente con le tematiche della gestione del territorio, l’uso
delle risorse suolo e acqua in particolare e la salvaguardia del paesaggio.
È necessario ed urgente una decisione della nostra Comunità
tesa a ricondurre a unitarietà lo svolgimento delle funzioni produttiva,
sociale ed ambientale dell’Agricoltura del Salento.
Questo è il problema dei problemi che non può essere
affrontato dalle aziende agricole che risultano inadeguate a rispondere alle
esigenze della Comunità salentina del futuro. Ed è per questo che, più volte e
in tutte le sedi in cui mi è stata data la possibilità, ho formulato la
proposta che, ad occuparsi di tutto questo debba essere un Ente pubblico gestore
del paesaggio che dovrebbe attuare tale progetto, stringendo un’alleanza con la
Comunità dei cittadini per perseguire modelli virtuosi di produzione e di
distribuzione, capaci di accorciare le distanze tra il cittadino stesso e la
campagna che risulta essere il luogo, dove il consumo del cibo si fa
“responsabile”.
Bibliografia
Censimenti generali dell’Istituto Nazionale di Statistica
(ISTAT) per gli anni 1971, 1981, 1991 e 2001
Dinamica storica del paesaggio agricolo nelle province di
Brindisi e Lecce attraverso dati censuari Nicola Zaccarelli, Cecilia Del
Giudice, Maria Rita Pasimeni, Irene Petrosillo, Giovanni Zurlini - Laboratorio
di Ecologia del Paesaggio, DiSTeBA, Università degli Studi del Salento,
Ecotekne, Prov.le Lecce-Monteroni, Lecce 73100, Italia