Dieta e bilancio energetico
I nutrienti contenuti negli alimenti che compongono la
nostra dieta forniscono l’energia necessaria a far funzionare il nostro
organismo. La spesa energetica è la somma di diverse componenti, tra cui
l’attività fisica (sportiva o professionale) rappresenta solo un aspetto,
spesso di secondaria importanza, in una società sempre più sedentaria.
Le componenti del dispendio energetico giornaliero
La principale componente della spesa energetica è rappresentata
dal metabolismo basale. Il metabolismo basale corrisponde a tutte quelle azioni
e reazioni esotermiche che avvengono all’interno dell’organismo e che ne
garantiscono il funzionamento non solo durante la vita attiva, ma anche in
condizioni di riposo. La costante attività degli organi interni, tra i quali
particolarmente importanti sono cuore, cervello, rene e fegato, rappresenta la
maggioranza delle azioni funzionali che consumano energia e che contribuiscono
al metabolismo basale.
Il metabolismo basale si può misurare con diverse tecniche
strumentali. La metabolimetria diretta prevede l’utilizzo di camere metaboliche
all’interno delle quali i soggetti trascorrono una certa quantità di tempo e
che permettono di misurarne tutti gli scambi termici. Questo metodo di
misurazione del dispendio energetico è estremamente preciso, ma decisamente
poco confortevole e pratico.
La calorimetria indiretta, invece, misura lo scambio gassoso
valutando la quantità di ossigeno consumato e di anidride carbonica prodotta
dal soggetto durante un determinato lasso di tempo. Ciò permette una misura
robusta del consumo energetico (in condizioni di digiuno) senza la necessità di
una strumentazione ingombrante e costosa. In generale, numerosi risultati di
misurazioni dirette e indirette condotte negli anni per la valutazione del
metabolismo basale in diverse categorie di soggetti costituiscono la base delle
cosiddette “equazioni predittive”, che permettono di stimare il metabolismo
basale di un soggetto a partire dal suo genere e dal suo peso (e anche dall’altezza
se in fase di crescita).
Non tutti i tessuti che contribuiscono al peso corporeo sono
però caratterizzati dal medesimo consumo energetico. Per esempio, il tessuto
muscolare è metabolicamente molto più attivo rispetto a quello adiposo, e
questo porta a inevitabili differenze nel metabolismo basale tra persone dello stesso
sesso, peso e altezza, ma con percentuali di massa grassa differenti. In
generale, si considera che le attività congiunte di cervello, cuore, fegato e
reni rappresentino fino al 50% del metabolismo basale e che l’apparato muscolo-scheletrico
ne rappresenti un ulteriore 25%. Esistono poi numerosi fattori, alcuni dei
quali non ancora perfettamente chiariti, che coinvolgono il sistema endocrino e
che influenzano il metabolismo basale pur restando al di fuori della semplice
differenza tra tessuti metabolicamente attivi e tessuti a basso consumo di
energia.
Nel contesto della spesa energetica giornaliera totale, si
sommano al metabolismo basale altre due componenti fondamentali: l’attività
fisica e la termogenesi indotta dalla dieta (diet-inducedthermogenesis, DIT).
La prima, idealmente la più rilevante dal punto di vista quantitativo in soggetti
molto attivi, è legata alle attività fisiche discrezionali che si svolgono
durante la giornata.
L’intensità di tali attività viene definita da un valore
detto “Indice Energetico Integrato” (IEI), espresso in multipli del metabolismo
basale. Per esempio, se la semplice attività di lettura è caratterizzata da un
IEI di 1,1, l’attività sportiva intensa può valere fino a 6. Questo significa
che un’ora di lettura ci permette di consumare solo il 10% in più dell’energia
spesa a riposo (il metabolismo basale), mentre un’ora di corsa ci costa ben 6
volte il metabolismo basale. Sommando tutte le attività della giornata si può calcolare
il Livello di Attività Fisica (LAF), anch’esso calcolato come multiplo del
metabolismo basale. Se per la maggior parte della popolazione il metabolismo
basale rappresenta sempre più del 60-70% della spesa energetica giornaliera,
esistono casi in cui il LAF supera il 2 (atleti), rendendo l’attività fisica
discrezionale la prima voce tra quelle che contribuiscono al consumo totale di
energia.
La DIT rappresenta un componente minore del consumo
energetico giornaliero ed è costituita da tutte le attività che il nostro
organismo svolge per disporre degli alimenti introdotti con la dieta.
I processi digestivi e di assorbimento, che coinvolgono tra le
altre cose la secrezione di enzimi, l’afflusso sanguigno agli organi digestivi
e i meccanismi di trasporto di nutrienti all’interno dell’organismo, contribuiscono
per una percentuale fino al 10% della spesa energetica giornaliera.
Il fabbisogno energetico nella popolazione italiana è
definito dai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed
energia) come “l’apporto di energia di origine alimentare necessario a
compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di
attività fisica sufficiente per partecipare attivamente alla vita sociale ed
economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un
buono stato di salute a lungo termine”. Nella Tabella 1.1 sono riportati alcuni
esempi tratti dai LARN.
L’energia introdotta con la dieta
Così come è possibile misurare il dispendio energetico, è
abbastanza semplice valutare anche la quantità di energia che si introduce con
gli alimenti. Infatti, ogni alimento apporta energia in funzione del suo
contenuto in macronutrienti.
I tre macronutrienti principali sono rappresentati da
carboidrati, grassi e proteine. I carboidrati, che si possono suddividere in
semplici (es. gli zuccheri glucosio, fruttosio e saccarosio) e complessi (rappresentati
principalmente dall’amido) apportano circa 4 kcal per grammo, così come le
proteine. I grassi, invece, apportano in media 9 kcal per ogni grammo
consumato. Tra i componenti energetici che non sono macronutrienti rientrano
anche l’alcol e gli acidi organici, che, tuttavia, per limitato potere calorico
e quantità introdotta (per gli acidi organici) e nel contesto di una sana alimentazione
(per l’alcol) sono contributori secondari del bilancio energetico dell’individuo.
Il bilancio energetico
È evidente come la gestione del bilancio energetico possa
influenzare drasticamente la tendenza a mobilitare o depositare massa corporea.
Idealmente, pur non entrando nel dettaglio dei numerosi
processi legati alla spesa e all’introduzione energetica non facilmente
controllabili, un bilancio energetico positivo (quando l’energia introdotta con
la dieta è maggiore della spesa energetica) porta a un credibile aumento di peso,
mentre un bilancio energetico negativo (quando la spesa energetica è maggiore
dell’energia introdotta con la dieta) porta a una diminuzione del peso
corporeo. Tuttavia, è interessante osservare come nel brevissimo termine (ore o
anche giorni) esistano grandi differenze tra energia spesa ed energia introdotta
con la dieta. Per mantenere un buon funzionamento fisiologico, l’organismo ha
evoluto strategie che permettono di “tamponare” queste differenze in maniera
estremamente efficace. Per esempio, la messa in riserva del glucosio, sotto
forma di glicogeno nelle cellule muscolari e del fegato, è rapida e permette di
reagire velocemente alle variazioni del bilancio energetico su base oraria. Sul
lungo periodo, però, l’energia in eccesso viene stoccata sotto forma di grasso
(trigliceridi, in tessuto adiposo).
Tuttavia, è interessante quantificare questa differenza per
periodi molto lunghi. A tale proposito, ipotizzando che un individuo aumenti di
10 kg in 50 anni di vita (dai 25 ai 75 anni), si potrebbe considerare tale
aumento di peso corporeo significativo anche dal punto di vista del rischio di
malattia. Considerando però che il tessuto adiposo depositato non è costituito
interamente da lipidi e che la sua densità energetica media è pari a 30 MJ per
kg (più di 7000 kcal), si può rapidamente calcolare come, all’incirca, lo
scarto positivo tra energia introdotta ed energia consumata nell’arco dei 50
anni dell’individuo si attesti sulle 4 kcal al giorno. In pratica, il soggetto di
questo esempio ha sgarrato di 1 kcal a pasto, che corrisponde a circa un decimo
di grammo di olio o quarto di grammo di zucchero da cucina.
Questo esempio serve a dimostrare come, in condizioni pienamente
fisiologiche, l’organismo riesca a regolare il proprio bilancio energetico con
un livello di precisione degno della migliore macchina automatica. Lo fa
attraverso un fine tuning estremo, gestito mediante un’accurata regolazione
delle sensazioni di fame e sazietà, alla modulazione del metabolismo basale e
alla capacità percettiva del nostro cervello, senza necessariamente che siano
coinvolti processi cognitivi.
Il tutto è estremamente affascinante, vista la nostra
generale incapacità di valutare l’apporto energetico degli alimenti con un tale
livello di precisione.
Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT)
È quindi piuttosto evidente come anche minimi spostamenti da
questa fine regolazione nel metabolismo energetico possano portare a problemi di
sovra- o sottopeso. Anche se l’evidenza non è sempre conclusiva, molto si è
studiato e osservato sull’associazione che intercorre tra alcuni
malfunzionamenti del sistema di regolazione dell’introduzione di alimenti e
l’obesità. È stata inoltre osservata una relazione tra DIT e sovrappeso.
Sembra infatti che soggetti in sovrappeso o obesi consumino
meno energia nell’utilizzare i nutrienti presenti negli alimenti consumati con
la dieta.
Se si considera che, come detto in precedenza, la Dieta e
termogenesi indotta dalla dieta (DIT) possa contribuire fino a un 10% della
spesa energetica giornaliera, è semplice intuire come essa possa anche contribuire
a un significativo e relativamente rapido aumento di peso.
Essendo la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) un
fattore legato non solo all’individuo ma anche all’alimento, la scelta di
alimenti che inducono una DIT più elevata potrebbe, ancora una volta nel
contesto delle variazioni giornaliere di bilancio energetico, fare la
differenza.
Una strategia innovativa per la gestione del bilancio
energetico potrebbe quindi essere quella di individuare uno o più fattori che
modifichino la Dieta e termogenesi indotta dalla dieta (DIT) di un alimento senza
intaccarne la composizione in macronutrienti. Qualche osservazione sull’argomento
esiste già. Nello studio di Scazzina et al. del 2011 è stato osservato come una
colazione a basso indice glicemico, un parametro che descrive la capacità degli
alimenti contenenti carboidrati di aumentare la glicemia dopo il loro consumo,
sia in grado di aumentare significativamente la Dieta e termogenesi indotta
dalla dieta (DIT) rispetto a una colazione isocalorica e composta praticamente
dagli stessi nutrienti, ma ad alto indice glicemico. L’effetto sulla DIT si è dimostrato
efficace per ben 8 ore dopo il consumo del pasto.
Conclusioni
Il mantenimento di un adeguato bilancio energetico è
fondamentale per un buono stato di salute e per evitare sovrappeso e obesità,
due fenomeni in aumento nelle nostre società sedentarie. Il nostro organismo è
capace, come in molte altre situazioni (si pensi solo alla temperatura corporea
o alla frequenza cardiaca), di regolare finemente la spesa energetica e
l’introduzione di energia con la dieta. Tuttavia, anche alla luce delle
emergenti osservazioni di fattori che vanno oltre la nostra discrezionalità nel
modulare il bilancio energetico, devono essere fatte scelte consapevoli per
prevenire o contrastare un deragliamento di questo efficace meccanismo
fisiologico. Oltre a rifuggire la vita sedentaria, aumentando la quantità di
attività fisica discrezionale, la ricerca nutrizionale ha dimostrato come, per
esempio, specifiche scelte alimentari possano contribuire a un aumento della DIT,
una strategia potenzialmente vincente nei confronti dell’insorgenza del
sovrappeso.
Bibliografia
Frayn, K.
Metabolic Regulation: A Human Perspective. 3rd Edition. Ed. Wiley-Blackwell, 2013
LARN. Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed
energia per la popolazione italiana. IV Revisione. Milano: Ed. SICS, 2014
Scazzina F, Del Rio D, Benini L, et al. The effect of breakfasts varying in glycemic
index and glycemic load on dietary induced thermogenesis and respiratory quotient.
Nutr Metab Cardiovasc Dis 2011; 21: 121-5
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